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Autore: Edviges    23/07/2012    1 recensioni
Questa storia è stata scritta molto prima che uscisse la quarta stagione di Merlin e tratta le vicende di tutti i personaggi.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Gli uccelli del bosco salutavano il sole ,ormai sorto, con i loro canti melodiosi. I raggi di quest’ultimo illuminavano le ampie vallate . I contadini erano già a lavoro sui campi, mietendo e raccogliendo il grano che li avrebbe sfamati. L’inverno era stato clemente con loro quell’anno. Su , nella città bassa , si sentivano gli schiamazzi dei bambini,  ignari della tensione che aleggiava tra le mura del maniero che tanto amavano, continuavano a rincorrersi. Ancora più su, nella piazza di Camelot, le voci dei bambini erano sovrastate da quelle dei mercanti. Residenti della città e venditori di passaggio cercavano di vendere quella o l’altra merce ,decantandone le innumerevoli qualità alle signore che si avvicinavano. Ancora più in alto, in una delle stanze che affacciavano sulla piazza caotica, tutti questi suoni giungevano alle orecchie di Lancillotto. Costretto a letto, con ancora il capo avvolto dalle bende, osservava la finestra, cercando di capire cosa stesse succedendo lì sotto.  Con il capo ancora dolente Lancillotto cercava di ripercorrere gli eventi della sera precedente. Ma i suoi ricordi si arrestano sempre nello stesso punto : la visione di Morgana. Altro rompicapo per il cavaliere era la presenza di una sedia accanto al suo letto. Ovviamente qualcuno lo aveva vegliato nella sua breve convalescenza, ma non sapeva chi. Istintivamente portandosi una mano sulle bende che gli fasciavano il capo, i suoi pensieri andarono a Ginevra e alla sua immagine che amorevolmente avvolgeva le pezze umide intorno al suo capo. Subito scacciò quell’ immagine scuotendo il capo , come se quel movimento potesse evidenziare l’impossibilità di quell’evento. Continuandosi a massaggiare il capo che gli doleva giunse alla conclusione che fosse stato invece Merlino ad occuparsi di lui . Dopotutto , non era solo un mago , ma era anche l’apprendista di un medico. Nessuno meglio di lui poteva occuparsi di un moribondo. Deciso a credere alla propria spiegazione, la sedia perse qualsiasi interesse per Lancilloto, che volse di nuovo il suo sguardo verso la finestra. Il baccano che c’era fuori era diminuito. Il mercato era quasi finito. Non sapeva quando tempo fosse passato o che ora del giorno fosse, ma era sicuro che di lì a poco i suoi amici cavalieri si sarebbero allenati insieme al principe Artù. Involontariamente lo sguardo del cavaliere si spostò dalla finestra alla sua spada. Rimase lì ad osservarla per qualche secondo, chiedendosi cosa sarebbe successo con Artù. La sera precedente erano stati entrambi protagonisti di uno scontro con lo zio del principe ,per difendere la donna che amavano. L’unica donna che entrambi amavano. Spesso Lancillotto si chiedeva come poteva amare la donna del suo benefattore, perché questo era Artù per lui. Lui era stato l’unico a credere nelle sue potenzialità ,nominandolo cavaliere e andando contro la tradizione, che voleva cavalieri i rampolli di antiche casate . aveva provato a dimenticarla con tutto se stesso. Aveva frequentato altre donne ,sia dame di corte sia cortigiane , ma nessuna era lei .Era andato lontano , chiedendo al re missioni pericolose e lunghe. Ma ogni volta che ritornava incontrava il sorriso di lei ad attenderlo. Non aveva mai parlato con Artù di questo, perché per quanto i suoi sentimenti per Ginevra erano forti, di altrettanta natura erano i suoi per lui. Lui sapeva che lei lo aveva amato, che il suo affetto per il principe, seppur era precedente in ordine temporale, aveva per un breve periodo soppiantato quello per lui.  E poi  lui ,Lancilotto, se ne andò…
