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Autore: Rosie Bongiovi    22/07/2012    3 recensioni
“Cosa vuoi da me?” chiese la ragazza, con voce rabbiosa.
“Volevo vedere.. Se la mia creatura era diventata una cacciatrice degna di questo nome.. E mi fa piacere che sia così”. Quelle parole lasciarono disorientata la ragazza, che si sedette di fianco a lui, guardandolo in maniera confusa.
“Di che cosa stai parlando?” domandò, senza smettere di essere sulla difensiva.
“Oh è vero, che stupido. Non puoi ricordarti di me” rispose, massaggiandosi il petto e facendo un altro colpo di tosse. “Cara la mia Nightmare, sono Jonathan Phoenix, l'uomo che ti ha trasformata in quello che sei una trentina d'anni fa"
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo aver trovato un albero di pesche ed essersi riposata sotto l'ombra di una palma, Nightmare aveva deciso che forse era meglio liberarsi di quegli abiti che le impedivano movimenti più sciolti. Prese quindi i pantaloni di pelle – erano terribilmente pesanti, ma facevano molto rockstar degli anni '80 – e li tagliò con l'ausilio di una pietra piuttosto affilata, riuscendo a ricavare un paio di shorts. La maglia nera, tutto sommato, andava bene e non le era di alcun intralcio. Le scarpe.. Quelle sì che erano fastidiose. Per quale accidenti di motivo aveva deciso di indossare un tacco 5 per andare al torneo?

: - Forse se quell'insopportabile di Jonathan mi avesse dato qualche spiegazione in più, avrei potuto indossare delle converse, no? -. Però in quel momento era inutile piangere sul latte versato. E poi doveva ammettere che potevano sempre rivelarsi un'arma efficace, quei tacchi.

: - Adesso, tutto quello che devo fare è aspettare di incontrare qualche altro pazzo da picchiare a sangue, no? -. Non moriva dalla voglia di ricominciare a combattere, ricevere colpi col rischio di aggiungere altri lividi o tagli a quelli che erano già stati disseminati sul suo corpo. Però, insomma, era su un'isola, che altro sperava di poter fare? Morire di noia non era tra le opzioni. Mentre si chiedeva quante persone fossero ancora lì, senza essere state eliminate, non poté fare a meno di risvegliarsi bruscamente dai suoi pensieri, dato che sentì il rumore di uno sparo, che le fece gelare il sangue nelle vene.

No, non era il rumore di uno sparo, era un suono ininterrotto di venti, trenta, quaranta proiettili, i quali avevano attraversato il legno della quercia di fronte a lei, senza nemmeno sfiorare la sua pelle di striscio. Sentì girare la testa vorticosamente e, presa dal panico più assoluto, cominciò a correre, a correre come una gazzella inseguita da un leone.

“Al diavolo queste scarpe!”. Se le tolse alla velocità della luce, abbassandosi di scatto ed evitando che una pallottola le finisse nella schiena.

: - Alla faccia del pazzoide, maniaco, perverso e sadico -.

In quel momento non poteva far altro che ringraziare il cielo che Jonathan l'avesse portata dal Dottor Boskonovitch: senza di lui, a quell'ora era già bell'e che morta e, senza i suoi sensi sviluppati, non sarebbe stata in grado di evitare nessun proiettile.

Le sue gambe continuavano a muoversi, nonostante stessero tremando, mentre la mitragliatrice continuava a sparare a qualche metro da lei.

: - Finirà quelle maledette munizioni, prima o poi!! -.

E invece no, dopo cinque minuti di corsa, dall'arma di Bryan continuavano ad uscire pallottole. Nightmare era esausta, il suo cuore non reggeva tutto quello sforzo. Ma lui.. Lui non era umano, era impossibile che lo fosse. Non aveva mai rallentato, non aveva mai smesso di continuare a sparare ed alternare il fragoroso suono degli spari, con una risata malefica.

Night decise che l'unica maniera per salvarsi la pelle era quella di affrontarlo. No, in realtà mai e poi mai avrebbe potuto salvarsi del tutto, viste le armi a disposizione di quell'uomo, ma avrebbe dovuto tentare. Si guardò indietro, mentre continuava a correre e a saltare, spesso e volentieri abbassandosi o cambiando direzione per non essere colpita, e notò piacevolmente che Bryan non era alle sue calcagna. Non l'avrebbe vista se avesse deciso di salire su un albero. Così fece, con un'agilità che forse solo lei ed un ghepardo possiedono. Quel.. Cyborg? era giusto definirlo così? si fermò di scatto, a qualche metro dal ramo sul quale era stesa Nightmare, che stava facendo mille sforzi pur di non respirare affannosamente.

“Forza, vieni qui bambolina, voglio giocare un po'”. E ancora quella risata, mentre i suoi occhi stavano scrutando ogni cosa attorno a lui, attenti ed indagatori.

: - 3 -.

Fece un paio di passi, cambiando le munizioni all'enorme mitra che teneva nella mano destra. Lo faceva sembrare così leggero che pareva essere di plastica vuota.

: - 2 -.

