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Autore: AffoDho_    23/07/2012    1 recensioni
L’orologio ha compiuto un giro completo su se stesso con la lancetta corta e questo significa che è passato un sacco di tempo da quando siamo arrivati, potrebbe essere già ora di pranzo. Sbuffo.
Odio stare qui, ho bisogno di papà. Ma lui dov’è? Non lo vedo quasi da un giorno. Mi manca, ma non lo sento lontano. Guardo il braccialetto blu che mi ha comprato qualche settimana fa al parco, lo faccio ogni volta che mi manca, per ricordarmi di lui. Così sorrido.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E’ la prima volta che vedo la mamma piangere e anche il nonno, eppure io non piango. Chiedo a mamma più volte cosa faccio io lì, perché mi ha portato con sé in un posto così triste, ma lei non mi risponde, mi guarda con quei suoi due occhioni verdi e bagnati, allora le sorrido e lei si volta di nuovo.
Cerco di analizzare il luogo in cui mi trovo, mi guardo intorno ma la stanza è vuota e buia. L’aria puzza e sembra quasi che stia per finire. Non voglio che finisca però, ho studiato a scuola che quando l’aria finisce si muore, io non voglio che la mamma e il nonno muoiano, così corro per la stanza a destra e a manca per trovare una finestra, ma non trovo nulla.
La stanza è proprio vuota, a parte per quella stupida pianta, le tre sedie e l’orologio grigio appeso al muro e quelle due strane porte che neppure si aprono.
Insomma non riesco a capire cosa io c’entri, sono cose da grandi, potevano lasciarmi con la babysitter. Farei di tutto per uscire di qui, la mamma mi fa cenno di calmarmi e di sedermi accanto a lei, su quelle scomode sedie giallastre. Il nonno non mi nota nemmeno per un secondo, ha un’aria più triste di quella della mamma, e quella mattina non mi ha dato il buongiorno. Continua a camminare avanti ed indietro, strisciando i piedi sul pavimento bianco, quasi dando origine una specie di ninna nanna. Potrei anche addormentarmi ma non mi sembra giusto nei confronti della mamma, ha bisogno di un abbraccio e di conforto, e dato che il nonno non nota neanche lei, tocca a me fare l’uomo della situazione. La stringo forte, e le stampo un bacio sulla guancia fredda ed inumidita dalle lacrime. Il suo cuore batte talmente forte che riesco a sentirlo.
L’orologio ha compiuto un giro completo su se stesso con la lancetta corta e questo significa che è passato un sacco di tempo da quando siamo arrivati, potrebbe essere già ora di pranzo. Sbuffo.
Odio stare qui, ho bisogno di papà. Ma lui dov’è? Non lo vedo quasi da un giorno. Mi manca, ma non lo sento lontano. Guardo il braccialetto blu che mi ha comprato qualche settimana fa al parco, lo faccio ogni volta che mi manca, per ricordarmi di lui. Così sorrido.
Il tempo sembra essersi fermato, perfino il rumore delle scarpe del nonno sul pavimento si è fatto più fievole. D’un tratto dalla porta che non si apriva entra in stanza un uomo. E’ un medico, penso. Ha quei camici bianchi e lunghi che hanno i dottori, in mano stringe una cartellina con dei fogli bianchi, e sulla testa ha tutta stropicciata una mascherina verde. Lo riguardo, si è proprio un medico. La mamma e il nonno si precipitano da lui come una madre disperata corre a proteggere il proprio bambino. Li sento parlare a bassa voce, ma non riesco a distinguere le parole, non voglio avvicinarmi, ho inspiegabilmente paura. Il medico inizia a parlare, il suono delle sue parole confuse è amaro, aspro.
La mamma scoppia in lacrime.
Il nonno pure. Il medico se ne va, ci lascia soli.
Non so che fare, mi sento di troppo, vorrei avvicinarmi ma so in fondo che sarebbe soltanto inutile. La mamma grida qualcosa, il nonno la stringe forte e appoggia il proprio volto sulla sua spalla. Ho un nodo in gola, qualche lacrima scende sul mio volto, il cuore cade in pezzi.
Guardo di nuovo mamma per cercare dentro di lei, nei suoi occhi, la sicurezza che una cosa simile non stia accadendo. Capisco tutto, mi accascio a terra, sento il pavimento freddo sulla guancia, poi vedo il braccialetto blu e chiudo gli occhi per smettere di esistere.
  
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