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Autore: Herm735    22/07/2012    8 recensioni
Raccolta di One-Shot per provare a dimostrare che, in qualsiasi modo, in qualsiasi mondo, Callie e Arizona si sarebbero trovate. L'ambientazione cambia di capitolo in capitolo, in epoche diverse, luoghi diversi, con una sola costante: il loro amore. Almeno, è così che mi piace pensarla...
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Ringrazio tutti coloro che hanno recensito e aggiunto la storia tra le seguite, o anche chi ha semplicemente letto.
Ecco a voi la seconda shot.

Buona lettura!


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Il nostro primo respiro rubato


Ancora una volta ci ritrovammo a fissare quella barca.
Era grande.
Era bianca e da quella distanza sembrava che avesse i pavimenti in legno.
Non ci eravamo mai avvicinati, ma eravamo quasi sicuri che la barca fosse vuota.
Infondo, era ormeggiata abbastanza vicino alla riva, meno di cinquecento metri. Chiunque l'avesse lasciata lì poteva essere arrivato sulla spiaggia a nuoto.
E sopra non ci avevamo mai visto nessuno.
Quindi era logico pensare che non ci fosse nessuno.
Ma io e mio fratello non siamo mai state due persone che danno esattamente ragione alla logica.
“Io dico che ci vive un pirata.”
Alzai gli occhi al cielo. “Per la milionesima volta, Timothy, non esistono più i pirati. Lì dentro ci vive una sirena.”
“Arizona, hai venticinque anni. Dovresti smetterla di credere alle favole. O a quello che vedi nei musical della Disney. Non ti fa bene, sai?”
“Oh, sta zitto. Poco ma sicuro lassù non c'è un pirata. Forse è un cacciatore di balene.”
“Giusto” mi prese in giro lui. “E forse è ossessionato da una balena bianca di nome Moby Dick. Non proprio il tuo genere no?”
Io lo colpii sul braccio.
“Qualche idea migliore?”
“Oh, sì. Vedi, sorellina, su quella barca c'è la donna della mia vita. Adesso mi tolgo la maglietta, arrivo fin lì a nuoto e conquisto il suo cuore, chiedendo poi a suo padre la sua mano.”
Io risi di gusto.
“D'accordo, cosa scommetti che ho ragione?”
Io finsi di essere seria.
“No, io sono convinta che tu abbia ragione. Anzi, guarda, facciamo un patto. Andiamo a nuoto fin là e se su quella barca c'è davvero la donna della tua vita tu non parti come soldato e mandi al diavolo papà.”
“D'accordo” accettò lui immediatamente.
Sapevamo entrambi che era impossibile.
Ma a quel punto avrei provato di tutto per convincerlo a non arruolarsi.
Mi tolsi in fretta e furia i vestiti, rimanendo in costume e lui fece la stessa cosa.
Da lì ad un paio d'ore ci sarebbe stato il tramonto, ma noi ci tuffammo lo stesso, nuotando verso quella barca che nelle ultime due settimane, cioè da quando eravamo arrivati lì con i nostri genitori, aveva attirato la nostra attenzione tutte le sere.
Arrivati nei pressi, ormai non si trattava che di una gara a chi se la sarebbe data a gambe prima.
Entrambi eravamo alla massima allerta, pronti a scattare al primo rumore.
Ma non vi furono rumori.
“Beh, ci hai provato” lo presi in giro. “Ma avevo ragione io. Qui è tutto vuoto.”
Lui guardò prima me e poi di nuovo la barca, fermandosi infine su di me.
“Allora se è vuota non ti dispiacerà andare a dare un'occhiata” mi sfidò.
Si arrampicò silenziosamente sulle scalette abbassate.
“Tim” sussurrai. “Tim, torna indietro, se ci beccano arrestano entrambi.”
“Allora sarà meglio che non ci becchino” fu la sua unica risposta.
Lo vidi salire e, dopo qualche occhiata intorno e verso la riva, pregando che fosse andato tutto per il meglio, lo seguii.
Proprio come facevo ogni volta che lui faceva qualcosa di così tanto stupido.
Salimmo sulla barca, guardandoci attorno e notando qualche oggetto di uso quotidiano sparso qua e là.
“Se su questa dannata barca c'è anche solo l'ombra di una donna sarà meglio per te che tu le chieda di sposarti, perché se rischiamo la prigione per niente ti uccido.”
Lui mi ignorò, continuando la sua perlustrazione.
All'improvviso, qualcuno alle nostre spalle si schiarì la voce. Tim si voltò. Io ero paralizzata.
Vidi la sua espressione, lo vidi rimanere incantato da ciò che aveva davanti. Proprio come il pirata di una di quelle storie che gli piacevano tanto sarebbe stato trovando il suo tesoro.
Facendomi coraggio, mi voltai.
La donna difronte a noi aveva i capelli neri e ricci, gli occhi scuri e la carnagione olivastra. I lineamenti del suo viso erano un po' troppo spigolosi per i miei gusti, ma nel complesso era bella. Potevo capire perché mio fratello ne era rimasto impressionato. A me, d'altronde, non fece lo stesso effetto.
“Buongiorno” ci salutò la ragazza.
“Giorno” le fece eco timidamente Tim.
“Volevate qualcosa in particolare o il vostro è solo un giretto turistico?” chiese con un mezzo sorriso.
“In realtà qualcosa ci sarebbe” risposi io, spintonando mio fratello. Ormai che eravamo nel mezzo a quella situazione assurda lo avrei sottoposto ad umiliazione.
“Giusto” sussurrò lui, ricordando improvvisamente il nostro patto. Si inginocchiò sotto lo sguardo attonito della ragazza misteriosa. “Vuoi sposarmi?”
