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Autore: The queen of darkness    23/07/2012    2 recensioni
Un ragazzo con una voce straordinaria. Una ragazza che ne rimane affascinata. Un amore indissolubile. E la nascita di un mito inventata da me.
[questa è la mia prima Fanfiction e, vi prego, recensite! :)]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Stava ancora guardando la forcina. Era un oggetto avvolto da un qualche sortilegio, perchè non aveva mai smesso di fissarlo. Quel giorno era rimasto con l'amaro in bocca, perchè Carol era dovuta andare via prima del solito. "Mi farò perdonare", aveva sussurrato, prima di essere travolta da quell'uragano della sua amica. Il tono a lui era sembrato molto suadente, ma per ció che riguardava Carol TUTTO era suadente. Si rigirò sul letto, senza trovare pace. Il soffitto aveva perso la sua attrattiva. Ispezionò il mobiletto, ma non trovò neanche lì nulla di interessante. Si tolse i calzini. Si rimise i calzini. Giocherellò con una ciocca di capelli. Abbandonò la ciocca di capelli. Si girò di nuovo, trovandosi faccia a faccia col muro. Avrebbe voluto sbatterci la testa contro, giusto per vedere cosa succedeva. No, non é una buona idea. / Normalmente, arrivato a quel punto, avrebbe preso e sarebbe uscito, oppure avrebbe cercato qualsiasi cosa da fare, persino strimpellare con la chitarra. Ma da quando aveva conosciuto Carol, nulla era più normale. Lei aveva capovolto tutto il suo universo, con le passeggiate, i sorrisi, le conversazioni, i commenti intelligenti, il profumo, il suo modo di camminare, il suo sguardo... Ogni cosa che aveva sempre fatto gli appariva priva di senso. Anche solo per il fatto che lei aveva dovuto andarsene prima lo faceva sentire perso. Ma non solo in senso psicologico: era una sensazione anche fisica. Quando stava con lei, respirare era più facile, camminare lo faceva sentire bene, sentiva il mondo in pace con lui. Non si sentiva un puntino nel nulla, destinato a scomparire, prima o poi. No, lui era Brian Warner, figlio di Hugh e Barbara Warner e stava vicino a Caroline Hayes, per riaccompagnarla a casa. Tutto aveva un senso. Senza di lei, invece, Brian diventava uno qualsiasi, i suoi genitori due tipi strambi anche per il solo fatto di non averlo ripudiato quando potevano, un ragazzo senza futuro, che si sarebbe perso, un giorno, oppure si sarebbe omologato, avrebbe vissuto in una casa bianca in un bel quartiere residenziale, avrebbe mantenuto i suoi figli con lo stipendio da impiegato, sarebbe andato in chiesa ogni domenica, avrebbe insegnato la morale ai suoi figli  e dopo sarebbe andato in ufficio a tradire sua moglie con la segretaria, consolandosi con un bicchiere di Brandy dopo il pranzo di famiglia, con sua madre tutta presa dai nipotini, a discutere di politica con il padre e a fare finta di amare i suoceri, in un allegro quadretto. Ma se sua moglie fosse stata Carol, allora sarebbe stato diverso. Nessuna segretaria come dopocena, nessun bambino piagnucolante, niente pranzi finti dove tutti hanno i sorrisi plastificati. Tutti sarebbero stati se stessi e, perchè no?, un giorno sarebbe stato disposto anche ad avere un Piccolo Brian. Sarebbe stato una rockstar famosa e odiata dai circoli religiosi, avrebbe avuto una vita bellissima, si sarebbe sentito forte e amato perchè....se lo meritava. / Si rannicchiò come una ragazzina. Carol avrebbe scelto un bel giocatore i football assolutamente indegno di lei e sarebbe stata felice, il povero Brian come guardia del corpo. Sì, fin troppo ovvio che sarebbe finita così. Ma lui, decise, avrebbe fatto di tutto perchè lei lo notasse, perchè lo scegliesse, ce l'avrebbe messa tutta, perchè lei era l'unica che riuscisse a dargli uno scopo. Ma questo non gli impedì di rimanere in una sorta di trance, che mantenne per tutto il giorno. //// Carol avrebbe tanto voluto tornare a casa con Brian, però aveva anche promesso a Kelly di accompagnarla a fare shopping. L'amica aspettò che Carol prendesse qualche soldo da casa sua e poi partirono. Il centro