Senza
significato.
Due suoni, tre;
rimbombano meravigliosi come un pianoforte.
Ti dimentichi dei
ragni che vedevi sotto il letto.
Del sole che brucia,
del buio che fa paura.
Della rabbia che ieri
ti ha consumato come l’accendino di una sigaretta, della
ragione che faticavi a distinguere nelle parole della nonna.
Quel graffio che
sembrava si stesse dando fuoco.
Quelle lacrime salate
e quasi secche crollate fuori dagli occhi a mezzanotte.
Altri due o tre suoni.
Quasi improvvisi, una
tempesta di suoni.
Meravigliosi.
Tutti i ricordi su cui
hai rimuginato e le notti su cui hai vomitato,
cancellati in un attimo, una bomba che produce solo luce.
Le insidie torneranno,
ma almeno ci si può accoccolare nel
calore di un suono così semplice ed elementare.
Le ragnatele che
cuciono la coperta e gli scarafaggi che pizzicano le gambe non
ci sono più.
Un milione di stelle
sul copriletto a sostituirli.
Nel buio ci sono le
stelle, il sole scalda.
Il musicista richiude
le labbra, il pianoforte tace.
Una
risata.