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Autore: TheMask    23/07/2012    1 recensioni
Questa storia è nata per un'amica, e solo in un secondo momento ho pensato di pubblicarla. Spero sarà di vostro gradimento.
Lupa Nera
Estratto dai prossimi capitoli:
Perché legarsi alle persone, quando sai che presto o tardi, o ti tradiranno o moriranno, o se ne andranno? In questo luogo l’amicizia non esiste, è impossibile. Convivenza, tolleranza, rassegnazione in stile “se non c’è niente di meglio mi accontento”, questo lo capirei. Ma … amicizia… è una parola che qui non si una neanche più… scomparsa dal vocabolario. Qui non ci sono amici.
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beyond Birthday, Matt, Mello, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Mi avvicinai, lentamente, e la presi fra le mani. Cominciai incerto a leggere. Le parole mi scorrevano sugli occhi veloce, ma rimanevano impressi nel mio cervello…
 
…grazie al fatto che dal suo arrivo è riuscita, ancora non capisco come, a stabilire con tale lettera, un rapporto esente dalla violenza e dall’odio…
…rimanga in questo istituto fino a quando vi rimarrà anche la lettera B…
…i suoi genitori sono morti due giorni dopo la sua nascita, e lei abita da sola in un monolocale nella periferia della caotica città …degli angeli…
…i suoi occhi, la sua persona, il suo odio, andavano a parere mio studiati e in quanto ero smanioso di conoscere i segreti che celava nella sua mente…
 
Alzai lo sguardo. Lei mi stava ancora fissando, attendendo qualche mia reazione. Ero davvero scioccato.
“Eloin… non me lo hai detto prima.”
“Io non voglio ceh tu scelga di essere mio amico solo perché se no ti sentiresti in colpa. Quindi ho deciso di non influenzare la tua scelta.” Si alzò, e sempre guardandomi negli occhi che non l’avevano mia spaventata nonostante la loro ignota natura, continuò a parlarmi. “Allora, BB, vuoi ancora troncare i rapporti solo per paura?”
La mia voce si fece molto seria. “No. Lo voglio fare per te.”
“Oh… dovrei ringraziarti perché mi togli l’unico amico che ho in questo posto?”
“Ma è colpa mia se ci dovrai rimanere! E se ti hanno picchiata! Non ha senso quello che dici!”
“No BB! Non ha senso ciò che dici tu! Possibile che non capisci?” esclamò scocciata.
“Ma Eloin, io sono la causa del tuo ergastolo! Tu dovresti volermi morto!”
“No, se sei mio amico! Una mia amica una volta mi rubò il fidanzato! Ma non smisi di volerle bene, nonostante ci abbia litigato furiosamente! ”
“Come puoi confrontare cose del genere? Devi rimanere qui per sempre! Lo capisci?”
“Meglio di quanto tu non creda BB. Ti prego, ora lasciami da sola.”
“Io… non… ”
“Ne parliamo domani. Per favore.”
Sembrava davvero stanca, triste. Mi sentii distrutto all’idea del fatto che la sua situazione era colpa mia. Ma la cosa più terribile era che sentivo che aveva bisogno di me… ma non sapevo cosa fare, come aiutarla. Così uscii, e rientrai in camera mia, alienato.
Capii cosa veramente era successo. Non era possibile. Quel bastardo di Roger. Mi venne un’incredibile desiderio di distruggerlo pezzo per pezzo. La rabbia cresceva dentro di me senza che io riuscissi a controllarla. Strinsi gli occhi, seduto sul letto, con la testa fra le mani. Dovevo fare qualcosa per lei. Dovevo cercare di mettere da parte il mio orgoglio e la mia apatia, per una volta. Dovevo. Ripensai a quando era caduta davanti a Roger… per me…
Si, dovevo in qualche modo dimostrarle il mio affetto, sarei stato in torto se non l’avessi fatto.
Così, decisi di accettare la sua strana mentalità. Chissà perché mi voleva come amico? Decisi di mettere da parte anche questa domanda, e cominciai a pensare come si comporta di solito un amico.

Panico.
Non ne avevo la benché minima idea.
Come fare?
