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Autore: Melabanana_    24/07/2012    10 recensioni
Adesso sono qui, con le mano sporche di un sangue non mio, a piangere.
Perché non ho avuto la forza di fare nulla, solo guardare. Anche se i miei occhi avrebbero voluto chiudersi nel momento stesso in cui si erano chiusi quelli cenere di Ichinose.
Tesi la mia mano tremante verso la fronte del ragazzo.

[IchinosexAki]
~
by Camy
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Genere: Angst, malinconico
Raiting: Giallo
OTP: IchinosexAki (IchiAki) 
 

To Live…?

 
Era seduta sulle ginocchia, la testa tra le mani, le lacrime che continuavano a bagnarmi le guance.
Non riuscivo a fermare quel dolore, ero completamente impotente.
Le ginocchia mi tremavano, le mani mi tremavano. Il mondo sembrava girare, e poi all’improvviso si fermava per un lasso di tempo indeterminato.
Ore, minuti, secondi. Chissà che ore erano. Quando sono  tornata a casa  erano le due passate.
Quando sono  tornata a casa il tempo aveva iniziato ad essere irregolare, come il mio respiro.
Quella mano fredda sulla mia schiena mi aveva fatto rabbrividire, così come il sorriso sadico di quell’ombra nera come il carbone.
Quell’uomo che mi aveva sbattuto con forza contro il muro. Sentivo la schiena incrinarsi e farmi male, e anche le spalle mi procuravano dolori lancinanti.
Avrei voluto gridare, ma la mia voce sembrava non esserci più. Poi avevo visto quell’uomo allontanarsi da me barcollante.
Una chiazza violacea gli colorava il viso, e davanti a lui, a fronteggiarlo a pugni serrati, c’era il mio eroe. Perché per me lo era.
Avrei voluto gridare il suo nome e dirgli grazie, avrei voluto che l’ombra fosse stata solo una mia illusione, una mia paura che aveva preso forma. Ma mi sbagliavo.
Non avrei mai voluto vedere una cosa del genere, una simile violenza. Avrei voluto fermare il tempo e allontanare quel tipo, ma l’orologio in quel momento scorreva normalmente, senza interruzioni e blocchi.
Perché era vera, e lo era anche la pistola che aveva in mano, quella di cui con un gesto fulminante fu abbassato il grilletto.

 
Adesso sono qui, con le mano sporche di un sangue non mio, a piangere.
Perché non ho avuto la forza di fare nulla, solo guardare. Anche se i miei occhi avrebbero voluto chiudersi nel momento stesso in cui si erano chiusi quelli cenere di Ichinose.
Tesi la mia mano tremante verso la fronte del ragazzo.
Il freddo e il pallore del suo corpo mi spaventavano. Il vento mi soffiava alla spalle ricordandomi la botta cruenta che avevo preso. Non avevo la forza di alzarmi e chiudere quella finestra.
Anche se, così come quell’uomo era uscito da lì, poteva anche rientrarci benissimo.
Ma tanto non avrebbe avuto importanza. Niente avrebbe avuto importanza.
Smisi di piangere tempo dopo, anche se ero ancora lì, seduta sul pavimento freddo e umido di casa nostra.
La mano che stringeva la sua, come per paura di dire addio alla persona che ti permette di respirare e vivere.
Sentii il rumore leggero delle chiavi, la porta si aprì lentamente. Per un attimo ebbi paura che fosse tornato l’assassino. Mi girai verso il legno marroncino e aspettai, in ansia. Qualcuno era venuto per portarmi dal mio Ichinose? Allora mi andava bene così.

 
Egoista.
Questo penso di me stessa. Apro gli occhi. Sono in una stanza d’ospedale, una grossa benda che mi circondava il capo.
Le pareti bianche mi rendevano inquieta. Non mi era mai piaciuto il bianco.
- Mamma…
Nella stanza entrò un dottore e in braccio a lui la mia bambina. Aveva gli occhi grandi e neri rivolti verso di me, un lieve rossore faceva da cornice.
Tese la mani verso di me e mi chiamò ancora.
Io la presi tra le mie braccia e sorrisi – Ciao Hime.
La bambina inizio a piangere, incurante del mio sguardo stupito.
- L’ha fatta stare in pensiero. – disse l’uomo con i capelli neri che se ne stava appoggiato al muro – Ha visto davvero una cosa brutta.
Il dottore sospirò.
Mi venne in mente il cigolio della porta. Io ero affianco al cadavere di Ichinose, in preda a folli pensieri, e intanto la mia bambina si avvicinava lentamente ad una visione davvero violenta e dolorosa. Endou stava con lei, gli avevo lasciato le chiavi. In quel momento sperai che fosse entrato prima lui e che l’avesse portata via.
- Akichan! – alla porta spuntò anche Endou, aveva sempre la solita fascia arancione tra i capelli castani. I suoi occhi mi scrutavano, sembrava molto preoccupato per me.
- Mi dispiace. – mormorò. Sono sicura che in quel momento avesse le lacrime agli occhi.
Qualcuno gli mise una mano sulla spalla, un ragazzo dai lunghi capelli cobalto.
Mi rivolse un sorriso sincero e malinconico – Endou, forse Aki vuole rimanere con Himechan.
Endou si asciugò le lacrime con una manica  e mi salutò.
Dopo che fu uscito lo seguì anche il dottore – Dopo torno a vedere come sta.
Annuii debolmente.
Guardai di nuovo gli occhi neri della mia bambina. Adesso sembrava essersi calmata.

