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Autore: LaniePaciock    24/07/2012    6 recensioni
Rick e Kate finalmente c’è l’hanno fatta, ma a che prezzo? Le dimissioni, la rottura tra Esposito e Ryan… Kate pensava di smettere, di essere in salvo, ma se venisse assassinato Smith? Se fosse di nuovo in pericolo? Ma soprattutto, cosa succederebbe se l’uomo misterioso di nome Smith non fosse stato l’unico a ricevere i fascicoli sul caso Beckett da Montgomery?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Rick's dad'
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Cap.13 Il peso della paura

Un suono acuto e cadenzato destò e fece sussultare spaventato Rick. La sveglia. Sbuffò scocciato. Spostò di malavoglia il braccio dai fianchi della sua musa, si voltò sulla schiena e con un colpo secco schiacciò quel fastidioso aggeggio sul comodino accanto al letto. Finalmente un po’ di pace… pensò lo scrittore con un sospiro. L’avevano programmata la sera prima per potersi svegliare presto nonostante la stanchezza. Avevano concordato infatti di accompagnare Tully in banca quella mattina.
Rick si rigirò su sé stesso e si riappropriò della vita di Kate. Passò quindi una gamba sopra quelle di lei e la strinse con la schiena contro il suo petto, nascondendo il naso tra i suoi capelli lunghi. La sera prima era rientrato in camera cercando di fare il meno rumore possibile. Si era steso accanto alla detective sperando di non disturbarla, ma la donna al suo arrivo si era mossa. Si era posizionata con un braccio sul suo petto e la testa sulla sua spalla. Per un momento aveva avuto paura di averla svegliata. Poi però si era accorto che Kate continuava a dormire serenamente. Durante la notte invece avevano cambiato posizioni. Kate si era portata su un fianco, mentre Rick aveva premuto il petto alla schiena di lei e con un braccio si era aggrappato possessivo alla sua vita, come se avesse inconsciamente paura che potesse scappare da lui.
L’uomo quindi si accoccolò di nuovo contro il corpo caldo di Kate, quando la detective fece un respiro più profondo degli altri.
“Rick…” mormorò assonnata. Lo scrittore mugugnò in risposta. “Rick era la sveglia quella?” domandò dopo qualche secondo la donna, cominciando a uscire dal sonno e prendendo man mano lucidità.
“No…” biascicò lo scrittore stringendola di più a sé e parlandole praticamente sul collo. “Era un canarino poco intonato. Torna a dormire…” continuò quasi supplicando, nella speranza di non alzarsi mai da quel letto. Kate ci mise qualche secondo a recepire le sue parole.
“Quindi avresti appena schiacciato un canarino sul tuo comodino?” domandò ironica, avendo sentito chiaramente la manata dell’uomo contro la sveglia. Lo scrittore sbuffò contro il suo collo, ma non rispose. “Rick?” lo richiamò ancora voltandosi piano verso di lui. Ora erano faccia a faccia. Il braccio dell’uomo non aveva abbandonato la vita di lei, come la sua gamba intrappolava ancora quelle della sua musa. Rick mugugnò di nuovo. Fino a quel momento aveva tenuto gli occhi chiusi e non sembrava intenzionato a fare il minimo sforzo per aprirli quella mattina. Quando Kate si era girata, il suo volto aveva dovuto abbandonare il nascondiglio caldo tra i suoi capelli e si era rifugiato nel cuscino. Percependo però il viso della donna a pochi centimetri dal suo, non riuscì a fare a meno di aprire un occhio. “Buongiorno dormiglione” lo salutò Kate ridacchiando e lasciandogli un piccolo bacio sulla guancia libera. D’altronde sarebbe stato impossibile arrivare alla bocca. La faccia dello scrittore in quel momento era mezza affondata e nascosta nel morbido cuscino. Rick richiuse l’occhio e immerse ancora di più la testa nel guanciale, come un bambino che non ha voglia di svegliarsi. Se non avesse avuto il braccio aggrappato alla vita di lei, probabilmente si sarebbe anche tirato le lenzuola sopra la testa. “Dai Rick, credo sia il caso di alzarsi ora…” disse Kate reprimendo uno sbadiglio, divertita. A volte il suo scrittore sapeva essere davvero un bambinone. Ma in fondo amava anche quel lato mai cresciuto di lui. Allungò le braccia sopra la testa per stiracchiarsi. E in un attimo Rick le fu sopra, più sveglio che mai. La donna non poté fare a meno di lanciare un mezzo urlo spaventato, ritirando immediatamente le braccia contro il suo corpo. Lo scrittore si teneva sulle braccia per non pesarle troppo addosso. Un sorriso furbo gli incorniciava in volto.
