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Autore: _ems    24/07/2012    9 recensioni
Il mio era un paesino dove di interessante davvero non c'era niente: avete presente quel classico paesino dove tutti conoscono tutti? Ecco, quello è il mio.
Sono sempre stato bravo nel mantenere questa mia convinzione, d'altronde , davvero non succedeva mai nulla.. fino al suo arrivo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La ragazza dai capelli verde evidenziatore e il sorriso smagliante.

Il mio era un paesino dove di interessante davvero non c'era niente: Avete presente quel classico paesino dove tutti conoscono tutti? Ecco, quello è il mio.
Sono sempre stato bravo nel mantenere questa mia convinzione, d'altronde
, davvero non succedeva mai nulla.. fino al suo arrivo.
Era una ragazza stravagante, dai capelli verdi evidenziatore: Sì, proprio verdi evidenziatore.
Era in viaggio da molto, diceva, e un po' per sbaglio un po' per destino s'era trovata lì.
Fatto sta che le bastò poco, forse nulla, per stravolgere la vita di tutti, la mia.
Affermava che il mondo era interamente popolato da cose, da persone, interessanti e che stava a noi interessarcene.
Per lei era interessante il sole che sorgeva e che tramontava, la formica che viveva e quella che moriva, l'ubriacone, il sobrio e il nullafacente.
Ci vorrebbe più del tempo che possiedo per far capire a voi, poveri disgraziati, quanto straordinaria lei sia stata nel dare, a chi ne avesse bisogna, uno stimolo per andare avanti.
«Perché la vita è fatta di stimoli.» Diceva
«E bisogna coglierli tutti o si avranno rimpianti per sempre.»
Fu quello che disse a Luigi, che dalla mattina alla sera, non faceva altro che bere, bere e bere fino a scoppiare.
«Hai una moglie bellissima che ti ama e due figli che ti aspettano, che ci fai qui?»
Gli chiese semplicemente alla prima bottiglia.
«E chi ti dice che mi ami?» Chiese, allora, scettico Luigi facendola sorridere.
«Tu sei qui ad ubriacarti e lei è a casa che t'aspetta e ti prepara da mangiare. Se è la paura a farle fare questo sii uomo e falle riscoprire l'amore.» Terminò portandosi via la bottiglia.
E quella bottiglie se la scolò lei, seduta su una collinetta guardando il cielo, ora un sorso ora un altro.
«Ma come, gli fai la predica e poi te la bevi tu?» Chiesi stupito.
«Io non raccolgo mai quel che semino.» Mi rispose andando via.
Quella sera mi sentii deluso, ma in fondo, cosa puoi aspettarti da una sconosciuta con cui non fai altro che parlare, parlare e parlare? Ok, forse tanto sconosciuta non era, ma fatto sta che a deludermi c'era riuscita anche lei.
Oggi però, ripensandoci, non gliene faccio una colpa: infondo quella sera mi fece capire che, avvolte, le delusioni sono il pane della vita.
«Ti deluderanno sempre, o quasi Diceva. «Ma sta a te capire l'importanza da dargli.»
Informò di questo anche Nicola che passava le sue giornate sentendosi deluso del tutto e del nulla.
«Alle persone o alle delusioni?» Chiese innocentemente lui
«Alle persone, Nicola, alle persone.» Gli tolse ogni dubbio con un sorriso.
Perché lei sorrideva, sorrideva tanto.
Perfino quando piangeva riusciva ad abbozzarti un sorriso o due tirando su col naso.
Ma vi ho mai parlato dei suoi occhi? I suoi occhi erano suoi e basta, nel senso che, chiunque poteva avere il suo semplice colore, ma nessuno avrebbe mai trasmesso quello che trasmetteva lei.
«E cosa ci vedi nei miei occhi?» Mi chiese un giorno teneramente.
«Uhm.. ci vedo il mare, il cielo e pure il suolo su cui hai viaggiato. Ci vedo 'ste colline e le vite che hai stravolto, ci vedo il nulla, avvolte, e il tutto, spesso.» Le risposi arrossendo e sentendo in me il bisogno di dire altro.
«Ci vedo il coraggio e la bravura nel affrontare il mondo da sola, nel prendere la vita per mano e portarla con sé, nel guardare negli occhi una persona e non abbassare la testa, nel viverla prima di giudicarla.»
