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Autore: Bluemoon Desire    24/07/2012    2 recensioni
In seguito ad un'interferenza spazio - temporale di natura sconosciuta, il Dottore e Rose si ritrovano catapultati nel 1882 a Portsmouth...morti misteriose e vecchi nemici da affrontare con l'aiuto di un assistente davvero fuori dal comune: Sir Arthur Conan Doyle!
Genere: Commedia, Mistero, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Doctor - 10, Rose Tyler
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Nono

                                                                          Le Ali della Libertà


Nel Tardis…
 

"Rose, ti prego, cerca di ragionare..."
La voce forte e severa di Arthur echeggiò nel silenzio del Tardis.
"...non servirà a nulla seguire le orme del Dottore, a meno che il tuo brillante piano non sia di farti uccidere da quelle creature..."
"Tu non capisci" ribatté ostinatamente lei, continuando a trafficare attorno alla console del Tardis, come se sperasse di ottenere magicamente dal nulla, un'arma invincibile con cui poter sconfiggere i Kronos.
"Cosa dovrei capire, Rose? Dimmelo" proseguì il giovane Doyle, imperterrito "Hai sentito il Dottore...ci ha detto di rimanere qui dentro al sicuro, ha detto che se ne sarebbe occupato personalmente..."
Un sorriso amaro affiorò sulle labbra della ragazza.
"Già, è quello che dice sempre..."
"Fino ad ora, abbiamo sempre seguito le sue indicazioni ed è andato tutto bene" insistette Arthur "Perché rischiare inutilmente le nostre vite? Lasciamo che sia lui ad affrontarli, sicuramente ne sa più di noi due, non credi?"
Rose gli era vicina a tal punto, che quando si voltò di scatto a guardarlo, i suoi lunghi capelli biondi gli schiaffeggiarono il volto.
"NON POSSO!" ruggì, fissandolo con uno sguardo a dir poco fiammeggiante.
"Non puoi fare...cosa esattamente?" incalzò Arthur.
"Abbandonarlo..." mormorò Rose con la voce rotta di pianto.
E prima di scoppiare in lacrime davanti al giovane Doyle, si allontanò a gran velocità, raggiungendo la zona notte, situata al piano inferiore del Tardis.

 
Intanto all'orfanatrofio...
 