“Buongiorno amore!” esclamò l’uomo allegro. Kate rimase stupita da questo improvviso cambiamento, la bocca aperta. Di solito per svegliarsi completamente gli ci voleva almeno mezz’ora. Stava per mandarlo al diavolo per averle fatto prendere un colpo, quando Rick si abbassò su di lei e la baciò.
Lo scrittore era sicuro di dover temere ritorsioni per quel piccolo scherzo, ma sapeva come distrarla. E lui amava distrarla. La baciò a lungo e con trasporto finché non ebbero più fiato. Quindi si alzò appena da lei, facendo sempre leva sulle braccia, e la guardò. A quanto pareva il suo piano aveva funzionato. La sua musa aveva uno sguardo parecchio perso tra le nuvole. Ridacchiò soddisfatto e si distese di nuovo accanto alla detective, su un fianco, in modo da poterla ancora una volta stringere a sé. Adorava sentire il corpo caldo di lei contro il suo. Per quanto tempo aveva sognato di averla fra le braccia? Affondò il naso nel collo di lei, inspirando il profumo residuo di ciliegie, mentre Kate ancora si riprendeva dall’effetto combinato di spavento e bacio.
“Mi sembri particolarmente allegro stamattina…” commentò infine la detective voltando la testa verso lo scrittore e alzando un sopracciglio. Non riuscì però a reprimere un sorriso. In risposta l’uomo le lasciò un bacio sulla spalla. Quindi allontanò appena il viso per guardarla negli occhi.
“Sono solo felice di potermi svegliare di nuovo con te accanto” replicò lo scrittore con occhi da cucciolo. “Mi sei mancata troppo l’altra sera…” aggiunse quindi, lasciandole un altro bacio sulla spalla.
“Rick, l’altra sera ero in ospedale e c’eri anche tu con me” gli fece notare la donna.
“Vero. Infatti non ho potuto abbracciarti né baciarti quanto avrei voluto purtroppo…” mormorò con un sorriso furbo in volto e avvicinando contemporaneamente il viso a quello di lei per baciarla ancora una volta sulle labbra. Quindi si riappoggiò al cuscino. Rimasero a guardarsi per qualche secondo, sorridenti in volto, facendosi cullare semplicemente dalla reciproca presenza. A entrambi era mancato quel contatto, anche se solo per un giorno. Ne avevano bisogno come l’aria. Il sorriso di Rick si spense un po’ però quando i suoi occhi si soffermarono ancora una volta sul livido sul volto di Kate. Si era scurito. Sapeva che era normale, ma non poteva fare a meno di starci male lui stesso. Il taglio invece era meno rosso e sembrava avesse cominciato finalmente a collaborare e cicatrizzarsi. Il ricordo degli altri segni sul corpo della donna, che aveva visto, sfiorato e baciato la sera prima, gli entrò prepotentemente in mente. Alzò il braccio con cui fino a quel momento aveva stretto la vita della sua musa e iniziò a carezzarle il volto con delicatezza. Kate chiuse gli occhi a quel tocco leggero e dolce. La mano di Rick scese quindi lentamente dal volto, al collo, alla spalla, al braccio fino ad arrivare a intrecciare le sue dita con quelle della donna, sopra la pancia di lei. A quel punto Kate riaprì gli occhi e allacciò lo sguardo con quello dell’uomo. Nei suoi occhi blu c’era una vena di tristezza e ansia. La donna non aveva bisogno di parole per capire che lo scrittore era preoccupato per lei. Si sporse appena verso di lui e gli lasciò un piccolo bacio sulla punta del naso.
