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Autore: TheWhiteFool    22/07/2012    2 recensioni
Cosa succede quando una sorella si rivolta contro un'altra sorella?
Kiras, la seconda figlia del re di Vesperia, è una donna talmente bella che potrebbe avere qualsiasi uomo. Ma per lei non è abbastanza.
Ciò che davvero Kiras vuole è il regno destinato a sua sorella Anedrys. E farà di tutto per averlo, anche bruciare il suo castello e uccidere la propria famiglia. Senza altri eredi, il regno di Vesperia sarà suo.
Solo che Anedrys riesce a scappare, e dovrà nascondersi nei boschi per sopravvivere. Qua incontrerà Daren Silverkin, il giovane capo delle Ombre, un gruppo di reietti che vogliono spodestare Kiras dal trono. Daren è un ragazzo i cui sogni si sono infranti, e l'unica cosa che lo sprona è vendicarsi della morte di suo "fratello".
C'è anche Eowin, la sorella minore di Anedrys e Kiras. Colei che nessuno sa se sia viva o morta...
E se la magia si risvegliasse a Vesperia?
Tre protagonisti. Tre autrici. La storia di un regno.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Anedrys Feandris
 
 
- Aspettatemi!-
Nessuno mi sentì, ovviamente. Spronai la mia puledra nella foresta.  Nevischio non era coperta di sudore, ma non me la sentivo di portare la cavalla al galoppo sul quel terreno. La foresta era così piena di radici contorte, cespugli di spine, serpenti che strisciavano fra la boscaglia…  rabbrividii, chiedendomi perché avessi accettato di seguire le mie sorelle in quella dannata caccia invece di restarmene a Palazzo.
- Con me! Avanti uomini, con me!-  davanti a tutti, Kiras guidava il gruppo. Spronava il suo stallone nero al galoppo. Nel vento, la criniera scura del cavallo si mischiava con suoi boccoli d’oro. Anche se non potevo vederla in viso, sapevo che la boccuccia rosso sangue di mia sorella era piegata in un sogghigno.  Kiras adorava cacciare.
“Ma io no” tirai le redini di Nevischio. La puledra chiara nitrii, poi rallentò il passo. Kiras non sembrò accorgersi che mi stava lasciando indietro. Diede un colpo di speroni e condusse il gruppo di cacciatori su per un sentiero in mezzo agli abeti. Eowin, la mia sorellina più piccola, la seguì a ruota. Forse Eowin non amava molto cacciare, ma ero sicura che apprezzasse la sensazione di una cavalcata nei boschi.
Beh, che si divertissero pure. Mi ero stancata di insozzarmi le scarpe col fango e di impigliarmi i capelli nei rovi. Mi tastai la crocchia elaborata, e gemetti. Avevo la testa piena di foglia, ghiande e chissà che altro regalino di quell’orribile, orribile bosco.
Cominciai a districarmi un ciocca bionda dagli aghi di pino, incurante dei cacciatori che seguivano mia sorella al galoppo, superandomi. C’era un ago verde e grosso che non voleva venire via. Sbuffai, strattonandomi la crocchia…
E qualcosa mi colpì in faccia.
Urlai. Con le mani nei capelli, non potei reggermi e caddi dalla sella, atterrando col sedere per terra. Il fango mi invase, macchiandomi il corpetto di raso azzurro.
- Principessa Anedrys!-  Oiron  Moirran scese da cavallo e in un attimo mi fu accanto  -Anedrys, state bene?-
“Ci mancavi solo tu!” pensai coprendomi il viso con le mani. Solo che le mie mani erano coperte di fango e pece. Le ritrassi, disgustata.
-Vi siete fatta male cadendo da cavallo, principessa?- Oiron posò una delle sue grandi mani sulla mia schiena. Ah, così non andava per niente bene. Se Kiras veniva a sapere che avevo avuto un contatto fisico col suo amato lord Oiron Moirran, avrebbe lasciato stare i cervi della foresta per dare la caccia a me.
-Aiutatemi a rialzarmi- dissi. “E poi sparite fuori dai piedi”, aggiunsi fra me e me.
Oiron mi porse la mano e io la presi.  Era un nobiluomo forte e alto, e mi tirò in piedi come se fossi stata pesante come una bambolina di pezza.
