Fanfic su artisti musicali > Blue
Segui la storia  |       
Autore: Sten__Merry    24/07/2012    3 recensioni
Una mattina qualunque, il sole, lo strepitio della gente e due occhi scuri.
*
Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Antony Costa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Scusate il ritardo! Ho avuto un sacco da fare, ora che sono più libera cercherò di essere più costante.
Nel frattempo credo che la FF abbia compiuto un anno quindi Tanti auguri a Cassandra e A.

Buona lettura.
Fatemi sapere, qualche commento in più è sempre gradito **

Sten.


____

Mi passai una mano tra i capelli, sconcertata. Lo osservai dormire tranquillo, le palpebre che si muovevano leggermente mentre sognava.

Con le lacrime agli occhi mi arresi al fatto che non avrei potuto resistergli, due sue parole ed ero tornata da lui calpestando la mia dignità. In fondo ero quasi arrabbiata, anche se non avrei saputo dire se con lui o con me stessa per aver permesso a un uomo di mettermi nella posizione di essere una sfascia famiglie.

Si girò nel letto abbracciando le coperte e cacciando un leggero mugolio di fatica.

“Sembri un bambino, a volte” sussurrai intenerita, abbassandomi su di lui per dargli un veloce bacio sulla tempia. Quando le mie labbra sfiorarono la sua pelle lui si svegliò, lentamente. Gli occhi gli facevano resistenza, ma riuscì a sorridere in ogni caso.

“Buongiorno” mugugnò con la bocca ancora impastata

“Buonasera” lo corressi, accarezzandogli i capelli, annuì e mi tirò a lui con una mano, mi abbracciò.

Sentii il suo calore, il suo profumo fruttato mi solleticava il naso facendomi rabbrividire. Si girò verso il comodino, una breve occhiata ai numeri rossi che lampeggiavano sulla radiosveglia e mi guardò con una nota di tristezza

“Tra un po' devo andare” spiegò, annuii lievemente guardando il pavimento

“è così che andrà d'ora in poi?” chiesi sospirando, lui alzò le labbra solo da un lato accompagnando il movimento con un gesto della testa

“Non lo so” confessò. Fu in quel momento che realizzai che ero l'altra e che, questa volta, a carte scoperte, avevo deliberatamente scelto questa strada. La fiaba che nella mia testa era iniziata qualche settimana prima non sarebbe più stata la stessa e i sensi di colpa mi torturavano già.

Poi però mi ricordai le sensazioni che il suo tocco sicuro mi faceva provare, non avevo mai sentito nulla di così forte e seppi che ogni scrupolo sarebbe stato del tutto inutile.

“Sto facendo la cosa giusta?” domandai a bassa voce, quasi stessi rivolgendo la domanda a me stessa, per tutta risposta appoggiò le sue labbra alle mie

“io senza questo” disse riferendosi a quel tocco intimo “io senza questo non posso stare” gli lessi nello sguardo quanta più onestà avessi mai visto negli occhi di un uomo, annuii, aveva toccato la corda giusta. Non avrei potuto star senza di lui, avrei finto di star bene anche così, ma ormai sia lui che io sapevamo che mi era entrato sotto la pelle. E già mi piaceva credere che anche io ero entrata sotto la sua.

Mi lasciai stringere un po', appoggiata al suo corpo nudo, respirando il suo odore profondamente. Poi si alzò e silenziosamente si rivestì, lo osservai stesa sul letto. Faticai a non seguirlo per abbracciarlo e obbligarlo a rimanere accanto a me. Ancora non mi capacitavo di quanto potesse essere bello, non capivo come uno come lui, così squisitamente perfetto poteva interessarsi a una ragazza normale come me.