“Andrà tutto bene, vedrai” sussurrò quindi rassicurante a qualche centimetro dal suo volto. Strinse appena la mano dell’uomo per dare forza alle sue parole. “Questa volta lo incastreremo e a quel punto non dovremo più preoccuparci per il drago. Non sarà più in grado di sputare nemmeno una fiammella quando avremo finito con lui…” continuò scherzosa, cercando di alleggerire il peso che Rick aveva nel cuore. Lo capiva benissimo. Era lo stesso che aveva anche lei. Il peso della paura. Non per il drago. Per la sorte dell’altro.
“Se ti accadesse qualcosa, io… io non saprei…” cercò di dire Rick. Aveva la voce rotta, così diversa dal tono scherzoso di poco prima. Subito però fu bloccato da Kate che portò la mano libera sulla sua bocca per non farlo continuare.
“Ssh…” mormorò. Appoggiò la fronte a quella di lui e strinse di nuovo la sua mano. “Non accadrà niente amore. Non siamo più soli. Stavolta abbiamo degli alleati ricordi? La Gates e Tully. Risolveremo questo caso una volta per tutte. Così finalmente potrai portarmi a vedere la tua bellissima casa negli Hamptons, dove trascorreremo un fantastico mese solo noi due…” A quelle parole Rick fece un mezzo sorriso da sotto la mano della donna. Kate allora allontanò appena il volto da lui per guardarlo negli occhi. Quindi ritrasse piano la mano, spostandola sulla sua guancia e carezzandola appena con il pollice.
“Solo noi due?” chiese l’uomo dopo qualche secondo. Il tono era quasi incredulo e gli occhi erano quelli da cucciolo speranzoso. Ancora non credeva possibile che sarebbe successo davvero. Che sarebbe davvero andato negli Hamptons con la sua musa. Kate annuì sorridendo.
“Solo noi due” ripeté la donna. Il sorriso sul volto dello scrittore si allargò.
“Ti amo” sussurrò Rick. Prima che Kate potesse rispondere, si sporse appena verso di lei e la baciò di nuovo. Un bacio che sapeva di timore e speranza insieme. Quando si staccarono, Rick emise un sospiro.
“Quindi immagino che dovremmo proprio alzarci…” mugolò, facendo una smorfia. Kate ridacchiò.
“Prima ci alziamo, prima risolviamo il caso, prima andiamo negli Hamptons. Semplice Rick” dichiarò la donna sorridendo. Gli lasciò la mano e cercò di alzarsi. Subito però un braccio di Rick comparve intorno alla sua vita e la bloccò. La attirò a sé ancora una volta, facendola sdraiare di nuovo. Sentì il respiro dello scrittore sul suo orecchio .
“Stavo pensando, non sarebbe il caso di fare una doccia prima di andare a fare colazione?” le mormorò malizioso. Il suo respiro caldo sul collo la fece rabbrividire. “Vorrei farti sperimentare un altro tipo di massaggio… e ti posso assicurare che è migliore di quello di ieri sera.”
 
Rick e Kate uscirono dalla camera dello scrittore, lavati, cambiati e con un grosso sorriso in volto, tre quarti d’ora dopo. L’uomo si avvicinò subito ai fornelli per iniziare a preparare la colazione. Kate non aveva bisogno di vedere latte e uova tirate fuori dal frigo per sapere cosa avrebbe cucinato. Pancakes. Rick preparò l’impasto e contemporaneamente mise a scaldare il caffè. La detective invece tirò fuori piatti e posate per entrambi, ma anche per gli altri componenti non ancora presenti della famiglia Castle. Li sistemò quindi sul bancone insieme ai bicchieri e a un cartone di succo di frutta. Ormai si muoveva perfettamente nella grande cucina dello scrittore. In qualche giorno aveva imparato la posizione di ogni oggetto. Anche perché Rick amava cucinare, ma si stufava a preparare la tavola e a risistemare le cose pulite. Quindi era un compito che quasi sempre si accollava lei. Non le dispiaceva in ogni caso. Era comunque qualcosa da fare, mentre l’uomo era intento a preparare chissà quali manicaretti. Non perché lei non sapesse cucinare o non le piacesse, ma perché la metà delle volte il menù era una sorpresa e lei non poteva neanche osservare la preparazione.
Nel giro di pochi minuti la colazione era pronta e servita. Rick stava già addentando il primo pezzo di pancake, quando sentirono dei rumori provenire dal piano di sopra e capirono che qualcun altro si era svegliato.