Per quale motivo?
Nemmeno lui lo sapeva. Aveva dato ad Artù il tempo di farsi amare. Gli aveva dato il tempo di alimentare i sentimenti di Ginevra. Come poteva pensare ora di intromettersi tra loro , quando era stato lui a spingerli l’uno nelle braccia dell’altro?
Un lieve cigolio riportò Lancilloto alla realtà . la porta della sua camera si aprì. Nessuno aveva preparato Lancillotto a quella visione. Una giovane donna era entrata nella sua stanza. Portava un vassoio colmo di cibo. La ragazza , vista l’espressione di sgomento disegnata sul volto di Lancillotto arrossì, poggiando il vassoio sul tavolo difronte al letto.
-        Siete sveglio ,finalmente!- disse la ragazza rivolgendosi a Lancillotto. Aveva le mani poggiate sui fianchi, con fare divertito.
Lancillotto non rispose. Aveva una fisionomia familiare la ragazza. Il corpo longilineo, i seni prosperosi ,gli occhi di un cerbiatto.
-        Io sono Virginie!- continuò lei ,vedendo il cavaliere che non le rispondeva – Vi ho accudito durante la vostra convalescenza.- concluse ,indicando con un dito le pezze umide intinte dentro una bacinella.
Avendo riconosciuto la giovane che era la dama di Artù al ballo, il cavaliere si affrettò a dirle il suo nome.
-        Sir Lancillotto mia signora!- concluse , cercando di fare una goffo inchino dal letto.
-        Ma io vi conosco Sir Lancillotto!- disse Virginie con una risatina – vi ho portato il pranzo .. ho pensato che foste affamato.- concluse lei , riprendendo il vassoio e portandolo a Lancillotto , ancora a letto.
-        Voi non mangiate ?- le chiese Lancillotto, incominciando a mangiare la zuppa che gli era stata servita.
-        Oh, non preoccupatevi. Mangerò dopo …- si affrettò a rispondere la ragazza.
Tra di loro calò il silenzio. Lancillotto continuava a mangiare la sua zuppa, mentre Virginie si torturava le mani , pensando a quello che stava succedendo in quel momento nella sala del trono.
……………………………………………
-        La mia risposta è sempre la stessa Artù!- concluse Uther rivolgendosi al figlio, il quale si trovava al centro della grande sala del trono.
-        Padre , non avremo un’altra occasione per stanarla…- ribattè il principe adirato.
-        Se mi permetti ,fratello, il ragazzo ha ragione.- intervenne prontamente Agraveine.
-        Non ora Agraveine.- lo zittì Uther ,con un gesto perentorio .
Nella sala , ad assistere alla scena si trovavano sia i cavalieri di Camelot, sia i consiglieri del re ,sia Gaius accompagnato da Merlino. Il principe ancora ,una volta, aveva chiesto al padre il consenso di partire alla ricerca di Morgana.
-        Dovrebbe lasciarlo partire – sussurrò Merlino a Gaius – e non solo per salvare la vita di Gwen…-
-        Non essere sciocco Merlino – gli rispose Gaius – anche se Artù andasse a scovarla con i migliori guerrieri che possiede , lei comunque è una strega…-
-        Avete dimenticato che anche io sono un mago? – disse Merlino fingendo di essere offeso, quasi mimando l’ultima parola.
-        Partirò con o senza il tuo consenso padre.- concluse il giovane principe, voltando le spalle al padre e dirigendosi verso l’uscita della sala.
-        Artù io te lo proibisco come padre e come re…- Tuonò Uther ,alzandosi dall’alto scanno. Ma Artù aveva già lasciato la sala.
 
