Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
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Autore: betacchi    25/07/2012    2 recensioni
L'Historia si può veramente deffinire una guerra illustre contro il Tempo, perché togliendoli di mano gl'anni suoi prigionieri, anzi già fatti cadaueri, li richiama in vita, li passa in rassegna, e li schiera di nuovo in battaglia. -Alessandro Manzoni.
[ #1: «E perché mai, ditemi, dovrei tra tutti fidarmi di voi?»
#2: «Spezzarli, farli tutti cadere sotto il mio controllo: in onore di Ares, tingeró i nostri campi di sangue, il sangue di chi si oppone alla grande sovrana del Peloponneso.»
#3: «Maestro, m'insegni la sua arte.» ]
Genere: Generale, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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#3:
{Fandom: Axis Power Hetalia;
Characters: Atene - Fidia;
Accenno Pairing: AtenexAtena.}

A Tesi, per una ragione anche a me sconosciuta.



| Arte significa dentro a ogni cosa mostrare Dio. |

Hermann Hesse.



Era una giornata soleggiata come una qualsiasi, e la sua polis dai grandi edifici in marmo bianco risplendeva come sempre ai raggi dorati del mezzogiorno.
Quanto amava passeggiare nelle ore più desolate, per osservare attentamente ogni singolo angolo di quello che era diventato, e che amava con tutto sè stesso! Nessuno, né in Grecia né oltre l'Egeo sarebbe riuscito a distruggere la sua magnificenza. E altrettanto magnifiche erano le ore in cui tutti i cittadini si riversavano nell'agorà, intenti a discorrere come filosofi sul mondo e sulla politica, o trattando per abbassare di un minimo il prezzo del grano. Mercanti, marinai, artigiani, artisti, filosofi: Atene era la patria di tutti loro. E la grande dea della sapienza l'avrebbe sempre protetto. Sempre.
«Giovane Atene, accorri: ho appena deciso cosa diverrà del Partenone!»
Una voce, una voce entusiasta di un grande artista. La voce entusiasta di chi aveva appena risolto uno dei più grandi enigmi del genere umano, la voce entusiasta di chi era riuscito nell'intento di una vita. E quale commissione più entusiasmante, per uno sculture, se non quella di riprogettare il grande Partenone, distrutto senza ritegno da quei barbari dei Persiani?
«Ah, maestro! Sono lieto di sentire tali notizie.» affermò, la voce che tradiva l'emozione nel sentire quelle parole.
Perché non vi era nulla che potesse rallegrarlo come quell'affermazione, nulla che potesse far allargare le sue sottili labbra in un sincero sorriso, se non le parole che quell'uomo, la barba corta stranamente curata, aveva appena pronunciato.
Dea, o dea amata, finalmente poteva riavvicinarsi a lei! Finalmente avrebbe potuto nuovamente godere del suo caldo respiro, avrebbe potuto ammirare con devozione il suo corpo perfetto. Giovane donna dalle mille capacità, per lui irraggiungibile come per nessun altro: seppur sovrana della sua terra, a lui così lontana. Madre assoluta di tutte le arti, donna dal corpo perfetto, unico essere degno del suo amore!
E l'uomo che ora si trovava davanti lo sapeva bene, conosceva appieno i suoi sentimenti: sapeva quanto il giovane Atene fosse invaghito di quell'essere astratto, di colei che in molti veneravano, ma che in pochi conoscevano davvero.
«Giovane pensatore, seguimi.» lo incitò con un gesto della mano, certo che le sue parole non sarebbero bastate per liberarlo dalle fantasie che già popolavano la sua mente.
E il giovane, dopo aver scosso leggermente la testa, come ad allontanare quei dolci pensieri, lo seguì con passo svelto, curioso come non mai di conoscere, apprendere, vedere. Avrebbe avuto l'aspetto glorioso di una volta, o quel progetto si sarebbe rivelato un fallimento? Eppure, lui credeva in quello strano artista: lo sentiva, percepiva la benevolenza della grande Atena nei suoi confronti. E nessun uomo da lei amato poteva deludere le aspettative del giovane Atene.
«Vedi, Atene, qui sorgerà l'enorme statua che mi avete richiesto, tu e Pericle il grande.»