Un cellulare squillò.
“Rispondi al dannato telefono e fai sapere alla mia ex ragazza che può andare a farsi fottere per quanto mi riguarda” sentimmo urlare da dentro l'abitacolo della nave.
Poi un'altra ragazza uscì, tenendo in mano il cellulare in questione.
Era alta e abbronzata, i suoi capelli erano neri e mossi, ed i suoi occhi erano scuri, ma allo stesso tempo sembravano essere la fonte di luce dell'intero universo.
Fu allora che si accorse di noi.
E fu allora che io mi presi un momento per godermi la vista di quella ragazza con addosso solo il costume da bagno.
“Vedo che hai ospiti.”
“A quanto pare.”
Il cellulare smise di suonare.
“Come mai uno di loro è in ginocchio?”
“Perché...puoi ripetermi il tuo nome?”
“Timothy. Ma tutti mi chiamano Tim.”
Lei sorrise. “Tim mi stava giusto chiedendo di sposarlo.”
La dea che avevo appena finito di fissare rise.
“Stavi chiedendo a mia sorella di sposarti davanti alla tua fidanzata?” chiese con incredulità.
“Lei è mia sorella” precisò Tim ridendosela di gusto.
“Sentito? È sua sorella” gli fece eco la donna davanti a lui. “Continua pure, Tim.”
“Come stavo dicendo” continuò mio fratello schiarendosi la gola. “Ho preso il mio nome dal mio bisnonno, Timothy Robbins, Colonnello dei Marines degli Stati Uniti d'America. Mio bisnonno, il giorno del mio diciottesimo compleanno mi disse: 'ragazzo, che io sia maledetto se riuscirò mai a capire come funziona uno di quei cosi per le orecchie' - era sordo, il poveretto - ma mi disse anche 'sposa la donna che ti porterà via il respiro quando ancora non saprai il suo nome'. Ho sempre pensato che il vecchio fosse suonato come una campana il giorno di Natale. Però adesso capisco quello che intendeva. Io non so il tuo nome, non so dove vivi, non so quasi niente di te, però mi hai tolto il fiato appena ti ho visto e vorrei che continuassi a togliermelo ogni giorno. Vuoi sposarmi?”
Per qualche istante ci fu silenzio.
“E questa sarebbe una proposta di matrimonio, brutto stupido?” lo rimproverai, colpendolo sulla nuca, mentre era ancora in ginocchio.
“Se pensi di riuscire a fare di meglio fatti pure...” tentò di rialzarsi, ma io lo rispinsi verso il basso, tenendolo in ginocchio. “...avanti.”
“Puoi contarci” risposi schiarendomi la voce a mia volta. Presi fiato, bloccandomi immediatamente, realizzando che non sapevo il suo nome.
“Aria” sussurrò la ragazza che mi aveva quasi fatto svenire, vedendo in mio soccorso.
“Aria” declamai con convinzione. “Il mio bisnonno era Colonnello nei Marines degli Stati Uniti d'America.”
“Questo lo avevo già detto.”
“Zitto e non rovinare la mia proposta. Hai avuto il tuo turno, adesso tocca a me” risposi colpendolo di nuovo con un buffetto. Poi mi schiarii di nuovo la voce. “E anche mio nonno era un Colonnello” continuai. “Così come mio padre. Adesso il mio stupido fratello ha deciso di andare in guerra per poter onorare la nostra famiglia e non per le giuste motivazioni per cui qualcuno dovrebbe arruolarsi e decidere di andare in guerra. Ma se tu adesso potessi fargli l'onore di accettare la sua proposta, lui rimarrebbe qui. Troverebbe un lavoro onesto e ti darebbe una casa e dei figli, troverebbe il modo di renderti felice ogni giorno. Perché si sveglierebbe al tuo fianco ogni mattina e sarebbe paralizzato dalla tua bellezza, ed allora ogni giorno deciderebbe di sorprenderti con un gesto semplice, ma non scontato, perché questo è il modo in cui è fatto Tim. Ed ogni sera, addormentandosi al tuo fianco, ti ricorderebbe quanto ti ama, facendoti sorridere ogni volta, anche dopo anni, solo per il modo in cui ti guarda negli occhi. Quindi, Aria, sposalo. Lo amiamo tutti fin troppo per permettere che vada a farsi ammazzare in guerra. Tim è un brav'uomo. Fai di lui un uomo completo.”
Di nuovo, silenzio. Tutti mi stavano fissando con stupore.
“Ehi Tim” lo chiamò la ragazza al mio fianco. “Se puoi mantenere queste promesse e con mia sorella le cose non funzionano, ti sposo io.”
Io la guardai. “Perché scegliere la seconda miglior soluzione? Sposa me, invece” le sorrisi in modo accattivante, mettendo in mostra le mie fossette.
“Te?” chiese lei. “Non saprei. Che lavoro fai? Quanti bambini vuoi? Cani o gatti?”
“Sto per specializzarmi in chirurgia pediatrica, sono al penultimo anno, niente bambini e preferirei dei polli.”
Lei annuì.
“Peccato. Stesso anno di chirurgia ortopedica, come minimo tre bambini e...polli? Perché dovrei tenere in casa dei polli?”
“Non in casa, in giardino. E rinuncio ai polli se tu rinunci ai bambini.”
Lei valutò la proposta.
“Polli in cambio di bambini...non hai detto che sei in chirurgia pediatrica?”
“Proprio così.”
“Mh. Strano. Beh, peccato. Io avrei potuto lasciarti senza fiato ogni giorno, sai?” chiese sorridendomi.
“Non mi è difficile immaginarlo” risposi con sincerità.
“È stato un piacere conoscerti...”
“Arizona” le tesi la mano.
“...Arizona. Prenditi cura di te.”
Si voltò, ma fu fermata da Aria.
“Aspetta, Callie. Io forse lui lo sposo.”

