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Autore: Fenrir_23    24/07/2012    6 recensioni
One shot per il compleanno di Sasuke ... il mio regalo per lui.
“Cosa vuoi fare, oggi, per il tuo compleanno, Sasuke?” Gli chiese il fratello, ponendogli la stessa domanda che gli faceva quando erano piccoli. Di solito lui rispondeva “Allenarci insieme” ma i tempi erano cambiati, e non lo poteva più fare. Sasuke ci pensò su a lungo.
Da quando erano partiti insieme passava tutte le giornate con Itachi – e secondo le buone regole della convivenza aveva già litigato in modo non troppo serio con lui almeno un paio di volte, anche se quei diverbi erano serviti solo a rafforzare il loro legame – quindi ribadirgli che gli bastava passare il tempo con lui gli sembrava qualcosa di scontato. Facendo uno sforzo, però, si rese conto che non poteva desiderare nulla di meglio di quello che già aveva. Gli bastavano gli auguri di Itachi e un suo regalo, non era necessario altro.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Eccomi con questa piccola one shot omaggio per il compleanno di Sasuke.
È uno spin off della mia long “Un’altra possibilità” o meglio, un piccolo (ma proprio piccolo, visto che è più riflessiva che altro) assaggio del sequel … ma non è necessario averla letta per comprendere questa XD
Che dire, spero vi sia piaciuta, la pubblico con un giorno di ritardo perché ero a Rimini.
Commenti molto graditi XD
(per chi segue “Voglio solo mio fratello” aggiornerò martedì prossimo o fra qualche giorno, dipende da quanto riesco a portarmi avanti XD). L'idea per il regalo mi è stata suggerita xD
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Da quando Sasuke era partito insieme ad Itachi in una delle ultime giornate di febbraio, dopo la fine della guerra, erano passati cinque mesi; e ormai ne mancava poco più di uno a quando, ormai un anno prima, aveva combattuto contro il fratello, l’aveva visto crollare senza più forze davanti ai suoi occhi, con quel sorriso dolce e delle parole che non avrebbe mai dimenticato. Aveva avuto paura di perderlo poi, pur odiandolo, prima di scoprire la verità, e poi tutte le sue forze le aveva usate, dopo aver saputo le vere ragioni di Itachi, per convincerlo a restare con lui, per ricucire il loro rapporto che in verità non si era  mai sciolto, nonostante l’odio, l’indifferenza e le bugie degli anni prima.
Quel giorno in particolare era molto importante per loro; soprattutto per Sasuke. Era il suo compleanno. Quello di Itachi era andato bene, avevano passato una bella giornata insieme; quello di Mikoto, che nessuno dei due aveva potuto dimenticare, era stato invece triste e cupo, e ora l’Uchiha più piccolo era quasi agitato all’idea di scoprire come avrebbero trascorso l’anniversario della sua nascita. Quegli eventi erano un’arma a doppio taglio, perché anche se dovevano essere felici rischiavano invece di riportare a galla ricordi dolorosi e ferite mai del tutto curate.
Si rigirò in quel piccolo lettino della camera della locanda in cui alloggiavano da qualche giorno – nell’isola Haha del Paese del mare – afferrando la sveglia che aveva appoggiato sul comodino accanto. Erano solo le sei del mattino. Si girò verso il letto del fratello, distante poco più di un metro da lui, e si soffermò ad osservare la sua schiena, che si alzava leggermente e si abbassava al ritmo del respiro regolare.
Non pensò di svegliarlo, perché voleva che si concedesse tutte le ore di sonno di cui il suo corpo aveva bisogno. Itachi si portava ancora dietro gli strascichi della malattia alla quale era sopravvissuto dopo il loro scontro, e dopo la guerra, e Sasuke – attento a non farglielo notare per evitare di ferire il suo orgoglio da fratello maggiore – aveva preso ad essere in un certo senso premuroso nei suoi confronti. Non gli chiedeva mai più del dovuto, perché sapeva che Itachi avrebbe fatto di tutto per soddisfarlo, sforzandosi oltre il limite consentito dal suo corpo, e – a costo di passare lui per quello bisognoso di una pausa – durante i loro lunghi viaggi si fermava spesso, prima ancora che Itachi lo chiedesse, per riposare.
