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Autore: Gaia Bessie    25/07/2012    13 recensioni
Guarda il mare, Annie, ed io tornerò da te.
[Finnick/Annie]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Finnick Odair
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sapore di sale, di mare, di disperazione

 


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Lo sente bene, Annie, quel colpo al cuore. Qualcosa che si spezza, qualcosa che cade e si rompe.
Qualunque cosa sia, non potrà essere riparata.
Mani che le coprono le orecchie, come per non sentire quelle parole, quelle che fanno così male.
-Annie…- sussurra una voce che lei non riesce a riconoscere. –Finnick…-
Lei scuote la testa ed i capelli scuri finiscono sul viso, si bagnano di lacrime. Non riesce a togliere le mani dalle orecchie, non vuole sentire quello che già sa.
-Annie, Finnick se n’è andato-
Le sente chiaramente, nonostante le mani, quelle parole. Alza lo sguardo sul suo interlocutore, gli occhi pieni di lacrime.
-Non è vero- mormora, scossa dai singhiozzi. –Lui è ancora qui. L’aveva promesso…-
Ed Annie lo sapeva bene che Finnick era ancora con lei, non se ne sarebbe mai andato. L’aveva promesso, prima di andare e Finnick manteneva sempre le sue promesse.
“Guarda il mare” le aveva detto, prima di lasciarla. “Ed io tornerò da te”
Annie sorride, fiduciosa: Finnick tornerà, sarà con lei finché esisterà il mare.
Per sempre.


 

***
 

Tu vestita da bambina,
prigioniera, vuoi scappare
da una perfida regina
così seria da star male