“Che hai da guardare?” chiese scherzoso mentre si allacciava la cintura, mi strinsi nelle spalle

“Sei bello” mi giustificai, scosse la testa imbarazzato e si grattò la nuca nervoso

“Smettila” mugugnò facendo roteare gli occhi, poi si girò di schiena cercando di nascondermi il fatto che le sue guance si stavano tingendo di rosso, mi inginocchiai sul letto e lo avvinai a me tirandolo per la cintura, lo abbracciai forte affondando il viso nella sua schiena ancora nuda

“Lo penso davvero” lo rassicurai “non so come diavolo tu possa essere così tanto dentro di me, dopo così poco tempo”, lui si abbassò fino ad arrivare a fronteggiarmi col viso

“Non lo so neanche io, Cassie. E' qualcosa che non mi era mai successo. Non lo capisco, ma mi piace da impazzire” gli occhi spalancati, quasi a chiedermi di fidarmi di lui

“Non mi guardare così” lo implorai, mordicchiandomi il labbro inferiore

“Così come?” curioso, stupito

“Come se volessi solo me...” poi abbassando leggermente il tono della voce, più cupa aggiunsi “Perché non è così”, lui si sedette accanto a me, appoggiò le braccia alle gambe divaricate e parlò fissando il muro di fronte a sé

“Speravo non avremmo dovuto parlarne già oggi. E' complicato, Cassie. Io e Abbygail stiamo insieme da anni, è un pezzo di me, non sono pronto a rinunciarci” annuii. Per quanto non mi piacesse sentire questo discorso, lo capivo perfettamente. Era un po' come tra me e Manuel, quando lui aveva chiuso la nostra storia si era portato con sé ciò che di me aveva. Non lo avrei augurato a nessuna donna. Poi però era arrivato Antony che, per qualche strano scherzo del destino, stava riuscendo a restituirmi quella parte di cui mancavo da tempo.

“Rispetto i tuoi tempi” dissi, alzandomi per accompagnarlo alla porta. Le parole uscirono dalla mia bocca pesanti come un macigno e dovetti faticare per trattenere la valanga di domande che in realtà avrei dovuto fargli.

Uscii dalla stanza avvolta nel lenzuolo, con noncuranza, dimenticando che Kerry sarebbe potuta essere a casa.

La trovammo in cucina, seduta sul divano intenta a leggere un libro.

“Ciao Cassie” disse senza alzare gli occhi, mi schiarii la voce per farle alzare lo sguardo. Aggrottò le sopracciglia non appena notò che non ero da sola, capii subito che non era entusiasta della cosa

“ehm, Kerry, questo è Antony. Antony, questa è Kerry, la mia coinquilina” biascicai un po' imbarazzata, lui si piagò in avanti tendendole la mano, lei la strinse velocemente, senza troppo interesse, mentre lo fissava in viso con fare indagatore. Alzai gli occhi al cielo.

Presi atto che il primo incontro tra i due era miseramente fallito e tornai ad accompagnare Antony alla porta.

Un bacio veloce, poi di nuovo con quella voce calda e sensuale

“Sei solo mia, ok?” sorrisi e lo baciai con foga prima di spingerlo via. Mi salutò con la mano mentre, raggiante, faceva le scale senza smettere di guardarmi.

Non feci in tempo a chiudere la porta alle mie spalle che la voce di Kerry mi aggredì da dietro

“E' in una boy band quel tizio, lo sai vero?” chiese scettica, mi strinsi nelle spalle

“Lo ho saputo di recente, ma non l'ho ancora visto all'opera” lei continuò a scuotere la testa

“Sono quasi sicura non si chiami Andrew” annuii

“Si chiama Antony. Diciamo che abbiamo iniziato con il piede sbagliato, ma ora va tutto bene” Quasi, aggiunsi nella mia testa

“Quell'uomo ti ha devastata Cassie, dopo solo una settimana. Ti stai per infilare in un gran bel casino” mi avvertì

“Lo so” dissi guardando il pavimento imbarazzata, mi sedetti di fronte a lei ben attenta che il lenzuolo non scivolasse dal mio corpo “E' fidanzato” confessai, lei sbuffò e si passò una mano nei capelli

