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Autore: amanda91    25/07/2012    2 recensioni
Dal prologo: La luce … poi un ritorno al buio. Elena dischiuse gli occhi ritrovandosi d’un tratto strappata al paradiso. Un lungo sonno, estraneo alla vita, e poi … tutto era svanito. Si trovò distesa su un rettangolo d’acciaio, respirò a fatica ingurgitando con prepotenza l’aria tutta intorno, che entrò feroce in lei, come se fosse respirata per la prima volta. Che fosse il paradiso? Una sorta di ritorno alla vita?
Non aggiungo altro, se non l'augurio di una buona lettura!
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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POV ELENA

Quando euforica si affacciò nel buio salone della tenuta trovò Damon intento nella lettura, e Stefan concentrato in probabili compiti a casa. Li osservò entrambi in silenzio, così diversi ma simili, così lontani ma legati da trame e affetti profondi. Sorrise della dolcezza che lesse sui loro volti rilassati, prima di parlare.
“Mi ha chiamata Caroline – esordì – stasera c’è una festa in maschera al grill, che ne dite di andarci?”
Entrambi si voltarono a guardarla, in entrambi i loro volti lesse amore,tanto di quell’amore da far paura. Rabbrividì.
Ci rifletterono un istante, poi fu Stefan a parlare.
“Pensi sia il caso?” chiese titubante al fratello.
“Non devi chiederlo a me! Io adoro le feste – sorrise ammiccando, poi si voltò verso di lei – ti senti pronta?”
“Prontissima! Dai Stefan ti prego – gli rivolse l’espressione più tenera e convincente in repertorio – ci sarete voi a controllarmi! Ho solo voglia di distrarmi un pochino, qui sa di muffa! E poi è una buona occasione per mettere il vecchio vestito da cheerleader, visto che ormai è buttato nell’armadio!”
Da un paio di giorni, cioè dalla chiacchierata con Damon, era riuscita a ritrovare il buon umore. Non sapeva spiegarne il motivo, sapeva solo che semplicemente lo stargli accanto la tranquillizzava, il sentirlo gironzolare per casa con la solita battuta pronta e quel sorriso sornione, riusciva a ridarle un briciolo di calma, e la sensazione di poter di nuovo riprendere in mano le redini della sua vita.
“Dai Stefan – Damon le fece il verso – questa è un occasione da non perdere per sfoggiare il tuo nuovo costumino – agitò le mani e approfondì il tono della voce, che divenne esageratamente solenne e derisorio – Santo Stefan … Protettore dei quoterback!” scandì le parole come a metterle in risalto.
Elena si lasciò sfuggire una risata sincera e cristallina, che risuonò per l’intera stanza. Stefan scosse la testa sorridendo.
“E tu da cosa ti vestirai?”
“Resterò fedele al caro vecchio me stesso” si allontanò scuotendo la testa scherzoso, pronto a scomparire.
“Grazie Damon” sfuggì alla vampira, non appena lui le fu accanto.
“Di cosa?”chiese sorpreso.
“Di tutto … del tuo supporto” sorrise riconoscente, poi lo lasciò andar via.
“Come mai quest’improvviso buon umore?” le domandò Stefan non appena furono soli, circondandola in un abbraccio fermo all’altezza della vita. I loro corpi si scontrarono, ed entrambi trasalirono.
“Non saprei … mi sento un’adolescente alle prese con cambi d’umore e sbalzi ormonali” rise.
“E’ tutto normale, ti ci abituerai – prese a guardarla, poi, malizioso – a proposito di sbalzi ormonali,  c’è da recuperare quanto? Un anno?” senza aggiungere altro prese a baciarla con foga.
Con foga pazzesca, ritenne Elena, prima di chiedersi se fosse la transizione ad amplificarle anche quella deliziosa sensazione di piacere ed impazienza.
Si strinse al suo corpo non appena il vampiro prese a baciarle freneticamente il collo, spostandosi repentinamente dai lobi delle orecchie al petto lasciato scoperto dal profondo scollo.
Le sue mani cominciarono a vagare incontrollate e vogliose per il petto ampio e statuario del vampiro.
Fu allora che si accorsero di un rumore soffocato alle loro spalle, e si voltarono di scatto imbarazzati.
Era Damon, che nel tentativo di prendere silenziosamente il suo giubbino in pelle riposto sul divano aveva urtato il tavolino alle loro spalle.
Si scrutarono seri ed impacciati. Un senso di inadeguatezza, di freddo e di vuoto, partì dallo stomaco di Elena, fino a bagnarle impercettibilmente gli occhi. Non era possibile, né consentito tutto ciò, lei era lì, tra le braccia del suo uomo, e mai avrebbe dovuto sentirsi tanto fuori posto, così in colpa, sotto lo sguardo color mare di Damon.
“Vi lascio soli … continuate pure con le vostre smancerie e scusate il disturbo” indossò il miglior sorriso spavaldo e indifferente. Ma nei suoi occhi lesse un’infinita tristezza, e un’immensa solitudine. Sentimenti che lo accompagnavano da troppo tempo e che temeva potessero piegarlo, come era già successo quando lei lo aveva salvato.
Damon scomparve, deciso a sottrarsi dal suo sguardo pensieroso e indagatore.
“Che succede tra di voi? sento una certa tensione” Stefan, con una domanda inopportuna e certamente inaspettata, la destò dai suoi pensieri. La lasciò spiazzata, incapace di dare una risposta.
“E’… è complicato. È difficile ormai che le cose tornino come prima” evitò di guardarlo, non avrebbe saputo sostenere i suoi occhi.
Stefan la fissò confuso “Mi ami?”
Le sembrò di sprofondare … per un attimo dubitò, dubitò persino di se stessa.
“Si!”
Lui sorrise appena, poi le si avvicinò carezzandole una guancia.
“Sono stato io a spingerti tra le braccia di Damon ... mi basta sapere che tu non dubiti di noi, il resto lo supereremo”
Il quel momento di sincerità, familiarità, e tenerezza si tranquillizzò. Nei suoi occhi sinceri, e nel suo sguardo comprensivo, sentì di aver in qualche modo ritrovato una strada sicura, e accogliente. Il loro rapporto si era sempre basato su fiducia, sincerità e rispetto, e quel nascondergli le cose, e tacergli i problemi, sentiva che avrebbe finito per allontanarli, quindi si decise a parlare.
“Stefan, ho pensato di bere sangue umano – lo scrutò per captare la sua reazione – per imparare a controllarmi questo è l’unico modo che ho. Ti ho visto sprofondare troppe volte per fare anch’io lo stesso errore” lo disse decisa, aspettando soltanto la sua reazione.
Lui non disse nulla, si limitò a guardarla prima di stringerla di nuovo in un abbraccio.
“Grazie” sussurrò, comprendendo quanto lui avesse capito.