commerciale era abbastanza lontano, ma il loro piano era stato studiato in ogni dettaglio per un pomeriggio degno di questo nome, così chiacchierarono per tutto il tragitto. La ragazza nascose sotto uno strato di allegria la tempesta del suo animo. Naturalmente non avrebbe potuto comprare nulla, perchè i soldi dovevano bastarle per tutte le spese. Fece un rapido conteggio: aveva risparmiato su qualunque cosa, vestiti, cibo, TV, scarpe, luce, acqua e gas. Le rimaneva abbastanza da parte, da quando aveva cominciato a lavorare anche fino alle due di notte, però non poteva rischiare. Era il pomeriggio di Kelly, no? Allora spettava all'amica fare spese pazze, lei che ne aveva la possibilitá. Esaminarono attentamente ogni vetrina. Il posto era davvero immenso. Kelly era al settimo cielo: scarpe, borse, vestiti, fiocchi per capelli, braccialetti... Era il suo paradiso! Sembrava una trottola, schizzava da ogni parte. Carol le faceva da consulente, e osservava con occhio critico ogni mise della ragazza, dando il proprio parere. La sera, stanche e spossate, presero una bibita alla prospettiva della camminata. Solo allora Kelly si accorse di un dettaglio. -Carol, ma tu non hai preso niente?- La ragazza aveva sperato fino all'ultimo che non se ne accorgesse, ma era stata beccata. -Ehm... --E per il ballo, come fai?. Cavolo. Il ballo. Quest'anno se ne era persino dimenticata, segno della svolta epocale nella sua vita. Il ballo studentesco organizzato per eleggere Miss Inverno e che si teneva prima delle vacanze natalizie era sempre stato l'inferno delle due amiche. Questo, per Kelly, sarebbe stato il primo ballo che avrebbe passato in pista con il suo futuro marito, e non su un divano ad imbottirsi di gelato e film strappalacrime. Adesso Carol comprendeva il motivo di quel magnifico vestito arancione da sera acquistato poco prima. Era veramente splendido: più stretto sul corpetto, senza spalline, con delle elegantissime decorazioni di minuscole perline nere, che creavano dei motivi singolari sul busto. Aveva visto la ragazza uscire tutta soddisfatta dal camerino e aveva pensato che i ragazzi che in passato l'avevano respinta erano stati dei veri idioti. -Non credo che ci andrò-, ammise Carol, come ogni anno. Nessuno l'aveva mai invitata. -Bè, allora dì a Brian di sbrigarsi con l'invito-, sbottò Kelly. Per la seconda volta che erano uscite a bere qualcosa, Carol per poco non si strangolò col caffè. Devo ricordarmi di prendere qualcos'altro, la prossima volta, si disse, mentre cercava di riacquistare il controllo. - Perchè mai dovrebbe invitarmi?, chiese. Una luce birichina comparve negli occhi di Kelly. -Credi che non abbia mai notato le vostre passeggiatine? Il modo in cui ti guarda? Eh?- Kelly si era fatta molto più sveglia in quelle cose. -Perchè, come vuoi che mi guardi? E poi tra me e lui non c'é nulla, è solo che vive nel mio stesso quartiere, tutto qui. -Ma se lo sanno tutti che i Warner abitano dall'altra parte della strada!-, esclamò. Qui Carol non sapeva proprio come rispondere. Si era riscoperta ad arrossire, lei che non arrossiva mai. -Lo vedi? Se non ci fosse niente di male non arrossiresti in quel modo- Kelly era molto soddisfatta e annuiva tra se e se.-L'ha detto anche Chad, che sareste una bella coppia, e lui non se ne intende.-/ Carol ci pensò su per un po'. Poi disse: -Comunque non avrei i soldi per il vestito- . Il tono voleva essere ragionevole. -Ma il tuo lavoro alla tavola calda frutta bene! Lo so perchè praticamente ci vivi, lá dentro. E poi tuo padre lavora, no?-/ Tuo padre. Un fulmine beccò Carol in pieno, che rimase impietrita all'istante. Un brivido tremendo la scosse, ma lei cercò di non far trapelare nulla. Si costrinse ad annuire. -Sì, disse soltanto. /-Benissimo, allora!  Esclamò Kelly al settimo cielo. -Andiamo? Carol si limitò ad annuire. Si alzò come un automa e ascoltò le chiacchiere entusiaste della ragazza, mentre la aiutava con le borse. Ma quelle parole continuavano a tormentarla.
  
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