Quella sera stessa io e Callie eravamo le uniche testimoni del matrimonio di Aria e Tim. Fu romantico, veloce ma bello.
E prima di entrare Callie e Aria ebbero un discorso interessante.
“Allora, per cosa sta Callie?” chiesi.
“Questo è fatto per essere saputo da me e mai scoperto da te.”
“Calliope” intervenne Aria.
“Aria!”
Io sorrisi.
“Vorrei che avessi accettato di sposarmi, Calliope.”
Lei mi sorrise. “Come no. Non è nemmeno legale in questo Stato. Ok, Aria, hai solo due minuti per cambiare idea, se decidi di squagliartela.”
“Perché dovrei farlo?”
“Perché stai per sposare un tizio che non conosci.”
“Se non ricordo male anche tu hai quasi sposato un tizio che conoscevi a malapena a Las Vegas.”
“Per prima cosa, io e George eravamo stati insieme per mesi, non ore. E poi io ho quasi sposato un tizio che conoscevo a malapena. E quasi è la parola chiave qui. Sono tornata in me prima di fare una cosa così stupida, grazie al cielo. Ed ero ubriaca, almeno.”
“Se può consolarti” le rispose Aria mentre varcava l'entrata della chiesa e scorgeva Tim ad attenderla all'altare “io non sono completamente sobria.”

