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Autore: ivyblossom    23/07/2012    4 recensioni
John, sempre il buon dottore, si accorge che c’è qualcosa che non va in Sherlock. Biopsia, diagnosi, chirurgia e radiazioni: Sherlock deve affrontare il trattamento per curare il cancro alla tiroide.
Questa è una storia hurt/comfort, avvolta in amore, momenti sexy, e “come sono finiti insieme”: qualcosa che serve veramente a un’amica per distrarsi mentre è in isolamento radioattivo. Scuse a chiunque si sente offeso.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5: È un buon segno, davvero

Dopo cena, e dopo qualche shot di whiskey per me, Sherlock accontenta le mie richieste e si spoglia, indossando solo la sua vestaglia, e si sdraia sul suo letto. L’ho fatto apposta; il letto di Sherlock non viene mai rifatto, ma per l’occasione l’ho rifatto io stesso. Angoli da ospedale e tutto. Esaminare il tuo coinquilino nudo sul suo letto dopo aver bevuto qualche drink sarebbe visto poco professionale in ogni caso.

Abbiamo già misurato altezza e peso in bagno; ho annotato i risultati sul modulo che Mycroft mi ha inviato via fax questo pomeriggio, insieme alle sezioni precompilate che indicavano il tipo di sangue di Sherlock (0 negativo, sorprendentemente: l’avevo catalogato come AB) e le sue malattie sessualmente trasmissibili (nessuna). Non ha allergie. Ho agitato il termometro e guardato l’orologio.

“Ti prego, dimmi che lo devo tenere in bocca,” dice Sherlock, le braccia incrociate al petto e le caviglie incrociate. Non posso fare a meno di ridere.

“Ma certo!” lo appoggio sulle sue labbra fino a quando non apre la bocca, la lingua alzata. Ce lo spingo dentro e lui chiude la bocca. “Eccellente.”

Controllo l’orologio ancora; aspetto sessanta secondi. Probabilmente non avrei dovuto bere quell’ultimo shot di whiskey. Sherlock sembra un dodicenne con un lecca-lecca in bocca. L’immagine mi fa ridere.

Dopo un minuto controllo il termometro e appunto la sua temperatura. Poco più alta del normale, ma potrebbe essere colpa dei due shot di whiskey che ha bevuto. La annoto come normale. Lo faccio sedere.

La sua pressione sanguigna, sorprendentemente, è totalmente regolare. Esamino orecchie, naso, gola: normali. Le sue labbra sono un po’ screpolate, ma ancora, così sono le mie. Un veloce esame delle sue giunture dimostra che non ci sono problemi. Ascolto i suoi polmoni, lo sento respirare profondamente; c’è un qualcosa di musicale in tutto questo, il suono del respiro di Sherlock. Lo faccio sdraiare ancora una volta e poggio il mio stetoscopio sul suo petto, sull’addome. Passo due minuti buoni ad auscultare il suo cuore. È perfetto, e il suo suono mi piace.

“Ok amico.” questo è un po’ imbarazzante. “Tirati su.”

“Questa è la parte in cui tu mi chiedi di girare la testa e tossire?” sembra più divertito che angosciato.

“Temo di sì.”

Si alza in piedi e slaccia la vestaglia, e porta le mani dietro la schiena. Mentre sono accanto a lui, pesando i suoi testicoli nella mia mano realizzo che ho fatto l’intero esame senza guanti.

“Gira la testa e tossisci.” dico. Lo fa. Non ha un’ernia. Comunque, ha un’erezione, che entrambi facciamo fatica ad ignorare. Per un momento penso di dare uno sguardo al suo pene e prepuzio mentre è in queste condizioni, e ammetto che la curiosità ha avuto la sua parte nella mia decisione di andare avanti e fare così.

“Vuoi un momento?” chiedo. Sembra solo beneducato. Probabilmente avrei dovuto aspettare di chiedere prima di avere una presa sul suo pene. Il whiskey potrebbe avermi dato alla testa un po’ più in fretta di quanto io abbia immaginato.

“Sto bene,” dice Sherlock. È un po’ confuso.

“È inusuale questo, per te?”

