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Autore: SkyScraperI3    23/07/2012    6 recensioni
Elizabeth odia il suo nome. Elizabeth odia qualsiasi soprannome comunemente affibbiato a tutti coloro che hanno il suo nome.
Ma Elizabeth ama il soprannome "Effy" e perciò convince tutti a chiamarla così.
Effy ha lunghi capelli biondi, che terminano con delle punte colorate di blu, ama un ragazzo che guida una moto rombante e indossa costantemente una giacca di pelle.
Il suo migliore amico è Alan, la sua migliore amica è Vera. E poi ci sono gli altri che completano il gruppo. Si direbbe che questi sette sono la sua famiglia, i suoi fratelli e che tutti insieme sono i padroni del quartiere, se non fosse per loro: cinque ragazzi e tre ragazze.
Scorre rivalità fra i due gruppi, le due bande o come volete chiamarli.
C'è orgoglio, rancore e forse anche un po' di attrazione.
Ma Effy ama il rischio e si ritroverà ad amare qualcuno che non si aspettava di poter aggiungere alla lista delle persone più importanti della sua vita.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Elizabeth, ma che nome è "Elizabeth"?
Jude, Lilly, Melany, Amber, tutti i nomi sarebbero migliori del mio, che francamente odio da morire.
È lungo, noioso e sembra il nome della regina; sì, avete presente quella vecchietta che sta al trono da anni e anni e non si decide a tirare la corda? Lei, i suoi cappellini e i suoi vestiti eleganti, e io di elegante con le mie ciocche di capelli colorate e il mio piercing al naso ho ben poco.
Con i miei vestiti un po' troppo succinti e con il rossetto rosso, sono tutto tranne che reale.
Io che non prendo il té delle 17.00 ma la vodka di mezzanotte; io che non partecipo a serate di gala, ma a serate nel "Tropical", discoteca dei bassi borghi di Londra. Insomma, tutto sono tranne che reale.
Per questo odio il mio nome che mi ricorda la vecchietta con la corona in testa, e per lo stesso motivo nessuno mi chiama mai Elizabeth o Liz o Lizzy, io sono Effy.
Effy come quella di Skins.
"Hai poca fantasia" mi avevano detto. Io? Poca fantasia? Se quell'isterica di mia madre mi ha dato un nome così banale e sciapo, sarei io quella senza fantasia? Forse è una cosa genetica, tipo gli occhi chiari o le lentiggini.
Forse fra la banalità di mia madre e l'originalità di mio padre il carattere dominante era quello di Claire la pazza.
In quanto a banalità però, mio fratello Mike non lo batte nessuno.
Voglio dire: football, ragazze, feste, amici, capelli in ordine e maglioncini di cashmere.
Io sono più uguale a mio padre, l'unico che mi appoggerebbe in tutto, e quando dico tutto intendo anche farmi i capelli colorati. Rido ancora se penso a quando tornai a casa con le punte dei capelli acqua marina.
«Elizabeth! - Claire è l'unica che mi chiama cosi- cosa hai fatto ai capelli?» risi a crepapelle a vederla cosi arrabbiata
«Sono splendidi, non trovi?»
«Fanno schifo, Liz» osservò mio fratello, attaccato allo schermo del suo banale pc
«I tuoi capelli bion..»
«Biondi grano, blablabla» completai io la frase salendo le scale scocciata.


Insomma, mia madre è noiosa si è capito.
Chiudo l'armadio con un tonfo sordo, dopo aver rievocato alla memoria quell'episodio memorabile.
«Bocciolo, posso entrare?»
«Sì papà, entra» sorrido a quell'uomo cosi perfetto. Papà dipinge, insomma è un artista ed è anche bravissimo.
Con i suoi capelli brizzolati scompigliati e gli occhi stanchi, il sorriso allegro e la pancia un po' sporgente. Diciamo che è l'unica cosa che mi fa restare in quella casa di matti, che poi alla fine i matti siamo io e lui, cosi diversi dagli standard di quella famiglia, così...stravaganti.
«Come stai, toffoletta?» chiede sedendosi sul letto, sorrido e gli do un buffetto sulla mano
«Bene e tu? Come sta venendo il quadro?» lui scuote la testa un po' demoralizzato. Lo abbraccio rassicurandolo. In questo momento sembro io il genitore e lui il figlio, scoraggiato per un compito riuscito male «ti va di prendere un gelato, pulcino?»
«Non posso papà, scusa» ammetto colpevole, lui scrolla le spalle, come se non gli importasse davvero ma io so che un po' ci è rimasto male.
«É che ho promesso ai ragazzi che sarei uscita con loro.. É la prima volta che esco dopo la punizione, devo vederli..scusa» sorride comprensivo e mi accarezza una guancia
«Questi ragazzi non mi convincono» scoppio in una risata un po' divertita e un po' colpevole,
«Sono dei tipi apposto, papà, giuro.» rispondo, ripensando all'ultima volta che siamo usciti con un sorriso sulle labbra.