All’improvviso seppi con certezza di aver ancora una volta confermato la mia follia, con uno dei miei pensieri assurdi. Però… era l’unico modo…
Ma cavolo, avrei dovuto prendere la mia dignità e ficcarla sana sana nel muro! Provai un senso di rifiuto, ma pensai di nuovo alla figura di Eloin, e i costrinsi, ad alzarmi, nonostante consistente parte dalle mia testa mi urlasse contro improperi non ripetibili.
Con la morte nel cuore e senza capire bene cosa stessi facendo, salii le scale e mi fermai, esitante , davanti alla porta di Mello e Matt.
Era giunto il momento. ideai velocemente un piano, ed entrai, aprendo violentemente la porta, e notando lo sguardo divertito, come sempre, del rossino, e quello incavolato del biondo.
“Perché non hai bussato, idiota?“
Non sei tu che mi dai il permesso di entrare o uscire da una stanza”
“Si, se si parla della mia!”
E il resto del dialogo. Sembrava recitassimo da un copione. Ma se di solito lasciavo a Mello una qualche remota possibilità di atterrarmi, stavolta, lo presi semplicemente per le spalle e lo sbattei per terra, senza lasciargli via di fuga. L’altro non se l’aspettava, e non riuscì a schivare i colpi che gli piombarono addosso.
“Vacci piano BB, abbiamo appena fatto a botte!” esclamò Matt, godendosi la scena.
Non lo ascoltai, e tirai un altro calcio a Mello, stavolta in pieno viso, spaccandogli il labbro e lasciandolo a terra.
Il ragazzo si alzò a fatica, e stupito, mi guardò un momento negli occhi, per prorompere poi in un ghigno.
“Hey, Eloin ti stressa molto, eh? Non è che…”
Gli tirai, con molta semplicità, un pugno in faccia, facendolo barcollare all’indietro, e convincendolo a rivolgere la sua malizia altrove e ad andarsi a pulire in bagno senza aggiungere altro.
Quando il biondo uscì zoppicando, guardai intensamente Matt, perso in tutt’altri pensieri, e riflettei che forse non era la migliore cosa da fare. Tuttavia respirai profondamente e senza pensare, perché avrei sofferto troppo, presi il mio orgoglio e lo buttai nel cesso.
“Emm… Matt…”
L’interpellato, alzò la testa da un fumetto con stupore.
“Si?”
“Devo chiederti una cosa.”
La sua faccia aveva un’espressione ancora più stupita: raramente gli parlavo.
“Senti… cosa fa… di solito un… - esitai, a disagio-  ecco… un amico?”
Ecco, l’avevo fatto. Ormai era andata. E a un tratto, mi resi conto che quella che avevo appena fatto era la più grande cazzata della mia esistenza. Vidi Matt stare fermo a fissarmi a bocca aperta per qualche secondo, senza riuscire a concepire quello che avevo detto. Poi lanciò il fumetto per aria e scoppiò a ridere come un idiota.
Disagio.
Molto disagio.
Dopo un minuto buono si fermò, mi fisso e per poco non scoppiò di nuovo a ridere.
Dopodiché, si alzo e mi fece ceno di uscire.
“Andiamo prima che torni Mello. Se lo sa, capace che ti prende in giro per tutta la vita!” esclamò, trattenendo le risa.
Lo seguii leggermente indispettito, mentre qualcosa che  conoscevo da anni ribolliva dentro di me, orami consapevole che Matt  mi poteva ricattare. Che casino… ma perché perché perché! Giusto, Eloin…
Matt mi condusse in una camera stranamente vuota.
“Sarebbe la mia” spiegò. Che strano… ero convinto che ne avessero una in due…
“Dai, siediti pure” mi invitò, indicando con  un cenno vago il letto. Sempre più a disagio seguii il suo consiglio, e incerto su cosa aspettarmi lo osservai, mentre si lanciava con agilità sulla sedia a rotelle davanti alla scrivania, e “rotellava” davanti a me.
Mi guardò. Fece un profondo respiro. Si scompigliò i capelli con la mano, e cominciò a parlare.
