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Autore: Feline    24/07/2012    3 recensioni
Un incidente, una corsa all'ospedale ed una ragazza. Una ragazza di cui Leeteuk si prenderà cura nonostante un problema che lo metterà sempre più in difficoltà: la ragazza non parla e sembra non ricordare nulla del suo passato. Ma chi è veramente? E' davvero destino quello che ha fatto incontrare il giovane idol e la straniera silenziosa?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'autore: Dopo mesi di assenza anche per questa fanfiction é giunto il momento di acquistare un nuovo capitolo anche se credo che la storia durerà ancora gran poco. E' passato troppo tempo da quando l'ho cominciata e forse comincio persino a perdere fantasia per quanto riguarda questo racconto! In ogni caso cercherò di renderla il più originale possibile e di non incappare in cose troppo scontate. Buona lettura.



CAPITOLO 11


« Hyung, non ne sono sicuro » mormorò un Donghae impaurito da tutta la situazione. Nascondersi e spiare una persone danscosti da un cassonetto della spazzatura non era normale per quei 3 ragazzi soprattutto se si trattava di un uomo di quel genere. Fingersi il fratello, e poi per quale motivo, di Fresia al solo scopo di riaverla tra le proprie mani, anzi, tra le proprie grinfie.
« Sta zitto, Hae! » sibilò Hyukjae dandogli una leggera pacca sulla spalla.
« Insomma, se non la smettete vi faccio tornare a casa entrambi » quasi urlò Leeteuk se non fosse che non desiderava essere notato in quella posizione scomoda, ma l'unica che permetteva di tenere d'occhio quel grande piazzale di fronte a quell'altrettanto enorme edificio.
« E lasciare solo a voi il compito di prendere quell'idiota?? No! » gli rispose Hyukjae mantenendo la mano salda sulla bocca di Donghae che sembrava parlare troppo quel pomeriggio.
Dopo una rapida indagine su quell'uomo erano riusciti miracolosamente a scoprire il luogo in cui lavorava, o forse "diceva" di lavorare. Stavano ormai perdendo le speranze ed i tre ragazzi nascosti cominciavano ad attirare l'attenzione di qualche passante incuriosito dal loro nascondersi in quel piccolo spazio tra due grandi edifici.
« Hyung! Hyung! Yesung! » Donghae richiamò l'attenzione dei due indicando l'enorme edificio dall'altra parte del piazzale dove Yesung uscì quasi indifferente dal grattacielo tutto vetri e specchi. Sembrava un completo estraneo con quella canottiera nera, cappellino dello stesso colore ed occhiali da sole circondato da manager e finanzieri in giacca e cravatta nonostante il caldo che infuriava su Seoul in quei giorno. Quel gesto, quel semplice movimento della mano sulla visiera del cappellino diede loro il segno che quell'uomo si trovava li ed infatti pochi secondi dopo quell'uomo che si era spacciato per il fratello amorevole della loro Fresia uscì dall'edificio come un burattino identico a tutte quelle persone in giacca e cravatta e completamente senz'anima. Si incamminò indifferente attraversando l'intero piazzale raggiungendo a breve uno dei taxi parcheggiati a lato della strada.
« Hyung, sta andando, sta andando!! » si limitò a commentare Hyukjae mentre uscirono dal loro nascondiglio accellerando il passo cercando di raggiungere l'auto parcheggiata poco distante da loro.
« Non c'è bisogno che me lo dici, lo vedo da solo! » sbottò il leader chiaramente agitato entrando in auto seguito dai due ragazzi che si premurarono di non perdere di vista quel taxi che iniziarono a seguire mantenendo una certa distanza ed evitando di dare troppo nell'occhio, sebbene in un traffico come quello di Seoul sarebbe riuscito loro difficile farsi notare.