 
Quella notte piansi.
Come avevo fatto in quei sogni persi nella mia memoria nei due giorni in cui ero stata nel letto d’ospedale. All’inizio avevo pensato di non mangiare né bere.
Morire. Volevo morire. Ma non sarebbe stato giusto lasciare così la mia bambina.
Ichinose mi avrebbe rimproverata sicuramente.
Da quel momento in poi avrei vissuto solo per quella bambina dai  lunghi capelli castani, quella che ora si era addormentata tra le mie braccia e a cui non avrei dovuto mostrare le mie lacrime.
- Grazie, Himechan.
Le accarezzai la testa.
Anche se quella bambina era la mia vita, dentro di me c’era sempre un vuoto incolmabile e i ricordi delle mie mani sporche del suo sangue, che spesso mi tornavano alla memoria.
Era come se non vivessi.

 
Decidere di vivere la mia vita ignorando tutto e tutti, ignorando la verità. Tendendo le orecchie solo per ascoltare la voce della mia bambina.
Questi due motivi mi distrussero.
Stavo vivendo per “finta”. Eppure soffrivo come una persona che vive veramente.
Non potrò mai dimenticare l’urlo agghiacciante della mia bambina.
Stavo camminando su una sponda del fiume quando vidi quella scena terribile.
Le seconda nella mia vita, quella che cancellò il verbo “vivere” dal mio vocabolario.
Di nuovo, una persona, aveva deciso di portarsi via il centro del mio mondo. Odiai il sorriso che aveva in volto, quegli occhi gelidi e poco lucidi.
E soprattutto quella lama d’argento che presto si tinse di rosso. Il sangue che sgocciolava per terra.
La mia bambina che lentamente cadeva nell’acqua pura e limpida del fiume. Le sue lacrime si mischiarono a quella massa d’acqua fredda.
Però quella volta non assistetti solo io a quella scena. Vidi delle persone avventarsi verso quel tipo oscuro per fermarlo. Ma non m’importava.
Corsi verso il corpo della mia bambina, la mano tesa in avanti.
- Hime! – urlai il suo nome con tutto il fiato che avevo in gola, quel fiato che non avevo usato per richiamare al mio fianco Ichinose.
Ma comunque non servì a niente. La mia voce non avrebbe potuto risvegliarla.
Mi buttai in acqua, poi vidi Endou al mio fianco che prendeva il suo esile corpo in braccio.
Non ebbi il coraggio di guardarlo negli occhi, vidi solo la mano bianca di Hime che penzolava lungo i suoi fianchi.
Avevo più paura di vivere che di morire.

 
Ed eccomi di nuovo in ginocchio. Stavolta di fronte a due lapidi di pietra grigia. Percorrevo con le dite le screpolature del materiale. Gli occhi che fissavano il vuoto.
Qualcuno accarezzò i miei capelli.
- Akichan…- Endou era di nuovo al mio fianco.
Era il miglior amico che potessi desiderare ma  ora, non poteva fare nulla per me.
Mi sarei chiusa nel mio dolore. Troppo codarda sia per morire che per vivere.
 

[Vivere non è nulla. Non vivere è spaventoso]

 
FINE

[Ma a volte la nostra mente ci mette davanti alle nostre più oscure paure]

 
Sentìì qualcuno che chiamava il mio nome.
Una ragazzino dai capelli castano chiaro e gli occhi blu.
- Tenmakun. – mormorai.
- Akichan, hai delle occhiaie. – mi disse, aveva un’espressione preoccupata ora. – Cos’è successo?
Scossi la testa – Solo un brutto sogno.
Tenma accarezzò il  mio pancione e sorrise.
- Come si chiamerà la bambina?
- Hime, ma tu potrai chiamarla Himechan. – gli risposi sorridendo, poi aprii la lettera che mi era appena arrivata dall’America.  Aspettavo con ansia il suo ritorno.



*Angolo dell'autrice che promette e poi non fa*
GiornoH
Finalmente, dopo due settimane, ho finito questa Oneshot. Corretta duemila volte, cancellata altrettante volte .-.
Sicuramente mi convince più della bozza iniziale.
Sapete che amo l'Angst, però alla fine proprio non ce la facevo a far finire tutto male :'D
Anche perchè io adoro Aki e anche Ichinose - non si vede qui è? :?D
Himechan ovviamente è un OC - che tra parentesi ho sognato ._____. WTF?! si questa cosa tetra me la sono sognata.
Ora vi lascio e corro a scrivere Daily Life, promesso
~
Spero che vi sia piaciuta la OneShot ;D - spero di vedere qualche recensione -
Camy

   
 
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