Gesticolando andava mostrando i suoi progetti, con voce ferma di chi sa il fatto suo esponeva le sue idee. Sì, la grande Atena non aveva sbagliato: quell'uomo, per quanto particolare, era un maestro nella sua arte.
E il giovane uomo che lo ascoltava non poteva che risultarne affascinato, non poteva che provare un senso di ammirazione nei suoi confronti.
«Maestro, m'insegni la sua arte.» l'interruppe, chiedendo l'impossibile.
Come poteva pretendere di apprendere le nozioni base della scultura, dell'architettura, della pittura, e poi applicare quelle più avanzate alla costruzione di un'opera così magnificente?
E lui stesso si rendeva conto dell'assurdità della sua richiesta, lui stesso comprendeva l'espressione di stupore che aveva popolato il volto dell'artista che, con le mani ancora rivolte verso un punto indefinito del cielo, si era voltato verso di lui.
«La mia arte?»
Che tono sorpreso che aveva utilizzato. Quasi non pensasse che la sua fosse un'arte, ma solo una semplice tecnica, solo un qualcosa che chiunque poteva eseguire. Ma il ragazzo lo sapeva bene: quella non era semplice tecnica, non complessa arte; la Dea, era lei a ispirare la mente di quell'uomo, lei quella che consigliava le sue mani che si muovevano con attenzione nell'aria, descrivendo cerchi e figure che sarebbero presto divenuti realtà.
«Per comprendere.»
Comprendere. Sì, perché il giovane Atene era, come nessuno prima , avido di conoscenza, desideroso di conoscere appieno tutto ciò che lo circondava. Eppure, come poteva essere utile ad un semplice uomo, la conoscenza? Come poteva egli guadagnarsi da vivere, come salvare la propria patria, come servire i grandi déi onnipotenti?
«Giovane, che c'è da comprendere, da imparare, dalle follie di un uomo mortale? Osserva gli déi: sono loro che ispirano le mie mani.»
Un sorrisetto divertito appare sulle labbra sottili dell'ateniese. Quell'uomo, i suoi gesti, le sue parole, dovevano per forza nascere dal pensiero e l'interesse di un dio immortale. Gli sorrideva la dea della sapienza, la dea della bellezza lo ammirava con invidia per la bella figura con la quale si presentava agli occhi di un qualsiasi essere umano: il suo ingegno era al di sopra di quello dei comuni esseri viventi.
«Maestro, lei è troppo severo con sè stesso.» affermò, voltandosi improvvisamente verso l'agorà. «Sebbene sia vero ciò che le sue labbra pronunciano, ritengo che in lei ci sia qualcosa di più.»
Ma cosa, cosa mai poteva affascinare a tal punto il giovane Atene? Quale l'abilità latente dell'uomo che ora aggrottava le sopracciglia, non capendo le parole di colui che si trovava di fronte?
Nelle mani, nella mente: dove risiedeva quel qualcosa in più di cui parlava?
«Gli déi ispirano il mondo odierno, maestro. Lei, ispirerà quello futuro.» affermò voltandosi, un sorrisetto divertito sulle labbra mentre s'allontanava dall'artista.
Ah, quanto adorava passeggiare al mezzogiorno nella sua affollata agorà.



Note dell'autrice: Hello gente, mi scuso per il ritardo. Ma con questa chiudiamo sul serio, e la cosa un po' mi dispiace. Credo di non abbandonare comunque questo campo -le città dell'Antica Grecia m'ispirano. Quindi, aspettatevi di vedere nuovamente 'sti tipi qui.
Detto questo vi voglio parlare un po' di questa fic. Allora, a mio avviso, è la peggiore delle tre, ma penso la cosa vada a gusti: prima di tutto, non ho voluto usare un generale, né qualcosa riguardante la guerra -seppur la mia voglia di usare il mio amato Temistocle era alta. Ho invece usato Fidia, scultore che fece, sotto richiesta di Pericle, l'enorme statua di Atena che si trovava nel Partenone.
Per di più, Atene è un ragazzo alquanto enigmatico, a mio avviso, ed ho trovato normale il fatto che fosse invaghito di Atena, la sua dea protettrice.
Spero che come fic non vi lasci troppo delusi. E vi saluto, sperando vogliate leggere altro da me scritto.
A presto!

betacchi.

   
 
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