POV DAMON

Al grill, quella sera, una massa scalpitante di giovani vite intrecciate, si godevano la festa, chiacchierando, ballando, bevendo, oscillando all’unisono con in dosso le maschere più varie e stravaganti. Odore di vita, di sudore, e di sangue, odore di giovani cuori forti e scalpitanti, fu tutto ciò che riuscì a sentire.
Chiaramente l’unico motivo per cui si era lasciato convincere a parteciparvi era lei. Era sempre lei, che lo persuadeva con gli occhi e con la voce. Era un tormento, il più dolce dei tormenti.
Quando entrò nel locale la individuò all’istante, persa in una folla colorata di luce artificiale. La osservò da lontano, presa a chiacchierare con il fratello non si accorse di lui. Era lì, con un adorabile vestitino da cheerleader, poca stoffa e troppi centimetri di pelle scoperta, pensò. La lunga massa di capelli, raccolta in una coda alta, lasciava scoperto il lungo collo affusolato. Un collo che volentieri aveva assaporato e perlustrato, una notte non troppo lontana, ma che ora gli sembrò distante anni luce.
Stefan le si allontanò per pochi minuti, e vide lei che rimasta sola cominciò a scrutarsi intorno, dapprima tranquilla, pensierosa, poco interessata, man mano che la gente però le passava accanto vide che cominciò ad innervosirsi, a muoversi sulla sedia, vide che si coprì la bocca, voltò lo sguardo impedendosi di guardare. Suppose che fosse la sete, non era abituata alla grande folla, sapeva già che sarebbe stato un problema. La vide perdere il controllo, e fuggire in bagno.

POV ELENA

Tutto quel sangue, tutta quella vita, tutto quel buon odore… aveva perso completamente il controllo del proprio corpo, si era vista agire di istinto, mostrando il suo vero volto. Era questo ciò che era: figlia del demonio, un predatore, un assassino, nulla era rimasto in lei di quella dolce ragazza di provincia che sognava il college e una lunga vita serena.
Si sentì sprofondare in un abisso di sete straziante, bruciante e graffiante, tanto forte da star male.
Si catapultò in bagno lontana da carotidi e battiti fin troppo invitanti, prima che potesse perdersi del tutto in quel mare di giovani vite. Forse Stefan aveva ragione … doveva tornare a casa
Un odore dolce e inebriante però, la destò dal tentativo di riprendersi. Scivolò nuovamente in quel baratro, che annulla qualsiasi traccia di umanità.
Una giovane donna sulla trentina uscì da uno dei bagni, indaffarata com’era non ebbe neanche il tempo di accorgersi della sua presenza che era già pronta ad attaccare, ormai totalmente fuori controllo.

