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Autore: viktoria    26/07/2012    0 recensioni
I passi dell’uomo dietro di lei si erano fermati. Il suo respiro era calmo. Anna sorrise e si voltò verso di lui con un’espressione pacifica. Andreij non sarebbe venuto a salvarla era inutile cercare di vincere contro il destino.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Affari di Famiglia'
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In quell’esatto momento un uomo a soli 30 km dall’orrendo delitto raggiungeva l’orgasmo con un'altra donna. Lei rise e si lasciò andare sul petto dell’uomo che le era stato rubato anni prima da una ragazzina 14enne. Ma nessuno poteva portarglielo via davvero. Carlotta rise piano mentre Andrea le accarezzava i capelli biondissimi.

- devo tornare a casa. – sospirò alla fine. Sapeva già che avrebbero litigato. Come sempre. Lei gli avrebbe rinfacciato di averle rubato la vita e lui sarebbe andato a letto stanco. Come erano cambiate le cose. Annabelle, la sua piccola Anna, adesso gli dava un senso di insofferenza tremendo. Voleva scappare via da lei e non tornare più. Ma cosa sarebbe stata la sua vita senza la donna per cui aveva lottato per anni. Aveva rischiato tutto per lei e adesso sentiva di aver sbagliato qualcosa.

-no, non devi, se non vuoi. – la voce di Carlotta gli diede fastidio. Anna poteva essere il supplizio più tremendo quando gli scagliava addosso tutte le sue colpe ma adorava la sua voce. Era l’unica donna al mondo che per lui non avrebbe mai dovuto smettere di parlare. Anche se lo odiava. Anche se lui la odiava.

Spostò Carlotta con poca gentilezza, si alzò e si rivestì con calma prese le sue cose e andò via. Rimase fuori di casa per quasi un’ora, non cercava una scusa, sapeva che lei avrebbe capito subito dov’era andato. Voleva soltanto che lei lo perdonasse, che non lo accusasse più di nulla per poter andare avanti. Insieme. Scese dall’auto ed entrò in casa. Una piccola pozza di sangue lo aspettava sul parquet dell’anticamera. Posò le chiavi sul mobile.

- Anna? – un passo dopo l’altro cercò di spingersi oltre la pozza di sangue e di seguire la leggera scia che andava man mano ad affievolirsi. Forse era solo salsa. Lei non era mai stata brava in cucina. – Anna? – ci provò di nuovo ma nessuno rispose. La camera da letto, dove portava la scia rossa, era vuota. – Anna.. – vide la piccola macchina sull’anta di legno dell’armadio e sbuffò. – Anna santo cielo non mi va di giocare! Potevo spaventarmi! – aprì l’armadio credendo di trovarci la ragazza. Questi giochini erano da lei…ma li faceva solo molti anni prima. Cercò tra gli abiti e vide il viso spaventato di Daniele che lo guardava mentre stringeva tra le braccia il piccolo Sam.

-Dean… che ci fai dentro l’armadio? – il suo papà sorrise e lo prese in braccio baciando entrambi dolcemente. Il bimbo tremava ancora un po’.

- un uomo inseguiva mamma...come zio Andreij! – gli tremava la voce ma Andrea capì. Quell’uomo lo aveva messo in guardia. C’era qualcuno che voleva la sua Anna…morta. Posò a terra il bambino. – resta qui! – e corsa in cucina. Chiamò Andreij e mentre il telefono squillava si voltò verso la vetrata che dava sul giardino. Merda merda merda merda, rispondi stronzo. In quell’istante vide una traccia di rosso in mezzo al giardino. appese ed uscì in mezzo al verde sotto il sole di mezzogiorno. – Anna ? –

Il corpo era poggiato al bordo nella vasca, la testa poggiata sulla balaustra di marmo e le braccia che cercavano quasi di sollevare il corpo per uscire dall’acqua. L’abito bianco gonfio nell’acqua. Andrea rimase immobile a fissare sua moglie. Il suo amore. La sua vita. Le palpebre leggermente violacee come le labbra, le mani aperte e la bocca dischiusa, come se stesse dormendo.

Ad un tratto la vide da una prospettiva diversa, il suo viso era più vicino , sentiva il suo odore di mamma. Non si era accorto di essere caduto in ginocchio. Non sentiva il dolore ne il freddo degli zampilli d’acqua che lo colpivano. Il suo corpo non rispondeva.

- Anna, amore, svegliati. – il viso contratto per il dolore si spingeva sempre più verso il corpicino della morta. – amore, i bambini si preoccupano così. – posò le labbra sul suo viso continuando a dire sciocchezze come se potesse risvegliare la sua compagna addormentata.

Rimase così per ore, vide il sole tramontare davanti a lui ma non smetteva di guardare il viso sempre più bianco. Il viola era quasi totalmente sparito. Aspettava che aprisse gli occhi per rivedere il verde acceso della sua iride. Aspettava di sentire il suo della sua voce che lo sgridava. Le baciò le labbra quando le sentì fredde. La baciò più e più volte nella speranza di riscaldarla.

Aveva dimenticato i bambini dentro.

Aveva dimenticato il telefono che squillava in cucina.

Aveva dimenticato tutto, tranne l’idea della morte…

…e del bianco.

  
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