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Autore: Zammy96    23/07/2012    0 recensioni
La guardia si avvicinò a Runik il quale non indietreggiò nemmeno perché era fermamente convinto del fatto che fosse un Elfo Comune, quest'ultima tirò fuori un piccolo pugnale leggermente ricurvato, perfettamente curato e lucido da un fodero di cuoio scurissimo che portava alla cintura. [...]
Dal polso schizzò, appunto, del sangue giallo, un giallo chiarissimo come oro fluido. A quel punto tutti capirono che non era nessuno dei due tipi di elfi citati prima.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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RUNIK (Libro abbandonato causa inizio di un'altra storia)


Mappa provvisoria fatta con Paint [finché sono in vacanza non ho uno scanner quindi niente matita e carta :( ]

Blu: Mare

Marrone Scuro: Rilievi montuosi

Marrone chiaro: Terreno normale

Verde: Foreste Rilevanti


La mappa verrà sempre aggiornata e magari modificata.


INTRODUZIONE


«Senti anche te questo pianto?»
«Si viene da laggiù.»
Appeso a un ramoscello di un albero, che stava mostrando i primi segni dell'arrivo dell'autunno, c'era una piccola cesta.
«Ma cos'è?»
«Un cucciolo, un cucciolo di un'altra razza, verrà dalle grandi foreste.»
«Qui non è al sicuro. Portiamolo con noi.»
«Sei sicura? E' una grande responsabilità e la nostra situazione economica non è delle migliori...»
«Sì, non possiamo lasciarlo soffrire qui in questo umile modo.»

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Dizionario del capitolo:
Drӓnke(r*): Nano
*Nella lingua dei Nani l'aggiunta della "r" equivale al plurale di quella parola.
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CAPITOLO I - Un giorno diverso dagli altri


«Basta! Smettetela!» urlò in tono supplichevole Runik.
«Vuoi questi?» disse Uren sventolandogli i suoi nuovi stivaletti in faccia.
Uren era il "capetto" del gruppo dei piccoli Drӓnker del villaggio di Dereìt che nella lingua nanica vuole dire "Speranza" ma di speranza ne offriva ben poca: lavoro non ce n'era, la giornata quotidiana dei maschi adulti era andare a caccia e raccogliere l'acqua necessaria per la giornata, mentre le donne erano sempre in casa a pulire e a cucinare; quando avevano del tempo libero seguivano i figli, se ne avevano.
Pochi giorni prima Runik aveva compiuto 11 anni e il padre gli aveva ricavato con del cuoio un paio di stivali, Runik essendo un Elfo e non un nano come tutti era sempre preso in giro e deriso dai suoi coetanei.
Uren lanciò i suoi stivali, fecero due, tre, quattro rimbalzi e poi caddero nel torrente che scorreva vicino al villaggio con una coreografia di schizzi che si spensero in qualche piccola onda, gli stivali galleggiarono seguendo la corrente per qualche secondo poi affondarono.
Subito scese il silenzio, si sentiva solo qualche cinguettio di un uccello.
Le facce dei quattro nani che lo tormentavano erano pallide, sapevano benissimo di essersi cacciati in un possibile guaio.
Si scambiarono qualche veloce occhiata e corsero fra gli alberi.
Runik rimase li immobile, fissando il punto in cui gli stivali erano affondati.
L'acqua fredda del torrente scorreva veloce e creava un gioco di riflessi con la luce del sole che traspariva fra le foglie degli alberi. Ai bordi del torrente vi erano delle pietre: sembravano messe li apposta per delimitare l'area in cui il torrente scorreva.
Runik si mise a piangere.
Dopo qualche minuto si asciugò le lacrime con il suo braccio sporco di terra e si avvicinò all'acqua. Iniziò a scendere il torrente finché non vide due macchie marroni incastrate in una roccia, erano le scarpe.
Decise di cercare di prenderle.
Mise una mano in acqua: era gelida. Si allungò nel tentativo di raggiungere le scarpe, gli mancava una spanna per afferrarle. Si allungò ancora un poco ma cadde in acqua. Il torrente lo trascinava violentemente lontano da dove si trovava prima.
Runik cercò di lottare contro l'acqua gelida ma con il corpo ormai intorpidito dal freddo fece poco e niente.
Non si arrese continuò a dimenarsi. Poi un forte colpo lo colpì alla nuca e tutto divenne nero.