“Senti BB… devo ammettere che sei praticamente un caso perso… ma… in qualche modo… - ridacchiò-  ti insegnerò…. Ma che ti è saltato in mente? Anzi no!- si corresse subito dopo- Non voglio saperlo!”
Lo guardò negli occhi e tornò serio per un momento.
“E non ti preoccupare, Mello non lo saprà. Senti, lo so che tu sei uno orgoglioso, perciò tenterò di non farti pesare la cosa, ok? Anche se c’è da dire che… emmm… sto zitto ok… ”
Un momento…. forse avrei dirgli grazie… no, ho già fatto tanto.
“Ecco, per esempio! Se lei ti dicesse quello che ti ho appena detto o ti facesse un favore anche stupido, devi sempre dirle grazie, ok?”
Uau. Ovvio che avesse intuito che volevo diventare amico di Eloin. Che disagio!
“BB… rilassati!” esclamò.
Si, certo. Rilassarsi. Come no.
“Quando la vedi la prossima volta?”
“Emmm… domani mattina…”
“Perfetto! Allora, appena la vedi, la abbracci e intanto le chiedi come sta, ok? L’ho vista tesa, in questi giorni…”
“Cosa?” esclamai.
“La devi abbracciare BB.”
“Ma… ma non posso!”
“E perché di grazia?”
“Ma… perché no!”
“Ma piantala,  dai,  è perfettamente normale! E non fare quella faccia! Cos’è non sei capace?”
“Io… ”
“Ho capito, alzati.”
Lo feci, ingenuamente. Povero me…
Anche lui si alzò.
“Devi solo fare questo!” esclamò giocoso, abbracciandomi.
Credo, in quel momento, di aver scoperto una nuova tonalità di rosso tanto sono arrossito.
“Ma che fai, lasciami!” esclamai, facendo un balzo indietro e tirandogli una violenta spinta che lo fece quasi cadere.
“BB, piantala, non mordo!” ridacchiò. “Devi superare il tuo imbarazzo! Eddai!”
“Ok… ” mi condannai.
Mi abbracciò di nuovo, mentre la mia mente, stavolta al completo, provava un istinto suicida più forte che mai.
“Vedi? È facile! Ce la puoi fare anche tu!”
Alzai il sopracciglio, scettico.
“Insomma BB, un po’ di brio! Comunque! Come dicevo, abbracciala il più possibile, mostrati disponibile, rispondile sempre e dico sempre, in modo sincero. Dimostrale il tuo affetto, insomma… possibile che tu non abbia mai avuto un amico?”
“Lasciamo perdere… ”
“Allora, domani a che ora la vedi?”
“Alle 9.30”
“Ci sarò, vedrai! Muahahhahaah!”
“Emmm… ”
“Ops, scusa, mi sono lasciato trasportare dalla foga del momento!”
Fece un sorriso e se ne andò.
Scossi la testa, sconsolato, e ritornai in camera. Lo sapevo. Lo sapevo che era una pessima idea!
“Stupido, stupido, stupido!” sussurrai a me stesso. Ma che mi era saltato in mente?
 Ancora la batteria risuonava attraverso il muro in cartongesso.
Istintivamente presi la chitarra, la accarezzai con la manica, e cominciai a suonare.
Non fu la solita sonata, triste e vibrata, forte e veloce.
Era una prova, per me. Si, inconsciamente la mettevo alla prova. La brezza che entrava dalla finestra mi accarezzava il viso, mentre mi impegnavo in una battaglia con quel pulsare che ritrovavo sempre sotto il mio suono.
Fu incredibile.
Sempre più veloci, ci rincorrevamo, passandoci assoli. Ci sentivamo. Ci sentivamo davvero. Come una persona sente le braccia, noi sentivamo l’altro. Eravamo un tutt’uno, fra di noi e con la musica.
Che ragazza strana!
Mi sdraiai svogliato sul letto, e ripensai a quello che mi aveva detto Matt… dopotutto aveva ragione. Però per me era inconcepibile mettermi in una posizione di vulnerabilità, di chiunque si trattasse.
