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Autore: Fra_chan22    24/07/2012    1 recensioni
buonasera lettori/autori/gestori del sito/orsi/mostri/alieni seduti davanti al pc a leggere fanfiction e storie originali! Questo che vi propongo è uno dei miei primi lavori, quindi vi prego di non sbranarmi viva!
Questa storia è presa spunto dal racconto "il ragazzo nel cortile" di cui, chi magari lo avrà già letto, vedrà che il finale è praticamente identico. Tornando a noi, la storia parla di Jenny, una ragazzina costretta a lasciare la sua amata Venezia per trasferirsi a Milano, dove in un piccolo giardinetto all'interno dell'appartamento in cui vive conosce un particolare ragazzino....
è un po' (tanto) corta, ma spero che vi piaccia!! ^3^
p.s: consigli e critiche sono comunque ben accetti!!! >.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Sei pronta?” la voce della mamma dall’altra parte della porta. Che giorno terribile, quello. Jenny, la dolce ragazzina che tutta la città adorava, era destinata a partire da quel posto paradisiaco che era Venezia. Sebbene il capoluogo fosse grande, Jenny si era fatta una grande fama per la sua sincerità e gentilezza verso tutti. Quando usciva di casa era sempre sorridente. Ma non quel giorno. Suo padre, un rinomato capo di industria, aveva proposto alla famiglia (o meglio, alla moglie) di trasferirsi a Milano.

“ Mi hanno portato le foto nel nostro futuro appartamento lì. È in centro città.” Così aveva detto. E la mamma non aveva potuto che accettare, elettrizzata all’idea di trasferirsi in una grande città. Nessuno aveva chiesto a Piera il suo parere. E così quel giorno stesso si partiva.

“Sì” rispose a flebile voce la ragazzina, lanciando un ultimo sguardo commosso alle pareti, ormai vuote, della sua stanza.