- Anedrys, vi fa male qualcosa? Cosa posso fare per aiutarvi?- mi fissò con i suoi grandi occhi marroni. Sin dal primo giorno in cui Kiras me l’aveva presentato, avevo avuto l’impressione che Oiron fosse una specie di cagnolino fedele. Arf Arf.
- Potreste iniziare togliendomi questo ago di pino dai capelli- gli dissi – e potreste finire raggiungendo gli altri. Sono spariti nel sottobosco, ma se vi sbrigate dovreste riuscire a raggiungerli-
“Bravo cane, corri dietro l’osso e lasciami in pace.”  La mia priorità era capire fino a che punto si fossero danneggiati i miei vestiti (i nastri del corpetto erano di seta purissima!), ma per farlo avrei dovuto toglierli e guardarli per bene. Niente che potessi fare con lord Bobi accanto a me.
Oiron mi sorprese afferrandomi la mano – Principessa, vostra sorella ha già abbastanza uomini ad aiutarla nella caccia.  Vi prego, siete sporca e ferita. Lasciate che vi scorti fino al Palazzo delle Nuvole.-
Ma perché si era auto convinto che stessi male? Non mi ero ferita. Pedante o no, però, dovevo ammettere che Oiron era un vero gentiluomo. Anche se non riuscivo ancora a capire cosa Kiras ci trovasse in lui.
D’altronde, se fossi tornata da sola al Palazzo sarebbe apparso disdicevole… una principessa ha sempre bisogno di una scorta. Sospirai.
-Riaccompagnatemi in città, se proprio ci tenete. Anche se non ho certo voglia di tornare a Vesperia conciata così…-  abbassai lo sguardo. Per gli dei-stella, avevo aghi di pino pure  in mezzo al corpetto!
Oiron seguì il mio sguardo verso il mio corpetto, ma non sembrò guardare gli aghi di pino. Il giovane lord arrossì fino alla radice dei riccioli castani.
-Oiron!- lo ripresi, guardandolo male. Battei il piede per terra con impazienza –volevate rendervi utile o mi sbaglio?-
A suo favore c’è da dire che distolse subito lo sguardo. Mi aiutò a montare in sella a Nevischio, e poi salì sul suo cavallo marrone scuro. Ci avviammo insieme lungo il sentiero verso casa.
- Mia sorella è una ragazza gelosa- dissi dopo un po’ che avanzavamo fra gli alberi – Da bambina, Kiras non sopportava che io toccassi le sue bambole. Non sarà felice di sapere che mi state accompagnando, anche se siete in buona fede.-
Oiron guardò confuso – Kiras?-
- Non importa- sbuffai. Sapevo che Oiron era un po’ tonto, ma non capire che mia sorella avrebbe sospettato di lui… ah beh. Io l’avevo avvertito.
Col passare dei minuti, gli alberi si fecero sempre più piccoli e radi, e cespugli di spine selvatiche furono sostituiti da papaveri e margherite.  Presto, gli ultimi abeti si aprirono come un sipario: davanti a noi, comparve la città di Vesperia.  Riuscivo a vedere le sue alte mura di pietra antica, le sottili strisce di fumo dei camini,  i carri di buoi che entravano in città dalla strada lontana. E poi, al centro della città, un palazzo di pietra bianca, con una torre centrale talmente alta che chi vi fosse salito fino in cima avrebbe potuto sfiorare il cielo con un dito. Il Palazzo delle Nuvole. Casa.
- Dentro Vesperia, si nota quanto gli edifici di pietra siano corrosi e pericolanti- disse Oiron –ma da qua, il Palazzo sembra ancora splendente come ai tempi della prima fondazione del regno.-
-C’è l’anima di un poeta dentro di voi, Oiron?- gli sorrisi, e lui ricambiò.
-Oh, no. Se devo scegliere, preferirei essere un pittore.-
Cavalcammo verso la città. Vicino alle mura, Oiron mi cedette il suo mantello, così il popolo non mi avrebbe visto coperta di fango come una guardiana di porci.  Fu gentile, e mi sentii un po’ in colpa per aver pensato a lui come ad un cagnolino. Ma quando mi salutò ricominciò a chiedermi se ero sicura di stare bene, e se la cavalcata mi aveva stancata. Lo salutai in fretta e salii i gradini del Palazzo delle Nuvole, dopo aver consegnato Nevischio ad uno stalliere. Sentii la voce di Oiron urlarmi dietro i suoi saluti mentre mi varcavo le porte del Palazzo delle Nuvole.