“Buongiorno tesoro!” salutò Rick vedendo la figura della figlia scendere, ancora mezza assonnata, ma già vestita, le scale. Alexis finì di stropicciarsi un occhio e si voltò verso di loro.
“Buongiorno papà. Buongiorno Kate” salutò a sua volta appena li ebbe visti, cercando di reprimere uno sbadiglio con scarso successo.
“Ciao Alexis” ricambiò la detective con un sorriso.
“Come mai già in piedi?" domandò lo scrittore curioso dando un’occhiata all’orologio della cucina. Erano quasi le otto. Sapeva bene che la ragazza non si svegliava mai troppo tardi la mattina, anche quando non doveva andare a scuola, ma quell’ora, in piena vacanza, era presto anche per lei. Si alzò e recuperò latte e cereali, con cui la figlia faceva abitualmente colazione, insieme a una tazza. Alexis alzò le spalle, mentre si avvicinava loro. Si sedette accanto a Kate e contenne un altro sbadiglio, prima di scuotere la testa per svegliarsi del tutto. Rick e Kate non riuscirono a reprimere un sorriso a quella vista. In quel momento infatti Alexis sembrava una bambina.
“Volevo salutarvi prima che usciste” rispose alla fine la ragazza alzando gli occhi sui due. Entrambi la guardarono stupiti, Rick in particolare. In fondo era uscito altre volte presto la mattina e ovviamente non sempre si erano salutati. Alexis arrossì appena nel vedere quegli sguardi confusi su di lei. Abbassò gli occhi e si concentrò sul versare il latte nella tazza. Poi si morse il labbro inferiore. “So che ora state insieme, e che giustamente volete un po’ di privacy, ma non vi vedo da un po’ e ora c’è anche questo caso…” mormorò quasi in tono di scuse. In un attimo Rick fece il giro del bancone e si portò accanto alla figlia.
“Alexis… tesoro guardami” le disse lo scrittore, posandole una mano sulla spalla. La ragazza si voltò lentamente, senza sollevare lo sguardo, come se prima il bancone e poi il pavimento fossero molto più interessanti del solito. Quindi deglutì e alzò gli occhi blu, incontrando quelli del padre. “Tu e Kate sarete sempre le persone più importanti della mia vita. Non scordarlo mai. Solo perché sto con lei, non significa che mi dimenticherò di te…”
“Questo lo so però…” iniziò a dire la ragazza veloce per paura che interpretassero male le sue parole. Il padre però la interruppe.
“Tesoro, so che non è quello che intendevi dire, tranquilla” continuò Rick sorridendo. Alexis annuì e tornò ad ascoltare. “Voglio solo rassicurarti sul fatto che non ho dimenticato la promessa che ti ho fatto” specificò guardandola negli occhi. “Ho lasciato il distretto perché mi hai fatto capire che non potevo più rischiare e non ho rimpianti per questo. Ma ora c’è altro in ballo…” Si fermò un momento per raccogliere le idee. Fece un sospiro e tornò a guardarla. Le strinse appena la spalla. “Questo caso è estremamente importante. E al punto in cui siamo è impossibile fermarsi stavolta…” disse, lanciando un’occhiata a Kate dietro le spalle della figlia. “Quindi ti prego solo di essere paziente. Sarà solo per questa volta.”
“Ma se ti succedesse qualcosa? Se vi succedesse qualcosa?” domandò spaventata e preoccupata, spostando lo sguardo dal padre alla detective. Alexis non era stupida. Aveva capito che questa volta sarebbe stato un gioco molto più pericoloso del solito. Rick lanciò un’altra occhiata a Kate, non sapendo cosa risponderle. In fondo era lo stesso dubbio che assillava anche lui e che prima aveva esternato alla detective. Lei era riuscita a calmarlo, ma ora cosa avrebbe dovuto rispondere lui per tranquillizzare sua figlia? Riportò lo sguardo su Alexis e vide infatti la sua stessa paura riflessa in quegli occhi blu così simili ai suoi. Aprì la bocca, ma si trovò a corto di parole. Non sapeva davvero cosa dire. Fu Kate a salvarlo. La donna infatti, vedendo l’agitazione prendere il sopravvento, richiamò l’attenzione della ragazza.