Sam, Jake e Seth, i migliori amici barra quasi fratelli che una persona possa volere. Cass, Vera e Sophie le migliori consigliere barra compagne di sbronze che esistano.
E poi, in questo gruppo, ci sono io accompagnata dal mio migliore amico, Alan.
E' questo il gruppo "apposto' con cui esco.
Cass ha un flirt con Alan e più che flirtare vanno a letto inseme.
Jake e Vera stanno insieme dai tempi dei tempi ma sono entrambi più cornuti di un cervo a primavera, o due cervi a primavera?
Sophie è single da anni, dall'origine del mondo, dalla formazione del gruppo, da sempre.
E Seth e io... è un po' difficile definire cosa siamo Seth e io. Dopo una relazione di sei mesi ci siamo presi una pausa, ma dopo poche settimane siamo tornati insieme, quindi effettivamente io e Seth stiamo insieme, tipo coppia, tipo fidanzati e rabbrividisco se penso al mio nome e al suo nella stessa frase e accompagnati dalla parola “fidanzati”
Quei sette sono tipo..la mia famiglia.
Li ho incontrati due anni fa, dopo una grande e furiosa litigata con mia madre.
«Esci da questa casa, come minimo per due ore!» Claire urlava come se gli avessi rovinato l'acconciatura quando in realtà avevo soltanto organizzato un festino innocente con le mie amiche e per sbaglio avevamo rotto un vaso.
Afferrai la giacca e sistemandomi la gonna color panna uscii di casa.
Odiavo quella gonna, era così semplice e banale (si ritorna sempre su quello, alla fine).
Iniziai a camminare in direzione opposta al centro, come se volessi allontanarmi da tutto e da tutti, dalla compostezza, dalle gonne color panna e dai capelli piastrati che mi ritrovavo.
Volevo incontrare gente che avrebbe spaventato mia madre, gente che la cosa più educata che fa è non sputarti addosso. Ero stanca, stanca di quella famiglia, stanca di essere sempre perfetta, stanca di far finta di essere imparentata con la famiglia reale...insomma: la famiglia reale?! Ma secondo mia madre c'era davvero qualcuno che le credeva?
Così camminai fino ad un quartiere periferico di Londra, di cui non conosco tuttora il nome.
Passai di fronte ad un pub e mi fermai davanti alla porta in legno, alzai gli occhi all'insegna luminosa e presi un respiro profondo, entrai.
L'arredamento del locale era squallido, la gente al suo interno era sporca e vecchia, l'odore di alcol era pesante e stagnante.
Nell'angolo più remoto del locale si trovava un gruppo di ragazzi della mia età, ma diversi da me.
Le ragazze indossavano shorts e magliette scollate, i ragazzi erano avvolti da giacche di pelle.
Uno di loro, capelli corti e biondi e barba incolta, mi ammiccò con lo sguardo facendomi visibilmente arrossire.
Dopo pochi minuti eravamo io, quel ragazzo, un tavolo e una birra a chiacchierare.
Due anni dopo saremmo stati io, quel ragazzo, tante birre, e una relazione.


«Ciao stronzi!» urlo precipitando sul prato accanto alle migliori amiche di tutto il mondo
«Eff!» urlano loro di rimando saltandomi addosso. Cass, Vera e Sophie sono veramente tutto.
«Oddio sei viva!» mi urla Cass nell'orecchio, io rido e annuisco stringendola forte. Vera mi tira una ciocca di capelli azzurra e poi scoppia in una fragorosa risata e Sophie mi dà un pizzicotto sul braccio.
«Wow, mi sei mancata da morire» dice Cass dopo un po', le sorrido e poi mi volto. E lui era lì.
Capelli rossi un po' scompigliati, felpa extralarge, jeans calati, una sigaretta fra le labbra
«Alan!» non fa in tempo a sorridermi che già gli sono addosso, mi stringe forte e «ciao scricciolo, sei tornata»
Alan è il fratello che non ho mai avuto, cioè avrebbe colmato il vuoto dell'essere figlia unica anche se io non lo sono. E' perfetto,
non come il mio di fratello che sembra adottato o sembra essere stato abbandonato dagli alieni in questo mondo

«Sono tornata!» urlo spalancando le braccia al cielo ridendo. Poi mi guardo intorno e lo cerco con gli occhi finchè non lo vedo.
Sempre uguale; distratto, con i capelli corti, e una sigaretta fra le dita. In fondo non li vedo da un mese non da una vita eppure
me li aspettavo diversi, ma non lo sono, sono sempre loro, sempre i miei migliori amici, la mia famiglia.