Ma come faceva Kiras a sopportarlo?  Quando io mi sarei sposata, mio marito non sarebbe stato così ansioso. Avrei sposato un uomo forte e alto e bello e affasciante e principesco e…
- Any? Cosa ti è successo?-
Mi girai con un sussultò. Nella sala grande, mio padre avanzò verso di me a passo veloce, tanto che la corona a sette punte gli ballonzolava sulla testa spelacchiata. Aprii la bocca per dirgli di rallentare il passo ed comportarsi in modo più decoroso, ma mi fermò prendendomi per le spalle.
- Dei-stelle! Ragazza mia, cosa è successo al tuo viso? Sei così sporca!-
Strinsi le labbra. Odiavo essere sporca.
- Avrei preferito che non me lo ricordassi. Ma va tutto bene, padre. Sono tornata prima dalla caccia.-
Mio padre mi guardò a bocca aperta. Poi buttò la testa all’indietro e scoppiò a ridere.
- Padre!- lo richiamai, battendo il piede sul pavimento di marmo, nella mia solita espressione stizzita. Immagino che sarei apparsa più minacciosa se non avessi avuto del fango secco sul naso.
- Padre, chiudi la bocca. I servi ci stanno guardando.-
- Scusa- ridacchiò ancora, poi scosse la testa – è solo che solo tu riesci a tornare dalla caccia senza prede e anzi… sembra che il bosco abbia cacciato te!-
-Ah. Ah. Ah. Molto divertente. Sto morendo dal ridere- le mie parole erano velenose di sarcasmo.
Mio padre si strinse il labbro, forse per smettere di ridere. Poi scosse la testa. La corona a sette punte ondeggiò ancora sul suo cranio quasi pelato.
-In realtà è stato un bene incontrarti, Anedrys. Dovevo parlarti.-
-Lasciami almeno andare a lavarmi, padre. E a profumarmi!-
-No, adesso- rispose lui, e stavolta usò il tono del re anziché quello del padre. Il che significa che non potevo discutere.
Mio padre mi mise una mano sulla schiena e mi condusse nel suo studio. Non mi era mai piaciuto molto, lo studio del re: era troppo pieno di pergamene e libri noiosi, e la polvere mi faceva starnutire. Ma non dissi niente a andai a mettermi sulla sedia a dondolo, come quando ero bambina.
Lui si sedette su una sedia dallo schienale alto, di legno di ciliegio.
-Che bella sedia, papà. È nuova? Una così ci starebbe alla perfezione nel mio salottino privato…-
-Non sono qui per parlare di sedie, Any- sospirò lui, passandosi le mani sulla fronte. Con un sussulto, mi resi conto che di colpo sembrava più vecchio. Si tolse la corona e la pose sulla scrivania, vicino al calamaio e alla penna d’oca. Come se fosse troppo pesante da indossare quando non era in pubblico.
-Tu e le tue sorelle siete delle ragazze grandi ormai. E siete delle nobili della dinastia Feandris. Da te, Kiras ed Eowin ci si aspettano delle cose, Any. E da te più di tutti, perché sei l’erede al trono- sospirò –anche se vorrei sempre vederti come la bambina di sette anni che voleva indossare i vestiti delle sue bambole, ormai quel tempo è andato. Per continuare la dinastia dei Feandris, dovrai prendere marito, Any. Hai diciannove anni. Molte ragazze della tua età sono già sposate, e con figli.-
Strinsi la stoffa della gonna fra le dita, ma non ero spaventata –lo so, padre. Capisco che è necessario che io mi sposi.-
-E allora capisci anche che non sei libera di scegliere con chi. Sei sempre stata più sognatrice delle tue sorella, Any. La più più romantica. Mi dispiace che proprio tu non possa sposarti per amore.-
Ma anche quello era un discorso che conoscevo bene –Sono sicura che sceglierai l’uomo adatto per me, padre.-
-Lo spero anch’io. Infatti ho scelto una persona che conosci già…-
In quel momento, le porte dello studio si aprirono. Kiras entrò nella stanza a grandi passi, i capelli biondi più brillanti della corona d’oro sulla scrivania. Perfino sudata e sporca per la caccia, Kiras riusciva ad essere più bella di me. Forse era la più bella del regno.
Le sue labbra rosso sangue erano piegate in un ghigno selvaggio.