L’aveva visto per la prima volta quando era poco più che una bambina e passava le giornate a camminare lungo la spiaggia, lasciando impronte che poi il mare avrebbe cancellato. Camminava e canticchiava a bassa voce, per  non farsi sentire da nessuno, mentre il sole sorgeva ed i pescatori salivano sulle loro barche. Ogni tanto si fermava per raccogliere una conchiglia abbandonata dal mare, Annie amava le conchiglie.
Annie camminava, nel suo vestito celeste che si gonfiava come un palloncino, a causa di una lieve brezza. Erano bei tempi, quelli: Annie non si era ancora persa.
Era solita a sedersi sulla sabbia umida ed osservare il sole che sorgeva sul mare, le conchiglie in un piccolo cestino, accanto a lei. Amava il mare, Annie, il sale sulla pelle.
I granelli di sabbia sotto i suoi piedi: quella era una bella sensazione. La mattina salutava i pescatori, prima che si avventurassero in mare aperto e, qualche volta, suo padre o suo zio le permettevano di andare con loro. Ed Annie rideva, perché amava il mare più di ogni altra cosa. Era come sirena, nel suo vestito celeste e con il cestino con le conchiglie; era una bambina che aveva imparato a camminare, ma che preferiva nuotare. Si sedeva su una di quelle barchette oscillanti e si sporgeva leggermente per sfiorare con un dito l’acqua, senza smettere per un attimo di canticchiare. Scrutava il suo riflesso nell’acqua, il viso da ragazza ed il corpo da bambina, gli occhi verdi e perfettamente consapevoli. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che presto si sarebbero offuscati.
Annie era una ragazza ed una bambina, era felice, ancora non aveva avuto l’occasione di conoscere il dolore, ancora non si era persa.
Sedeva buona sulla barca del padre o dello zio e si beava della vicinanza del mare. Era l’unica cosa che contasse, l’unica importante, ciò che faceva sentire Annie a casa.
Il mare, il sale, il sole, le conchiglie… Annie sulla barca, avvolta nel suo vestito celeste. Non c’era altro, nel Distretto 4.
A pranzo mangiavano i ricci di mare, seduti sulla barca ondeggiante, il mare sotto di loro. Annie si addormentava sempre, dopo pranzo, cullata dalle onde.
Sua madre lo diceva in continuazione, quando si sedeva in un angolo del suo letto, ed aspettava che si addormentasse: sei una sirena, Annie.
Una cosa Annie non sapeva, mai lo aveva sospettato, nessuno gliel’aveva spiegato: una sirena deve imparare a camminare, prima o poi. Non basta saper nuotare.
C’era un’altra barca, accanto a quella dove stava Annie, dove c’era un ragazzo di circa quindici anni. Lo conosceva bene, Annie: era il ragazzo che aveva vinto la scorsa edizione degli Hunger Games, Finnick Odair.
Aveva fatto di tutto, Annie, per evitare il suo sguardo. Si era concentrata sul mare limpido, sul tepore del sole. Sul sale sulla pelle.
Si era chiesta, Annie, cosa pensassero i pesci quando venivano catturati. Aveva sfiorato l’acqua con un dito, pregustando il sale e l’acqua sulla pelle ed era caduta. In avanti, il volo di una farfalla, il salto di un grillo ed Annie era caduta.
L’acqua che rendeva pesante il suo vestito da bambina, il sale che faceva bruciare gli occhi: Annie che, per una volta, non trovava piacevole il sale sulla pelle.
Non aveva avuto il tempo di ritornare da sola in superfice, che due braccia l’avevano presa e riportata a galla.
Ed aveva visto i suoi occhi, Annie, Finnick aveva gli occhi dello stesso colore del mare. Sentiva il sale sulla pelle di Finnick, pelle contro pelle.
Prima di quel momento, Annie non l’aveva mai visto di persona, mai avrebbe potuto immaginare che quel contatto casuale le sarebbe piaciuto così tanto. Mai.
Annie aveva sempre amato il sale sulla pelle, ma non aveva mai pensato che quel contatto, pelle contro pelle, potesse essere addirittura migliore del sale sulla pelle.
L’aveva visto per la prima volta quando era ancora una ragazza ed una bambina, indossava un vestito celeste e mangiava i ricci di mare sulla barca di suo padre o di suo zio. L’aveva visto e, quasi del tutto inconsapevolmente, l’aveva amato: mentre il cervello cercava di elaborare una soluzione, una risposta, il cuore aveva già capito tutto.
-Come ti chiami?- aveva chiesto Finnick, quando era riuscito a farla salire sulla sua barca, poco lontana da quella del padre di Annie.
-Annie- aveva tossito lei, mentre sistemava dietro le orecchie i capelli zuppi d’acqua salata. –Annie Cresta-
Finnick aveva sorriso ed Annie aveva visto il mare nei suoi occhi.
-Devi stare attenta- aveva mormorato Finnick, senza smettere di sorridere. –E’ pericoloso…-
Annie aveva annuito ed aveva fatto come per tuffarsi e tornare nella barca di suo padre.
-Aspetta- l’aveva fermata Finnick. –Tu sei la ragazza delle conchiglie, non è vero?-
Annie aveva annuito, incerta.
-Ti guardo sempre, quando cammini sulla spiaggia, all’alba-