Saltata in una di quelle barchette taxi che adorava tanto, Jenny guardò per l’ultima volta il centro di Venezia, che si allontanava sempre più. Distolse lo sguardo: doveva essere forte, convinta che un giorno sarebbe ritornata dai suoi parenti e dai suoi amici.
“ Dovresti essere almeno un po’ curiosa di Milano, non ci sei mai stata” disse la madre.
“Infatti lo sono” rispose Jenny poco sicura di quello che aveva appena detto.
Dopo sei ore di viaggio, cambiando da barca a auto, da auto in treno, arrivarono in centro a Milano. La città, grigia sia in cielo che in terra, appariva piena di movimento, causato dal troppo traffico. Dovettero portare i bagagli a piedi, perché il taxista si rifiutava di andare oltre un certo limite della città. “Perfetto” pensò Jenny “ Cosa ci succederà adesso, la proprietaria dell’appartamento rifiuterà di darci le chiavi perché non si fida di noi?”
Arrivati davanti ad un immenso portone, il papà suonò un campanello. Subito una voce roca rispose, e dopo qualche frase concitata che i due si scambiarono, una docile signora li venne ad aprire.
L’interno dell’appartamento era piuttosto spazioso, ma niente a che vedere con quello di Venezia. Venezia. Quella parola fece salire le lacrime a Jenny, che le ricacciò violentemente. Entrò dentro una grande stanza che doveva essere la sua camera. Aprì le finestre e guardò fuori. Uno splendido giardino contornato da quattro mura. Un albero. Alcune siepi. Una casetta di legno. Un ragazzino nascosto tra dei rovi. Alcuni giocattoli per terra. “Aspetta! Un ragazzino tra i cespugli?!” pensò intimorita Jenny, cacciando lo sguardo di nuovo lì dove aveva visto lo sconosciuto. La figura era sparita. Chiamò la signora più volte, e quella solo cinque minuti dopo arrivò dalla ragazzina.
“Che cosa c’è?” chiese garbatamente
“Oltre alla sua e alla mia famiglia, c’è qualcun altro che vive qui e che ha figli?” domandò piena di tensione.
“No.” Fu la risposta ovvia della signora. “ma perché?”
“Niente, semplice curiosità” rispose Jenny, lanciandole uno dei suoi sorrisi migliori.
Intanto il sole era tramontato, e Jenny si preparò ad affrontare la sua prima notte a Milano.
Il giorno dopo, la madre la accompagnò a scuola, un grosso edificio tutto bianco. Al contrario di quanto aveva pensato la sera prima, Jenny ci si trovò bene. Conobbe una simpatica bambina, sua coetanea, di nome Anna Lou, di provenienza cinese. In classe le lezioni si svolgevano come a Venezia, niente di nuovo, come aveva temuto.
Ritornata a casa, rivolgeva sempre un veloce sguardo al cortile di fuori, sperando con anche un po’ di curiosità, che il misterioso bambino che aveva visto si ripresentasse.
Un giorno, prese coraggio e uscì di fuori, esplorando il piccolo giardino. Salì su per l’albero, cercò di costruirsi una spada, come quella che vedeva alla televisione, ma con scarso successo. Allora, andò dietro i cespugli dove aveva visto il ragazzino. Notò che c’era una specie di buco che forava la pietra del muro. La cosa la insospettì. Girò intorno alla casetta di legno, che a vederla da vicino, era proprio una casa conciata male. Cercò di entrare dentro, aprendo una grossa porta di ferro arrugginito. “Ferma!” urlò una voce da dentro “ o non vorrai far arrabbiare la paurosa casa degli spettri!” poco convinta. Jenny se ne accorse subito. “Ma quale casa degli spettri!” e così dicendo spalancò la porta. Al suo interno polvere, legni marci e un ragazzino tutto sporco. La ragazzina gridò, ma il giovane le tappò la bocca: “Zitta, ti prego! Ti spiegherò tutto!” disse guardandosi intorno, e la fece entrare nella penombra dell’edificio.
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“E così sei una specie di orfano che è scappato per cercare fortuna? Ma raccontala a qualcun altro!” sbottò Jenny incrociando le braccia al petto e guardando da un’altra parte. “Ma è la verità!” la rimbeccò il ragazzo.
La ragazzina decise se credergli o no: il suo sguardo appariva sincero, e i vestiti valevano più di ogni altra prova. “Ok. Allora dimmi come ti chiami”
Il ragazzo sorrise: “ Solo se lo dici prima tu”. Jenny cominciava a seccarsi ma mantenne la calma. Non voleva rivelargli il suo vero nome: quel ragazzo poteva essere chiunque. “M-mi chiamo Giulia” disse incerta. Il ragazzo non sembrò sospettoso. “E tu?” “Lucas. Piacere Giulia. Ti pregherei di non rivelare a nessuno quello appena detto. Potrei avere dei guai. Seri guai.” Rispose calmo ma freddo. “ Va bene. Allora a domani, Lucas.” Disse Jenny mentre si stava alzando. “ È  una promessa, non dimenticartene” le ricordò Lucas sorridente. <> pensò Jenny <>
Così per consuetudine, la ragazzina cominciò sempre più a visitare Lucas nella casetta, fino a quando non divennero migliori amici. Ormai la ragazzina non pensava altro che a cosa si sarebbero detti il pomeriggio seguente, e a scuola era così impaziente di arrivare a fine lezioni, che Anna Lou cominciò a preoccuparsi. “Jenny, mi vuoi dire qualcosa? Perché è da un bel po’ di giorni che sei strana!”. La ragazzina, contenta che l’amica se ne fosse accorta, cominciò a bisbigliarle. “Sì, ma è un segreto segretissimo! Non devi dirlo a nessuno!”. “Lo sai che puoi dirmi di tutto, andiamo, dimmi!”. Jenny si guardò intorno, poi:” Nel mio cortile c’è una casa diroccata, dove abita un simpaticissimo ragazzino, di nome Lucas! È il mio migliore amico! Insieme a te ovviamente! Non rivelarlo a nessuno,mi raccomando!” disse emozionata. Anna Lou si era pietrificata:
“ Devo andare Jenny, a domani.” Disse fredda, e senza voltarsi se ne andò per il lungo corridoio.
Il giorno seguente, fu il peggiore che Jenny passò. Peggio di quando abbandonò la sua amata Venezia. Molto peggio.
Nel mattino, venne svegliata da un forte trambusto fuori dalla finestra. E una voce molto familiare, chiamava disperata il suo nome. Carlo. Spaventata che potesse accadere il peggio, uscì di casa verso il cortile e quello che vide la agghiacciò. Lucas, il suo amato amico, in manette. Vicino a lui il padre di Anna Lou, nonché capo della polizia milanese. Ma non fu quello a spaventarla, non il poliziotto. Lo sguardo che le rivolse Lucas, agghiacciante ma allo stesso tempo bollente di rabbia, la fece cadere per terra. Intanto i genitori le si erano avvicinati. “Mi hai tradito Giulia! Credevo fossimo amici e invece tu, mi hai barattato con questi sbirri!” “Andiamo!” disse fermo il padre di Anna Lou dando uno strattone al ragazzo, che urlò ferocemente:” Non ti perdonerò mai Giulia! Fosse l’ultima cosa che faccio!!”
Così se ne andò l’unico vero amico che Jenny avesse mai avuto.
Qualche giorno dopo, un piccolo articolo sul giornale locale diceva che il caso del ragazzo era stato archiviato in tribunale, e Lucas dato ad una famiglia di Cologno Monzese. Nessuna via scritta, nessun nome dato di chi se ne fosse voluto occupare del ragazzo. L’articolo finiva lì.
Per mesi e mesi Jenny fu triste per non aver più trovato Lucas, ed era sicura che, se anche fosse tornato in città, mai e poi mai sarebbe tornato ad abitare nella casa nel cortile. Lucas non conosce il suo vero nome, lei non sapeva il suo indirizzo: non si sarebbero mai più incontrati.
 

  
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