“Cassie, lascia perdere” sussurrò, percepii la sincerità del suo consiglio ma sapevo che non avrei potuto accettarlo

“E' come una calamita per me. Mi attira a sé qualsiasi cosa lui faccia. E' come quel paio di occhiali da vista che non vorresti mettere, ma senza i quali la vita non ti appare nitida. Lui mi rende più me, mi rende più felice” spiegai, mi fisso seria qualche secondo, poi finalmente sorrise

“Dio, sei cotta, lo sai” mi strinsi nelle spalle alzando un angolo della bocca

“Ho provato a non esserlo” mi giustificai, lei mi sfiorò velocemente la mano, quasi a consolarmi, a farmi capire che in fondo comprendeva, in un certo senso, il conflitto che stavo vivendo

“Su, vai a vestirti” mi invitò. “Vengono gli altri a cena, pensavo ti avrebbe fatto bene, che ti avrebbe tirato su. Ma vedo che ci hai già pensato da sola” concluse facendo una linguaccia, mettendo definitivamente fine al momento confessione tra noi. Obbedii, mi infilai in bagno e dopo una breve doccia mi infilai in un abito bianco stretto con gli spallini sottili. Sugli occhi una riga di mascara e i capelli pettinati un po' all'indietro, quando uscii li trovai già sul divano armati di un bicchiere di vino bianco.

Frank e Annie sedevano vicini, e alzarono il bicchiere in gesto di saluto non appena mi videro. Mi avvicinai subito a loro scusandomi per il modo in cui me n'ero andata un paio di settimane prima, loro mi dissero di non preoccuparmi e la tensione che credevo ci sarebbe stata si stemperò immediatamente.

Pochi minuti dopo altri amici di Kerry si fecero vivi, dopo una veloce presentazione scoprii che si chiamavano Klaus e William. Il primo era un omone di quasi cento chili di muscoli che si stagliava prepotente verso il soffitto, l'altro decisamente più basso, sempre ben piazzato e con due occhi verdi da mozzare il fiato.

Il vino scorreva in maniera quasi incontrollata, ridevamo come dei pazzi, e la conversazione prese presto una piega strana. Inspiegabilmente ci trovammo ad esplorare le nostre passate esperienze sessuali, il che non è propriamente una buona idea quando si ha bevuto un bicchiere di troppo.

Mentre ascoltavo i racconti degli altri ridacchiando nervosamente provai un inspiegabile brivido lungo la schiena, come d'istinto afferrai il telefono e digitai un veloce messaggio destinato a Antony in cui gli facevo chiaramente capire che fremevo dalla voglia di sentire il suo tocco su di me. Mi dimenticai di averlo fatto quasi nello stesso momento in cui premetti invio e ritornai a immergermi nella conversazione raccontando della mia imbarazzantissima prima volta nella stanza da letto dei genitori di un mio compagno di classe del liceo. Ancora ricordavo quanto fosse stata esilarante la faccia della madre di lui, sconvolta nel trovarci a rotolare sotto le coperte.

Stavamo ridendo tutti insieme quando il mio telefono suonò molesto, solo quando udii la suoneria mi ricordai del messaggio mandato a Antony e scossi leggermente la testa mordendomi il labbro inferiore, a metà tra il malizioso e l'imbarazzato. Il ragazzo aveva scelto di essere di poche parole, come mi aveva mostrato essere nel suo stile nel suo primo approccio verso di me. Mi scrisse solo il nome di un locale dell'Essex e un orario, nessun invito aperto, mi faceva solo sapere dove l'avrei trovato.

Mi morsi il labbro ancora più freneticamente socchiudendo gli occhi, mi stava sfidando, ne ero certa. Bene, avrei accettato la sfida.

Chiesi agli altri se avessero voluto uscire più tardi e loro accettarono la mia proposta, così ci sedemmo subito a tavola per liberarci il prima possibile.