***
 

Non so dirti una parola,
non ho niente di speciale,


Aveva visto la disperazione nei suoi occhi, quando era successo e, in quel momento, aveva sorriso: come poteva aver paura per lei, lui che non la conosceva nemmeno? Probabilmente aveva dimenticato il suo nome,  aveva dimenticato lei.
La collana di conchiglie che portava al collo aveva tintinnato ed Annie aveva realizzato tutto: sarebbe morta. Subito era impallidita, mentre un Pacificatore l’aiutava a salire sulla pedana, accanto all’accompagnatrice. Aveva guardato tutti gli abitanti del Distretti, gli occhi pieni di lacrime, pregando che qualcuno si offrisse volontario.
Nessuno era accorso in aiuto della ragazza delle conchiglie. Nessuno aveva avuto pietà di lei.
Eppure aveva sentito chiaramente quelle parole appena mormorate, quei sibili indignati. “Povera bambina, povera ragazza”.  Ma nessuno si era opposto, quando l’avevano portata via.
Nessuno lo sa, ma quel giorno Annie iniziò a perdersi.
-No!- aveva urlato, mentre i Pacificatori la portavano via. Aveva incrociato gli occhi di suo padre  ed aveva urlato, di nuovo.
-Papà! Papà, aiutami!-
Nessuno aveva risposto ed il signor Cresta aveva abbassato gli occhi. Era stato Finnick a correre da lei, prendendo il posto del Pacificatore.
-Annie- aveva detto, in un sussurro. –Andrà tutto bene-
Annie aveva annuito ed aveva asciugato le lacrime con il dorso della mano. Sale sulla pelle.
Non era riuscita a dire niente, la paura che l’aveva resa muta. Solo Finnick aveva continuato a parlare, a rassicurarla.
-Te lo prometto- aveva detto Finnick, ad un certo punto. –Tu vincerai gli Hunger Games-
A quel punto, Annie aveva guardato Finnick, dritto negli occhi. Era un contatto quasi doloroso ma, per Annie, parlare fu ancora più doloroso. Le parole sembravano decise a rimanere bloccate nella gola.
-Non sono un’assassina- aveva biascicato, mentre tormentava la sua collana di conchiglie.
-Vincerai- aveva ripetuto Finnick. –Devi vincere. Io farò di tutto per tenerti in vita, ragazza delle conchiglie-
Aveva annuto, Annie, mentre si sfilava la collana di conchiglie. –Tieni- aveva detto porgendola a Finnick. –Voglio che la tenga tu-
Finnick aveva sorriso, dolcemente, mentre indoossava la collana. –Grazie- aveva mormorato. –Sii forte, Annie-
Annie aveva inclinato la testa, leggermente, ed i capelli le erano scivolati sul volto. –Io non sono forte- aveva risposto, sincera. –Non so fare niente, non ho niente di speciale. Raccolgo le conchiglie e so nuotare-
-Devi vincere- aveva mormorato. –Per me-
Annie aveva annuito e lui le aveva stretto la mano. Pelle contro pelle.
-Non permettere a nessuno di farti del male- aveva detto Finnick, mentre salivano sul treno. –Trova un modo di sopravvivere, di restare sempre tè stessa-
Annie aveva annuito, assorta. Finnick non poteva saperlo, ma Annie si stava già perdendo.
Già non era più la bambina che raccoglieva conchiglie e mangiava ricci di mare sulla barca di suo padre o di suo zio.
-Perché mi hai salvata, quel giorno, quattro anni fa?- aveva domandato Annie, dopo un po’. –Potevi lasciarmi annegare-
-Non importa chi sei, cosa fai, cosa pensi. Quando vedi qualcuno in pericolo il tuo dovere è di fare tutto ciò che è in tuo potere per aiutarlo. È questa la differenza fra omicidio ed incidente, fra vita e morte. Ed io non potevo lasciarti andare- aveva risposto Finnick, con la sua sincerità disarmante.
Con i suoi occhi chiari, dello stesso colore del mare dove Annie era caduta, quattro anni prima.
Lo stesso mare che faceva ondeggiare la barca di suo padre o di suo zio, mentre mangiavano i ricci di mare.
-Perché proprio io?- aveva chiesto Annie. –Cos’ho io, di speciale?-
-Tu sei la ragazza delle conchiglie: quella che vestita da bambina cammina sulla spiaggia e sale sulle barche dei pescatori. Quella che canticchia a bassa voce, per non farsi sentire- aveva risposto Finnick, quasi cantilenando.
-Quando finirà tutto te ne andrai?-aveva chiesto Annie, insicura come una bambina.
-A casa, guarda il mare- aveva sussurrato Finnick. –Ed io tornerò da te, ogni volta-
Annie non aveva smesso di guardare gli occhi di Finnick, nemmeno per un secondo. La piccola, fragile Annie aveva capito quel giorno, di essersi innamorata. Bramava quel contatto, pelle contro pelle.
E poi c’erano gli occhi di Finnick, dello stesso colore del mare.
-E’ una promessa-


***


ma se ridi poi vuol dire
che una cosa la so fare
se mi lancio in un'aiuola,
casco e non mi faccio
male.