Si chiese come gli avrebbe fatto gli auguri, suo fratello. Forse sorridendogli gentilmente, con quel sorriso dolce che lo faceva sentire amato, e picchiettandogli l’indice e il medio uniti in mezzo alla fronte, come faceva da quando erano solo dei bambini, o forse l’avrebbe abbracciato, dandogli un bacio sulla fronte e passandogli le sue mani fra i capelli. A lui sarebbe bastato quello. Non aveva bisogno di altro, in fondo.
Chissà se Sakura, Naruto e Kakashi stanno pensando a me.” Si domandò, mentre continuava a fissare la schiena di suo fratello maggiore, la stessa contro la quale da piccolo, quando ancora tutto era perfetto, si appoggiava nelle notti di temporale, quando faceva gli incubi, o semplicemente la notte del ventitré luglio, quando Itachi lo accoglieva nel suo letto per fargli gli auguri.
Sakura mi avrebbe preparato una torta pur sapendo che odio i dolci, Naruto avrebbe cercato di mangiarsela al posto mio e Kakashi mi avrebbe fatto gli auguri arrivando in ritardo alla mia festa di compleanno.” Continuò a pensare, mentre senza quasi accorgersene si alzava dal suo letto, per andare a sedersi su quello di Itachi.
Anche lui avrebbe partecipato alla festa.” Pensò, sdraiandosi ed andando ad appoggiare la testa contro la sua schiena.  “Ma per quest’anno le cose non saranno così, avevo bisogno di questo viaggio solo con mio fratello. Quindi niente rimpianti.”
Fece un respiro profondo, stringendosi di più a lui istintivamente. Quando si rese conto di aver cercato un contatto in quel modo si affrettò a staccarsi, deciso ad alzarsi definitivamente dal letto e andare a fare una passeggiata nei dintorni nell’attesa che Itachi si svegliasse, ma qualcosa lo fermò prima.
“Otouto…”
La voce assonnata di suo fratello, fresca come se fosse sveglio da ore nonostante avesse appena aperto gli occhi.
Forse era già sveglio e mi stava spiando.” Pensò Sasuke, prima di ritrovarsi a fissare gli occhi neri – come i suoi – di Itachi che gli sorrideva appena.
“Auguri, Sasuke.” Gli disse Itachi, mentre si metteva lentamente a sedere.
“Grazie.” Mormorò lui, mentre rimaneva a fissare i lunghi capelli neri del fratello che gli ricadevano sulle spalle, così lisci. Si era sempre chiesto come mai Itachi avesse l’abitudine di tenerli così lunghi, non l’aveva mai visto con i capelli corti se non quando era bambino, ma non aveva mai avuto il coraggio di domandarglielo, e forse mai l’avrebbe fatto.
Scacciò la sua mano in modo amichevole quando lui prese a spettinargli i capelli amorevolmente.
“Dai, niisan!” Si lamentò, fingendosi infastidito.
“Oggi fai diciassette anni, Sasuke. È un giorno importante.”
“Non cambia molto da diciassette a sedici.” Commentò lui. Quello che pensavano entrambi però era chiaro; quello era il primo compleanno di Sasuke che passavano nuovamente insieme.
Una volta per Sasuke, la mattina del suo compleanno, c’erano stati il sorriso di Mikoto e lo sguardo severo di Fugaku, per fargli gli auguri. E due regali; uno da parte dei genitori e uno da parte di Itachi, che solitamente acconsentiva a passare un’intera giornata con lui per allenarlo.
Poi per diversi anni c’era stata la solitudine; solo quella insieme all’odio, colmata poi un migliore amico, da una ragazza che lo amava e da un maestro un po’ impacciato nel dimostrare il suo affetto.
I successivi compleanni erano stati, se possibile, ancora più bui di quelli in cui era rimasto solo a piangere nella casa dove era successo tutto, perché li aveva passati nei tetri corridoi dei rifugi di Orochimaru, ad allenarsi per uccidere la persona che invece aveva sempre amato più di tutte; e che aveva creduto di dover odiare solo perché non conosceva ancora la verità.
E ora quella persona era lì con lui, a fargli gli auguri, sorridergli, e a regalargli qualcosa come faceva un tempo.
“Otouto.” Lo chiamò Itachi, riportandolo alla realtà ed avviandosi verso l’armadio presente fra i due letti, aprendolo con una lentezza e una calma quasi esasperanti, e con una nota di insicurezza che Sasuke notò solo in un secondo momento.
L’Uchiha maggiore prese fra le mani un pacchetto di colore blu scuro incartato con cura, appoggiandolo sul letto vicino a Sasuke.