Aprì gli occhi, ancora confuso. Si trovava in un letto, il soffitto era di legno scuro con qualche foglia secca che passava fra le tavolette di legno. Era un soffitto famigliare. Runik capì di trovarsi a casa sua. Si toccò la testa con la mano, mugugnò dal dolore.
Sentì dei passi, era Ylexia, sua madre.
I suoi capelli neri erano sciolti e disordinati, sembrava che si fosse appena svegliata. Indossava un vestito sudicio, probabilmente stava facendo qualche pulizia estrema per la casa.
«Ben svegliato.. Come ti senti?»
«Mi fa male la testa e ho freddo... Cosa è successo?»

«Rey ti ha trovato nel fiume mentre era a caccia... avevi perso i sensi...»
Runik si ricordò tutto: le scarpe, il fiume, Uren,...
Raccontò tutto alla madre.

La sera Ylexia raccontò a Raf, il padre di Runik, l'accaduto. Dopo aver ascoltato attentamente Ylexia Raf disse qualche parola velocemente nella lingua dei nani prese il primo abito pesante che gli capitò per mano e lo indossò. Uscì di casa e sbatté la porta.
Ylexia sapeva benissimo dove stesse andando: a casa dei genitori di Uren.

La mattina successiva tutto il villaggio, si svegliò al suonare di una campana. Non era una campana qualunque: era la campana delle guardie dei Drӓnker.
Il carro era trainato da un giovane cavallo nero ed era malmesso: le ruote in legno erano sul punto di staccarsi, il ferro era tutto arrugginito e il legno era molto rovinato. Sembrava che il carro fosse rotolato per un fosso prima di arrivare a destinazione.
Sul carro militare vi era il padre di Uren che guardava Runik con uno sguardo a dir poco malizioso.
Dal carro una guardia la cui armatura nera risplendeva alla luce del sole mattutino srotolò un pezzo di carta, soffiò sui suoi baffi arancioni e iniziò a leggere ad alta voce ciò che vi era scritto.


Peltur Reinkter, originario di Dereìt denuncia la possibile presenza di un
Elfo dei Boschi nel villaggio di sua appartenenza
e ne chiede la verifica.
Se risulta che l'Elfo qui presente è un Elfo Comune nessuna
azione verrà presa, in caso contrario, verrà decapitato.
Per scoprire di quale Elfo si tratti si controllerà il colore del suo sangue.

Raf e Ylexia impallidirono e le poche persone che risiedevano nel villaggio fissarono Runik.

Runik non si è mai considerato un Elfo dei Boschi perché considerava impossibile che da Rubeina fosse arrivato fino a Dereìt ma aveva segni inconfondibili che solo gli Elfi dei Boschi presentano: come i capelli verdi, la pelle che aveva un colore violaceo/bluastro l'unica cosa che gli Elfi Dei Boschi non avevano era il sangue giallo, nessuna razza aveva il sangue di quel colore.

La guardia si avvicinò a Runik il quale non indietreggiò nemmeno perché era fermamente convinto del fatto che fosse un Elfo Comune, quest'ultima tirò fuori un piccolo pugnale leggermente ricurvato, perfettamente curato e lucido da un fodero di cuoio scurissimo che portava alla cintura.
Il polso di Runik venne preso dalla mano dell'agente militare il quale incise un piccolo taglio sulla vena di Runik.
Dal polso schizzò, appunto, del sangue giallo, un giallo chiarissimo come oro fluido.
La guardia non credette ai suoi occhi, fece cenno ai suoi due colleghi di risalire in carrozza. Da quest'ultima scaraventarono per terra Peltur, il padre di Uren, aspettarono che la guardia entrasse nella cabina con Runik e partirono senza dare spiegazioni.
A quel punto tutti capirono che non era nessuno dei due tipi di elfi citati prima.
Raf urlò inseguendo la carrozza ma le sue piccole gambe da nano non lo aiutarono nel tentativo di raggiungerla ma alla fine si limitò a guardare il polverone che il mezzo aveva generato e si inginocchiò arreso. Il "figlio" che aveva trovato in giovane età immezzo ai boschi lo aveva già perso. Si maledisse da solo di essere andato a discutere con Peltur la scorsa notte il quale altamente offeso andò al campo di guardia più vicino.

Runik sulla carrozza urlò ma non oppese resistenza. Non aveva possibilità di liberarsi da quella guardia.
La ferita che la guardia gli aveva procurato sul polso si era già rimarginata. Ma nessuno dei due ci fece caso.
«Dove siamo diretti?» chiese Runik confuso.
«A Forgen.» Rispose in modo secco la guardia.
Runik rimase a fissare il vuoto fino a tarda sera poi si addormentò.

Runik si svegliò, non era più nella corrazza. Si trovava in una cella piccolissima. Urlò e sbattè i pugni al muro.

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Essendo la mia prima Storia e il mio primo capitolo mi farebbe piacere qualche recensione per capire i miei errori/orrori. Grazie mille :D
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