Conclusi sorridendo, ma lei, però, non ricambiò.
Il giorno dopo, imbarazzato, andai da lei.
Volevo sapere, a tutti i costi, perché il mio sorriso non era stato ricambiato.
Insomma, sorrideva a chiunque! Perché a me no? Io che la stimavo e l'amavo più di chiunque altro!
«Come stai?» Le chiesi per iniziare, lei scrollò le spalle.
«Bene.. perché?» Mi chiese semplicemente ed io non sapevo più che dire.. ma ancora non mi sorrideva.
«Tu non mi hai sorriso.» Me ne uscii di botto, dopo un po', stizzito.
«Ieri, dopo quello che ti ho detto..» Precisai ad una sua occhiata e, finalmente, mi sorrise.
«Ti preoccupi davvero? Ti interessa così tanto se ti sorrido o meno?» Mi chiese innocentemente ed io annui.
«Sì, a me interessa se sorridi. E se non lo fai mi preoccupo. Sembra sempre che qualcosa non vada.»
Ammisi arrossendo, lei sorrise.
«In realtà qualcosa che non va c'è..» Iniziò titubante e ad una mia occhiata di incoraggiamento proseguì.
«Tu mi hai detto cosa vedi nei miei occhi e te ne sono grata e ti ringrazio per le belle parole, erano bellissime.»
Ammise arrossendo.
«Ma.. io non ho detto cosa vedo nei tuoi, ecco. Posso dire, fiera, di vederci tanto! Io ci vedo il mondo lì dentro, queste colline e tutta sta gente. Io ci vedo un'amore, un'amicizia. Io ci vedo dolore, compassione e malumore. Io... guardo nei tuoi occhio e sto bene, mi sento nuova ma... guardo nei tuoi occhi e capisco che sto paesino nel nulla ti sta stretto, che sei nato per andare via e.. insieme a tutto ciò vedo la paura di non essere abbastanza.»
Mi parlò guardandomi negli occhi e capii che le era bastato poco per far si che la mia anima non le fosse un mistero.
«E cosa dovrei fare?» Le chiesi quasi implorante, lei alzò la testa al cielo e sorrise.
«Hai una moto, un casco e dei soldi: Tu parti e vai, fermati solo quando vuoi.» mi disse stringendosi a me.
Lo feci, sapete? Una settimana dopo presi su la mia moto, un barattolo blu e partii.
No, non passai un'intera settima a pensare a quel che mi aveva detto, ero sicuro fosse la cosa giusta da fare nell'istante in cui ella smise di parlare!
Perché alcune cose sono così: sappiamo che è la risposta ancora prima di porci la domanda.
Allora perché aspettai una settimana? Semplice, attesi che morisse.
Scoprii solo il giorno dopo che era malata, molto malata.
Non so cosa avesse, nessuno lo sapeva ma le sue ultime volontà furono ben chiare.
«Voglio essere sparsa per il mare ed il cielo.. voglio stare un po' qua e un po' là, viaggiare col vento.»
Mi disse poco prima di morire.
«Non ci arrivo al paradiso» Aggiunse ridendo.
«Quelle come me, sono destinate al purgatorio.» Mormorò seria.
«Ma.. se tu mi lasciassi nel cielo, per me sarebbe come esserci vicina! Infondo, mi sono sempre accontentata di poco.»
E, con un ultimo sorriso, concluse la sua vita.
Racimolai tutte le sue ceneri in un barattolo blu, il suo colore preferito, e partii portandola con me spargendola un po' qua e un po' là, facendola volare col vento.
In quanto a me.. posso dire fiero d'averla conosciuta, posso ammettere fiero che m'ha stravolto la vita e che se ora sono l'uomo più felice del mondo lo devo a lei: la ragazza coi capelli verdi evidenziatore e il sorriso splendente.

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SpazioMoraLiech.
Ok, è la mia prima storia originale, si può dire! Anche perché la prima in assoluta la cancellai.. magari la ripubblico, LOL. Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate, tutto qui :) E se trovate errori, ditelo!
So leggermente dislessica e ignorante (LOL) e quindi spesso faccio errori!
Sta volta non dedico nessuno quello che ho scritto, nahh. u.u
   
 
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