Cenammo con dell'insalata greca, tzatziki e una fetta di moussaka vegetariana presi al ristorante greco in fondo alla strada.

Non riuscii a trattenere un sorrisetto di fronte all'ironia della situazione; stavo davvero sviluppando una repentina passione per tutto ciò che fosse greco, notai.

Arrivammo al locale circa alle 22, mezz'ora prima dell'orario indicatomi da Antony. Mi sorpresi dalla sontuosità di quel posto, i locali erano prevalentemente bianchi e neri e le luci qualche tono troppo basse. Era davvero immenso e mi chiesi come avrei potuto trovarlo, senza il telefono che avevo deciso di lasciare a casa.

Ordinai un cocktail alla frutta e mi sedetti su un divanetto a parlare con Klaus. Le sue mani si allungavano più del dovuto, ma, brilla com'ero, ne rimasi più lusingata che infastidita. Risi e flirtai un po' con lui, pur rimanendo cauta a permanere in un area del tutto innocente.

“Bel posto” urlò sopra la musica, annuii

“Me l'ha consigliato un amico” spiegai

“Ah, peccato!” imprecò, gli rivolsi uno sguardo interrogatorio, lui si strinse nelle spalle “Sei proprio un bel tipetto” spiegò, io scoppiai a ridere e aprii la bocca per replicare quando, improvvisamente, tutte le luci della sala si abbassarono quasi al minimo, rendendo impossibile vedere e attirando gli sguardi sul grande palco che si trovava a pochi metri da noi che fino a quel momento non avevo neppure notato. Un elegante uomo avvolto in una giacca scura accompagnata da dei jeans chiari mormorò qualcosa al microfono, io non capivo molto di quello che stava dicendo ancora vittima degli effetti degli alcolici che avevo buttato giù nelle ore precedenti, e a cui non avrei rinunciato per riuscire a portare avanti la mia sfida con Antony.

E non appena la mia testa iniziò a pensare a lui, eccolo apparire sul palco. Indossava un completo grigio argenteo perfettamente tagliato sul suo corpo, lui e altri tre ragazzi salutarono la folla e presero a cantare una canzone ritmata.

Era perfetto in quell'ambiente che tanto gli apparteneva.
Non riuscii a smettere di fissarlo estasiata non appena le note iniziarono a uscire dalla sua bocca, come ipnotizzata mi feci largo tra la folla e mi portai di fronte al palco, appoggiandomi a una colonna per riuscire a sorreggermi, travolta dalle emozioni che questo lato di lui mi suscitava.

Mi divertii a guardarlo mentre cercava qualcuno tra la folla, i suoi occhi guizzavano prima da un lato e poi dall'altro in maniera frenetica, poi, finalmente, mi vide proprio nel momento in cui stavo giocando con la cannuccia rossa che faceva capolino dal mio cocktail. Gli feci un cenno col capo, lui ricambiò con uno dei suoi fantastici sorrisi a bocca aperta.

Non mi mossi per tutto il tempo che lui rimase sul palco, bello come non mai, illuminati dalle luci colorate di una discoteca londinese come tante, ma che quella sera non poteva essere più speciale.

Staccai gli occhi da lui solo un istante, per incrociare uno sguardo contrariato di Kerry alla quale cercai di fare capire che non sapevo che lui si sarebbe esibito, ma senza molto successo. Decisi di non pensarci, in quel momento la disapprovazione della mia coinquilina non era assolutamente una mia priorità.

Prima di scendere dal palco Antony mi fece un veloce cenno indicandomi dove incontrarlo, mi spostai immediatamente sulla destra della stanza, vicino a una porta nera che spiccava sulla parete bianca.