-È stata una caccia magnifica!- annunciò orgogliosa. C’era del sangue sul suo corpetto, di chissà che animale.
-Any, è necessario che tu sposi un nobile con un alta posizione sociale- continuò il re, senza girarsi verso la figlia minore –ma naturalmente anche un  giovane e bell’uomo. Anedrys, tu sposerai il lord  Oiron Moirran.-
Fu come se un vento gelido ci avesse gelati tutti. Guardai mio padre orripilata, sperando che si trattasse di un pessimo scherzo di cattivo gusto. Kiras smise di avanzare. Per un momento, nessuno parlò.
Poi Kiras mi si buttò adosso.
-Cos’hai fatto!- urlò, afferrandomi per i capelli: la crocchia si disfò, andando all’aria  -cosa diavolo hai fatto!-
-Kiras! Smettila!- urlai, senza capirci più nulla. Le unghie di mia sorella mi ferirono la fronte, facendola sanguinare. Sentii il rivolo di sangue scendermi giù, impigliandosi fra le mie ciglia.
Poi una forza bruta strappò Kiras via da me. Barcollai all’indietro, cadendo per la seconda volta in una giornata. Sposare Oiron, Kiras che mi attaccava… era tutto un brutto sogno. Sì, niente del genere sarebbe mai accaduto nella realtà.
Ma quando riaprii gli occhi, vidi che anche Kiras era a terra.  Sulla sua faccia c’era un arrossamento grande quando la mano di mio padre.
Singhiozzai. Mio padre non mi aveva mai picchiata. Non mi sgridava neanche. Con Kiras invece urlava parecchio. Lo guardai, e vidi che sotto le rughe c’era un espressione sconvolta, e disgustata. Ma credo che fosse  disgustato solo da se stesso.
-Kir, mi dispiace- mormoro, chinandosi accanto a lei. Le offrì una mano per rialzarsi. Kiras ci sputò sopra.
-Era il vostro piano fin dall’inizio!- urlò, rimettendosi in piedi –lei è sempre stata la tua preferita!- mi additò con un dito tremante di rabbia.
I lineamenti perfetti di Kiras, lineamenti capaci di far innamorare qualunque uomo, erano distorti dalla rabbia. Non sembrava mia sorella, ma una bestia selvatica.
-Non è così, Kir- dissi, cercando di rimettermi in piedi e scivolando sulle gonne –non ne sapevo nulla, credimi!-
-Bugiarda- ringhiò lei, e una goccia di saliva le uscì dalle labbra –sei sempre stata la migliore, la perfetta. Oh, ed eri perfetta anche quando sbagliavi in pieno! Ma nessuno ha mai osato schiaffeggiare te- i suoi occhi azzurro ghiaccio si spostarono su mio padre. Lui la guardò con espressione sconvolta. D’improvviso, non mi parve un re, ma solo un uomo troppo stanco.
-E tu, padre! E che bel padre sei stato! Ad Anedrys va la corona, ad Anedrys va il regno, ad Anedrys vanno tutte le cose migliori e a me gli scarti! Ma non darai a lei anche l’uomo che amo. Non dopo che le hai dato anche il trono. Non lo farai.-
-Kiras…- mormorò , facendo un passo verso di lei. Mi sorella mi scoccò un’occhiata d’odio, poi si girò e cominciò a correre.
So che mio padre le corse dietro, e che ordinò alle guardie di cercarla. Lo so perché ho sentito le loro voci. Ma non li vidi, perché mi ero nascosta il viso fra le mani. La mia testa era così pesante. Mentre tutto il Palazzo delle Nuvole cercava mia sorella, io salii nella mia stanza come un fantasma. Se qualcuno mi parlò, non risposi.
Una volta lì, affondai il viso nel mio cuscino, e mi tirai le lenzuola sopra la testa. Avrei dovuto pensare, trovare Kiras e chiarire tutto. Non volevo sposare Oiron. Non volevo partecipare a quelle scenate. Non volevo riflettere sulle parole di mia sorella, che mi diceva che io avevo sempre avuto tutto, e lei niente.
Non volevo pensare.
Volevo solo dormire.
 
 
Questa storia è scritta da tre autrici diverse:
TheWhiteFool, che scrive i capitoli dell’erede al trono Anedrys
Adebaran, inventrice del ribelle Daren Silverkin
BizzarreBisquit, colei che muove la principessa Eowin

 
   
 
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