Collega

Maria Hill
300 parole

Combattevamo dalla stesse parte, entrambi agli ordini di Fury, il re delle spie, l’eminenza grigia che muove il mondo dall’ombra, come un giocatore di scacchi. E noi non siamo altro che pezzi, più o meno pregiati, votati al sacrificio in nome di una causa più grande. Qualora ci siano altri, sopra di lui, che dispongono delle nostre vite, non ci è dato saperlo. Ed in fondo non sono neppure informazioni rilevanti. Fa parte del lavoro, lo sai fin dall’inizio, quando indossi quell’uniforme nera per la prima volta.
Avevamo poco in comune, zero affinità ed ancora meno da dirci.
Per questo passavamo ore, in silenzio, a lucidare ognuno le proprie armi. E’ la prima regola di un buon agente: far si che siano sempre perfette e pronte all’uso, così che almeno loro, non ti tradiscano mai.
Eravamo opposti, tu ed io.
Non riuscivo a sopportare la tua flemmatica calma, così dannatamente fuori luogo durante un codice rosso. Attendere che la situazione si evolva, per me è da perfetti idioti. E tu non riuscivi a tollerare la mia fissa per i tetti panoramici ed i fucili di precisione. Eppure, le poche volte che abbiamo lavorato fianco a fianco, siamo stati un’accoppiata vincente. Discutevamo animatamente, ogni volta che ci assegnavano una missione, ma alla fine tornavamo sempre vittoriosi, con danni collaterali e ferite più che trascurabili. L’ultima volta, poco prima che scoppiasse questo immenso casino intergalattico, mi avevi promesso di farmi assaggiare quel tuo Courvoisierinvecchiato, così da farmi una cultura. Non ce ne è stato il tempo.
Sono qui, in piedi davanti al tuo feretro, in alta uniforme, a renderti onore.
Hai avuto la fine che meritavi Coulson: la morte di un eroe.
Arrivederci, Phil.
Tienimi un posto lassù, dove sei.
Deve esserci una vista magnifica.
E non dimenticarti, che quando ci rivedremo, mi devi ancora quel cognac.