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Autore: Beckett66    26/07/2012    5 recensioni
E se davvero Kate non ricordasse ciò che Rick le ha detto quando le hanno sparato....
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kate Beckett | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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Una sera all’improvviso

Il cellulare di Castle era rimasto sulla scrivania e Kate se ne accorse solo quando lui era già andato via. Sbuffando lo prese e lo mise in borsa. Poi si alzò, prese la giacca e si avviò all’ascensore.
“Castle ha lasciato il cellulare sulla mia scrivania: vado a riportarglielo”.
“In effetti senza Angry Bird potrebbe non sopravvivere” rispose Esposito guardando maliziosamente Ryan.
“In realtà Alexis è partita stamattina per Los Angeles e Martha è negli Hamptons quindi è meglio che lui lo abbia con sé”. Puntualizzò Beckett che aveva capito perfettamente il sottinteso dei colleghi.
Entrò in ascensore e premette il tasto che portava al seminterrato. Salì in macchina e si diresse verso l’appartamento di Castle.

Mentre guidava nel traffico i suoi pensieri correvano veloci: stava andando a casa sua e non c’era alcuna probabilità, o per lo meno ce n’erano davvero pochissime, che non fosse solo. In effetti l’aveva anche invitata per un drink ma lei aveva detto che aveva un sacco di rapporti arretrati da compilare; il che era vero ma avrebbe potuto benissimo arrivare prima il giorno successivo.
Diciamo che aveva avuto paura. Il suo cuore cominciava a fare le bizze. Ora che non stava più con Josh ormai da molti mesi non aveva ragioni plausibili per non dargli ascolto, per non dare un’opportunità a colui che le aveva donato quattro anni della sua vita: senza chiedere nulla in cambio.
C’era poi un altro elemento che non giocava certo a favore di Kate: era molto tempo che non si vedevano bionde bambole gonfiabili accompagnarsi a Castle... e lei stava andando da lui sapendo che lo avrebbe trovato solo in casa e sicuramente con una gran voglia di non restare tutta la sera solo; o meglio: magari con la voglia di restare con qualcuno e più precisamente con lei. Magari non solo per la serata; ecco, fantastico: ora era davvero nel panico. La sua dannata mania di dover sempre prevedere tutto ed avere tutto sotto controllo. In questo modo sapeva perfettamente i rischi che correva, se li si voleva chiamare rischi. Ma era davvero sicura che Castle non avesse lasciato di proposito il telefono al Distretto per costringerla ad andare comunque da lui? Ok ora il panico era arrivato a livelli da codice rosso. Poteva sempre lasciare il telefono al custode: nemmeno a pensarci. Doveva assicurarsi che Alexis potesse chiamare suo padre per dirgli che era arrivata sana e salva a Los Angeles. Sarebbe stato già abbastanza problematico gestire Castle mentre sua figlia era a Los Angeles con la madre; figuriamoci se avesse anche passato la notte intera senza poterla sentire. No, questo sarebbe stato decisamente troppo anche per Kate Beckett.

Mentre si torturava ben bene con questi insani pensieri, il famoso cellulare prese a squillare. Infilò una mano nella borsa per afferrarlo e vedere chi stesse chiamando. La foto di una ragazza dai capelli ramati indicava che, come previsto, Alexis stava chiamando il padre. Beckett rispose: “Ciao Alexis sono Beckett. Tuo padre ha lasciato il cellulare al Distretto e glielo sto riportando. Vuoi che ti faccia richiamare?”
“Si grazie ma non è nulla di urgente: volevo solo dirgli che sono arrivata e che il viaggio è andato benissimo. Grazie ancora e buona serata Kate”.
“Ok, buona serata anche a te Alexis”.

Giunta a casa Castle. Parcheggiò ordinatamente l’auto facendo attenzione a che non ci fosse pulizia della strada o altro e si avviò all’ingresso del palazzo. Salì in ascensore e premette il tasto per il piano attico. Una volta davanti alla porta suonò il campanello ed attese sperando che nel frattempo il suo cuore smettesse di battere come se stesse correndo i cento metri piani. Pochi istanti dopo Rick Castle aprì la porta.
“Vedo che hai cambiato idea detective. Non sei riuscita a resistere senza la mia affascinante presenza?!”.
“Sogna Castle, sogna” rispose lei facendo dondolare il cellulare tra le dita davanti alla sua faccia.
“Grazie Kate. Entra, vieni. Mi hai salvato la vita; in effetti lo stavo cercando ed ero piuttosto in ansia”.
“Ha appena chiamato Alexis per dirti che è arrivata e che il viaggio è andato benissimo”. Aggiunse Kate consegnando l’apparecchio a Castle poi entrò e si avvicinò al divano mentre Castle chiamava sua figlia. La televisione era accesa e Kate gettò distrattamente un’occhiata allo schermo.
“Ciao Alexis, Kate mi ha detto che hai chiamato e che il viaggio è andato bene”.
“Allora Kate è lì con te”
“Si”
“Ok allora ci sentiamo domani; buona serata. Ti voglio bene papà”.
“Anch’io ti voglio bene tesoro. Buona notte”