“Alexis…” La figlia dello scrittore voltò la testa verso di lei. Aveva gli occhi appena lucidi. Rimase ancora una volta stupita da quanto assomigliassero a quelli del padre. Lo stesso blu brillante. Abbassò per un momento lo sguardo sulla tazza di caffè davanti a lei. Non sapeva quanto poteva intromettersi. In fondo non era sua madre. Però si sentiva in dovere almeno di tentare di rassicurarla. Fece un respiro e rialzò gli occhi su di lei. “Alexis, so che forse non è abbastanza, ma farò tutto quello che è in mio potere per riportare sempre tuo padre a casa da te” disse la detective. Il suo sguardo era deciso. Lei aveva perso un genitore. Non avrebbe permesso che anche la fantastica ragazza davanti a lei subisse la sua stessa sorte. “Te lo prometto.” Alexis la guardò con gli occhi sgranati per un momento. Sapeva che la donna avrebbe fatto qualunque cosa per suo padre, la cosa era reciproca, ma non si aspettava tutto questo impegno verso di lei. Eppure avrebbe dovuto. Non era stata la detective a richiedere suo padre al distretto. Ci si era infilato da solo e sapeva mettersi nei guai tranquillamente di per sé. Ma lei lo aveva sempre tenuto d’occhio. E aveva sempre fatto in modo che tornasse da lei. Come il giorno della rapina in banca. Inoltre spesso l’aveva anche consigliata, come quando aveva optato per lo stage al distretto. Kate era stata la prima a saperlo, perfino prima di sua nonna, e ricordava bene il suo tono al telefono, stupito, ma felice. Annuì appena.
“Non voglio che succeda niente neanche a te però, Kate…” mormorò dopo qualche secondo, quasi imbarazzata. La detective rimase con la bocca semiaperta a quella confessione e gli occhi le si inumidirono appena. Rick sorrise. Sapeva che se anche gli fosse successo qualcosa, Kate si sarebbe presa cura di Alexis. E non perché glielo avesse promesso tempo prima. Ma perché, poteva scommetterci la testa, si era affezionata a lei. E sapeva per certo che il sentimento era reciproco da parte di Alexis.
“Tesoro…” chiamò lo scrittore, alzando delicatamente con una mano il viso della figlia verso di lui. Ora sapeva cosa dire. “Non ci accadrà niente. Questo te lo prometto io” disse con voce ferma. A quel punto rimasero qualche secondo a guardarsi negli occhi, poi l’uomo attirò la ragazza verso di sé e la abbracciò. “Non ci accadrà niente” ripeté con tono rassicurante, lasciandole un piccolo bacio sulla testa e carezzandole la schiena con una mano. “Torneremo qui tutte le sere. Questa situazione non durerà a lungo. Ho paura che dovrai sopportarci ancora per molti e molti anni, perché io non ho intenzione di lasciarti. E nemmeno Kate. Inoltre noi due abbiamo ancora una battaglia laser da finire, no? Non posso mica andarmene ora che sto per vincere!” continuò cercando di tirarle su il morale. Sentì uno sbuffo divertito provenire dalla spalla dove era appoggiata la figlia. Kate guardava quella scena così tenera immobile, quasi con il timore che muovere un solo muscolo significasse la fine della magia. Aveva un sorriso dolce in volto. Sapeva che Rick era un padre fantastico e quei momenti servivano solo a dargliene una ulteriore conferma.
I due rimasero in quella posizione per qualche momento finché la ragazza non si staccò dal padre, il viso decisamente più sereno. Ma Rick ha un naturale effetto calmante sulle persone o funziona solo con me e Alexis? si trovò a domandare internamente la detective. Ripresero la colazione interrotta, chiacchierando su quello che avrebbe fatto quel giorno la ragazza e lasciando che le preoccupazioni scivolassero via da loro.
“Tua nonna e Tully?” domandò alla fine lo scrittore alla figlia. Finì di lavare un piatto e lo passò a Kate che lo avrebbe asciugato e rimesso a posto. Aveva dato un’occhiata all’orologio e si era accorto che se non si sbrigavano sarebbero entrati tardi in banca e avrebbero quindi ritardato al distretto. La Gates non ne sarebbe stata tanto contenta.
