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Autore: Hakka    10/02/2007    3 recensioni
Vita è costruirsi il proprio destino. Se non ci sei riuscito, allora puoi dire di aver vissuto?
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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È nata così, senza realmente pensarci su. Mentre mi lavavo i denti (sì, la Musa colpisce sempre nei momenti più assurdi… -.-) mi è venuta in mente una frase… e poi ho iniziato a scrivere sul fidato cellulare, senza una trama in mente né sapendo dove volessi andare a parare. -.-

Disclaimer: i personaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà della mammina Rowling che ne fa quello che le pare e piace.

Piccola nota: contiene spoiler dal "Principe mezzosangue".



Vita



So cosa mi aspetta all'interno di quella stanza.
So già cosa sarà di me, una volta davanti al suo cospetto.
Ho fallito. Lui non perdona i fallimenti.

Ho paura?

Non lo so.
Chi non ne avrebbe?

Ma ormai… cos'ho da perdere?
Piton mi ha da poco dato la notizia.
Mia madre è morta.
Suo ordine.
L'acconto per il mio fallimento.

Salderò con la vita.


Non importa.
Io non ho una vita.

Sì, è vero, non giaccio in una bara, sotto metri di terra. Ma secondo voi basta questo per dire che sono vivo?

Vita è libertà, è scelta. È scegliere la propria strada, superare gli ostacoli, lasciarsi abbattere, sviarli, non importa. Ma percorrere la strada di quell'immenso labirinto al cui centro brilla la felicità, come la coppa dell'ultimo Torneo Tre Maghi.
Vivere significa avere la forza e la capacità di costruirsi il proprio destino. Di modificare quello che gli dei hanno scritto per noi.
Sempre con l'unico scopo di essere felici.

A me questo è stato negato.
Altri hanno deciso la mia strada, e la mia sorte era già segnata, legata a doppio filo al mio cognome pesante.

Ho provato in tutti i modi a ribellarmi alle loro catene, e ho cercato di togliermi il paraocchi. Per liberarmi dalla condizione di cavallo che traina una carrozza, senza che lo voglia, senza che abbia scelto di farlo.
Ma sono rimasto lo stesso cavallo fragile e delicato, bello da vedere, usato come sfoggio di ricchezza dal signore di turno.
E per anni ho continuato a camminare per la strada indicatami, senza scalciare, senza bisogno di essere guidato con le redini o spinto con la frusta.

Poi però la mia anima ha urlato, ha cercato di uscire da quella prigione dorata in cui era stata rinchiusa.
E mi sono ribellato. Come uno stallone che disarciona il cavaliere che cerca di domarlo.

Ho provato a cambiare il mio destino.
Amando.
Amando chi non avrei dovuto, una persona che stava su una via lontana ma parallela alla mia.
Il fragile e sottomesso cavallo bianco si è invaghito del maestoso stallone nero selvaggio.
Quale modo migliore per cambiare le carte in tavola?

Ma può davvero un infimo cavallo ammaestrato, in cui arde l'ultimo barlume di vita, ambire ad una creatura libera, seppure legata alle sue catene?

No. Non può.
Quello splendido stallone ti fisserà per un istante. E non coglierà quella richiesta disperata che porti nello sguardo.
Si fermerà al tuo aspetto, alla tua maschera, quella che non riesci più a togliere…

E passerà oltre, la sua attenzione su altro, sui prati immensi, o su un piccolo puledro in difficoltà, o su un essere pseudo-umano che opprime gli altri con la sua frusta.

Non ho mai avuto il coraggio dalla mia. E tornare alla mia lussuosa stalla è stato semplice.
Affrontare la fame e gli stenti per trovare la mia strada, che non sapevo dove mi avrebbe portato, forse lontano da quell'Eroe che odiavo e amavo, richiedeva coraggio.
Per affrontare ostacoli che non ho mai imparato a superare, e per confrontarmi con me stesso, con le mie paure.

Un cavallo, poco più di un giovane puledro, cresciuto in cattività, che aveva paura della sua stessa ombra, come il maestoso Bucefalo.
Ma il mio Alessandro non mi ha sussurrato all'orecchio che era un trucco del Sole.

Il mio Alessandro guardava oltre, alla sua Vita, con i suoi fedeli, nell'eterna ricerca della pace, della sconfitta del nemico.
E così non mi ha salvato, e sono rimasto con le mie briglie dorate e la sella foderata di velluto, in attesa che qualcuno compisse il mio destino.
O forse dovrei dire "mi sfruttasse".
E quel qualcuno è arrivato, oh sì.


Vivere, vivere davvero è un lusso concesso a pochi.
Io non sono stato fra questi.

Spero solo…
No, già lo vedo..
Vedo la lunga criniera nera mossa dal vento, uno splendido cavallo nero che si staglia contro il sole, ritto sulle zampe posteriori.
Vittorioso.
Sotto i suoi zoccoli una frusta spezzata e la mano ossuta, non più umana, che la brandiva.
E, poco più in là, le corde che lo legavano sin dalla sua infanzia.

Libero.

Vivo.

  
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