Non feci neanche in tempo ad avvicinarmi che un omone alto e pelato aprì la porta e senza accennare a un sorriso mi fece cenno di entrare, lo ringraziai vagamente intimidita. Lui non si presentò, io non feci nulla per conoscerlo meglio

“Vieni” mi disse e mi condusse in un privé sul retro della discoteca grande almeno la metà della sala principale “i ragazzi arrivano subito, siediti qui” disse mostrandomi un divanetto, alzai le sopracciglia incredula di fronte all'autorevolezza con cui quell'uomo pensava di potermi parlare, ma prima che potessi replicare lui era già sparito. Mi guardai attorno. Decisi che considerare quella parte della discoteca un privé era riduttivo, era piuttosto una sala VIP, se possibile più sontuosa ed elegante che l'altra stanza. Giurai di riconoscere un paio di volti che avevo visto qualche settimana prima sulla rivista che mi aveva svelato la vera identità di colui che al tempo consideravo semplicemente Andrew.

“Simpatico il tuo amico” dissi, con un sopracciglio alzato in segno di disapprovazione riferendomi all'uomo che mi aveva fatta passare, non appena vidi Antony che si avvicinava, lui sorrise teneramente

“Non sa chi sei, pensa che tu sia una fan e con loro preferisce tenere le distanze” spiegò, sbuffai

“Un po' di rispetto non guasterebbe” farfugliai fingendomi offesa
“Glielo farò sapere” disse scoppiando a ridere, risi anch'io per colpa della sua risata contagiosa. Lui fece per cingermi le spalle con un braccio per poi però ritrarsi prima di toccarmi, mi girai incuriosita e vidi i suoi compagni di gruppo venire verso di noi e sedersi. Aggrottai la fronte non sapendo come reagire. Come avrebbe potuto presentarmi?

Riconobbi Simon dal nostro incontro di qualche settimana prima, poi aspettai che fosse Antony a introdurmi agli altri.

“Questa è Cassie” disse “Una nuova fan”, lo guardai storto ma non obiettai, in fondo avevo accettato di essere il terzo nella sua relazione e questo comportava tutta una serie di compromessi. Lo vidi fissare Simon e mi accorsi che con lo sguardo stava pregando di non tradirlo, lui sospirò scuotendo la testa e annuì. Vidi le spalle di Antony rilassarsi lentamente.

Disinteressati gli altri due ragazzi biascicarono i loro nomi e uno di due mi porse un bicchiere di vino, ringraziai e tornai a girarmi verso il mio amante segreto, ringraziando per la musica alta che avrebbe coperto la nostra conversazione

“Quindi sei davvero un cantante, eh?” esordii “Sono stata con un cantante tempo fa, non sono sicura di ripetere l'esperienza” confessai lasciandogli ben chiaro che il mio era solo un gioco, lui colse subito, lo capii dal suo sorriso

“Neppure con me?” chiese sporgendo il labbro, io mi strinsi nelle spalle

“Magari per te vorrei fare un'eccezione” confessai, lo sguardo a metà tra il serio e il divertito, lui si girò verso di me lanciando prima un fugace sguardo ai suoi compagni per assicurarsi che non ci stessero guardando. Appoggiò una mano alla mia sinistra e l'altra alla mia destra, quasi a imprigionarmi tra il suo corpo e i divanetti

“Magari?” chiese, intenso, provocatorio, sorrisi maliziosa leccandomi lascivamente il labbro superiore

“Dipende da cosa sai fare” confessai, lui spalancò gli occhi sorpreso

“E' una sfida? Stai attenta a chi sfidi, signorina, potresti trovare qualcuno che non abbia intenzione di sottrarsi” gli regalai un sorriso storto in risposta, mi piaceva la piega che stava prendendo questi gioco. Era divertente pensare che non sembravamo neppure noi, eravamo troppo immersi nella sfida che ci lanciavamo vicendevolmente, dovuta forse alla consapevolezza che ora tra noi non c'erano più segreti e che potevamo iniziare ad esplorarci realmente

“So benissimo quello che faccio” spiegai, lui si risedette composto sorseggiando un cocktail azzurro, mentre il mio sguardo non smetteva di indugiare insistente su una porta che si trovava di fronte a noi. Se ne accorse.