Controllò l'ora sul quadrante del suo antico e prezioso orologio da taschino. Lo aveva tenuto sempre con sé, anche dopo aver recuperato totalmente la memoria. Ormai aveva soltanto un valore affettivo, nulla di più. Un ennesimo cumulo di ricordi ed emozioni, da aggiungere ad una già lunga, lunghissima secolare collezione, in continuo divenire. D'altronde, a conti fatti, la vita di un uomo non era altro che quello...un enorme cumulo di ricordi. Esperienze, sensazioni, emozioni e memorie accumulate con il passare del tempo. E i ricordi di un Signore del Tempo, valevano almeno cento volte quelli di un qualsiasi, ordinario essere umano.
900 anni di ricordi, non erano facili da gestire, neppure per un tipo innovativo come lui.
Superò il cancello d'ingresso dell'orfanatrofio, come sempre privo di qualsiasi controllo di sicurezza, e s'incamminò verso il portone principale. Facendo perno con i piedi sul cornicione di una finestra del piano terra, si aggrappò saldamente alla pensilina del piano superiore, sbirciando attraverso il vetro di una finestra. Non vide nient'altro che buio, ma era certo che i Kronos fossero nascosti lì da qualche parte, guardinghi e pronti ad accoglierlo dritto dritto tra le loro grinfie.
Non restava altro da fare, dunque, che entrare nella tana del lupo.
E lo fece. Spalancò l'uscio e scivolò all'interno.
Come l’esterno dell’edificio, l’ingresso era immerso nell’oscurità e nel silenzio, rotto solo dal ticchettio ritmico di un orologio e dal rumore soffocato del suo respiro. Come aveva già personalmente appurato in precedenza, l'edificio era infestato da sciami di Vashta Nerada e da quel poco che ricordava dell'ultima visita, la situazione era piuttosto problematica. 
"Non credo che vi rimarrebbe molto di me, se per una qualche sfortuna cosmica, uno sciame di Vashta Nerada dovesse impossessarsi del mio corpo" esclamò a gran voce, sicuro di essere già circondato dal nemico.
Trascorsero pochi secondi e l'intero piano terra s'illuminò come il cielo americano durante i festeggiamenti del 4 Luglio.
In quel preciso istante, una forte fitta alla testa, lo costrinse ad appoggiarsi contro la parete.
"Vieni avanti, Gallifreyano..." sibilò una voce muta tra i suoi pensieri.
Poi, così rapidamente come si era manifestato, il dolore scomparve.
"Ooooh andiamo, ragazzacci, smettetela con la telepatia e parliamo a quattr'occhi!" li punzecchiò ironicamente il Dottore, avanzando lentamente attraverso il corridoio per raggiungere l'unica stanza illuminata dell'intero edificio.
La sala da pranzo.
Non riusciva a vedere granché, ma sapeva di essere circondato, riusciva a percepire la loro essenza nell'aria.
Pura energia temporale.
Giunto sulla soglia della sala, si bloccò.
C'erano ben tre persone in piedi di fronte a lui, due delle quali particolarmente familiari ai suoi occhi. La seducente e conturbante Lady Chambers e il suo impassibile e vendicativo fratello.  
"Finalmente ci si rivede, Lady Chambers!" commentò il Dottore con sarcasmo, posando il suo sguardo sull’avvenente donna che gli stava sorridendo dall’altro lato del salone.
“E’ un vero piacere rivederla, Mr Smith, mi creda” ribatté la donna, con il suo solito sorriso glaciale stampato sulle labbra “Mi dispiace solo che questo incontro non si rivelerà altrettanto piacevole per lei, Signore del Tempo…”