L’aveva visto, Annie, quando era successo. Gli ibridi che staccavano la testa al suo compagno di Distretto, il sangue che schizzava ovunque. L’inferno doveva essere fatto di sangue.
In quel momento, gli occhi di Annie si erano fatti vacui, un urlo era uscito dalla sua bocca. Si era persa.
Non lo sapeva, Annie, che Finnick la stava guardando, proprio in quel momento. Era rimasta ferma sopra un’albero, il viso graffiato, gli occhi spalancati. Gli ibridi che si avvicinavano, con una lentezza esasperante.
Ma Annie non aveva detto niente, era persa in un mondo tutto suo. Poi, l’aveva urlato, facendo agitare il mare negli occhi di Finnick.
-Finnick!- aveva urlato, le lacrime che scendevano copiose  dagli occhi. –Finnick, aiutami!-
E poi, era successo: l’acqua aveva invaso l’arena.
Ed era stato tutto come la prima volta, il sale sulla pelle. Ma Finnick non era lì per aiutarla.
Lottava per non annegare, l’acqua che si agitava tumultuosamente. Annie che si sentiva come se fosse sulla barca rovesciata di suo padre o di suo zio.
Guarda il mare ed io tornerò da te.
Annie si era guardata attorno, fiduciosa, sperando di vedere arrivare Finnick. “Salvami” sembrava voler dire. Salvami.
Aveva sentito i colpi di cannone, uno dopo l’altro ed aveva urlato, aveva chiamato Finnick. Salvami.
Poi, era successo, erano venuti a prenderla. Era salva.
La prima cosa che aveva fatto, era stata abbracciare Finnick, aggrapparsi a lui con tutta la sua forza, per non affogare.
E Finnick l’aveva capito subito, che Annie si era persa. E si era sentito tremendamente in colpa, perché non era riuscito a proteggerla, quando lei aveva avuto bisogno di lui.
-C’è il mare, nei tuoi occhi- aveva mormorato Annie, mentre lui la stringeva a sé.
Guarda il mare ed io tornerò da te.
-Hai mantenuto la promessa- aveva continuato Annie. –Sei tornato-
-Ora non andartene- aveva mormorato Finnick, allentando leggermente la stretta, come per darle la possibilità di scegliere.
-Quando ti senti solo, guarda il mare- aveva sussurrato Annie. –Ed io tornerò da te-
Poi, con le mani, aveva coperto le orecchie, per non sentire qualcosa.
-No, Annie…- aveva mormorato Finnick, scostando le sue mani con dolcezza. –Andrà tutto bene, te lo prometto-
Cosa siamo disposti a dire, per proteggere le persone che amiamo.
Annie era scoppiata a piangere, mentre biascicava parole come “rosso” e “sangue”.
-Mantengo sempre le mie promesse, lo sai- aveva aggiunto Finnick.
Annie aveva alzato gli occhi, ancora pieni di lacrime, fiduciosa. Salvami.
-Starai bene, troveremo il modo per andare avanti- aveva detto, cercando di rassicurarla. –Tornerai a raccogliere  le conchiglie con il cesto ed il vestito celeste ed a mangiare ricci di mare sulla barca di tuo padre o di tuo zio. Promesso-
Annie aveva sorriso, contenta di sentirsi protetta.
-Nessuno mi faceva sorridere, quando ero lì- aveva osservato, con lo sguardo perso nel vuoto. Nel passato.
-Allora vuol dire che sono bravo a fare qualcosa- aveva risposto Finnick, con un sorriso. –Tu non smettere mai di sorridere-
-Tu non lasciarmi- aveva detto Annie, in un sussurro, le mani che scattavano un’altra volta per coprire le orecchie. Salvami.
-Guarda il mare, Annie…- aveva risposto lui, in un sussurro.
Annie aveva annuito.
Salvami.


