Lucy
osservò la sua immagine
riflessa, chiedendosi se non fosse il caso per una volta di indossare
abiti più
femminili. Quando era rimasta sola, aveva imparato presto che
nascondersi e
celarsi era più sicuro nel mondo morente in cui viveva e
aveva preso l’abitudine
di indossare calzoni maschili.
L’unico
vezzo che si concedeva
erano le fini e delicate camicie femminili, ornate di trine, che
lasciavano
intravedere le sue forme generose.
“Oh
insomma!”, esclamò rivolta alla
sua stessa immagine. “Tu sei così, se ti vogliono
che ti prendano come sei!”.
Si
voltò verso il letto dove
giaceva abbandonata la pesante cappa di lana e la indossò,
uscendo dalla camera
per raggiungere il piano inferiore.
“Levy”,
disse, rivolta alla ragazza
che la attendeva di sotto. “Ti affido il negozio durante la
mia assenza. Non ho
idea di cosa vogliano da me, perciò non so quanto
resterò lontana. Ti
dispiace?”.
“Non
preoccuparti Lucy”, rispose Levy.
“Prenditi tutto il tempo, ci penso io qui”.
Lucy sorrise a
quella ragazza
timida e gentile che da qualche mese le teneva compagnia. Era orfana
come lei,
così le aveva dato un lavoro e l’aveva aiutata a
trovare una casa: la sua era
abbastanza grande ma preferiva restare sola. Stando per conto suo, non
doveva
rispondere di nulla a nessuno.
“Grazie”,
disse tirandosi il
cappuccio sulla testa mentre varcava la soglia di casa.
L’inverno
era inoltrato e il freddo
pungente aveva fatto sì che gli abitanti della
città si rintanassero dietro i
loro usci. Lucy si strinse nel mantello aumentando il passo per
giungere il
prima possibile al castello.
Non riusciva
proprio a capire cosa
potesse volere da lei il signore locale. Non aveva una grossa
attività
commerciale, né capacità fisiche o mentali
straordinarie. La sola cosa che la
distingueva dalla massa era la sua conoscenza del regno e della cultura
dei
Draghi.
Quel pensiero le
fece correre un
brivido gelato lungo la schiena: che intendessero riaccendere le
ostilità?
Sarebbe stata una follia, i Draghi avevano già insegnato a
Fiore quanto fosse
inutile tentare di sottometterli con la forza.
E se invece
avessero deciso di
utilizzare le sue conoscenze per giocar loro un brutto tiro e renderli
schiavi
con l’inganno? Non si sarebbe mai prestata a niente del
genere!
Lucy scosse la
testa decisa, stanca
di tutto quel rimuginare: ormai il castello era in vista, di
lì a poco avrebbe
saputo come stavano le cose.
Quando si
presentò al cancello,
spiegando chi fosse, fu lasciata attendere per qualche minuto, fin
quando non
fu lo stesso capitano delle guardie, Erza Scarlet, a pararsi di fronte
a lei.
“Tu
sei Lucy Heartfilia?”, la
apostrofò con un tono gentile ma autoritario.
Dopo
l’iniziale smarrimento, Lucy
riuscì ad annuire. “S-sì, sono io,
capitano. C’è qualche problema?”.
“Niente
che ti riguardi
personalmente, non preoccuparti. Seguimi”, disse
incamminandosi lungo i
corridoi del castello.
Le
possibilità nella mente della
giovane libraia cominciarono a moltiplicarsi, vagliando tutte le
ipotesi più
terribili su cosa sarebbe potuto accaderle una volta giunti a
destinazione. Il
capitano Scarlet aveva fama di essere irreprensibile ma anche e
soprattutto inflessibile.
Ciò che la preoccupava maggiormente era come avrebbero
reagito al suo rifiuto
di aiutarli ad abbattere i Draghi; perché ormai ne era quasi
certa, era quello
che volevano da lei, ma non avrebbe mai collaborato a trascinare il
regno in
una nuova guerra.
Così
presa dai suoi pensieri quasi
non si accorse di essere stata condotta niente meno che nella sala del
trono
del piccolo castello di Magnolia; la fortezza era la sede di un
funzionario del
Regno, il Re, infatti, risiedeva a Crocus.