“Il tuo … regalo.” Gli disse, lasciando trasparire una punta d’indecisione che non era da lui. Sasuke lo guardò negli occhi, e prima di mettersi a scartare il regalo lo toccò, per intuire di cosa si trattasse. Quando gli facevano un regalo gli piaceva fare così per poi vedere se aveva davvero indovinato. In quel caso era qualcosa di morbido, e Sasuke pensò subito che fosse un indumento.
Tirò fuori dalla carta da regalo una maglietta che a occhio sembrava un po’ grande per lui ma non esageratamente, e gli mancò un battito quando vide che, vicino al simbolo degli Uchiha, era cucito anche lo stemma della polizia di Konoha.
“Questa è …”
“Era di nostro padre.” Gli spiegò Itachi, prima che Sasuke avesse il tempo di continuare a parlare. Poi aggiunse: ”Forse non sono la persona più adatta a regalarti qualcosa che apparteneva a lui, ma ho pensato che potesse farti piacere avere qualcosa di suo. L’ho fatta sistemare; anche se è un po’ larga dovrebbe andarti bene.”
Sasuke non aggiunse nulla. Si limitò solo a togliersi la maglietta che aveva usato a mo’ di pigiama per dormire, infilandosi direttamente quella di Fugaku. Effettivamente gli stava un po’ grande, ma non troppo. Gli piaceva già indossarla, perché gli sembrava di avere una parte del padre con sé. Stranamente in lui non si scatenarono pensieri tristi, ma solo qualcosa di dolce, e dei ricordi felice mai offuscati dal tempo.
Guardò Itachi negli occhi, sorridendogli con riconoscenza, e lo vide subito rilassarsi, come se fino a quel momento avesse avuto paura di scoprire la sua reazione davanti a quel regalo.
“Ti ringrazio, niiisan.”
“Cosa vuoi fare, oggi, per il tuo compleanno, Sasuke?” Gli chiese il fratello, ponendogli la stessa domanda che gli faceva quando erano piccoli. Di solito lui rispondeva “Allenarci insieme” ma i tempi erano cambiati, e non lo poteva più fare. Sasuke ci pensò su a lungo.
Da quando erano partiti insieme passava tutte le giornate con Itachi – e secondo le buone regole della convivenza aveva già litigato in modo non troppo serio con lui almeno un paio di volte, anche se quei diverbi erano serviti solo a rafforzare il loro legame – quindi ribadirgli che gli bastava passare il tempo con lui gli sembrava qualcosa di scontato. Facendo uno sforzo, però, si rese conto che non poteva desiderare nulla di meglio di quello che già aveva.  Gli bastavano gli auguri di Itachi e un suo regalo, non era necessario altro.
“Per me va bene il solito.” Ammise, facendosi sfuggire delle cose che, rendendosene conto, non avrebbe mai ammesso. “Mi basta solo che ci sia di nuovo tu, con me.”
Senza avere il tempo di arrossire d’imbarazzo si ritrovò stretto fra le braccia del fratello. Era da un po’ che Itachi non lo abbracciava in quel modo, come se per lui fosse tutto, e Sasuke si sentì soddisfatto all’idea che erano state proprio le sue parole a smuoverlo. Ricambiò l’abbraccio un po’ impacciato a causa della sua difficoltà ad ammettere che gradiva quei momenti d’affetto, e finì per sprofondare il viso contro il petto di Itachi per non farsi vedere in volto.
Improvvisamente, a distanza di quasi un anno, gli sembrò impossibile avere Itachi – il fratello generoso e dolce, lo stesso della sua infanzia – ancora accanto, e in uno slancio d’affetto finì per stringerlo ancora più forte, quasi avesse paura di perderlo.
Per il mio compleanno non desidero niente di più di quello che già ho.” Pensò, rendendosi conto di quanto fosse bello poter concedersi di dire una cosa del genere. Aveva Itachi, ancora vivo accanto a sé. Pensò che se avesse potuto desiderare l’impossibile avrebbe chiesto di riavere anche Fugaku e Mikoto e tutto il Clan, ma nascose quel pensiero dentro di sé con accuratezza, perché sapeva che in quel modo avrebbe rattristato suo fratello. In ogni caso non voleva chiedere altro; perché già poter stringersi contro il suo petto e avere la possibilità di amarlo era qualcosa che, anni prima, non avrebbe nemmeno lontanamente sperato.
Il ventitré luglio è perfetto così.” Si disse, mentre si lasciava stringere dalle braccia di Itachi e per un po’ si concedeva di essere il bambino che era stato un tempo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  

   
 
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