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Autore: Akatsuki    26/07/2012    4 recensioni
[Seconda classificata al contest "Friendship Contest - Che cos'è un'amico? Un'altro me stesso!" indetto da Skull_Mistress]
[Premio Comicità e Premio Fluff]
Sasori e Deidara si ritrovano insieme a casa del biondo per festeggiare il Natale fra loro.
Semplici compagni e amici di sempre, pronti a passare una serata in tranquillità. O quasi...
Genere: Comico, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Akasuna no Sasori , Deidara
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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”Ti odio perché ti voglio bene”

 

 
La neve scendeva lentamente dal cielo plumbeo, andando a posarsi delicata sugli alberi e sul prato che ormai era diventato una distesa bianca e soffice. Il freddo pungente di quella serata d’inverno non toccava minimamente Deidara, seduto sulla sua poltrona rossa davanti al camino, con una tazza gialla decorata con una piccola esplosione e la scritta “Art is a Boom”. Bhe, l’aveva fatta fare apposta per lui, anche perché le precedenti erano tutte esplose per un motivo sconosciuto…
 
A Deidara piaceva il fuoco, non era eterno ma nemmeno effimero come la sua arte, gli ricordava tanto la sua amicizia con Sasori; loro erano differenti ma complementari. Se Sasori amava le cose eterne, lui amava le cose che mutavano. Se a Sasori piaceva la notte con le sue stelle luminose che non sparivano mai, al biondo piaceva il giorno, anche se non c’era un motivo particolare. Era così e basta. Si completavano, come due pezzi di un puzzle che combaciavano perfettamente l’uno con l’altro. Un puzzle destinato a rimanere unito per sempre, nonostante molto spesso si distruggesse come un cristallo fragilissimo per qualche sciocchezza. Perché la loro amicizia era fragile, andava trattata con cura per non rischiare di distruggerla. Era fragile ma dura, due cose simili ma diverse. Se veniva scheggiata per colpa loro, quando cadeva erano sicuri che sarebbe tornata come prima, bastava raccoglierla di nuovo, invece se qualcosa di estraneo cercava di perforarla, sapevano che non ci sarebbe mai riuscito. 
Entrambi non dimostravano il loro affetto all’altro con le parole, perché entrambi erano orgogliosi. Ma in fondo non importava, bastavano i piccoli gesti che per loro era migliori di mille parole.
  

 

                                              "I migliori amici sentono anche ciò che non dici"
(Anonimo)

 

 
Il fuoco scoppiettava vivace nel piccolo camino, mentre il biondo, appoggiato allo schienale della poltrona, si era appisolato, colpito dal quel clima di pace che aleggiava nella casa. Un rumore alla porta lo fece mugugnare nel sonno, ma rimase comunque addormentato. Il rumore si ripeté altre tre volte, diventando sempre più forte. Al quarto colpo, che stava quasi per sfondare la porta, Deidara scattò dalla poltrona e si guardò intorno spaesato. Il suo sguardo si fermò sulla porta mezza scardinata e lì comprese tutto. Corse verso di essa alla velocità della luce e la spalancò.
<< Danna! Finalmente sei arrivato! >>
<< E tu finalmente te ne andrai all’altro mondo, Deidara! >> Urlò un arrabbiatissimo e tremante Sasori, bagnato dalla testa ai piedi e ricoperto di neve. Se la scrollò di dosso e preparò il pugno destro, pronto per colpire la faccia del biondo che lo guardava sorridente. Capito il pericolo, chiuse subito la porta in faccia a Sasori e da dentro sentì chiaramente il rumore del pugno che cozzava contro la porta in legno.
<< Aprì questa dannata porta, bombarolo dei miei stivali! >>
Il suddetto bombarolo tremò sentendo la voce agghiacciante del rosso e si nascose impaurito dietro il grande albero di Natale al centro della stanza. Meglio prendere precauzioni, quello era capace di sfondare la porta con un altro colpo ben assestato.
<< Se tu ti calmi io la apro, altrimenti ti lascio lì al freddo! Ci tengo alla faccia, io. >>  E mosse teatralmente il ciuffo biondo, come a mostrare la sua bellezza.  << Se vuoi dopo ti posso anche far esplodere, vedrai che ti riscalderai bene bene. >> Ridacchiò incurante del pericolo, infatti intorno a Sasori ormai si era formata un’inquietante quanto spaventosa aura nera che scaturiva lampi blu. Ormai la situazione era tragica. Per calmarsi il rosso fece qualche respiro profondo e si ricompose, poi cercò di assumere il tono di voce più calmo possibile, anche se era un’impresa.
<< Sono calmo Deidara. Ora apri la porta. >> Dopo aver pronunciato queste parole, fece strusciare i denti fra loro. La vendetta è un piatto che va servito freddo.
La testa del biondo sbucò incerta da dietro l’albero decorato, poi, appurato che il pericolo era scampato, uscì dal suo nascondiglio e si diresse a grandi falcate verso la porta.
<< Ok, ripetiamo tutto… >> Tossì teatralmente portandosi anche una mano alla bocca e aprì la porta. << Finalmente sei arrivato Danna! >>
<< Si, si, sono arrivato. Ora fammi entrare che sto morendo di freddo. >>  Deidara gli fece spazio e Sasori corse dentro, al calduccio. Tremò per il forte cambio di temperatura, poi fece cadere il soprabito fradicio sul parquet, lasciando una pozzanghera d’acqua davvero notevole.
<< Vado a prender…. >> Deidara scivolò sulla pozzanghera e cadde con il sedere a terra.  << E che cazzo, Sasori! >> Dolorante cercò di rialzarsi ma nella fretta ricadde come un sacco di patate, sempre sul sedere già ammaccato dalla prima caduta. << Ma porca… questa me la paghi, Danna!>> Sasori, che osservava calmo e indifferente tutta la scena, non rispose neanche a quella minaccia, troppo impegnato a prendere per il culo Deidara facendogli delle bellissime fotografie da mettere in prima fila sulla bacheca dell’università che frequentavano entrambi. Il biondo aveva anche un grazioso quanto ridicolo pigiama con disegnate sopra tante piccole esplosioni.
 