Castle riagganciò e si avvicinò a Kate. Lei era in piedi vicino al divano ed ora guardava fissa il teleschermo come ipnotizzata. Lui si rese subito conto che qualcosa non andava. Guardò il teleschermo e restò senza fiato. L’immagine inquadrata mostrava una donna con un mirino da fucile di precisione sul petto. Un rumore squarciò il silenzio della stanza e si vide un uomo gettarsi su di lei per proteggerla. Subito dopo lui si staccava e la camicetta di lei mostrava una macchia di sangue che si allargava rapidamente. Lui le parlava con una disperazione che Castle conosceva molto bene: “Resta con me Kate, non morire, ti amo Kate”. Solo in quel momento Castle si rese conto di quanto il nome Kate potesse essere comune.
Beckett era ipnotizzata. Lui si portò dietro di lei restandole a destra così che il braccio destro di lei e quello sinistro di lui potessero sfiorarsi. Beckett cercò la mano di lui. Castle le porse la sua mano destra e lei la strinse come ad appoggiarsi. Sentiva che le gambe non l’avrebbero retta ancora per molto. Era come se qualcosa stesse squarciando il velo che ricopriva la sua mente ed il suo cuore cominciò a battere all’impazzata.
“Kate stai bene?” Chiese preoccupato lo scrittore. Lei sembrava essere in un'altra dimensione. Non riusciva neppure a girare la testa per guardarlo. Era come se il mondo si fosse fermato. Non vedeva neppure più il teleschermo.
“Rick io… tu”. Non riusciva ad articolare una frase. Lui le portò il braccio destro attorno alla vita. Kate si accasciò senza forze e lui la prese al volo.
“Kate che succede!? Stai male?” Lei si appoggiò forte a lui. Non voleva che lui la sdraiasse sul divano. Voleva sentire il contatto fisico: ne aveva bisogno. Cercò di rimettersi in piedi. Si resse a lui e le loro fronti si ritrovarono una contro l’altra.
“C’è qualcosa nella mia mente, qualcosa che sta tornando…”.
Improvvisamente il velo si squarciò e lei rivide il volto disperato di Castle chino su di lei che le diceva “Kate! Kate! Resta con me Kate! Non lasciarmi ti prego…Resta con me Kate. Ti amo, ti amo Kate”.
Beckett alzò il viso e per la prima volta incatenò di proposito i suoi occhi a quelli di lui e ripeté quella frase. “Ti amo, ti amo Kate”.
Castle sorrise di una gioia immensa e le prese il viso tra le mani come a voler incatenare ancora di più i loro sguardi. “Si ti amo, ti amo Kate! Sempre”.
“Perché non me lo hai mai più detto?” Chiese lei in un soffio
“Perché se non lo ricordavi non eri pronta a sentirtelo dire ed io non volevo rovinare tutto”.
“Ti amo Rick. Ti amo così tanto che ne ho paura!”
“Anch’io sono terrorizzato dalla forza del sentimento che provo” rispose lo scrittore e si ritrovarono nuovamente incatenati.
Entrambi avvicinarono i loro volti e le loro labbra si unirono mentre le loro braccia li legavano in una stretta così forte da togliere il respiro. Lentamente le labbra si schiusero ed il bacio iniziò una danza vecchia come il mondo.
Le loro mani presero a correre lungo la schiena dell’altro sino a che restarono senza fiato e dovettero staccarsi. Lui le prese la mano e si diresse alla scala.
“Ti prego Kate resta con me stanotte. Non dobbiamo fare niente se non lo vogliamo ma ho bisogno di stringerti tra e mie braccia”
“Ho bisogno di te Rick, o bisogno di sentire il tuo cuore battere vicino al mio”.
Salirono le scale e si infilarono nella stanza di Rick. Lui si mise il pigiama e offrì una sua maglia a Kate. Si misero sotto le coperte abbracciati e lei si addormentò in un minuto.

Il sole del mattino li sorprese ancora abbracciati. Rick stette alcuni minuti ad ammirarla addormentata sino a che lei si svegliò ed il suo sguardo illuminato d’amore gli disse che non sarebbe scappata.
“Non posso dirti che sarà una passeggiata ma posso prometterti che combatterò per noi” Gli sorrise Kate.
“Non chiedo altro” rispose lui e si avvicinò lentamente attendendo che lei gli permettesse di baciarla. Iniziarono così un viaggio verso una meta sconosciuta ad entrambi: il mondo dell’amore, quello che viene una sola volta e non per tutti; quello che per coloro che sono così fortunati da sperimentarlo dura per sempre.
  
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