Un anno dopo Aria e Tim andavano in giro a raccontare a tutti come si erano sposati per dissuadere lui dall'andare in guerra e poi si erano follemente innamorati e adesso stavano vivendo una vera e propria favola.
Io, nonostante avessi visto ogni passo della loro storia con i miei stessi occhi, credevo ancora che avessero rubato la storia ad un film romantico di serie B.
Il giorno del loro primo anniversario tornammo sulla barca dei Torres, nello stesso punto dell'anno prima, solo noi quattro.
“Sei molto bella” mi complimentai con Calliope, mentre Tim tentava di capire come comandare la barca da Aria.
“Anche tu, Arizona.”
“Oh, io non intendevo questa sera” spiegai. “Intendo sempre.”
Lei mi guardò. “Anche io.”
Mi stupì la sua risposta.
Io e Callie lavoravamo insieme al Seattle Grace Hospital da circa dieci mesi. Entrambe speravamo di essere assunte come strutturate entro la fine dell'anno.
“Continuo a non volere bambini.”
“Continuo a non volere polli. Immagino che ognuno abbia i suoi difetti.”
“Mi dispiace, ma devo dissentire.”
Si voltò verso di me ed io sostenni il suo sguardo.
Era ormai da un sacco di tempo che ci stavamo girando intorno. Dal nostro primo incontro nessuna delle due aveva più avuto un appuntamento o qualcosa del genere.
Callie aveva perfino smesso di dormire con il suo amico di letto Mark Sloan, da quando ci eravamo presentate.
E in un anno avevamo imparato così tanto, l'una dell'altra.
Ma ancora molto avevamo da imparare.
“Conosco qualcuno che può essere descritto solo come pura perfezione.”
“Davvero?” mi chiese con un mezzo sorriso. “E chi sarebbe?”
Io la guardai come se la risposta fosse ovvia. Quando lei non rispose le misi una mano sulla guancia e la baciai sulle labbra.
Fu veloce, delicato. Fu come un soffio appena percepibile. Ma fu abbastanza per imprimermi in modo indelebile nella memoria la sensazione delle sue labbra sulle mie.
“Penso che capirai.”
Lei non disse niente, per un po'.
“Arizona...”
“Non devi dire niente. Volevo solo che lo sapessi.”
“Che sapessi cosa?”
“Che avresti dovuto essere tu a dire di sì quel giorno. Che dovremmo essere noi due ad essere sposate. Che ci ho provato, ma non ci riesco...non riesco a farti uscire dalla mia mente. Volevo che sapessi che...” le parole successive mi uscirono come se stessi dicendo la cosa più scontata e naturale del mondo. “Io ti amo, Calliope.”
“D'accordo” sussurrò con voce tremante, prendendo la mia mano. “Non avremo figli, se tu non ne vuoi.” Poi intrecciò le nostre dita. “Ma niente polli.”
Io risi.
“Mi spiace, ma non credo di poter vivere senza polli” le feci sapere.
Lei mi guardo con la sue espressione 'davvero??' ed aveva ragione, perché infondo lei stava rinunciando ai bambini, per me.
“Quindi credo che l'unico compromesso sia compare una casa con cinque stanze da letto e un cortile e mettere i polli in un recinto in giardino. Poi possiamo riempire le stanze vuote della casa con i nostri piccoli umani. Oppure prima i piccoli umani e poi prendiamo i polli. Oppure...mphf.”
Mi aveva baciato.
Non come avevo fatto io prima. Quel secondo bacio fu più passionale, frettoloso, bisognoso. Come se servisse a sigillare una promessa. La sua promessa.
Mi avrebbe tolto il fiato ogni giorno.




Spero che vi sia piaciuta, so che non è molto lunga, ma man mano che aumenta il numero aumentano anche le pagine, ho notato...ma non ho ancora deciso se è positivo o negativo!

Fatemi sapere che ne pensate. A presto!



  
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