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Autore: hold_me_hazza    24/07/2012    3 recensioni
Sono passati cinque anni da quando Louis se ne è andato, allora perchè continuo a pensare costantemente a lui? Vivo una vita che non mi appartiene, faccio cose che detesto, ma cosa succederebbe se me lo ritrovassi davanti?
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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ok.. questa cosa mi è uscita fuori l'altra notte, non riuscivo a dormire, ero depressa e con la febbre a 39 (si esiste una cretina che prende la febbre a luglio TT_TT). bhe spero solo che vi piaccia e che magari passiate a lasciare una piccola recenzione, dai non siate timide, non vi mangio mica, sono una brava ragazza davvero *guarda con occhi luccicosi*







Se fossi stato più sincero forse ora non avrei questo vuoto nel cuore.

 
Metto i miei toast nel tostapane e mi preparo il caffè. Ho davvero bisogno di fare colazione la mattina, è una di quelle piccole fisse che si hanno senza le quali saremmo scontrosi tutta la giornata. Ma a me cambierebbe qualcosa senza la mia colazione? Riuscirei davvero ad essere più scontroso, irritato e antipatico di così?
 

Se gli avessi detto subito la verità ora lui sarebbe ancora al mio fianco?

 
Mi stringo la testa tra le mani. Come a volerla comprimere e distruggere. Perfetto! Il tostapane è andato. Questa sarà una pessima giornata.
Mi arrabbio con niente in particolare e tiro un calcio al mobile della cucina, facendomi solo male. Mi preparo con tutta la pigrizia e la malavoglia di cui posso usufruire, sorseggiando ogni tanto il caffè, per poi uscire da una casa che non sento come mia e andare ad un lavoro che odio.
 

E se gli dicessi che mi manca? Che morirei per sentirmi stringere ancora da quelle braccia muscolose? Questo soddisferebbe solo un mio stupido ed egoistico desiderio? O tornerebbe?
 

Continuo a stringere la testa con le mani. Perché oggi non riesco a smettere di pensarci? È sicuramente colpa della colazione mancata..
La verità è che non smetto mai, ma di solito cerco di non dar retta ai miei pensieri che escono fuori come un fiume in piena.
“Harry Styles!”. Il mio nome mi risuona forte nelle orecchie, sopra ogni suono di quell’ufficio frenetico anche alle 8 di mattina. “Sei in ritardo un'altra volta! È la terza volta questo mese!”
Cavolo, quanto lo odio. Odio il mio capo con tutto il cuore. Ma questo è uno dei pochi lavori con cui posso permettermi un Audi e una vacanza alle Seychelles, lavorando solo quattro giorni a settimana e solo sei ore al giorno. Certo, forse il fatto di essere l’amante del capo mi aiuta un po’..
 

Se mi vedessi adesso cosa penseresti di me?

 
E io non riesco a non pensare a quegli occhi azzurri, a quel sorriso strafottente e a quell’espressione da eterno bambino, mentre mi faccio sfondare il culo da quell’uomo grasso, ripugnante e orribile che è il mio datore di lavoro. Mi sistemo i miei ricci sempre perfetti, uscendo dal suo ufficio come se niente fosse cominciando il mio lavoro alla mia scrivania. So benissimo che tutti, qui dentro, sanno la verità, ma preferiscono tacere e voltare lo sguardo da un'altra parte quando gli passo accanto. Questa cosa mi fa sentire come qualcosa di orrendo e ripugnante, mi sento una persona disgustosa. Sono solo dei codardi senza il fegato di dirmi le cose in faccia. So benissimo ciò che pensano e dicono di me: “Guarda come si è ridotto. Si atteggia tanto a grande star ma senza gli One Direction non è più niente.”
 

Tu eri l’unico che mi diceva le cose come stavano. “Stai facendo una cazzata”, “”Stai attento”, “Non farlo o te ne penti” ed eri anche l’unico che mi stava accanto dopo i miei errori.