“Sì,” dice Sherlock. Poi vedo qualcosa che pensavo non avrei mai visto: è arrossito, dal petto fino al viso. Non credevo fosse possibile. Do uno sguardo veloce, esamino il suo prepuzio, e poi lo lascio andare, e annoto sul file. Normale.

“Va tutto bene,” lo rassicuro. “Succede sempre durante gli esami.” Quello che non dico è che solitamente non causa una reazione simile nel dottore. “È un buon segno, davvero.”

“Va bene,” dice Sherlock. Non esattamente miscredente, ma sicuramente sarcastico.

“Non c’è nulla di cui aver paura qui,” dico, dando un’occhiata ancora, poi chiedendomi cosa diavolo io stia facendo. “Qualcosa di cui puoi essere fiero, decisamente.”

Sorride il suo mezzo sorriso sghembo. Mi chiedo: quando Sherlock è diventato interessante a livello sessuale e/o romantico, per me? È stato durante i suoi vari test e procedure?

Vorrei che la risposta fosse sì, in un certo senso, perché sarebbe tutto più semplice; potrei considerare questo come un desiderio di confortarlo in un momento molto difficile. Abbiamo una relazione strana, ma molto vicina, dopotutto. Per me significa molto di più di chiunque io abbia mai incontrato. È facile confondere i tuoi sentimenti quando stai davanti all’uomo che metaforicamente (e qualche volta letteralmente) salva la tua vita, ti fa sentire intero, ti da uno scopo. Il corpo è veramente semplice, davvero: reagisce e tutti i tipi di stimoli, che siano o non siano sensati per il tuo cervello. È facilmente confuso. Pensavo che sarei disturbato di più dall’elemento omosessuale di tutto questo, ma stranamente non è così. Penso che abbia a che fare con la mia - relativa - maturità.

“Un’altra cosa, solo un’altra,” dico. Gli tolgo la vestaglia, proprio come ho tolto quella in ospedale. È in piedi, di fronte a me, completamente nudo. È una lunga striscia di bianco sotto le luci delle lampade, con una rete blu di vene tracciata sul suo corpo come vernice. È come un’opera d’arte. Le sue palpebre sembrano pesanti, e mi chiedo se lui stia pensando alla stessa cosa a cui io sto pensando. “Devo controllare la tua schiena per i nei. Puoi sdraiarti a pancia in giù?” la mia voce è un po’ più roca del previsto. Come ho detto: non sempre faccio esami nel mio appartamento, o su un letto, o sul letto del mio coinquilino. Lui si adatta.

Lo copro con una coperta; comincia a fare un po’ freddo ora. Faccio una rapida ispezione, sollevo la coperta quando ne ho bisogno, e poi sfrego le mie mani sulle sue spalle e sulla sua schiena. Spingo le dita tra la tensione dei suoi muscoli, li massaggio finché non si rilassano, e li sento sciogliersi sotto le mie dita. Spengo tutte le luci tranne una sul suo comodino. Non c’è più bisogno di luce. C’è qualcosa nel suo respiro, lo so e basta.

Mi sdraio accanto a lui, si gira, e prima che io possa capire chi abbia cominciato, o chi si sia mosso verso chi, le mie labbra sono contro le sue e la mia lingua è contro la sua. Riesco a sentire il suo sapore di whiskey, il takeaway, the. È caldo contro di me, disperato, tutto bisogno e dolore e paura. Questa è la prima volta in cui ho sentito la paura in lui; la paura della chirurgia, del cancro o del trattamento, paura di morire, paura di vivere con la morte imponente sotto la forma di un cancro imprevedibile. Perfino questo: paura di non esprimere qualcosa, di lasciar andare qualcosa; sembrava che avessimo le nostre vite da sistemare in questa relazione complicata, e che ora le abbiamo distillate in una sola notte di pelle, mani, frizione, baci, di suoni incontrollato e meravigliosi dal profondo del suo petto. Prova a prendere fiato e sento che sta per scoppiare a piangere, ma non lo fa. L’evidenza di questa esperienza finisce sulla mia maglietta, sui miei jeans che, come il resto dei miei vestiti, non sono riuscito a levarmi. Finisce la serata accoccolato in fianco a me, la sua mano tra i miei capelli, il suo viso, finalmente rilassato nel sonno, contro il mio petto.

  
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