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Autore: _leavemealonetodie_    25/07/2012    1 recensioni
Chi nasce per inseguire il proprio sogno, muore realizzandolo.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Continuammo a parlare e a ridere come due comare sottobraccio, e arrivate al bar, Celeste ordinò un cappuccino, io una cioccolata calda.
‘Quando atterriamo in Italia, dove pensi di voler fare un giro?’ Chiese lei, mentre s’imbrattava il labbro superiore di schiuma.
‘Mh’ incominciai io ‘Ho sentito di tante belle città, in più la cucina dicono sia davvero ottima. Opterei per Milano e Venezia al nord. E dovessimo anche scendere al sud, mi piacerebbe fare un bagno nelle meravigliose acque siciliane.’
Lei mi guardava stupita ‘Ma ci sei già stata? Ne parli come se ci fossi stata na vita!’
‘No’ dissi io ‘Ma le foto dicono tutto, sai, io mi sono documentata!’
Esclamai io, poi, scoppiando in una risata che coinvolse anche Celeste. Pur avendo finito entrambe le bevande, restammo comunque un po’ nel bar a chiacchierare.
‘Allora è deciso! Per prime, Milano e Venezia. Venezia mi piace come nome, secondo te mi starebbe bene?’ Chiese lei, mentre il mio viso assunse un’espressione omicida. ‘Cels, datti fuoco, seriamente!’ E uscimmo dal bar esattamente come ci eravamo entrate: sottobraccio, con il sorriso stampato in faccia e una voglia immensa di viaggiare ed esplorare.

 
 
‘Mancano tre giorni alla partenza, non vedo proprio l’ora. Passare una settimana in Italia è sempre stato il mio sogno, poi con Celeste diventerebbe ancora più incredibile. Poi magari, le chiederò di passare una settimana a Londra, come ho sempre sognato. Speriamo di vivere questi giorni senza freno.’

La discoteca era già molto affollata, quando le nostre decolté toccarono la pista da ballo. Io e Cels demmo il meglio di noi stesse, sfruttando al massimo le nostre qualità di ballerine, anche se quelle di Celeste erano più qualità di ballerina classica che moderna.
La musica assordante non lasciava spazio né ai respiri, né a nessun suono o rumore. Sentivo solo il petto spingere in avanti come se volesse uscire, e così feci modo che uscisse: lasciai libero spazio al cuore di mostrare la gioia che provavo in quel momento. Le luci di vario colore che illuminavano i visi di tutti, anche se per un nano secondo; i bicchieri pieni di dipendenza, pieni di vita. Quella vodka che mandavo giù tutto d’un sorso, mi rendeva felice e mi faceva dimenticare ogni cosa in quell’istante. Io e Celeste sbronze, in discoteca, a ballare come due bambine senza pensieri per la testa. Tutto sembrava succedere così velocemente, perché tutti i momenti belli finiscono presto. Come quando Cels mi ha raccontato di aver fatto l’amore con Louis, e che se pur bello, è durato troppo poco. Questa vita dura troppo poco.
Incontrammo due ragazzi abbastanza carini, tra la folla. Bevemmo ancora di più, fino a vomitare poi nel parcheggio. I due ragazzi aspettarono che ci fossimo riprese un po’ e ci portarono in macchina. Due sbronze nella macchina di due sconosciuti. Uno moro, l’altro biondo. Il moro aveva cominciato a toccarmi la gamba, e poi aveva infilato la sua lingua nella mia bocca, ed io inconsapevole dei miei gesti, ricambiai ciò che lui aveva cominciato a fare. Cels si faceva il biondino, e nell’aria circolava un chè di irrespirabile, come un gas con concentrati di sonnifero.
Pian piano gli occhi si chiudevano, e il gusto di quei baci così passionali cominciava a diventare frustrante. Sentivo caldo tanto che mi sudavano le mani, e tremavano le gambe. Il moro aveva messo mano sui miei pantaloncini a jeans, stretti. Non riusciva a togliermeli, ed io mi sentivo come chiusa, paralizzata. Il moro fece un segno al biondino e lui si avvicinò leccandomi l’ombelico scoperto, e riuscii a intravedere quasi di fuggita il capo di Cels inclinato, mentre il corpo era disteso sui sedili anteriori. Ora i due giovani erano su di me, il ‘gas’ si fece così intenso che ormai non mi sembrava nemmeno più di respirare. Il biondino mi sollevò e mi mise su dì sé, mentre il mio sguardo offuscato si posò sul moro che cercava ancora di levarmi i pantaloncini mentre il biondo, mi tolse la maglietta e si mise a baciare il mio seno. Mi leccava il collo e ogni volta la schiena mi si rabbrividiva. Sentì qualcosa sotto il mio sedere che si muoveva, e poi l’affanno del moro sulle mie labbra, e poi il buio.
   
 
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