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Autore: Rosie Bongiovi    25/07/2012    1 recensioni
"Sì, amore. Quella cosa che causa più problemi di una guerra o del surriscaldamento globale. Quella cosa schifosa che, a volte, non è corrisposta e, altre volte, se lo è fa schifo comunque. In poche parole, alla sofferenza che causa non si può sfuggire in alcuna maniera". L'avevano detto anche i Bon Jovi che l'amore non è altro che una malattia sociale.. E nemmeno loro riusciranno a sfuggirgli. Dedicato a chi è innamorato, a chi lo è stato e a chi lo sarà.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mia anima moriva di nostalgia

Mentre ero seduto ascoltando

Le ore e i minuti che passavano

Sì, ero semplicemente seduto

Aspettando che la mia vita iniziasse

Mentre tutto stava scivolando via

Sono stanco di aspettare che arrivi domani

Better Days, Bruce Springsteen

 

 

"Courtney.. Court, tesoro svegliati". Apro gli occhi, dopo essere stata strappata dalle braccia di Morfeo, dalla voce di Saya, la mia migliore amica. Mi stiracchio nel letto e cerco di non guardarla con un'espressione da completa ebete che non ha la più pallida idea di quello che sta succedendo attorno a lei. Non sono molto affidabile non appena apro gli occhi. Forse un'ameba sarebbe in grado di fare più cose di me.

"Saya.. Che ore sono?" domando, con un mal di testa che mi dà il buongiorno. Mi sembra di aver appena ricevuto un pugno di ferro in piena fronte.

"Sono le 9.00. Hai l'appuntamento dall'editore, ricordi?". Inarco il sopracciglio, poi nella mia mente inizia a farsi un po' di ordine e capisco quello di cui sta parlando.

"L'appuntamento è alle 9.30 e l'editore è a quaranta minuti da qui!" urlo, lasciando il letto. Ah, ciao riflessi, ben svegliati.

"Mi hai detto tu di svegliarti alle 9.00!" replica la mia migliore amica, mentre io apro un cassettone dal quale tiro fuori quattro maglie, gettandole a terra, prima di trovare la più professionale che ho, ovvero una camicia di cotone, nera, a maniche corte, alla quale abbino una gonna a portafoglio dello stesso colore.

"Sì, lo so, ma te l'ho chiesto mentre mi stavo addormentando ed ero appena tornata dal locale" dico, cercando le scarpe bianche da un alto tacco di un marrone chiaro, esattamente come la suola.

"Dai che fai in tempo, per dieci minuti di ritardo non è mai morto nessuno.." commenta.

"Sì sì, hai ragione ma.. Il manoscritto, dove accidenti l'ho appoggiato??" urlo, in preda al panico.

"Secondo cassetto del comodino, sulla destra, sotto la scatola con il potpourri" risponde lei, tranquillamente.

"Ti amo!" esclamo, prendendo la pila di fogli e mettendola nella prima borsa che trovo. Scendo le scale passandomi entrambe le mani tra i capelli che dovrebbero fungere da spazzole improvvisate. Corro verso la porta, con Saya dietro di me, che ride divertita dalla mia perenne distrazione e confusione. "Ti faccio sapere, tieni il cellulare acceso. Aspetta, il mio è senza batteria!".

"Respira, fai un lungo respiro e datti una calmata, altrimenti non pubblicano il tuo libro e ti rinchiudono in una clinica" dice, mettendomi le mani su entrambe le spalle. Mi fermo, chiudo gli occhi per un istante e tiro un bel respiro.

"Fatto" rispondo poi, con un velo di voce. "Ora devo andare, se ci sono problemi.. Se ci sono problemi avvisami con la forza del pensiero, addio!" esclamo, prendendo le chiavi della macchina e correndo verso la mia amata Mercedes. Ci metto solo pochi secondi a salire, inserire la prima, premere il pedale della frizione, inserire la chiave, girarla e partire.

Magari bisognerebbe fare un breve riassunto di quello che mi è successo dal giorno di gennaio in cui c'è stata quell'intervista sulla biografia..

 

Per tutta la durata del viaggio, rimasi appoggiata alla spalla di Richie, mentre Tico guidava alla stessa velocità - o forse era meglio definirla lentezza? - dell'andata e David continuava a cambiare stazione radio, cantando 4 pezzi su 5. Era un fenomeno.

"Come stai?" chiese Richie, sottovoce. Feci spallucce, senza alzare la testa o cambiare posizione.

"Potrebbe andare meglio, decisamente" risposi, abbassando le palpebre e lasciando che la mia mente si appiattisse, impedendole di vagare alla ricerca di ricordi. Il chitarrista mi mise un braccio attorno alle spalle, lo stesso con il quale era riuscito a trascinarmi fuori dallo studio televisivo, e io, dopo tanto, tantissimo tempo, riuscii a piangere. Non mi capitava dall'ultimo giorno di scuola della quinta elementare, giornata in cui dovetti dire addio a tutti i miei amici e trasferirmi con i miei zii in Virginia. Mi mancavano quelle calde lacrime salate, ormai credevo che i miei condotti lacrimali si fossero chiusi definitivamente. E invece no, ero ancora in grado di scaricare la mia tristezza in quella maniera. Era vero, non ero per niente contenta, ma provavo un velo di felicità e soddisfazione. Mi strinsi ancor più forte a Richie e per un momento credetti di avergli rotto una costola.