“Oh non ne sarei così sicuro se fossi in lei, Milady” ribatté acidamente il Dottore.
Una risata simile ad un latrato soffocato, si diffuse nella stanza, calamitando all’istante l’attenzione del Dottore.
C’era un quarto cacciatore di taglie in quella stanza.
“E così siete rimasti solo in quattro” fece il Dottore, passandosi distrattamente una mano tra i capelli, arruffandoli “E dimmi, bel ragazzone, sei tu che ti diverti a giocare con la telepatia? Cos’è, sei forse un timidone? Avanti, mostrami il tuo bel faccino …”
Un’imponente sagoma di stracci si sollevò alle spalle di Lady Chambers, arrancando con passi lenti e strascicati, verso l’unica zona illuminata della stanza. Man mano che la creatura si avvicinava, il Dottore cominciava a capire come stessero realmente le cose. Non c’era niente nell’intero Universo di più pericoloso di un essere vivente in punto di morte, ma con un bruciante desiderio di vivere.
“Avresti potuto salvarci tutti, Signore del Tempo…” sibilò d’un tratto la creatura, con una voce flebile e roca che sembrava quasi provenire dall’oltretomba.
“Non dovrebbe affaticarsi troppo, mio signore” intervenne Lady Chambers, precipitandosi ad offrire il suo supporto fisico.  
“Ce la faccio” tagliò corto l’altro, scansando bruscamente il braccio che la donna gli stava porgendo “Eravamo in tanti, Signore del Tempo, la mia famiglia era rigogliosa e numerosa e tu li hai uccisi …”
Il Dottore si schiarì rumorosamente la voce.
“Mi permetto di dissentire” lo interruppe, prendendo a sua volta la parola “Che io ricordi, se la memoria non mi inganna e vi assicuro che succede raramente, siete stati voi ad attirare il mio Tardis in questo posto, perché sempre VOI, cari vecchi incubi della mia infanzia e giovinezza, avevate bisogno della mia essenza vitale per sopravvivere …”
“Se ti fossi consegnato subito a noi, i miei figli e le mie figlie sarebbero ancora vivi” obiettò il patriarca dei Kronos.
“Oh perciò vorresti addossare sulle mie spalle, la responsabilità della morte dei tuoi figli … beh, sappi che questa cosa non mi piace affatto!” replicò il Dottore, visibilmente infastidito dall’insinuazione della creatura “Sappi che ho già abbastanza sangue innocente che scorre sulle mie mani e non ho proprio alcuna voglia di aggiungerne altro, non se posso ripiegare su altre soluzioni più pacifiche …”
“Nessuna soluzione pacifica, tu devi morire” ribadì perentorio il Kronos.
“E se mi rifiutassi di consegnarmi a voi?” domandò il Dottore “Che cosa accadrebbe? Provereste a prelevarmi con la forza? Vi vorrei proprio vedere …”
Sghignazzò divertito, facendo scorrere lo sguardo sui loro volti.
“… non avete la minima idea di chi io sia e vi assicuro che questo non è affatto un bene per voi!”
“Sappiamo benissimo chi sei, figlio di Gallifrey” fece Lady Chambers in tono strafottente.
“Oh io non credo proprio” insistette il Dottore “Pensateci un momento…Gallifrey, il mio pianeta natìo, il glorioso podio dei Signori Del Tempo è bruciato, distrutto per sempre… eppure io sono ancora qui..”
Sentiva la rabbia ribollirgli nelle vene al solo ricordo degli orrori della Guerra del Tempo, degli affetti perduti e dei sacrifici a cui era stato costretto per salvare l’Universo e i suoi abitanti.