“Che vuoi fare?” chiese ridendo, io mi feci seria, una patina lucida sugli occhi per l'eccitazione

“Voglio vedere di che pasta sei fatto” dissi e scattai in piedi dirigendomi verso la porta, non dovetti girarmi per sapere che lui mi stava seguendo con lo sguardo. Mi impegnai a camminare il più sinuosamente possibile spostando il peso prima da una parte e poi dall'altra, ancheggiando nella maniera più vistosa possibile cercando di mettere in evidenza come l'intimo scuro tagliava la mia figura sotto l'abito, mi girai solo per buttare giù il resto del contenuto del bicchiere e vidi Antony parlare con Simon, quest'ultimo scosse la testa in segno di disapprovazione.

Li ignorai, avevo bevuto troppo per preoccuparmi di lui e i miei pensieri erano tutti per la mia sfida aperta con Antony, mi infilai nella stanza che avevo notato prima.

Mi ritrovai in un'ampia toilette pulita e dalle tinte scure che profumava di deodorante per ambienti alla fragola. Mentre aspettavo che lui afferrasse il concetto e venisse a recuperarmi lasciai cadere uno spallino dalla spalla e mi misi un velo di rossetto rosso, poi mi misi a fissare di fronte a me aspettando di vederlo spalancare la porta.

Finalmente entrò sorridendo

“Che ti è preso?” chiese divertito, io mi avvicinai a lui e gli buttai le braccia al collo ridendo

“Devo vedere di che pasta sei fatto” spiegai alzando un sopracciglio, lui si fece serio, nei suoi occhi la stessa patina di eccitazione che poco prima aveva eclissato i miei, mi avvicinai alla sua bocca e parlai con le mie labbra sulle sue “Quando ti è arrivato quel messaggio sapevi benissimo dove volevo arrivare” pronunciai quelle parole in un sussurro.

Lui non rispose, si limitò a mettermi una mano dietro la nuca e spingermi ulteriormente contro di lui. Ci stringemmo in un bacio appassionato, senza quasi respirare.

Ci muovevamo gemendo e fremendo, il gioco tra noi era entrato nel vivo. Stavamo ancora lottando ed entrambi lo sapevamo, studiavamo le nostre mosse per cogliere l'altro di sorpresa e per prendere il controllo della situazione.

Mentre lo fissavo negli occhi avvolta dalla lussuria lo sentii prendermi con forza i fianchi per girarmi di centottanta gradi sollevandomi da terra. Mi spinse in avanti e mi curvai sul lavandino. Nonostante l'eccitazione non mancai di fare un segno di disappunto facendo schioccare la lingua sul lato sinistro del palato e dando un colpetto con la testa per aver perso il primo round.
Non potevo perdere, io avevo chiesto di giocare, io avrei dovuto vincere.

Allungai una mano dietro di me e lo presi per la cravatta obbligandolo a chinarsi sopra di me, mi girai con la testa e tornai a baciarlo, muovendo il mio corpo sul suo.

Quando mi fu chiaro che era al massimo dell'eccitazione lo lasciai andare, mi abbassai il vestito che si era sollevato di pochi centimetri e sistemandomi i capelli mi allontanai da lui.

“Niente male, stallone” scherzai, facendogli l'occhiolino.
Mentre uscivo lo vidi che mi fissava sconvolto dall'interno del bagno. Da quello sguardo seppi di aver fatto la cosa giusta, avevo giocato le mie carte e finalmente lo avevo davvero conquistato.
Sarei diventata una sfida costante per lui, decisi.

Poco importava se ormai le barriere che avevo precedentemente erano cadute, in quelle due settimane senza lui avevo imparato a non lasciare più potere a un uomo, e così avrei fatto, indipendentemente da quanto bene mi facesse stare.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Blue / Vai alla pagina dell'autore: Sten__Merry