***


E l'occhio ride ma ti piange il cuore,
sei così bella ma vorresti morire,


Era una bomba, Annie. Scoppiava nei momenti meno appropriati, scoppiava a ridere o a piangere con la stessa facilità con cui respirava. Solo Finnick riusciva a calmarla.
Nel Distretto 4, la si poteva vedere mentre camminava sulla spiaggia, le onde che cancellavano le sue impronte e le mani vuote. Non era mai sola.
Se si guardava bene, si poteva notare Finnick Odair, dietro di lei, che sorrideva come una madre che guarda il figlio mentre muove i primi passi.
E lei sorrideva e volteggiava nel suo nuovo vestito celeste, mentre le impronte venivano cancellate dal mare. Ma, dietro di lei, camminava Finnick, sulle sue impronte e si fermava a raccogliere le conchiglie che le avrebbe regalato, prima di accompagnarla a casa.
Annie sorrideva e canticchiava sottovoce, ma Finnick l’aveva capito subito, che non andava tutto bene. Niente andava bene.
La vedeva chiaramente, quando chiudeva gli occhi e si copriva le orecchie, quando tremava e borbottava parole sconnesse.
Era fragile, Annie, tremendamente fragile: mai sarebbe tornata la ragazzina delle conchiglie, che mangiava ricci di mare sulla barca di suo padre o di suo zio.
Si era persa, quell’Annie si era persa nell’Arena, mentre chiedeva a Finnick di salvarla.
Ogni volta che Finnick le porgeva le conchiglie, Annie le faceva cadere sulla sabbia bagnata.
-Appartengono al mare- diceva, ogni volta. E Finnick rivedeva la bambina-ragazza che si era persa, quella che  mangiava ricci di mare sulla barca di suo padre o di suo zio. Era lì, sul fondo degli occhi di Annie ed ogni tanto tornava in superficie. E poi annegava, di nuovo.
Quando Finnick le aveva detto che doveva tornare a Capitol City, Annie era crollata. Lui non aveva potuto vederla, ma Annie si era persa. Di nuovo.
Aveva piovuto a dirotto, il giorno in cui Finnick se n’era andato. Annie aveva passato giorni e giorni davanti alla finestra, guardando il mare agitato.
Guarda  il mare ed io tornerò da te.
Nessuno lo sapeva, ma Annie non faceva altro che aspettare che Finnick tornasse.  
Se ne accorgevano tutti, quando tornava Finnick: Annie tornava sulla spiagga e camminava ed il mare cancellava  le sue impronte. Canticchiava, mentre il vento gonfiava il vestito celeste ed i pescatori salivano sulle barche. Ma non saliva più sulla barca di suo padre o di suo zio e non mangiava i ricci di mare. Il sale restava nel mare, non andava sulla pelle.
Lui la raggiungeva, nella spiagga senza impronte, e camminava accanto a lei, tenendole la mano. Pelle contro pelle.
-Ti voglio bene- aveva detto lei, un giorno, mentre faceva cadere le conchiglie sulla sabbia. –Tu mi vuoi bene, Finnick?-
-Certo che ti voglio bene- l’aveva rassicurata lui, con un sorriso.
-Mi ami, Finnick?- aveva domandato, gli occhi fissi sul mare, una lieve brezza che le accarezzava la pelle.
Guarda il mare ed io tornerò da te.
-Non puoi nemmeno immaginare quanto- aveva risposto lui, in un sussurro.
Annie aveva sorriso, in uno di quei momenti in cui riusciva a tornare. –Ho guardato il mare- aveva mormorato. –Ho guardato il mare…-
L’aveva baciata per la prima volta quando lei si era già persa e non c’era niente, soli il mare e la sabbia bagnata sotto i piedi.
E poi c’era solo quel contatto, quello che Annie amava così tanto. Pelle contro pelle.
-Ti amo, Annie-


***


sognavi di essere trovata
su una spiaggia di corallo una mattina
dal figlio di un pirata,


