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Autore: Ptolemaios    25/07/2012    2 recensioni
La mia prima fanfic horror. Siate clementi ^^
Neil è un giovane in carriera, che vive ad Atlanta. Da tempo manca dalla
casa in cui è cresciuto, in campagna. Ma quando dovrà tornarci in occasione
di una tragedia, ricorderà poco a poco i motivi per cui da quella casa, è scappato.
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ok, qui stavamo sfiorando il ridicolo.

Prima le porte che sbattono, poi le porte che non contente di aver fatto il teatrino si mettono a vibrare, e ora le voci.

“Direi che c’è un limite a tutto” pensò Neil.

La vocina sommessa, che sembrava sentir solo lui dato che i suoi due zii chiacchieravano tranquillamente tra loro, pareva provenire ancora una volta dal piano di sopra.
Quando Neil non aveva un granché da fare, ovvero quando aveva finito di lavorare, non sapeva che libro leggere, quando rimaneva fisso a guardare i DVD da poter vedere, spento e riacceso più volte la PS3 non riuscendo a decidersi a che gioco giocare, solo allora iniziava a guardare i peggio documentari sulla tv via cavo.

La cosa che più piaceva a Neil di quei documentari, era che parlavano dei più disparati argomenti, compreso il sovrannaturale.

Avete capito bene, sovrannaturale. Fantasmi, vampiri (quelli veri, non quelli che brillano al sole), zombie, spiriti… quest’accozzaglia di creature.

Un giorno, guardando questi documentari, si erano messi a parlare dei poltergeist. Esserini che prendevano possesso di vari oggetti in una casa, provocando caos e paura incontrollata. Tostapane che volano, paperette di gomma per il bagno che saltano per casa, porte che sbattono, la tv che si sintonizza su canali sconosciuti (ecco questo magari può non far paura ma essere interessante), e così via.

Facendo mente locale, Neil ripensò a quei programmi. Ma giudicò sciocca l’idea che ci fosse davvero uno spiritello in casa che si divertiva a far sbattere e far scomparire le cose.

Già, un’idea completamente idiota.

Mentre Neil con un sorriso sardonico riprese a fare il caffè, la vocina sommessa tornò a farsi sentire.
Neil cercò di ignorarla, nonostante la sentisse abbastanza bene. Biascicava parole senza senso, composte da lettere a caso, quando all’improvviso Neil sentì distintamente una parola che rischio di fargli combinare un disastro con la caffettiera.
"arvt… sulrv… nlth… ben… torn… ato…"

Le mani di Neil tremarono, in preda ad un agitazione feroce. Esercitò tutto il suo autocontrollo per non rovesciare il caffè. Dopo quell’ultima parola la vocina si ammutolì, lasciando spazio al solo rumore del caffè che veniva su nella caffettiera.

Neil prese al volo tre tazzine, e versò il caffè per se e per i due zii.
"Grazie Neil, caffè all’italiana vero?" Disse Maximilian vedendolo arrivare dalla cucina.
"Sì zio, proprio come lo preparavano mamma e papà" Rispose Neil.
"E sono sicuro che non te ne frega proprio un cazzo di come facevano il caffè mamma e papà" pensò Neil.

"Neil ascolta, sai per caso quanti saremo stasera al funerale?" Chiese Monica.
“Che cosa? Non sa nemmeno chi ci sarà al funerale? Ma cristo…” pensò Neil furente. Che fossero entrambi qui per mettere gli artigli su un pezzo dell’eredità era chiaro, ma in modo così sfacciato?
Neil non credeva alle proprie orecchie. E in un moto di cattiveria disse, anche se sapeva che non era vero "Ci saranno tutti, ma proprio tutti".
I due zii sbiancarono, perché sapevano benissimo che quel tipo di affermazione significava parenti che avrebbero voluto vederli morti.
Neil rise di gusto dentro di se vedendo le loro espressioni spaventate. Purtroppo non sarebbe durata. A breve sarebbero arrivati tutti gli altri parenti in blocco.
E infatti, come a confermare il suo pensiero il campanello suonò più volte.

Neil andò alla porta per vedere chi era arrivato. Passando vicino alla finestra che si trovava affianco alla porta, vide che c’era il parentado al gran completo. E vide anche due facce che sperava fortemente di vedere: zio Paul e zia Julie.

Neil sorrise e prima di andare ad aprire la porta, prese il suo cappotto magicamente riapparso e lo sistemò sull’ampio appendiabiti a destra della porta.
Tutti i parenti lo salutarono porgendogli le loro condoglianze, chi in modo sincero e chi in modo finto e falso. Anche tutti i cuginetti lo salutarono, facendogli le condoglianze. Ora di questi bisognava solo distinguere come poco fa. Ovvero capire chi l’aveva fatto perché era davvero triste per la scomparsa dei loro zii, e chi perché era stato addestrato modello SS naziste a recitare in modo perfetto dai genitori il loro dispiacere.

Gli ultimi a entrare furono Paul e Julie, che strinsero in un lungo abbraccio il loro nipote.
"Non hai idea di come ci sentiamo Neil… siamo davvero a pezzi per l’accaduto" Esordì zio Paul.
"Lo so bene zio, siete gli unici a cui possa credere in questo covo di vipere" Rispose Neil.
"Dimmi, chi sono stati i primi ad arrivare?" Chiese Juile con un sorrisino.
"Sono stati Maximilian e Monica… ma perché me lo chiedi, zia?" Chiese Neil con aria interrogativa.
"Ha ha, lo sapevo! Paul, mi devi 10 dollari." Disse con aria trionfante Julie.
"Ero indeciso se scommettere su quel vecchio porco di Maximilian o su Stephen e la sua sete di denaro. Be’ ma è stata una scommessa difficile, mica è facile capire quale di due stronzi puzza di più." Disse Paul allungando la banconota a Julie.

Neil scoppiò a ridere, tenendosi le mani davanti alla bocca per non fare rumore. Come sempre solo loro due riuscivano a strappargli un sorriso quando le cose andavano male.
"Oh zia, ho qui i film che mi avevi prestato. Se aspetti un attimo vado a prenderli in macchina" Disse Neil.
"Sicuro, intanto io e Paul entriamo in casa" Rispose Julie.
Neil entrò con loro un attimo per prendere le chiavi della macchina dal cappotto appeso.
Ma messe le mani nella tasca dove aveva lasciato le chiavi, non trovò nulla.

Stavolta a sparire, erano state loro.
  
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