Sta fumando, ascolta la musica e dà le spalle al gruppo. Si passa una mano fra i capelli corti e poi spegne la sigaretta lentamente addosso ad una pietra. Sorrido, io amo quel ragazzo, con tutto il cuore.
«Gli manchi da morire» mi volto a guardare Sophie che si arrotola una ciocca di capelli attorno all'indice destro, le sorrido e lei annuisce come a voler confermare quello che sta dicendo
«sì non sta con noi se non ci sei tu» il mio già grande ed esteso sorriso si allarga e corro accanto a lui.
Gli tolgo una cuffia, sapendo quanto possa dargli fastidio e aspetto
«Ma porca troia, Vera, hai rotto le palle»
«Scusa, se vuoi me ne vado» sussurro allacciando le braccia attorno al suo collo lasciandogli un bacio delicato proprio sotto
l'orecchio

«Effy?» si gira e gli si illuminano gli occhi «oh cazzo! Finiva oggi la tua punizione» annuisco sorridente «potevi dirmelo, sarei venuto a prenderti» scrollo le spalle e punto i miei occhi nei suoi.
Si avvicina per baciarmi e lo lasciai fare. E' un mese, un lungo lunghissimo mese che le mie labbra non toccano le sue.
Sì, insomma, i miei mi avevano reclusa in casa quindi niente amici, niente feste, niente ragazzo, niente. Un mese di “Elizabeth, fai quello!” o “Elizabeth, fai la lavatrice!” “Elizabeth, blablabla” e invece in questo momento mi trovo fra le braccia del ragazzo – e che ragazzo – che amo.
Dopo qualche minuto passato insieme da soli come non succedeva da un lungo lunghissimo mese torniamo dal resto del gruppo e mi prendo la briga di salutare tutti.
«Quindi» inizio portando una sigaretta alle labbra «manco da un mese e sono sicura che ne avete di cose da raccontarmi» allungo i piedi sull'erba e mi sistemo comoda aspettando i racconti.
Cass e Vera si guardano e poi scuotono impercettibilmente la testa; Alan si limita ad abbozzare una tosse imbarazzata, Sam e Jake si fingono incredibilmente concentrati in una partita a Temple Run, Sophie e Seth si scambiano opinioni sulle marche di sigarette.
«Hey, qualcuno che mi si fila!?» chiedo dopo qualche secondo ma nessuno sembra darmi retta «ehilà! Ma siete sordi o avete qualche problema mentale?» silenzio.
«Ma vaffanculo!» urlo stranita, Seth ride e Cass alza gli occhi al cielo.
«Ora mi raccontate, sennò me ne vado» lancio un'occhiataccia a Seth e incrocio le gambe impaziente, iniziando a tormentare i fili d'erba del parco. Qualcuno si schiarisce la gola e mi costringo a guardare Alan che imbarazzato vorrebbe prendere la
parola, lo guardo male ancora una volta e poi lo incito a parlare.

«Il solito, Eff. Abbiamo menato quelli, poi feste, poi corse con le macchine, poi siamo andati a quel pub che hanno appena aperto e...» alzoun sopracciglio
«Oh, Ginger, frena: avete menato quelli? Vuoi dire il gruppo del terrorista?» Alan annuisce e si porta una sigaretta, quasi finita da Vera, alla bocca «E perchè voi grandi geni vi andate a mettere contro le altre comitive del quartiere?»
«Perchè non si fanno i cazzi loro» mi dice Jake, stringendo a sé Vera. Allora capisco che deve essere successo qualcosa di grave, perchè se c'è qualcuno che ragiona come un pacifista, quello era Jake.
«Se mi spiegate cosa è successo non mi arrabbio, giuro» ironizzo, spingendoli per la quinta volta a parlare. E allora mi raccontano che uno del gruppo ci ha provato con Vera, che lei non ci era stata e che quindi erano volati gli insulti: insulti a lei, alle altre, ai ragazzi e poi anche a me, che non ero presente ma che ero sempre fra i pensieri di quelli.
Scuoto la testa non appena finiscono di raccontare e li guardo, uno per uno, soffermando lo sguardo su Seth e Alan e «avete fatto bene» tutti ridono e sembra quasi che quel mese non sia mai esistito.
Pensare che avevo quasi paura che l'equilibrio si fosse spezzato, che non saremmo stati più bene insieme come prima.
Poi guardo Seth negli occhi e lui mi capisce subito. Perciò non ci mette molto a sistemare il casino che abbiamo combinato e a guardare gli altri «Ragazzi miei, Effy manca dalla società da ben un mese, non possiamo non portarla ad una festa» gli altri si alzano, gridano, ridono e mi abbracciano e allora capisco: nulla avrebbe mai potuto separarci.


erre's space.
CIAO! Non mi odiate lalalala.
E' che in questo periodo scrivo talmente tanto, che non pubblicare mi uccide e allora preferisco avere quattrocento storie aperte piuttosto che lasciarle nei meandri della mia cartella dove metto tutto quello che scrivvo che si chiama "FF&OS" okay, non vi interessa e non so perchè lo sto dicendo.
Allora, torno a scrivere in prima persona ma.. al presente questa volta.
Da quando ho letto "Hunger Games" amo la scrittura al presente, lol.
Fatemi sapere e... so che i ragazzi non sono ancora arrivati, ma ci saranno nel prossimo capitolo. :3

  
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