Mi venne in mente di Roger, di quando avevo perso il controllo, e mi incupii. Non doveva più succedere una cosa del genere, me ne rendevo conto. Ma per me era quasi impossibile controllarmi. Già quando Matt aveva cominciato a ridere, quel qualcosa dentro di me, voleva uscire a spargere sangue. Non era… normale.
Ammetto che mi faceva paura. Non me ne aveva mai fatta in effetti, ma dopotutto prima di allora non mi ero mai dovuto preoccupare di chi mi stava intorno. Ma ora era diverso. Non potevo fare correre un simile rischio a Eloin. In un gesto di determinazione, strinsi gli occhi, e come sempre, la sentii.
Ogni volta che chiudevo gli occhi succedeva.
Come qualcosa che premeva dentro di me, qualcosa che stava appena sotto la mia pelle, pronta a uscire. Mi tentava facendomi percepire la sua potenza, ma ero conscio della sua incontrollata follia.
Respirai a fondo, tentando di capire cosa fosse e concentrandomi, saggiando con cautela il terreno, dentro di me.
La sentivo respirare nei miei polmoni, vivere nel mio cuore, correre con il mio sangue. Mi faceva venire i brividi. A un tratto sentii la sua folle tristezza. Aprii gli occhi di scatto, rizzando mi a sedere: aveva tentato di convincermi a lasciarla uscire.
Richiusi gli occhi, e la sentii di nuovo, più cattiva.
Mentre tentava di vincere i miei muscoli, di entrare nelle mie mani, mi ostinai a resisterle. Lottammo, finché non mi venne il fiatone. Era impossibile dominarla, ma bastava aprire gli occhi per farla scomparire.
 
 
Mi svegliai alle nove meno dieci, e dopo essermi vestito, uscii per andare in bagno. Entrai nel bagno e sobbalzai.
Il rossino era appoggiato alla parete in fondo, intendo a giocare con il suo DS.
“Che fai, mi pedini?” gli chiesi con un filo di ironia.
“Eh? Ah, ciao BB! Come va? ”
“Che c’è?”
“Ecco, già qua, sappi che alla tua lei devi rispondere con un filino più di delicatezza! Comunque, sono qui perché non mandi a monte tutto il mio progetto. Quindi ti controllo mio caro! ”
“Vattene”
“Ei, ho detto più gentilezza!”
“Vattene”
“Eddai! Ti do una mano no?”
Non risposi, tornando in camera, seguito, purtroppo, da quel maledetto nerd.
“Tu non entri” gli dissi chiaramente, davanti alla mia porta.
“Si certo. E sai cosa? Mello sarebbe felice di sentire gli ultimi pettegolezzi su…”
“Stronzo” dissi aprendo la porta, e andando a scegliere uno dei libri che ormai sapevo a memoria, sulla mia minuscola libreria, per poi sedermi a leggere sul letto.
Matt, sbuffò, e tirò di nuovo fuori il suo stupido gioco.
Andammo avanti così fino a quando qualcuno, fino a quando lei, bussò alla porta.
Mi alzai,  lasciando il libro sul letto, e dirigendomi alla porta, con Matt dietro.
Aprii la porta, e me la ritrovai davanti, con un sorriso sulla faccia, pronta a scostarsi. Prima che io potessi uscire come mio solito, senza neanche che l’idea di abbracciarla mi sfiorasse, quel deficiente cronico mi spinse verso di lei, e senza che io capissi bene come, me la ritrovai fra le braccia.
Mi ripromisi di ucciderlo.
Bastardo.
Eloin, anche se decisamente stupita, ricambiò il mio “abbraccio”,  e quando uscimmo, salutò Matt con strana euforia.
“Allora hai deciso BB?”
“Va bene Eloin, se sai quello che fai.”
Sorrise.
Grazie a Dio, almeno a qualcosa ero servito.
 
Finita la colazione, Matt invitò Eloin da lui, e io tornai in camera mia ‘chiedendomi come potesse aver accettato l’invito di un tale mongoloide. Mah…
Sorrisi fra me e me, pensando che in fondo era stata un’ora divertente.
Rileggendo ancora una volta quel vecchio libro, mi sentivo per la prima volta vagamente felice.
  
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