…………………………………………
 
-        Cosa è successo dopo che ho perso conoscenza?- chiese Lancillotto esitante alla sua giovane nuova amica , dopo che ella stava ponendo il vassoio con la scodella ormai vuota sul tavolo di fronte al letto.
 
-        Dopo che siete svenuto…- cominciò Virginie esitante – Morgana si è avvicinata a Ginevra. Hanno parlato di una collana…e poi…- Virginie si interruppe improvvisamente.
 
-        E poi cosa…?- chiese Lancillotto ,in preda all’ansia.
 
-        E poi Ginevra ha perso conoscenza e Morgana è scappata.- concluse Virginie.
 
-        E Artù?- chiese Lancillotto. Non poteva credere che avesse permesso a qualcuno di farle del male. Lui ,Lancillotto , non l’avrebbe mai permesso.
 
-        Morgano ha chiesto ad Artù il regno in cambio della vita di Ginevra. Lui aveva accettato, ma suo padre ha fatto intervenire le guardie e Morgana è scappata.-
 
-         Ginevra come sta?-
 
-        Non bene. Gaius dice di non poterla curare. Dice che è opera della magia e che lui è impotente.
 
“lui si ,ma Merlino no!” penso Lancillotto. “Devo vederlo subito…” ma i suoi pensieri vennero interrotti dall’entrata di Parcival nella stanza. Alto più di tutti gli altri cavalieri, il giovane Parcival indossava la cotta di maglia e lo splendido mantello porpora dei cavalieri di Camelot.  Entrato nella stanza, volse il suo sguardo verso Lancillotto e la giovane Virginie. Un largo sorriso si stampò sul suo volto, quando vide l’amico sveglio. Ma prima di volgere a lui le sue attenzioni, andò incontro a Virginie porgendole un mazzolino di fiori di campagna.
-        Per voi mia signora…- incominciò il cavaliere un po’ impacciato. – Li ho visti questa mattina al mercato …ed ho pensato …bhe…io …insomma…- ma le parole gli morirono in gola. La giovane, si era alzata dalla sedia , si levò sulle punte per baciare il giovane sulla guancia.
-        Sono meravigliosi !- disse Virginie ,osservando il giovane che poggiava la mano dove si erano posate le sue labbra. – Vado a cercare un vaso dove sistemarli- . e detto ciò la giovane si congedò portando con sé sia il vassoio che i fiori.
-        …rimarrai lì imbambolato per tutto il giorno…?- chiese Lancillotto divertito vedendo Parcival ancora intento a toccarsi la guancia.
-        Per favore…- incominciò l’amico - … non rovinare questo momento…- concluse, sedendosi sulla sedia accanto al letto.
-        Sai che è la protetta di Uther …-
-        Uther non sarà re per sempre. La pazienza è la virtù dei forti amico mio.- e detto ciò lo colpi dietro al capo.
-        Sei il solito imbecille !- gli disse Lancillotto massaggiandosi la testa dolente. Entrambi poi scoppiarono a ridere.
-        Cosa succede Parcival?- chiese Lancillotto all’amico.
-        Artù vuole andare a scovare Morgana. Uther non vuole ,ma Artù è deciso a partire questa notte con il favore delle tenebre.-
-        Verrò con voi!-
-        Lancillotto…non credo che sia il caso…-
-        Perché no ?-
-        Dopo quello che è successo? Rifletti Lancilltto!
Lancillotto tacque. Parcival aveva ragione . come poteva presentarsi di fronte al principe dopo quello che era successo nella sala del trono. Ma d’altro canto ,come poteva rimanere lì, in quel letto , quando la donna che amava non era ne viva ne morta? Mentre tutte queste domande si animavano nella mente di Lancillotto , tre colpi alla porta lo riportarono alla realtà.
…………………………………
 