Sputò a terra e prese un sorso d'acqua dalla bottiglietta che teneva nella tasca posteriore dei suoi pantaloni, di un verde militare.

: 1 -.

E poi si avvicinò proprio sotto Nightmare, dopo aver appoggiato l'arma ed essersi sgranchito le mani.

: - Pessima mossa, cyborg -.

La ragazza si lasciò cadere, atterrando sulle spalle di Bryan e facendolo cadere a terra, con il busto contro il suolo. Night, a cavalcioni sulla sua schiena, afferrò i capelli del cyborg con le dita e iniziò a fargli sbattere il cranio contro un sasso di dimensioni modeste. Ripeté questa mossa per cinque volte, poi l'uomo ebbe le forze per stendere e portare le sue gambe attorno ai fianchi di Nightmare, rovesciandola e facendola cadere a terra. La giovane, nonostante non si aspettasse una reazione simile, si alzò e riuscì a prendere in mano il mitra, che puntò contro Bryan, indietreggiando di qualche passo. Il cuore le stava per saltare fuori dal petto, anzi, a dire il vero era salito in gola. Il viso dell'uomo era ridotto parecchio male ma, nonostante stesse sanguinando da un sopracciglio, da uno zigomo, dalla bocca e dal naso, rivolse alla sua avversario un sorrisetto soddisfatto, pronto a tramutarsi nell'ennesima, agghiacciante risata.

“Che intendi fare con quello? Sono sicuro che non sei nemmeno in grado di caricarlo. Sei così.. Gracilina” disse, dimostrando di avere una voce forte, profonda, minacciosa ma al contempo controllata.

“Tu dici? Allora, se sono gracilina come dici, come mai riesco a fare questo?” domandò la ragazza, alzando il ginocchio, poggiandovi sopra il mitra e spezzandolo di netto.

: - Dr.Boskonovitch, ovunque lei sia, grazie mille per avermi dato la possibilità di usare anche questi favolosi effetti speciali -.

Bryan non volle dimostrarsi sbalordito, perciò si limitò a fare spallucce.

“Beh, vediamo se sei in grado di combattere, ragazzina” rispose poi, correndo contro Nightmare e colpendola con i pugni forse una quindicina di volte, costringendola ad appoggiare la schiena contro la corteccia di una palma.

: - Questo non scherza, porca miseria -.

Molto probabilmente aveva uno zigomo rotto e i vari colpi presi nello stomaco le avevano fatto venire una nausea allucinante, oltre che renderle faticoso addirittura il respirare.

Finalmente la ragazza riuscì ad uscire da quel circolo vizioso in cui non riusciva a reagire: si abbassò e saltò dietro di Bryan, proprio quando lui stava per farle incassare l'ennesimo colpo. L'uomo urlò dal dolore, poiché beccò il fusto dell'albero. E non solo: con quella poderosa botta, caddero, direttamente sulla sua testa, quattro noci di cocco. Nightmare non riuscì a trattenere una risatina.

“Che dici, robot, sono in grado di combattere o no?”. L'avversario si voltò di scatto, incenerendola con lo sguardo più cattivo che Night avesse mai visto in vita sua.

“Questa la pagherai cara, molto, molto cara!” urlò con una tale potenza vocale e con così tanta cattiveria, da terrorizzare la nemica. Bryan le tirò una ginocchiata nel fianco, facendola cadere a terra dopo averle dato un altro calcio potente prima ancora che toccasse il suolo. Non le diede nemmeno il tempo di rialzarsi: insistette, prima dandole un secondo calcio nella schiena e poi un altro alla pancia, costringendola a piegarsi in posizione fetale e a portarsi le mani all'altezza dello stomaco.

: - Non può finire così, è solo il primo giorno! -.

Dopo aver incassato un'altra pedata, stavolta nello stinco, Nightmare tirò un forte colpo contro la caviglia di Bryan, facendolo scivolare. Doveva trovare la maniera per annientarlo definitivamente perché, lo sapeva, lui non si sarebbe mai arreso per alcuna ragione al mondo.

“Uno sgambetto? Sei patetica” commentò il cyborg, sputando astio insieme alle sue parole.

“Sì, e intanto tu sei caduto” replicò Nightmare, con la giusta dose di menefreghismo. L'avversario si alzò, ancor più arrabbiato di prima, se possibile.

: - Ma certo, che stupida! Come ho fatto a non pensarci prima? -.

La ragazza parò un gancio sinistro, poi si lasciò cadere a terra, in ginocchio, all'altezza della vita di Bryan. Rimosse velocemente la linguetta di una delle tre bombe a mano che l'uomo aveva alla cintura, poi fece una capriola all'indietro e corse per una decina di metri, prima di sentire il rumore di un'esplosione.

“Bryan Fury è stato eliminato dal torneo” annunciò la stessa voce metallica di sempre. La ragazza tirò un enorme sospiro e cadde a terra, senza sensi. 

 

Nota dell'autrice:

Grazie a tutti per non avermi ancora denunciata per danni irremovibili alla vostra incolumità. Un ringraziamento speciale a Lady Phoenix, Orsacchiotta Potta Potta e Angel Texas Ranger per le loro rencesioni sempre positive :)

Alla prossima!


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