L’avevano presa e riportava nel suo inferno rosso ed era stata Mags a salvarla. Ma Annie si era già persa e non sarebbe più tornata.
Continuava a passare il suo tempo davanti alla finestra, guardando il mare ed aspettando il ritorno di Finnick, ricordando la promessa.
Passava ore ed ore raggomitolata sul letto in posizione fetale, con le mani sulle orecchie e gli occhi chiusi.
Guarda il mare, Annie, ed io tornerò da te.
Finnick non era tornato, erano venuti loro a prenderla. Lei non aveva visto niente, non aveva sentito niente, solo il mondo che scorreva sotto di lei.
Non faceva altro che guardare il vuoto, in quella stanza buia dove l’avevano rinchiusa. Ogni tanto le ponevano delle domande e lei borbottava qualcosa di sconnesso.
“Dov’è Finnick?” avrebbe voluto chiedere. “Tornerà?”
Ma Annie non diceva niente, non chiedeva niente, sapeva che nessuno le avrebbe mai risposto.
Guarda il mare, Annie, ed io tornerò da te.
Annie non sapeva dove fosse il mare, così, scrutava il suo riflesso sul pavimento lucido. Erano verdi, gli occhi di  Annie, dello stesso colore del fondale marino. Era lì, il mare?
C’erano due donne, un uomo ed un ragazzo, nella stanza. Due erano dei Senza-voce, gli altri due non parlavano per scelta. Il ragazzo, ogni tanto, sussurrava un nome esattamente come Annie sussurrava il nome di Finnick, ogni notte, pregandolo di tornare.
Salvami.
Tutte le bambine sognano un principe azzurro, ma Annie non voleva un principe. Finnick non era un principe, Finnick aveva ucciso. Finnick l’aveva salvata quando era solo una bambina che mangiava ricci di mare sulla barca di suo padre o di suo zio.
Poi, una sera, Annie l’aveva sentita. Una brezza leggera che sapeva del lontano mare del suo Distretto. Finnick.
-Sta arrivando- aveva mormorato, in un sussurro. –Ha mantenuto la promessa-
Lo sentiva già, Annie, il rumore delle onde, l’odore del mare. Il sale sulla pelle.
Aveva chiuso gli occhi e coperto le orecchie con le mani, ma Finnick non l’aveva abbracciata e non le aveva detto che sarebbe andato tutto bene. Finnick non era lì.
“Dov’è?” chiedevano gli occhi di Annie, ansiosi. “Dov’è Finnick?”
Nessuno le rispondeva, nessuno badava a lei. Annie poteva solo ricordare il mare, il mare che faceva ondeggiare la barca di suo padre o di suo zio.
Guarda il mare ed io tornerò da te.
L’avevano condotta in un posto a lei sconosciuto, occhi che non aveva mai visto l’avevano scrutata. E poi, l’aveva visto. Finnick, la sua unica certezza.
-Finnick!- aveva urlato, mentre si avvicinavano, uno verso l’altra, come due calamite. E poi l’aveva sentito, Finnick che la stringeva. Pelle contro pelle.
Erano finiti contro un muro, ancora stretti: Annie non avrebbe tollerato un’altra separazione, non più.
-Non mi lasciare!- aveva urlato lei, quando lui aveva cercato di allontanarsi. –Ti prego! Non lasciarmi sola! Vogliono uccidermi…-
Finnick era tornato al suo fianco, subito. –Nessuno ti farà del male- aveva detto, con la sua voce rassicurante. –E’ una promessa-
-Dov’è il mare, Finnick?- aveva domandato Annie, in un sussurro. –Dov’è?-
-E’ nei tuoi occhi, Annie- aveva risposto lui –E’ lì, il mare-
-Non mi lasciare- aveva mormorato Annie, le lacrime che le scorrevano sul viso. –Ti prego-
-Tu non lasciare me- aveva risposto Finnick.
Annie aveva annuito, mentre Finnick le allacciava qualcosa al collo.
-Conchiglie- aveva mormorato Annie, spalancando gli occhi. –Mi piacciono le conchiglie-
Poi aveva chiuso gli occhi, travolta da qualche ricordo doloroso.
-Un giorno torneremo nel Distretto 4 e ti porterò a raccogliere le conchiglie- aveva sussurrato Finnick. –Promesso-
Finnick non poteva saperlo, ma non sempre è possibile mantenere le promesse.


***

 
chissà perché ti sei svegliata. 