* * * * *

Nero. Nient'altro intorno a lei. Solo nero e puzza. Puzza terribile, forse di alcool, qualcosa anche simile a fumo ed erba. Certo, quei tipi di profumi, anzi odori, ormai Ye Eun li aveva quasi dimenticati eppure ora erano di nuovo li a circondarla in quella stanza troppo buia per lei che aveva passato le ultime settimane in compagnia di quei ragazzi solari che avrebbero potuto illuminare quell'intera casa che, purtroppo, riconosceva troppo bene. Mosse leggermente le mani sentendo quella corda ruvida e fastidiosa ancora intorno ai suoi polsi bloccati allo schienale del letto. I graffi ed i lievi tagli su braccia e gambe erano ancora li, come se non volessero andarsene ricordandole qual'era il suo vero posto. Aveva pianto troppo in quelle notti e sapeva che nonostante ciò le sue lacrime non sarebbero comunque servite a liberarla una seconda volta da quella prigione. Quella prigione alla quale non sarebbe potuta sfuggire, arrendersi forse sarebbe stata la cosa giusta. Richiuse gli occhi, ma che spalancò pochi istanti dopo nel sentire la porta di casa aprirsi e richiudersi con il solito sbattere quasi furioso. Poteva ormai riconoscere a memoria il percorso che quei passi avrebbero fatto. Pochi passi ed un tonfo: aveva raggiunto il soggiorno e la valigietta con il portatile era appena stata lanciata sul divano. Altri passi e lo sbattere tintinnante di un anta di metallo: il frigorifero era stato appena richiuso e lo sbuffo di poco prima confermò la prossima mossa, l'apertura di una lattina di birra. Ancora qualche passo e lo scorrere di un cassetto che si richiuse poco dopo: sigarette ed accendino ed altri passi. L'ultima meta sarebbe stata quella. Camera e lei.
« Buon pomeriggio Ye Eun. Dormito bene? » finsè preoccupazione sedendosi a lato del letto ed accendendosi una sigatta poggiando la lattina di birra aperta sul comodino a lato del letto.
« ... » silenzio in risposta dalla ragazza che avrebbe finto di non parlare persino con lui sebbene ormai quella finzione non sarebbe servita a nulla.
« Ora sei diventata timida anche con me? Mh? » mormorò l'uomo portando una mano tra i suoi capelli. La ragazza scosse il capo evitando e disgustando ogni suo semplice gesto, persino quello più semplice e "delicato".
« Oh, avanti. Sai che abbiamo entrambi bisogno l'uno dell'altra, vero? Io ho bisogno dei tuoi soldi e tu.. bè tu hai bisogno di darmi questi soldi » scoppiò a ridere di fronte allo sguardo assente ed esausto della ragazza.
« Non ti é bastato uccidere la mamma, vero? Ora vuoi persino i soldi dell'affido a tal punto da tenere tua figlia segregata e sfruttata in casa » si decise a commentare la ragazza indignata da quel suo padre che nessuno avrebbe osato considerare tale.
« Oh, io voglio molte cose, cara.. » commentò l'uomo con un ghigno in viso riportando la mano vicino alla ragazza carezzandone una guancia, gesto che Ye Eun considerò schifoso proprio come tutto ciò che era stato in grado di farle.
« E tu sai a cosa mi riferisco.. » continuò avvicinando il volto al suo leccandone avidamente una guancia con la punta della lingua per poi alzarsi dal letto con una risata quasi malefica ed allontanandosi dalla camera dirigendosi in bagno dove si chiuse al suo interno mentre in camera una sconfitta Ye Eun versava le sue continue lacrime a quella situazione che non sarebbe mai cambiata. Mai. Socchiuse gli occhi sconfitta annullando tutti i sensi, tutti i pensieri, tutte le colpe che si sentiva cercando di morire seppur anche solo in modo mentale sebbene avrebbe proprio voluto farlo. Andarsene in tutti i sensi e farla pagare una volta per tutte a quell'uomo, almeno la sua scomparsa sarebbe servita a far ricadere qualche colpa al padre anche se non tutte le sue vere colpe sarebbero venute alla luce. La morte come vendetta. Si, in fondo ci aveva pensato più volte ed ancora ci pensava in quelle nottate passate insonni mentre quell'uomo faceva di lei quel che desiderava e persino in quel momento sperava che il respiro si fosse fermato all'improvviso, che il cuore si fosse fermato da un momento all'altro o che qualcuno gli sparasse un colpo dritto in mezzo agli occhi. Lo pensava ancora. O almeno finché qualcosa non la svegliò da quella cascata di pensieri.

« Fresia.. Fresia, svegliati... » una voce sussurrata al suo orecchio o forse semplicemente immaginata dalla sua mente che desiderava in tutti i modi di uscire da quella situazione. Riaprì gli occhi lentamente e svogliatamente voltando di poco lo sguardo fino a raggiungere una figura ancora sfocata al suo fianco a tal punto da considerarla l'ennesima illusione data dalla sua mente esausta.
« Leeteuk? »


FINE CAPITOLO 11.

  
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