Scena Sesta: I Atto.
Con
rammarico nel cuore per poggio la schiena contro lo stipite della porta e
guardo Sam salire sull’auto del padre.
Sospiro
ripensando alla storia di Domenico e scuoto la testa: non gli credo per il semplice
fatto che la stesse facendo soffrire così tanto.
<<
Deduco che tu ci stia ancora pensando... no? >>
Guardo
Davide con un sentimento strano e scorgo i suoi occhi appena adombrati.
<<
Già... >>
Annuisce
e si siede accanto a me, sul divano.
<<
Se vuoi faccio partire qualche ricerca... >>
Lo
guardo di sottecchi ed annuisco. Quando si alza dal divano senza degnarmi di
altro ci rimango male facendo mescolare la sensazione al rimorso di prima.
Mi
decido a parlare ma le mie parole vengono coperte dal valzer che avevamo
utilizzato prima per rimettere di buon umore Sam.
<<
Signorina... >>
Con
un’elegante falcata si era riposizionato davanti a me e teneva una mano tesa
verso il mio indirizzo e l’atra dietro la schiena, con il suo solito sorriso.
<<
Mi concedereste l’onore di questo ballo? >>
Senza
darmi il tempo di ribattere mi ritrovo già tra le sue braccia a volteggiare
senza capirci nulla pestandogli innumerevoli volte i piedi.
<<
Non pensavo fossi così scoordinata! >>
Ride
divertito e stringe la presa sul mio fianco, abbracciandomi completamente ed io
mi sciolgo tra le sue braccia... è così bello.
Continuiamo
a danzare senza seguire più il ritmo ( ne vale per l’incolumità dei suoi piedi
) dondolando un po’ sul posto. Aspiro lentamente l’odore della camicia che sa
di lui e mi sorprendo nel farlo.
<<
Mi fai il solletico... >>
Mormora,
ma non mi allontana e anzi, poggia la fronte sulla mia spalla posando le labbra
sul collo per lasciarle lì, ferme, riscaldando quella parte di pelle, come se
ci fosse stato un fuoco ardente.
<<
Davide... >>
Gemo,
involontariamente e non accenno ad allontanarmi da lui per nessuna ragione al
mondo, solo che sento il campanello suonare per due volte.
<<
Lascia stare... sarà pubblicità. >>
Sospira,
continuando a tenermi stretta a sé. Quasi ci credo ma il mio nervosismo
comincia a pizzicare quando il campanello viene suonato a raffica, per poi
passare ai pugni sulla porta.
<<
Ne sei ancora convinto? >>
Sbuffo,
andando ad aprire di malavoglia.
<<
Chi è? >>
Sbuffo.
<<
Io, Lucrezia. >>
<<
Mh, non conosco nessuno con questo nome... >>
Borbotto
fra di me e apro la porta, ritrovandomi davanti ad una ragazza sensuale con due
occhi a divorarmi in modo cattivo e dei ricci rossi ben definiti grazie alla
schiuma, e due labbra color ciliegie carnose rivolte alla sottoscritta con un
sorriso sprezzante.
<<
Salve. >>
Mormoro
incuriosita.
<<
Davvero non ricordi nulla? >>
Mi
guarda un po’ scettica ma annuisco e la faccio accomodare, richiamando Davide.
<<
Ah, quindi non ricordi nemmeno il volto della ragazza di Davide? >>
Evito
di piangere, ma sento perfettamente le lacrime pizzicarmi gli occhi.
<<
Co-... >>
La
voce di Davide si incrina e indurisce vedendo la rossa mentre io mi alzo, in
silenzio, salendo a grandi falcate le scale.
<<
Elisa! >>
Sbatto
la porta alle mie spalle e chiudo a chiave con due passate, cominciando a
piangere.