POV DAMON

Con uno scatto fulmineo si gettò tra Elena e la giovane vittima, che spaventata tentò di urlare, e di scappare. Con una mano tenne ferma la vampira al muro, con l’altra prese il polso della sconosciuta
impedendole di fuggire, e costringendola a voltarsi spaventata. Ottenuto il contatto visivo prese a parlare.
“In questo bagno non è successo nulla. Non hai visto niente” le suggerì con voce suadente. In un attimo era ammaliata e libera di andare. Andò via tranquilla com’era entrata.
Si voltò  a quel punto verso Elena, che lo guardò ringhiando, il volto ancora sfigurato. Tentò di liberarsi dalla sua presa, inutilmente.
“Elena guardami … sono io: Damon – con un dito le alzò dolcemente il mento, e si perse nei suoi occhi che pian piano tornarono umani, profondi e innocenti – ehi non è successo nulla, è tutto apposto”
In pochi minuti il volto della ragazza tornò dolce, ma stravolto. Gli occhi sgranati lo fissarono inquieti.
“Dio Damon non ero in me! – singhiozzò in preda al panico – Stefan aveva ragione, non saremmo dovuti venire qui! Io non sono pronta … io non sono capace di farlo” sussurrò disperata, rimanendo immobile tra il muro e il suo corpo marmoreo. Smise anche di opporre resistenza, così lui le si allontanò di poco, consapevole che non avrebbe avuto più intenzione di fare del male.
“ Elena guardami – cercò i suoi occhi – e ascoltami bene. Non ti puoi arrendere adesso! È esattamente così che funziona per tutti, è normale perdere il controllo… e più sarai tra la gente, più lo perderai, più imparerai a controllarti!”
“Sono un pericolo Damon! Devo andare via di qui” tentò di sfuggirgli ma lui la bloccò per un polso. Elena sussultò.
“Non risolverai nulla scappando! Se tu adesso te ne vai quando ti deciderai a rifarlo non sarà cambiato nulla,sarà tutto come adesso e fuggirai di nuovo! Ci vuole esercizio Elena, non basta essere vampiro da cent’anni, devi viverci tra la gente per imparare a resistergli”
Lei si immobilizzò, arrendendosi.
“Come si fa? Insegnamelo” sorprendendolo si scrollò dalla sua presa ma invece di scostarsi fu lei questa volta ad avvicinarlo, prendendogli una mano tra le sue, e fissandolo diritto negli occhi.
Chiedeva aiuto, e conforto, Damon sapeva cosa significasse essere soli, in balia di una natura violenta, senza una guida. Affrontare l’inferno del sangue e della sete ed uscirne integri era quasi un’utopia, ma avrebbero dovuto tentare. Elena ne aveva bisogno, e a lei non aveva mai saputo dire di no.
“Per ognuno è diverso… quando arriva la sete, quell’attimo prima di perdere totalmente il controllo pensa a qualcosa, un’emozione, o una persona, un ricordo, non saprei… qualsiasi cosa ti tenga aggrappata alla tua umanità. Andrà sempre meglio, ogni volta che lo farai, finchè non ti verrà naturale”
Lei lo osservò  senza dire nulla, aggrappata alla sua mano. Nei suoi occhi vide accendersi la speranza, sul suo volto uno splendido sorriso. La sentì stringere con forza la sua mano, ancora una volta intrepida, catturata da un attimo perfetto, che li avvolse entrambi.
Qualcosa stava cambiando, percepiva quanto lei gli si stesse aprendo, quanto si stesse aggrappando a lui, quanto fosse forte il suo bisogno di sentirlo accanto. Questo lo spaventò, perché la sentì vicina come mai prima di allora, come mai nessuno gli si era avvicinato nella sua lunga vita.
“A cosa pensi tu Damon?”
Sorrise appena guardando dinanzi a se come se stesse perdendosi in un ricordo.
“Ripenso alla mia infanzia, nei giardini della tenuta. Se chiudo gli occhi e mi concentro mi sembra di sentire ancora il calore del sole sulla pelle, o la voce di mia madre che richiamava me e Stefan per il pranzo – sorrise appena –ci sono cose che non dimenticherai mai, Elena. Sono quelle le cose a cui devi aggrapparti quando senti di non farcela”
In un soffio scomparve di nuovo, lasciandola sola.
Si sentì invadere dal freddo improvviso della sua lontananza. Rise di lui, della sua umanità mai spenta, per quanto volesse far credere. Rise di lei, della sua cecità, della sua ingenuità, quando aveva creduto che in Damon non ci fosse più nulla di buono, e di umano. Aveva sbagliato, aveva errato in tutto.
L’umanità del vampiro non le parve mai così chiara, nitida, velata soltanto da una sottile maschera di sarcasmo e presunzione  che amava indossare.
Più scopriva di lui, più si ritrovava a sperare di non aver scoperto. Tutto ciò la destabilizzava. 
  
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