Kate si voltò un momento a fissarlo, le sopracciglia aggrottate, il piatto fermo a mezz’aria. L’uomo aveva usato un tono strano nel nominare i due, che non avrebbe saputo definire bene neanche lei. Sapeva solo che la sera prima non c’era. Comunque non disse niente. Asciugò il piatto e lo mise a posto. Alexis scosse la testa, mentre masticava gli ultimi cereali. Sembrava che lei non avesse notato nulla di strano nel tono del padre. Possibile che l’avesse solo immaginato?
“Credo di aver sentito la nonna andare in bagno, mentre mi preparavo” rispose la ragazza subito dopo aver inghiottito. “Per Alex invece non so proprio” aggiunse alzando le spalle. Come se li avesse sentiti parlare, Martha scelse quel momento per fare la sua comparsa sulle scale. Alexis e Kate la salutarono con un sorriso. Rick invece si limitò a un leggero sbuffo.
“Ci stavamo giusto chiedendo che fine aveste fatto” esclamò quasi con tono scocciato. L’attrice però sembrò non farci caso. Aveva uno sguardo assente e preoccupato. Salutò i presenti con un cenno della mano e si diresse verso di loro. Sembrava nervosa.
“Martha tutto bene?” domandò la detective vedendola agitata. “Dov’è Alex?” chiese quindi non vedendolo insieme alla donna. Il giorno prima non si erano staccati un secondo. L’attrice aprì la bocca per rispondere, ma la richiuse quasi subito e si morse il labbro inferiore.
“Ecco… lui… lui è… insomma…” balbettò. I tre la guardarono stupiti. Da quando Martha Rodgers balbettava?
“Mamma?!” la richiamò con tono impaziente lo scrittore. Lei fece un sospiro e abbassò lo sguardo sul pavimento.
“Beh… insomma sapete che stamattina dovevate andare a prendere quei documenti, no?” Kate aggrottò le sopracciglia e scambiò uno sguardo con Rick. Aveva paura di capire dove volesse andare a parare.
“Certo” rispose lo scrittore per entrambi. “Ci siamo accordati ieri sera. E sarebbe anche il caso che si muovesse a scendere a questo punto. Rischiamo di fare tardi.” Martha prese un respiro profondo prima di continuare. Quindi alzò gli occhi sui due.
“Ecco appunto… ha detto che vi avrebbe incontrato al distretto” rivelò alla fine la donna tutta d’un fiato, mentre si torturava le mani. Scrittore e musa sgranarono gli occhi.
“Martha, stai dicendo che è andato da solo a recuperare quei documenti?” domandò dopo qualche secondo la detective appena ebbe capito il senso di quella frase. L’attrice annuì con un sospiro. “Ma… ma potrebbe essere pericoloso! Avevamo deciso apposta di andare insieme!” si sfogò Kate, incredula. Va bene che era un ex-agente CIA, ma cavolo sapeva meglio di lei che era sempre bene avere rinforzi pronti. Forse il drago ancora non sapeva niente, ma se invece lo avesse ad esempio fatto pedinare?
“Lo so!” sbottò Martha, il tono evidentemente scocciato e preoccupato. “Infatti Alex non voleva mettervi in pericolo” replicò comunque in difesa dell’uomo. “Così stamattina è uscito presto, prima che vi alzaste credo, ed è andato in banca aspettando che aprisse. Non mi ha voluto dire quale fosse. Mi ha detto solo che sapeva come muoversi e che vi avrebbe incontrato direttamente al distretto.” Rick sbuffò contrariato.
“Certo, mi sembra giusto!” esclamò scocciato chiudendo in malo modo l’acqua del rubinetto come fosse colpa sua. “Lui sa fare tutto e noi niente! Quando capirà Mr. Sono-Tuo-Padre che non siamo più dei bambini da abbastanza tempo ormai?” Non era rivolto a nessuno in particolare. Si stava semplicemente sfogando. Si sentiva trattato come un bimbo a cui è meglio nascondere le cose perché potrebbe non sopportarne il peso. E non lo accettava.
“Rick calmati” disse Kate con tono fermo e dolce insieme, accarezzandogli un braccio.
“Se lo ammazzano, sono certo che quei documenti spariranno e a quel punto addio prove! Non voglio che faccia saltare tutto perché è un idiota che pensa di poter fare tutto da solo! Non glielo permetto” affermò quasi ringhiando.