"Courtney, se posso fare qualcosa.." mormorò, sfilandosi un fazzoletto dalla tasca e porgendomelo. Lo rifiutai.

"Non serve, è da un bel po' che non ho a che fare con i pianti di disperazione" risposi, col rischio di passare per psicopatica. Invece no, il moro si limitò a sorridere.

"Come preferisci" disse infine.

"Signorina Door, siamo giunti a destinazione" annunciò Tico, abbassando la radio.

"Ehi, stavo cantando!" replicò David.

"Dave, dobbiamo salutare Courtney, il musical lo riprendi dopo" rispose il batterista, squadrando l'amico.

"Come non detto" borbottò il tastierista.

"Grazie di tutto Courtney" disse l'uomo dai capelli neri, sorridendomi.

"Court.. Speriamo di sentirti presto. Non sparire, mi raccomando" disse il biondo riccioluto, voltandosi verso di me e sorridendomi.

"Anche perché potremmo non perdonarti per nessuna ragione al mondo, se non ti facessi più sentire" aggiunse Richie, facendomi il solletico. Ridacchiai, intimandogli di smetterla, poi tornai seria.

"Non sparirò, non vi preoccupate. Grazie, grazie davvero" conclusi, scendendo dalla macchina.

 

Invece non sono stata in grado di mantenerla quella promessa. Sono sparita, sparita definitivamente. Però non solo per colpa di Jon..

 

Rientrai in casa, chiudendo la porta alle mie spalle e mettendo il mio cappotto sul portabiti. Passando di fronte alla cucina, sentii Beatrice parlare al telefono.

"Te l'ho già detto, ci ho provato a scoprire altro.. Sì. Sì, ma non è successo niente. Stamattina le è anche arrivato un pacco, credo che venisse da lui. No, non penso che troverò un'altra notiziona come quella di tre anni fa, ma giuro che mi sto applicando a scoprire altri dettagli piccanti. Al telefono non si dicono niente, nemmeno si sono sentiti. Sì, ti tengo informata. D'accordo, in bocca al lupo. Un bacio". Sbarrai gli occhi: non potevo aver sentito quello che avevo appena sentito. Lo scandalo che aveva spinto la fidanzata di Jon a lasciarlo era partito da Beatrice, quella apparentemente sprovvista di neuroni in grado di fare sinapsi, la ragazza insopportabile che cantava come se non ci fosse un domani alle sei di mattina? Non ci potevo credere. Ora sì che provavo un profondo odio nei suoi confronti, e non solo per il suo modo di fare. Mai e poi mai avevo conosciuto una persona orrenda come lei e non l'avrei mai scoperta in nessun'altra vita.

Feci finta di niente, non mi volevo vendicare subito.

"Buongiorno Betty, come stai?" chiesi, sorridendole.
"Oh Cout, buongiorno! Com'è andata l'intervista? Ti ho vista in tv!" esclamò. Poteva essere una brava attrice in effetti.

"Oh, tutto benone, davvero. Finalmente è finito il mio compito e posso dire addio alla Bon Jovi band" dissi, prendendo una bottiglietta di succo di frutta dal frigo e togliendo il tappo.

"Anche a Jon? Insomma, è single ed è una meraviglia!".

"Non sono interessata. E poi, credo proprio che ora dovrò concentrarmi sul mio romanzo, perciò.. Non avrò il tempo per pensare ai sentimenti e tutto il resto". Mi avvicinai verso la porta, per andare in camera mia, poi mi voltai. "Ah, tra l'altro credo proprio che me ne andrò a New York dalla mia migliore amica. Lei non vende la mia vita privata alla stampa come se fosse spazzatura da sbattere in discarica".

 

Ovviamente lei ci è rimasta male, ha tentato di difendersi e cavolate simili, ma non sono rimasta ad ascoltarla: ho preso il telefono, ho avvisato Saya chiedendole se poteva ospitarmi, e sono partita, con due valigie e la mia macchina da scrivere.

"Signorina Door, tocca a lei" mi dice una donna sulla trentina, con un abbigliamento che mi ricorda vagamente quello di una hostess.

Eccomi qui, nella sala d'attesa di un editore, per presentargli il romanzo che, finalmente, sono riuscita a concludere senza blocco dello scrittore o patologie affini.

Beh, tutto sommato era ora, dopo quattro anni dalla pubblicazione della biografia e dall'addio alla band..


Nota dell'autrice:

Eccoci qui, miei fedeli sopravvissuti! Ringrazio immensamente e dal profondo del cuore, tutti coloro che hanno recensito, messo tra le seguite o tra le preferite questa FF, ovvero:

BrianneSixx

chiaretta78

erika_rose

GiadiX_McKagan

rea_92

barbara83

Lemma

KeepSmiling

ErinThe

Vava_95 (<3).

HunterMarilyn

JonS

DodoBJ

Sun__

HarryJo


A prestissimissimo,


Rosie

  
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