Annie aveva riso, ad alta voce, quando aveva detto di sì. Non aveva capito che quello che stavano facendo era solo un’altra promessa che li avrebbe legati per sempre.
Guarda il mare, Annie, ed io tornerò da te. Ogni volta, finché morte non ci separi.
L’ha sentito, Annie, quel sapore. Sale e pelle.
Aveva ignorato la musica, Annie, mentre volteggiava fra le braccia di Finnick. Pelle contro pelle.
-Andiamo a casa, Finnick?- aveva domandato Annie, con aria innocente, gli occhi che guardavano un punto indefinito oltre la spalla di Finnick. –Non vedo il mare-
-Casa è lontana, Annie- aveva spiegato Finnick, dolcemente.
-Casa è dove sei tu- aveva risposto Annie.
Finnick aveva sorriso.
Guarda il mare, Finnick, ed io tornerò da te. Ogni volta, finché morte non ci separi.
Erano tornati nel Distretto 13, a casa. Annie nel suo vestito verde era una visione quasi dolorosa, era come se si trovasse nel posto sbagliato. Non avrebbe mai dovuto lasciare il distretto. Annie era sempre stata fragile, una ragazza-bambina di porcellana.
Gli Hunger Games l’avevano distrutta, Annie non sarebbe più tornata com’era prima.
Ma Finnick non poteva fare a meno di cercare di rimettere insieme i cocci della ragazza delle conchiglie. La sentiva fragile fra le sue braccia, Annie che non era mai stata forte.
Annie era l’unica luce in quel mondo buio, ma avrebbe potuto spegnersi all’improvviso.
Doveva proteggerla, doveva tornare, doveva vivere. Solo per lei.
Finnick manteneva sempre le promesse ed aveva promesso a sé stesso che avrebbe protetto Annie, l’aveva promesso quando l’aveva salvata la prima volta.
Annie si era addormentata, come una bambina, la testa sul suo petto.
La collana di conchiglie sul comodino, accanto al letto. Il ricordo di ciò che era Annie, prima di perdersi.
Se qualcuno avesse chiesto a Finnick se preferiva la ragazza delle conchiglie o la donna che aveva sposato, lui non avrebbe risposto. Erano la stessa persona, Annie e la ragazza delle conchiglie, Finnick le amava entrambe.
-Dormi, Annie- aveva sussurrato Finnick, mentre accarezzava i capelli scuri della moglie. –Quando ti sarai svegliata, guarda il mare. Ed io sarò lì con te-
Qualche giorno dopo, se n’era andato. Ad Annie era rimasto il mare.


***


Annie ha perso suo marito, Finnick non è tornato.
Il mare è calmo e di un azzurro fin troppo vivo. Il tempo sembra essersi fermato: il dolore è vivo, come se non fossero passati anni.
Non le hanno permesso di vedere il corpo di Finnick, non le hanno permesso di salutarlo, un’ultima volta.
Annie copre le orecchie con le mani, mentre grosse lacrime le solcano il viso.
“Dove sei?” vorrebbe chiedere, ma non c’è nessuno pronto a rispondere.
Qualcuno strattona leggermente l’orlo del suo vestito celeste.
-Mamma!- un bambino dai capelli neri reclama la sua attenzione. È il motivo per cui è rimasta: suo figlio.
-Guarda il mare!- esclama il bambino, contento.
-Lo vedo- risponde Annie, mentre asciuga le ultime tracce di lacrime.
Guarda il mare, Annie, ed io tornerò da te.
Annie sorride leggermente, ricordando quelle parole.
Finnick non se n’è mai andato. E’ negli occhi di suo figlio.
È nel mare.






Bessie's Corner:
Da dove inizio? Ah, sì. Non sono in grado di scrivere Finnick\Annie e temo di essere caduta nell'OOC u.u Probabilmente se non fosse stato per Emma Wright questa ff non avrebbe mai visto la luce, sarebbe rimasta nascosta nella cartella "FF da rivedere" del mio pc. Proprio per questo, questa ff è dedicata a lei, alla mia Emma ^^
La canzone che ho usato è "Il comico" di Cesare Cremonini.
Amo il Pairing Finnick\Annie e spero di non aver traumatizzato nessuno x'D Ovviamente se qualcuno decidesse di recensire mi farebbe molto felice u.u
Prima di sparire nel nulla, volevo ringraziare... JaneJ mia sesta moglie e compagna di scleri, Cat_ che crede nel potere dei ricci di mare, Beth che mi ha dato il suo parere sulla prima parte della ff e (di nuovo) Emma, perché lei c'è sempre.
Grazie a tutti,
Bess
   
 
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