 
Una ragazza mi chiede qualcosa che non mi sforzo neanche di ascoltare e la caccio con uno sguardo che non ammette repliche.
La verità è che non sono sempre stato così, c’era un tempo in cui non avevo tutta questa rabbia che ora mi fermenta dentro, crescendo sempre di più. C’è stato un tempo in cui sorridevo sempre, costantemente, così tanto che la sera mi facevano male i muscoli della faccia. E la verità è che non era per i fotografi, i fan, neanche per la band, quei sorrisi erano tutti solo per lui, solo per Louis. È per questo che ora non sorrido più, non ne ho alcun motivo, perché lui non c’è più ed è tutta colpa mia. Sono io che ho distrutto la cosa più bella che mi sia mai capitata. Ma solo ora a distanza di cinque anni capisco quanto ero stupido e orgoglioso a quel tempo.
La giornata passa lenta come tutte le altre e, mentre sono sulla metro per tornare a casa non riesco a non tornare con la mente a quel giorno, il giorno in cui è finito tutto.
“Che cosa provi per me, Harry?” mi chiede Louis con il respiro ancora accelerato, mentre ci abbracciamo, nudi tra le candide lenzuola, che ora rilasciano il nostro odore per la stanza, odore di baci, di voglia, di sesso. Mi coglie alla sprovvista, non avevo mai pensato ai miei sentimenti per lui o più che altro ero troppo orgoglioso per accettarli. “Sei il mio migliore amico, il sesso non significa niente lo sai”.
E potevo vederlo benissimo in quel momento, il suo cuore che si spezzava e i suoi occhi farsi lucidi, ma li ignorai, come ignorai tutte quelle vocine nella testa che mi dicevano di dirgli che lo amavo e l’unica cosa che riuscii a fare fu scendere dal letto e andare a fare una doccia. Quanto avrei voluto che l’acqua insieme allo sporco portasse via anche tutto il mio senso di colpa, la mia debolezza e il mio stupido orgoglio.
È stato il giorno dopo che Louis annunciò, in un’intervista, che avrebbe lasciato la band, per poi alzarsi e andarsene. Ed è stata una settimana dopo che i One Direction si sciolsero definitivamente.
Da quel giorno, in quell’intervista, non l’ho più visto, ne sentito. Era come sparito nel nulla, come se fosse stato solo un sogno e io all’improvviso mi ero svegliato.
Ci misi almeno due mesi prima di capire che non sarebbe più tornato, ma ancora oggi non sono riuscito ad accettarlo. Ma una cosa l’ho accettata, io lo amo. Si, lo amo, non ‘lo amavo’, è al presente, perché i miei sentimenti non sono cambiati, li ho solo accettati. Ma ormai è troppo tardi.
 

Adesso ricordo, perché da cinque anni odio ascoltare musica. Mi ricorda quando eravamo insieme, perché insieme eravamo musica.

 
“Sai, dicono che ogni cinque minuti di risata ti si allunga la vita di un anno”. Questa voce. La riconoscere tra mille, è proprio lui!! Giro di scatto la testa e due grandi occhi azzurri mi assalgono fino a togliermi il fiato. È lui e mi sorride con la sua solita strafottenza. “Deve essere da molto che non ridi, Harry”. Mi dice, facendo diventare il suo ghigno in un sorriso dolce, il sorriso di quando facevamo l’amore. Non è cambiato di una virgola, mi fa ancora battere il cuore. Ed è in quel momento che finalmente scoppio in una fragorosa risata, che riecheggia nella metro attirando sguardi, e mi sento così bene, come liberato da un peso, ora il mio cuore è così leggero che sembra volare.
E continuo scuotendo le spalle al ritmo delle mie risate e tenendomi la pancia, fino a quando una piccola lacrima solitaria non riga la mia guancia, dando il via a tutte le sue compagne di uscire dai miei occhi. Lo abbraccio forte, con la paura che sia solo un sogno e possa svanire di punto in bianco.
“Erano cinque anni, che non ridevo” gli dico tra un singhiozzo e l’altro, mentre lui risponde al mio abbraccio. Dio, come mi è mancato.. il suo odore, il suo calore.. sono così felice che sembra che il mio cuore voglia uscire fuori.
“Ti amo Louis, ti amo, ti amo, ti amo..” e continuo a ripeterglielo, prima sottovoce, poi sempre più forte. E piano piano, dentro di me, sento che finalmente ho fatto la cosa giusta.
È per questo che il mio mondo mi crolla da sotto i piedi, quando Louis fa un sorriso che non è il suo, mi dice “Lo so” e poi semplicemente se ne va, scendendo dalla metro, lasciandomi di nuovo solo. Mi sento come un naufrago, la cui zattera è stata appena distrutta dalle onde, ma io non voglio affogare nel mare delle mie emozioni, non di nuovo. È per questo che gli corro dietro, ringraziando il cielo che abbia ancora la mania di indossare le righe, grazie alle quali riesco a non perderlo tra la folla.
Ci sono quasi, sono a un passo da lui, mi basta allungare un po’ la mano per raggiungerlo, ma all’improvviso un onda più forte delle altre mi porta giù. Ad aspettare Louis, all’uscita, ci sono Eleonor e una bambina, che lui prende in braccio e bacia sulla testolina. Era ovvio. Mi viene quasi da ridere. Che credevo? Che non sarebbe andato avanti? Che non si sarebbe rifatto una vita? Quanto sono stupido.
Adesso, con il rimbombare furioso e assordante del mio cuore come unico suono e con un enorme squarcio nel petto, riesco ad accettare il fatto che mi ha veramente lasciato. E sento le lacrime bagnarmi gli occhi e le gambe tremare e capisco che lui non è più mio, che non lo è più da ben cinque anni.

Non importa quanto lo possa amare, lui non sarà mai mio.

   
 
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