La sala del trono era vuota. Non vi erano più ne i cavalieri nelle loro scintillanti armature, ne i consiglieri del re, ricoperti delle loro sete e dei loro velluti. Tre sole figure si ergevano nella sala: il re Uther seduto sul trono, suo fratello Agraveine , accanto ad esso ,e il medico Gaius che si trovava dinanzi a loro. Guardandoli discutere sul da farsi, Gaius notò ancora una volta, come già era accaduto in passato quando era giunto a corte come medico, le profonde differenze fra i due fratelli. Uther , ormai avanti negli anni , era nato per essere un capo. Forte ,testardo e orgoglioso , non avrebbe mai permesso al figlio innamorato di distruggere con un unico colpo tutto quello che aveva forgiato col sangue dei suoi uomini e con le lunghe campagne di guerra. Agraveine, invece, aveva ereditato i modi gentili del lato materno e il leggendario fascino del padre, cose che erano state negate ad Uther, meno bello del fratello e dai modi autoritari. Ma c’era una cosa che Agraveine non aveva mai posseduto : la pazienza. Fin da giovane aveva sempre agito guidato dal proprio istinto, che  più di una volta lo aveva messo nei guai.  Nonostante tutte quelle differenze, i due fratelli erano , tuttora, accumunati dall’amore per  la defunta moglie del re!
Il cambio di tono dei due fartelli ,allontanò Gaius dai suoi pensieri.
-        Uther, per l’amor di Dio, si ragionevole!-
-        No distruggerò tutto quello che ho costruito per un suo capriccio!-
-        Ci sarò io con lui ,insieme ai suoi cavalieri!-
-        Questo di certo non mi rende più tranquillo!-
-        Non permetterei mai che accadesse qualcosa al figlio di Igreine!-
-        Lui è mio figlio!-
-        Sarebbe potuto essere il mio, se tu non mi avessi battuto a duello per la sua mano!-
-        E non sei morto solo perché lei mi ha implorato di risparmiarti!- e di colpo il re sfoderò la spada , imitato dal fratello.
-        Maestà…Vostra Eccellezza…- si intromise Gaius, per evitare un inutile spargimento di sangue. – Rinvangare quei dolorosi ricordi non ci porterà da nessuna parte!- concluse Gaius ,guardandoli entrambi con sguardo severo. I due ,immediatamente abbassarono le spade e in silenzio guardarono il vecchio medico, che continuò a parlare.
-        Maestà , date ad Artù il consenso di partire! Non si fermerà comunque davanti ad un vostro diniego. Ha ragione sua eccellenza vostro fratello…non avremo un’altra occasione di stanarla! So che è doloroso per voi affrontare questo argomento, ma non c’è altra soluzione! Posso mandare Merlino con Artù! Ormai è avviato all’arte medica , e potrebbe essere d’aiuto! Io suggerisco di seguire il consiglio di sire Agraveine…nel caso in cui le cose dovessero mettersi male,ricondurrà Artù a Camelot!- concluse il medico,aspettando la reazione del re.
-        Come sempre i tuoi consigli Gaius ,sono  preziosi per me! Ma lui non tsa agendo per il bene del regno, sta agendo per salvare la vita a quella…serva!-
-        Sire – gli rispose Gaius- …se ci fosse stata la pur minima possibilità di salvare vostra moglie dalla morte…andando alla ricerca di una qualche magia…cosa avreste fatto?-
Uther, sorpreso da quelle parole, non rispose.
-        È esattamente quello che sta facendo Artù!- concluse il medico, volgendo il suo sguardo prima su Uther e poi su Agraveine.
-        e sia!- disse il re infine – Andate a chiamare mio figlio!.-
 ……………………………………………………………………………………………………….
Quando Lancillotto vide il principe Artù sulla soglia della propria camera, non avrebbe saputo dire se fosse più sorpreso o preoccupato. Parcival , scattò in piedi , e previdentemente si allontanò dalla stanza con la scusa di cominciare i preparativi per la partenza. Uscito il cavaliere dalla stanza, un silenzio carico di tensione piombò nella stanza. Lancillotto decise di parlare per primo.
-        Artù , mi perdonerete per se non rispetto il protocollo, ma la schiena mi duole ancora!- e con una mano cominciò a massaggiarsela, abbozzando un sorriso ironico.
-        Non che tu abbia mai avuto rispetto di alcun protocollo ,amico mio!- gli rispose il principe, mantenendosi serio. Era ancora in piedi, esattamente di fronte al letto di Lancillotto. rimase ancora in silenzio, aspettando la prossima battuta del cavaliere.
-        Artù …- cominciò Lancillotto
-        Si …- rispose Artù.
-        Non si ripeterà più quello che è successo la scorsa notte! Il duello e Ginevra…-
-        Perché?- chiese Artù a Lancillotto ,interrompendolo.
-        Perché?!-chiese Lancillotto di rimando, non capendo che direzione stesse prendendo quella conversazione.
-        Perché lei ….Lancillotto-
Lancillotto non rispose. Cosa avrebbe potuto dire? Che l’aveva amata appena l’aveva vista e che si era sentito uno stupido a sperare nel suo amore quando l’aveva abbandonata, invece di chiederle di andarsene da Camelot con lui.
-        Non lo so Artù…- fu l’unica cosa che riuscì a dire – Ma so che lei ha amato voi prima che io mi innamorassi di lei. E voi che ha scelto!-
Ora fu il turno di Artù di rimanere senza parole.
-        Permettetemi di venire con voi Artù! Non sarà una schiena dolorante a tenermi lontano dai guai!-
-        No!-
-        No?!-
-        No , Lancillotto. Ho bisogno di te qua!-
-        Perché Artù?-
-        Perché so che tu la difenderai a costo della vita, se Morgana dovesse sfuggirci e venire qua!-
E in quel momento Lancillotto non potè non ammirare il suo futuro re, che nonostante sapesse quali fossero i suoi sentimenti nei confronti di Ginevra, lasciava a lui il compito di difenderla!
“io avrei fatto altrettanto ???” si chiese Lancillotto . ma non seppe darsi una risposta.
-        La difenderò con la vita , Artù se necessario!-
-        Bene !- e in quel momento il principe si concesse un sorriso.
 
  
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