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Autore: timetosaybyebye    22/07/2012    3 recensioni
RATING PROVVISORIO!
- Sei un'...arma? - chiese Medusa fintamente stupita. Sapeva che lo fosse, da quando avevano ballato.
- Sì. La mia mamma mi diceva che da grande mi avrebbe iscritto alla Shibusen. Sarei potuta diventare una falce della morte. Ma non voglio! Combattere è stupido! - urlò.
...
- Hai ragione. - le accarezzò i capelli e la lasciò in pace. Avrebbe dovuto ricominciare tutto da capo. Ma presto, quella bambina, sarebbe diventata la pedina più importante del gioco.
Death The Kid x un nuovo personaggio.
Enjoy it!
Genere: Avventura, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Death the Kid, Medusa | Coppie: Black*Star/Tsubaki, Soul/Maka
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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I'm Back! Eccomi con il secondo capitolo! Spero di non deludervi perché come prima storia sull'amato Kid voglio che sia bella :3 Non voglio anticiparvi niente perché non ci sarebbe gusto, altrimenti u.u Spero di essere chiara, piuttosto. Inoltre, preciso che gli spazi stanno ad evidenziare il fatto che passavano dei giorni. Bene, la finisco di ciarlare a vuoto e vi alscio al capitolo.
Byee <3


Her past.

 
 
Anche quella notte Haiko si era risvegliata di colpo. Ancora quell'incubo. Ancora la distruzione del suo villaggio, la fuga. Le lacrime scendevano sole e lei le lasciava fare. Medusa era a conoscenza di questi incubi, lo sentiva dentro. Erano come in simbiosi, le due. Come parti della stessa anima. L'una sentiva i pensieri dell'altra.. Come se fosse una strana telepatia. Si rimise a letto, sperando di non rifare lo stesso incubo.
 
 
ANNI E ANNI PRIMA.
 
 
Sembrava un giorno come gli altri alla piccola bambina dai capelli biondi. Giocava con la sua amata bambola consumata, il corpo di pezza, era fasciato da un vestitino tipico da ballerina classica. L'adorava. La sua madre adottiva le aveva raccontato che quella bambolina apparteneva alla sua famiglia da generazioni. Era mantenuta bene, per avere un centinaio d'anni. Ma quella giornata era destinata a cambiare. Un boato scosse il piccolo villaggio ai confini del Minnesota. Il fuoco, le fiamme, la distruzione. La donna, che stava lavando i panni alla fontana di paese prese per mano la piccola. Guardò suo marito, che le fece cenno di scappare.
- Salvati almeno tu! - le aveva urlato. Stringendo la mano della figlia, correvano via dal villaggio, come altre persone. Persino le sue amiche, correvano via spaventate. Le urla delle vittime risuonavano forti per la strada. Sentivano il calore del fuoco addosso e lo svolazzare della cenere intorno, come neve sporca che cade. La madre adottiva della piccola si fermò. Era spaventata, sentiva qualcosa. Lasciò la mano della piccola e poi l'avvolse in un abbraccio. L'ultimo per la piccola Haiko.
- Scappa Haiko! Scappa! - urlò la sua mamma, indicandole il bosco.
- Mamma! Io non.. - ma la fermò.
- Scappa via! Non devono prenderti! - le urlò lei. Strinse forte la sua bambola e cominciò a correre a perdifiato verso il boschetto dove giocava sempre con le sue amichette. Si raggomitolò su se stessa, piangendo. Aveva sentito le urla delle piccole amiche, le urla delle donne. Dopo essersi riposata ancora, si nascose in un tronco d'albero e dopo le lacrime e la stanchezza per quella corsa si riaddormentò, sperando che tutto questo fosse un incubo.
 
Haiko aveva solo cinque anni quando fu' strappata via dalla sua famiglia. Era così piccola e fragile...
 
La bambina, si risvegliò in una grande ed illuminata camera da letto. Sembrava fosse una di quelle camere delle fiabe piene di giocattoli e di vestiti bellissimi.
- Ciao piccolina, come ti chiami? - le chiese una donna dai capelli biondi e dallo sguardo dolce. Lei si voltò dalla parte opposta. - Sei dura a parlare, eh. - continuò.
- Voglio la mia mamma. - piagnucolò la bambina. La donna sbuffò.
- La tua mamma non c'è più, piccolina. Mi ha chiesto di salvarti. - le raccontò.
- Tu hai visto la mia mamma prima che se ne andasse? - lei annuì.
- Tu sei l'unica sopravvissuta, da quella battaglia. - le carezzò il viso. La bambina scoppiò a piangere, chiedendo silenziosamente un abbraccio alla donna davanti a se. - Va' tutto bene ora, sarò io la tua mamma. - la piccola scosse fermamente la testa.
- Tu non puoi esserlo! Voglio la mia mamma! Ma lei è morta! Ora vattene via! - esclamò la bambina. Medusa si rassegnò e uscì dalla camera. Era ora di vedere se Crona avesse il coraggio di uccidere il mostriciattolo nero.
 