“Richard!” lo richiamò la madre, stupita e ferita da quelle parole. Lo scrittore voltò la testa per replicare, ma Kate si mise in mezzo tra lui e la donna. Aveva i piedi ben piantati a terra di fronte a lui, le braccia in avanti, le mani poggiate sul petto dell’uomo come a volergli impedire di avanzare.
“Ora basta Rick” sussurrò seria, guardandolo negli occhi. “Appena lo incontreremo al distretto gli faremo capire che non è in questo modo che lavora una squadra. Per ora è inutile fare scenate. Tua madre è già abbastanza preoccupata e stai spaventando di nuovo Alexis…” A quelle parole la rabbia dello scrittore si sgonfiò in un attimo. Guardò per un momento sua figlia, ancora seduta al bancone, e si accorse che Kate aveva ragione. C’era di nuovo paura nei suoi occhi. Chiuse gli occhi, fece un respiro profondo e si calmò del tutto. Poi tornò a guardare Kate. “Non è colpa di tua madre se Tully è andato” continuò Kate in tono più dolce, accarezzandogli una guancia. “Non avrebbe potuto fermarlo. Ma è pur sempre un ex-agente CIA e a questo punto dobbiamo fidarci. Perciò ora calmati e preparati a concentrarti sul caso. Mi servi lucido, Castle” aggiunse quindi, come se fosse un ordine, facendogli un mezzo sorriso. Rick non riuscì a non sorridere a sua volta. Annuì e fece un altro sospiro.
“Scusatemi…” mormorò dopo qualche secondo a occhi bassi, ma rivolto alle sue donne. “Scusami mamma, io…”
“Non preoccuparti, Richard” replicò la madre senza lasciarlo finire, un sorriso rassicurante in volto. “Ora andate. Le banche hanno aperto già da un po’ e sono sicura che Alex stia già per finire. Prima risolvete questa storia, meglio sarà per tutti.” Rick e Kate annuirono. Lasciarono strofinacci e spugne e si diressero quindi verso l’entrata del loft per recuperare le giacche.
“A proposito…” disse lo scrittore un secondo prima di aprire la porta e uscire. Si girò di nuovo verso la madre, le sopracciglia aggottate. “Come facevi a sapere che era uscito prima? In che camera hai dormito?”
“Nella mia, ovvio” replicò la donna decisa. Un lieve rossore però colorò le guance della donna.
“E Tully?” domandò ancora alzando un sopracciglio. Sembrava un padre che fa il terzo grado alla figlia per sapere cosa ha fatto, dove è stata e con chi ha dormito. L’attrice lo guardò per un momento incredula. Un lieve rossore le colorò le guance.
“Richard Alexander Rodgers, io non vengo certo a chiederti dove ha dormito Kate stanotte!” esclamò indignata. Kate arrossì di colpo e cercò di tirare fuori dal loft lo scrittore prima che la situazione degenerasse. Martha però continuò, punta sul vivo, ferma a braccia incrociate nel mezzo dell’appartamento. “E se anche avessimo dormito insieme, ti ricordo che è tuo padre, quindi non vedo assolutamente cosa ci sia di male!” A quel punto la detective dovette tirare a forza per un braccio l’uomo prima che potesse replicare e dire qualcosa di cui poi si sarebbe sicuramente pentito.
 
Il viaggio in macchina fu piuttosto silenzioso e teso. Rick borbottava di tanto in tanto qualcosa contro Tully, che spaziava dal caso a sua madre. Kate invece era intenta a cercare di capire come farlo sbollire prima di arrivare al distretto. A un certo punto si ricordò del tono strano che lo scrittore aveva avuto prima in casa e del nuovo scoppio contro sua madre e Tully.
“Rick senti, ma si può sapere che hai contro Martha e Alex stamattina?” domandò curiosa e irritata insieme. L’uomo non rispose subito. Rimase con lo sguardo fisso fuori dal finestrino per qualche secondo. Poi sospirò e iniziò a raccontarle di quando la sera prima era andato a prendersi l’acqua e aveva sentito sua madre e Tully parlare. Dei suoi padri, di Chet, di loro. Kate ascoltò tutto in silenzio.
