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Autore: The queen of darkness    22/07/2012    1 recensioni
Un ragazzo con una voce straordinaria. Una ragazza che ne rimane affascinata. Un amore indissolubile. E la nascita di un mito inventata da me.
[questa è la mia prima Fanfiction e, vi prego, recensite! :)]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Era al telefono con Kelly da circa un'ora, ma non aveva capito una parola. La ragazza continua a ripetere e a piagnucolare quando la sentiva distratta, ma Carol non poteva farci niente. Sentiva il frullio impazzito delle ali delle farfalle nello stomaco, e una sorta di nebbia densa le offuscava i pensieri. -Senti, Kelly, perchè non ci vediamo da Sack's? Al telefono non riesco proprio a seguirti. La sentì tirare sù col naso. -Va bene. Sì, alle... Tre? -È perfetto. Allora a dopo. La sentì mugugnare qualcosa e riattaccare. Con un sospiro esausto si buttò sul letto. Appena arrivata a casa aveva trovato un'amara sorpresa:bottiglie di vodka rotte a terra e puzza di vomito sul lavandino. Aveva notato un biglietto sul tavolo della cucina, ma il telefono l'aveva distratta. Sentiva le membra pesanti. Con un puro sforzo di volontá riuscì ad alzarsi e a trascinarsi in cucina. Per poco non si tagliò un piede con una scheggia di vetro. Perse l'equilibrio e si aggrappò freneticamente al tavolo in cerca di un appiglio, trovando il pezzo di carta. Con un gemito si rimise in piedi e afferrò il messaggio, non senza una smorfia di dolore. Erano passati solo quattro giorni da quando il mostro l'aveva fatto di nuovo, e i lividi stavano sparendo più lentamente del solito. Osservò il pezzettino rettangolare che aveva tra le dita. Si vedeva distante a un chilometro che era stato strappato da un altro foglio, ed era tutto sgualcito. Lesse con attenzione, ma ci mise un pò ad afferrare il messaggio: Vado a cercare tua madre. Papà. Poche parole quasi illeggibili.  Si mise a ridere. Era una risata isterica e piena di dolore, di rabbia e risentimento. Rideva convulsamente, riprendendo fiato con dei disperati singhiozzi. Maledetto. Maledettissimo bastardo. L'aveva lasciata da sola. Senza un soldo, senza un padre degno di questo di nome. L'autocontrollo di Carol si era frantumato davanti al disarmante egoismo di quelle parole. Imbottirsi di vodka e partire, così, senza una meta, lasciare una figlia distrutta alle proprie spalle per cercare una donna che, con tutta probabilitá era morta, solo per fuggire dalla propria incapacitá. Non riusciva a capire, non riusciva a calmarsi. Si piegò a metá, preda delle fitte allo stomaco. Era un torrente di disperazione quello che fluiva nel suo corpo? Sentì i vetri conficcarsi nei suoi piedi, ma non vi badò. Era troppo insensibile in quel momento. Prese il foglietto e lo stracciò, in minuscoli pezzettini. Si sentì subito meglio. Poi serrò la mascella digrignando i denti, per far fronte al dolore. E, mentre stava in quella posizione assurda, si sforzava di tornare fredda e lucida. Regolarizzò il respiro. Immaginò che sul suo corpo scorresse ancora la pioggia, immaginò la cantilena di quella voce profonda che si era riscoperta adorare, risentì il peso del cappotto sulle proprie spalle. Brividi freddi le si insinuarono sotto la pelle e, in quel tumulto riuscì a calmarsi. Prese un profondo respiro, ingabbiando l'aria dentro di se per liberarla subito dopo. Ora non hai più un padre, si disse. Perchè lo sapeva, dentro di se sentiva che non sarebbe tornato mai più. Basta violenze, il suo corpo sarebbe tornato nuovo. Altro respiro. I soldi. Lavorava ad una tavola calda, forse intensificando i turni ce l'avrebbe fatta con luce e riscaldamento. Avrebbe rinunciato alla TV e ai vestiti nuovi, avrebbe tagliato le telefonate con Kelly e lasciato perdere i libri. C'era la biblioteca, in ondo alla strada. Per quanto riguardava la spesa, dove lavorava le lasciavano portare via gli avanzi, per cui si sarebbe preoccupata solo dell'indispensabile. Un altro respiro. Ce l'avrebbe fatta. Come sempre. Si rialzò e si diede una sistemata. Poi, con gesti meccanici ripulì il pavimento e il lavandino. Si infilò dei jeans e una camicia puliti e afferrate la borsa e le chiavi uscì. Era in anticipo,  e si sentiva benissimo. Una ritrovata forza albergava in lei. Sì, se la sarebbe cavata alla grande. Guardò il cielo plumbeo. Aveva smesso di piovere.
  
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