I giorni passavano e la bambina, testarda, non si decideva a parlare con la strega Medusa. La donna ci stava mettendo tutta la pazienza. Più che altro, l' aveva vista spesso ferma a fissare il carillon. La vedeva dilettarsi ad imitare la bambolina e sorridere tra se e se. Ora, Medusa, sapeva cosa fare.
Il pomeriggio stesso, dopo aver rinchiuso per l'ennesima volta Crona nella stanza buia, prese il grammofono e vari dischi che aveva trovato. Aprì piano la porta e posò tutto sul pavimento. Haiko guardò la donna infastidita.
- Cosa vuoi? - domandò.
- Voglio solo farti ascoltare musica bella da ballare. - le sorrise la strega. Medusa notò che aveva ancora i vestiti di quel giorno. Nonostante gliene avesse portato altri, come i giochi.. La bambina li aveva meticolosamente sistemati in ordine di grandezza. Si stupì, di quanto ci tenesse all'ordine e alla precisione.
- Ti va' di ballare con me? - le chiese gentile. Alla bambina si illuminarono gli occhi ed accettò. Medusa mise un disco e cominciarono a ballare il valzer. La bambina era felice e rilassata. Medusa, vedendo l'anima della ragazza, si rese conto che aveva davanti a sè un'arma. Finita la canzone, la bambina si spostò un po' e si mise davanti a lei.
- Io sono Haiko. - si presentò la piccolina.
- E io Medusa. - e si strinsero la mano, ricambiandosi un sorriso. Finalmente, cominciavano ad avere un rapporto.
 
Dopo vari giorni, l'amicizia tra le due si faceva stretta mentre Crona, ahimè, era astio alla violenza, oltre ad essere terrorizzato da tutto.
- Mi prometti che non mi abbandonerai? - chiese diretta la piccola.
- Ho promesso di proteggerti, piccola Haiko. - E le scompigliò i capelli con fare materno. La piccola li aggiustò.
- Non mi rovinare i capelli! - si lamentò, stirandosi con le mani i lunghi capelli biondi. Medusa si alzò e andò a prendere la spazzola poco lontano da loro.
- Posso... Spazzolarteli? - la bambina annuì. La strega le diede una mano ad alzarsi e la fece accomodare di fronte la specchiera da dove aveva preso la spazzola. - Quindi ti chiami Haiko...
- Sì. Haiko Lawrence e da grande farò la ballerina. Non voglio combattere. - per un attimo Medusa si fermò.
- Sei un'...arma? - chiese, fintamente stupita. Sapeva che lo fosse, da quando avevano ballato.
- Sì. La mia mamma mi diceva che da grande mi avrebbe iscritto alla Shibusen. Sarei potuta diventare una falce della morte. Ma non voglio! Combattere è stupido! - urlò.
- Non dire così, piccola Haiko. - e la bambina si voltò a guardarla.
- Vuoi dire che fare la guerra è giusto? - Medusa, stupita dalla risposta, boccheggiò. La bambina si alzò dalla sedia e tornò sul letto.
- Non è giusto. Ma se una persona fa' la guerra, lo fa' per difendersi.
- E perché il mio villaggio è stato attaccato? cosa aveva fatto? - domandò. La donna boccheggiò di nuovo.
- Hai ragione. - le accarezzò i capelli e la lasciò in pace. Avrebbe dovuto ricominciare tutto da capo. Ma presto, quella bambina, sarebbe diventata la pedina più importante del gioco.
 
QUALCHE ANNO DOPO.
 
 
Medusa era tornata dalla scuola più nervosa del solito.
- Lady Medusa, qualcosa non va'? - chiese premurosa la ragazza. Ormai aveva dieci anni.
- Non riesco come può Shinigami - Sama mandare ragazzini in missione! - esclamò irritata. Haiko, prontamente, le diede del tea caldo per calmarsi.
- Sa quello che fa'! E' pur sempre la più alta autorità di Death City! - lo difese la bionda. Medusa, decise di rivelarle la verità.
- Siediti, cara. C'è qualcosa che non ti ho detto. - la giovane arma si accomodò di fronte alla strega e le prese le mani.
- Non avevo mai voluto dirtelo per paura di una tua strana reazione... - cominciò il discorso la gorgone. - A radere al suolo il tuo amato villaggio è stata la Shibusen. - lei strabuzzò gli occhi.
- Non posso crederci... - sussurrò. - la scuola per armi e maestri d'armi.... Shinigami - Sama... Hanno distrutto il mio villaggio. Non può essere possibile. - era sconcertata. Si lasciò andarare sullo schienale della sedia, troppo incredula per dire qualsiasi cosa.
- Io mi ero di passaggio, quel giorno. Ti trovai raggomitolata in quel tronco e ti presi con me. Eri troppo piccola per riuscire a cavartela da sola. - le lacrime solcavano il viso della ragazzina. Per questi cinque anni aveva creduto che fosse stato un incidente, un attacco di banditi.. ma non la Shibusen.
- Voglio vendicare la morte dei miei genitori. - annunciò, asciugandosi le lacrime. - voglio seguire la mia natura.
- E io ti allenerò. - le rispose la strega, abbracciandola. - Vendicheremo la tua famiglia. Te lo prometto.
- Lady Medusa... Sarai la mia meister? - la donna amante dei serpenti annuì.
- E tu la mia buki. - e si abbracciarono. - Ora trasformati! - le ordinò. E il suo corpo diventò una lunga falce. Aveva il manico nero e la lama era argento con delicati disegni. Medusa era soddisfatta di sè, avrebbe liberato il Kishin, sarebbe stata finalmente la strega più potente del creato.
 
  
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