Lord Fullbuster
si alzò in piedi al
loro ingresso nella sala e si fece loro incontro. “Voi dovete
essere lady
Heartfilia, l’esperta di Draghi”, disse, sorridendo
a Lucy.
La ragazza
inarcò un sopracciglio,
sentendosi attribuire quel titolo onorifico che non le spettava: si
aspettavano
di comprarla adulandola, forse? “Sono io”, disse
soltanto.
L’uomo
tossicchiò, in evidente
disagio per la freddezza della sua ospite. “Bene…
non volete tenermi
compagnia?”, chiese indicando con il braccio teso delle
poltrone sistemate di
fronte al camino acceso.
“No.
Preferisco che mi diciate
subito cosa volete da me. Io devo lavorare se voglio
mangiare”.
“E va
bene, milady”, acconsentì
lord Fullbuster. “Voi sapete come abbiamo potuto far cessare
gli attacchi dei
Draghi?”.
Lucy
incrociò le braccia al petto,
aspettando che proseguisse nella sua spiegazione.
“Ebbene,
dieci anni fa compimmo un’impresa
a dir poco eccezionale. Il sovrano di Draconia aveva un figlio, un
bambino di
pochi anni se fosse stato umano: approfittando di un suo spostamento
verso zone
più sicure, riuscimmo ad assaltare il convoglio e a rapirlo,
e questo ha
immediatamente fatto cessare le ostilità da parte dei
Draghi. Inoltre, ci
assicura una parte dell’oro e dell’argento estratto
dalle loro ricche miniere”.
“Che
cosa?!”. Lucy era a dir poco
scioccata: nemmeno nei suoi incubi peggiori avrebbe pensato che il Re
giungesse
a tanto. “Questo è… è
mostruoso!”.
“Andiamo
milady! La popolazione di
Fiore è laboriosa ma davvero questa ripresa così
veloce non vi ha insospettita
neanche un po’? Eppure mi dicono di voi che siate molto
intelligente”.
La libraia
digrignò i denti,
mordendosi la lingua per non esprimere la risposta che avrebbe voluto
dare a
quello spocchioso. “Che ne è stato di quel
bambino?”.
“E’
nostro ospite naturalmente ma
non è più un bambino”, disse lord
Fullbuster come se spiegasse la cosa più
ovvia del mondo. “Pare che fuori dai confini di Draconia il
loro ciclo vitale
non sia poi così diverso dal nostro… e neanche la
loro salute”.
“Cosa
intendete dire?”.
“E’
malato”, intervenne Erza
Scarlet. “Sono giorni che rifiuta cibo e acqua, e durante la
notte non fa che
urlare e lamentarsi”.
“La
mia giovane sposa è molto
turbata da quegli strepiti che le disturbano il sonno”,
riprese parola l’uomo.
“E considerate le vostre conoscenze sui Draghi, speriamo che
possiate aiutarci
a guarire il ragazzo”.
Lucy si
tormentava le mani, furiosa
per ciò che aveva appena sentito: sapeva che non poteva
trattarsi di un
miracolo se improvvisamente la guerra era finita ma scoprire che la sua
tranquillità era stata ottenuta in maniera tanto vile la
faceva fremere di
rabbia. Ancor più sapere che la decisione di curare una
persona derivava solo
dall’assicurare notti tranquille alla delicata lady Juvia.
“Portatemi
da lui”.
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Buonasera
^^
Per prima
cosa voglio ringraziare voi tutte per l’accoglienza a dir
poco calorosa che
avete riservato già al solo prologo, grazie mille!
Passando al
primo capitolo, direi che finalmente si intuisce qualcosa e la
situazione si
delinea meglio, che ne dite? Penso abbiate anche capito
perché dicevo che Lucy
sarebbe stata molto diversa da quella che conosciamo; e penso anche che
al
momento odiate Gray ed Erza XD
Come
sempre, grazie se avete letto e se vi va lasciatemi un commentino per
dirmi
cosa ne pensate ^^
Alla
prossima <3