“… li ho uccisi tutti, tutti quanti … ho letteralmente sterminato la mia razza, perciò adesso ditemi … che cosa dovrebbe impedirmi di fare lo stesso con voi, in questo preciso istante?!”
L’inquietante silenzio che seguì queste parole, era carico di tensione.
Chiaramente quelle rivelazioni avevano intimorito i Kronos, forse anche più di quanto si sarebbe aspettato.
“Non abbiamo più nulla da perdere, Signore del Tempo” parlò nuovamente il patriarca, dopo una lunga pausa “Le tue minacce non funzionano con noi, non giunti a questo punto della nostra vita. Stiamo morendo e l’unica cosa che può salvarci sei tu, la tua vita. La nostra specie è sopravvissuta per secoli assorbendo l’essenza vitale dei Signori del Tempo, le vostre preziose particelle temporali ci hanno tenuto in vita per secoli e non sprecheremo l’occasione di usurpare della sua essenza anche l’ultimo figlio di Gallifrey! Quest’ultima cena ci regalerà ancora qualche prezioso secolo di vita … consegnati nelle nostre mani e ti prometto che lasceremo in pace questa città e l’intero pianeta Terra che tu sembri amare così tanto … è una promessa … consegnati spontaneamente a noi e non avrai sulla coscienza altre vittime innocenti …”
Il Dottore inghiottì a vuoto, gli occhi fissi su un punto imprecisato della parete, alle spalle della creatura, e la mente intrappolata tra volti e ricordi del passato.
“NON FARLO, DOTTORE!”
La voce di Rose urlò alle sue spalle, facendolo sobbalzare.
“Cosa diavolo ci fate voi due qui?!” sbottò il Dottore, voltandosi di scatto in direzione della voce e trovandosi faccia a faccia con Arthur e Rose.
L’espressione colpevole stampata sul volto di Arthur, bastò a dargli una risposta.
“Dovrebbe chiederlo alla sua compagna, Sir” mugugnò il giovane Doyle, visibilmente provato da quella che presumibilmente doveva essere stata una guerra verbale dall’intensità non indifferente “Le giuro che ho provato a farle cambiare idea ma …”
“Lo so, Artie, conosco Rose e la sua testardaggine …” lo interruppe il Dottore, appoggiandogli una mano sulla spalla con fare rassicurante.
Ignorando la discussione dei due, Rose si parò davanti al Dottore, frapponendosi tra lui e i Kronos.
“Non toccherete più una sola persona di questo villaggio” annunciò in tono minaccioso “E il Dottore non verrà mai con voi …”
“Stupida mocciosa terrestre … “ il volto di Lady Chambers si deformò, trasformando quel ritratto di pura bellezza in un orrido volto sghignazzante. Spalancò la bocca e liberò una specie di getto acido, che sfiorò il braccio di Rose, provocandole una lieve ustione.
“Rose, stai bene?” esclamò il Dottore, accorrendo al suo fianco.
“Mi ha appena sfiorata” rispose Rose con una lieve smorfia di dolore, sorreggendosi il braccio ferito “Visto con quale orribile creatura stavi per amoreggiare, Dottore?”
Quest’ultimo alzò lo sguardo al soffitto.
“Non mi sembra questo il momento di recriminare certe cose, Rose!” protestò, circondandole la vita con un braccio e trascinandola via prima che un ennesimo getto acido li colpisse entrambi “Arthur, afferra l’altro braccio di Rose e tieniti forte …”
Doyle non fece neppure in tempo a domandare “Perché”.
Il Dottore attivò il dispositivo di trasferimento spazio temporale, teletrasportando tutti e tre di nuovo a bordo del Tardis.
 