“Io… Io sinceramente non so come comportarmi con loro” confessò alla fine Rick, lo sguardo fisso sul tappetino ai suoi piedi. “Ha confessato lui stesso di aver preferito il suo lavoro a me, di avermi abbandonato spontaneamente. Anzi di averci abbandonato. Forse per mia madre è differente, ma io come posso perdonarlo?” chiese con un sospiro, voltandosi a guardarla.
“Nessuno ti chiede di farlo ora, Rick” replicò la donna con tono confortante e dolce, mentre continuava a tenere d’occhio la strada.
“Non mi ero neanche accorto di quanto mi fosse mancato un padre finché mia madre non lo ha fatto notare a Tully ieri sera” continuò lo scrittore, lo sguardo ora perso fuori dal finestrino, la fronte appoggiata al freddo vetro della macchina. “Sai, avevo pensato davvero in tanti modi a come fosse mio padre. L’ho persino immaginato come un alieno una volta.” Kate scosse la testa, ma non riuscì a reprimere un mezzo sorriso. Gli alieni non mancavano mai nelle fantasie di Richard Castle. “Mi aveva lasciato perché non poteva vivere con me sulla terra, ma doveva continuare a volare nello spazio per sopravvivere…” Aveva un sorriso divertito e assente per le sue stesse invenzioni. “Ho immaginato questo e altro. E spesso ho sognato il giorno in cui l’avrei finalmente visto. Inconsciamente pensavo non sapesse della mia esistenza e che quando ne sarebbe venuto a conoscenza, allora sarebbe tornato da me…” In quel momento il sorriso scomparve dal suo volto. Quando parlò di nuovo aveva un tono triste e risentito. “E invece all’improvviso spunta e pretende di dirmi che mi ha seguito per tutto questo tempo, che mi ha sempre tenuto d’occhio, ma che aveva paura di farsi vedere. Che lui non era adatto a una famiglia e che quindi era meglio non farsi riconoscere da me, perché aveva paura di rovinare tutto. Come se questo potesse cancellare 42 anni senza un padre… Come se potesse cancellare il fatto di avermi in realtà lasciato solo…” mormorò malinconico. Kate non sapeva come consolarlo. C’era rimasto davvero male il suo scrittore.
“Te l’ho detto. Lascia passare un po’ di tempo” disse alla fine la donna. “Con questo caso dovremo lavorare insieme, quindi, non so, forse potrai conoscerlo un po’ di più e potrai farti un’idea più precisa di lui…” In quel momento arrivarono al distretto. Kate parcheggiò, slacciò la cintura e si girò verso l’uomo. A quel punto anche Rick si voltò verso di lei. Aveva uno sguardo di un cucciolo sofferente. La donna allungò una mano e gli lasciò una carezza sulla guancia. “Lascia passare questo caso. Prenditi il tempo che ti serve. Alla fine saprai se sarà il caso di perdonarlo o meno.” Rick fece un respiro profondo, poi annuì. Kate gli sorrise e avvicinò appena il viso dello scrittore a sé per baciarlo. “Ora andiamo” disse la detective quando si staccarono qualche momento dopo. “E speriamo che Tully si sbrighi ad arrivare oppure è al volta buona che la Gates ci spedisce tutti a dirigere il traffico.”

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Xiao! :)
Ok prima di tutto mi scuso per il ritardo, ma ho avuto davvero un periodo schifoso... Lasciamolo stare va e andiamo avanti!
Allora qui c'è ancora un po' di tenerezze (e massaggi) varie, mentre vi dico subito che (ovviamente) dal prossimo capitolo si ripartirà con le indagini. In questa parte volevo far capire (spero) le emozioni di alcuni personaggi... in fondo non possono mica prenderla tanto a cuor leggero la situazione, no? :)
Detto questo vi lascio! Grazie a chi continua a commentare!! :D
Ah, un'ultima cosa che spero non attirerà troppe ire... settimana prossima parto e starò via più o meno tre settimane in cui quasi sicuramente non avrò un cavolo di accesso internet... quindi spero di riuscire a scrivere e postare un altro capitolo prima di andare! In caso contrario buon Agosto! X)
A presto!! :)
Lanie
ps:mi faccio un po' di pubblicità da sola... XD non so a chi interessi, ma se mai voleste scambiare 2 parole (o due insulti) questo è il mio account twitter: https://twitter.com/LaniePaciock
  
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