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Autore: AngelOfSnow    25/07/2012    1 recensioni
Salve a tutti.
Con questa storia spero tanto di farvi immergere in un mondo non troppo lontano dalla realtà dei giorni nostri.
La protagnista si ritroverà a fare i conti con le "Gocce di memoria" scombussolate dalla presenza di un uomo a cui deve molto dando modo al loro passato di fondersi per divenire un unico futuro.
Dal capitolo:
Della mia vita a Milano ricordo solamente il volto sfigurato dal tempo di un bambino.
Nient’altro, a parte che mi trovavo spesso a casa sua per colpa del lavoro dei miei genitori e che fosse oramai parte integrante di quella vita: una vita che sinceramente amavo da ogni punto di vista perché non avevo la consapevolezza di quello che avrei realmente lasciato dopo.
Adesso, che ho compiuto 16 anni, non posso fare a meno di domandarmi “chi” e “cosa” rappresentasse per me, anche se so per certo che nessuno mi avrebbe detto alcunché. Eppure sono ottimista pesando che il mio passato mi abbia formata a come sono oggi...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scena Sesta: I Atto.

Scena Sesta: I Atto.

Con rammarico nel cuore per poggio la schiena contro lo stipite della porta e guardo Sam salire sull’auto del padre.

Sospiro ripensando alla storia di Domenico e scuoto la testa: non gli credo per il semplice fatto che la stesse facendo soffrire così tanto.

<< Deduco che tu ci stia ancora pensando... no? >>

Guardo Davide con un sentimento strano e scorgo i suoi occhi appena adombrati.

<< Già... >>

Annuisce e si siede accanto a me, sul divano.

<< Se vuoi faccio partire qualche ricerca... >>

Lo guardo di sottecchi ed annuisco. Quando si alza dal divano senza degnarmi di altro ci rimango male facendo mescolare la sensazione al rimorso di prima.

Mi decido a parlare ma le mie parole vengono coperte dal valzer che avevamo utilizzato prima per rimettere di buon umore Sam.

<< Signorina... >>

Con un’elegante falcata si era riposizionato davanti a me e teneva una mano tesa verso il mio indirizzo e l’atra dietro la schiena, con il suo solito sorriso.

<< Mi concedereste l’onore di questo ballo? >>

Senza darmi il tempo di ribattere mi ritrovo già tra le sue braccia a volteggiare senza capirci nulla pestandogli innumerevoli volte i piedi.

<< Non pensavo fossi così scoordinata! >>

Ride divertito e stringe la presa sul mio fianco, abbracciandomi completamente ed io mi sciolgo tra le sue braccia... è così bello.

Continuiamo a danzare senza seguire più il ritmo ( ne vale per l’incolumità dei suoi piedi ) dondolando un po’ sul posto. Aspiro lentamente l’odore della camicia che sa di lui e mi sorprendo nel farlo.

<< Mi fai il solletico... >>

Mormora, ma non mi allontana e anzi, poggia la fronte sulla mia spalla posando le labbra sul collo per lasciarle lì, ferme, riscaldando quella parte di pelle, come se ci fosse stato un fuoco ardente.

<< Davide... >>

Gemo, involontariamente e non accenno ad allontanarmi da lui per nessuna ragione al mondo, solo che sento il campanello suonare per due volte.

<< Lascia stare... sarà pubblicità. >>

Sospira, continuando a tenermi stretta a sé. Quasi ci credo ma il mio nervosismo comincia a pizzicare quando il campanello viene suonato a raffica, per poi passare ai pugni sulla porta.

<< Ne sei ancora convinto? >>

Sbuffo, andando ad aprire di malavoglia.

<< Chi è? >>

Sbuffo.

<< Io, Lucrezia. >>

<< Mh, non conosco nessuno con questo nome... >>

Borbotto fra di me e apro la porta, ritrovandomi davanti ad una ragazza sensuale con due occhi a divorarmi in modo cattivo e dei ricci rossi ben definiti grazie alla schiuma, e due labbra color ciliegie carnose rivolte alla sottoscritta con un sorriso sprezzante.

<< Salve. >>

Mormoro incuriosita.

<< Davvero non ricordi nulla? >>

Mi guarda un po’ scettica ma annuisco e la faccio accomodare, richiamando Davide.

<< Ah, quindi non ricordi nemmeno il volto della ragazza di Davide? >>

Evito di piangere, ma sento perfettamente le lacrime pizzicarmi gli occhi.

<< Co-... >>

La voce di Davide si incrina e indurisce vedendo la rossa mentre io mi alzo, in silenzio, salendo a grandi falcate le scale.

<< Elisa! >>

Sbatto la porta alle mie spalle e chiudo a chiave con due passate, cominciando a piangere.

 

 

   
 
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