 

 
A bordo del Tardis…
 
“Siamo salvi, è finita!” esclamò Arthur, esultando vittorioso.
“Siamo salvi, è vero, ma non è ancora finita” precisò il Dottore “Prima che arrivaste voi due a rovinarmi i piani, stavo facendo quattro chiacchiere con quei bestioni e in effetti è stato piuttosto utile perdere del tempo a sentirli sibilare…”
“Che vuoi dire?” fece Arthur incuriosito.
“Ti ho detto che volevo dar loro l’occasione di risolvere la questione in modo pacifico ma per esperienza personale, direi che non sono particolarmente disposti a cedere, perciò ho deciso di agire di conseguenza…”
“Li ucciderai?”
Il Dottore lo colpì con una sonora pacca dietro il collo.
“Ho detto di no, niente violenza” lo redarguì severamente, fissandolo con aria torva “Sei duro di comprendonio Sir Doyle, o cosa?!”
“Ok, allora che soluzione suggerisci?”
“Li imprigionerò per sempre qui nel Tardis” spiegò il Dottore “Parlando con il loro patriarca mi è venuta in mente un’idea…un tempo per difendere i Tardis dagli attacchi dei Kronos o di altre creature malvagie, i Signori del Tempo sfruttavano un particolare meccanismo di sicurezza… delle sfere a trasporto quantico …”
“Delle…cosa?” domandarono Rose e Arthur in coro.
“Sfere a trasporto quantico” ripetè il Dottore. Si inginocchiò sotto la console del Tardis, iniziando a frugare in vari scatoloni alla ricerca di qualcosa “Dovrei averne qualcuna ancora a bordo, ho sempre pensato che un giorno si sarebbero potute rivelare utili …”
“Ed esattamente che cosa fanno queste sfere?” domandò Arthur, impegnato a cercare di seguire il filo logico del discorso.
Rose aveva abbandonato già da un po’ le speranze di riuscirci.
“I Kronos si nutrono dell’essenza dei Signori del Tempo o in alternativa dell’essenza vitale dei Tardis” spiegò il Dottore “In poche parole, il loro corpo è un ammasso sconnesso di particelle quantiche assimilate nel tempo, particelle quantiche che grazie a queste sfere possono essere intrappolate per sempre …”
“Sono delle prigioni in miniatura” commentò Doyle, fissandole incuriosito.
“Sì, beh, in un certo senso” fece il Dottore “Visto perché dico che comunicare con il nemico non è mai una cattiva idea? Non mi avrei mai ricollegato le sfere ai Kronos se il patriarca non avesse risvegliato l’idea nella mia mente! Brillante, non trovate?” rivolse ai due un sorriso beffardo e si rituffò sotto la console “Ovviamente recuperati i Kronos, dovremo pensare a risolvere l’altro problema, lo sciame di ombre assassine che se la spassa ancora in giro per i corridoi dell’orfanatrofio …”
Arthur e Rose si scambiarono un’occhiata complice che non sfuggì al Dottore.
“Che c’è?” domandò ad entrambi, inarcando il sopracciglio con fare sospettoso.
“In realtà quel problema lo avremmo già risolto io ed Artie!” rispose Rose, circondando affettuosamente le spalle di Doyle con un braccio.
“Già” confermò l’altro, sorridente “Pensavi che fossimo venuti all’orfanatrofio solo per tirarti fuori dai guai?! Lo abbiamo fatto per, diciamo, portare avanti la missione … tu lavoravi sul fronte Kronos, mentre noi ci occupavamo delle ombre …”
Il Dottore strabuzzò gli occhi.
“Avete appiccato l’incendio all’orfanatrofio?!” esclamò, incredulo.
“Ci metterà un po’ prima di divampare in tutto il suo splendore” spiegò Rose “Perciò hai tempo a sufficienza per intrappolare quelle orrende creature sputa acido nelle tue palle quantiche…”
“Sfere quantiche” la corresse il Dottore.
“Quello che sono” tagliò corto lei “E, tra parentesi … “si avvicinò al Dottore, gli appoggiò entrambe le mani sulle spalle, sollevandosi sulla punta dei piedi “… lo sapevo che Lady Chambers non era bionda naturale!” gli sussurrò all’orecchio, stampandogli poi un sonoro bacio sulla guancia, prima di allontanarsi dalla sala.
Sotto lo sguardo divertito di Doyle, il Dottore dovette far ricorso a tutto il suo autocontrollo, affinché la sfera che stringeva tra le mani, non rotolasse sul pavimento della sala comandi.
Recuperata la lucidità mentale necessaria, approfittando della momentanea assenza di Rose, attivò il sistema di trasporto quantico della sfera e diede il via al trasferimento.
Dopo qualche istante, la sfera si illuminò.
Aveva localizzato il segnale dei Kronos.
“Come farai a sapere quando il processo sarà ultimato?” domandò Arthur.
“La sfera diventerà opaca” rispose il Dottore, sfiorandone delicatamente la superficie liscia “E’ quasi bollente … sta accogliendo un’enorme quantità di particelle quantiche …”
Arthur spostò alternativamente lo sguardo dalla sfera al Dottore.
“Vale qualsiasi sofferenza, non è così Dottore?” esordì infine a mezzavoce.
“Come scusa?” fece il Dottore, senza capire.
“Rose” disse semplicemente Arthur “E’ fantastica, Dottore, non lasciare che le tue paure ostacolino quello che c’è tra di voi …”
“E cosa ci sarebbe esattamente tra di noi?”
“Sai bene di cosa parlo”
“E’ complicato, Artie”
“Già, forse è complicato come dici, ma non renderlo impossibile!”
Improvvisamente, la voce di Rose urlò dal piano inferiore.
“UN DOTTORE CHE MI RAGGIUNGA IN INFERMERIA, HO UN’USTIONE DA SISTEMARE IN CASO L’AVESTE DIMENTICATO, CERVELLONI!”
I due scoppiarono a ridere.
Forse Doyle aveva ragione, pensò il Dottore, ma la verità era che trovava estremamente difficile avvicinarsi a qualcuno, amarlo liberamente, senza riserve. Per esperienza, sapeva che un giorno o l’altro avrebbe dovuto lasciarlo andare. Il problema era proprio quello. Era certo che se solo si fosse abbandonato al sentimento che provava verso Rose, se solo avesse perso il controllo anche per un brevissimo istante, non sarebbe mai più stato in grado di lasciarla andare. 



ANGOLO DELL'AUTORE: E finalmente i cattivi sono stati spazzati via...muahahahahahaha!!!  Lo so, Rose ci ha rimesso nello scontro con Lady Chambers ma d'altronde niente si guadagna facilmente nella vita, giusto? Ancora un capitolo prima di dire addio a questi personaggi...spero ancora una volta di aver gestito bene la situazione! ;)
   
 
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