Click. Click.
 
 << Oh merda… dammi quel dannato aggeggio! >> Lo rincorse per tutta la casa urlando come un pazzo. Non voleva neanche pensare a cosa sarebbe successo se Sasori fosse riuscito a pubblicare quelle foto. Ne andava della sua reputazione! E il suo orgoglio ne avrebbe risentito parecchio.
Il rosso si  bloccò di botto facendo fermare anche Deidara, sorpreso dal fatto che il suo amico di fosse arreso così facilmente.
<< Facciamo così… io non le pubblico solo se… ti inginocchi ai miei piedi e chiedi perdono in svedese. >>
<< Ma se neanche lo so lo svedese! E poi non lo farò mai, il mio orgoglio ne uscirebbe a pezzi. >>
Sasori si portò davanti la faccia la macchina fotografica e la osservò attentamente. << Oh… chissà come sarà felice Konan vedendo queste meravigliose foto.>>
Deidara si ammutolì sentendo il nome di quella ragazza. Il suo amico sapeva, e anche molto bene, che gli piaceva Konan. Chissà cosa avrebbe pensato di lui vedendolo con quelle cose addosso… Spalancò gli occhioni azzurri e si avvicinò lentamente al rosso sbuffando sonoramente.
<< Va bene, ma ti chiedo scusa solo nella nostra lingua! Questo me lo devi concedere! >>
Non arrivò nessuna risposta, così Deidara si inginocchiò controvoglia senza guardare negli occhi il suo spregevole amico. Che vile ricattatore.
<< Scusa… >>
<<… Sai Deidara, sei virile quanto una Barbie. >>
<< Solo perché sono in questa posizione imbarazzante. >> Borbottò lanciando un’occhiataccia a Sasori. Se gli sguardi potessero uccidere il rosso sarebbe stato riverso a terra privo di vita.
<< No, io dico sempre. >>
Un’ulteriore occhiata di fuoco da parte di Deidara.
<< E tu sei artistico quanto un patata. >>
<< Almeno le patate sono eterne, faccia da Barbie. >>
<< Ah ah ah… ma come sei divertente. >> Si rialzò velocemente e corse nella sua camera. Aprì il grande armadio e tirò fuori una busta sigillata che portò a Sasori. Questo la prese in mano e la scrutò sospettoso, poi alzò lo sguardo e lo rivolse al suo ‘virile’ amico d’infanzia.
<< Cos’è? Mi devo preoccupare? >>
<< Ma no, ma no. E’ il tuo regalo di Natale! >> Deidara cercava di ostentare indifferenza senza riuscirci,  perché ormai il suo corpo era scosso dalle risate che cercava comunque di nascondere.
Sasori aprì la busta attentamente e ci infilò una mano per prenderne il contenuto. Era morbido…
<< Un pigiama… Un pigiama? >>
<< Ti piace? L’ho fatto fare apposta per te. >>
Quello che Sasori aveva in mano era un ridicolo pigiama rosso cremisi con tante immagini di Pinocchio disegnate sopra e sulla schiena, in grande, era presente la scritta “Sono una marionetta iah iah oh!”.
<< Che fantasia Deidara. Hai sempre avuto dei gusti poco mascolini in fatto di moda. >>
Tornarono in soggiorno e si sedettero sul grande divano pieno di cuscini morbidi, pronti a vedere un bel film in tema natalizio. Ormai passavano tutte le festività insieme. Nessuno dei due viveva con i genitori, Sasori perché i suoi erano morti in un incidente stradale, proprio la notte di Natale di molti anni prima, quando lui era ancora un bambino. Deidara perché se ne era andato di sua spontanea volontà. Voleva essere libero e vivere la vita come più gli piaceva.
Da quella tragica notte, ogni volta, a Natale, il biondo invitava Sasori a casa sua per non fargli pensare ai genitori, per tenerlo occupato e non farlo abbattere più del dovuto. Lo sapeva che sotto sotto il Danna soffriva e lui, da bravo amico, cercava di risollevargli il morale facendogli fare le cose più strane per passare il tempo. Inoltre, ogni anno andavano al cimitero dove erano sepolti i genitori di Sasori, e ovviamente Deidara era lì, pronto ad aiutarlo nel momento di bisogno. Perché gli voleva bene, anche se non glielo aveva mai detto. Per Sasori però bastava quella mano che si ritrovava sempre sulla spalla quando sentiva che il dolore era troppo forte da sopportare e si sentiva meno solo. 

 

 

“Un vero amico è quello che entra quando il resto del mondo esce”.
(W. Winchell)   
 

 
Sasori cercava sempre di non mostrarsi debole, soprattutto con Deidara. Lui era sempre di buon umore. Anche per lui, che lo conosceva da tantissimo tempo, era difficile capire quando stesse soffrendo, non lo dava mai a vedere. Però sapeva il perché… il suo amico non voleva scaricare su di lui i suoi problemi, cercava di proteggerlo. E lui? Non aveva mai fatto qualcosa per Deidara, se non trattarlo male o prenderlo in giro.
<< Sai Danna… ti odio perché ti voglio bene… >>
<< E’ la cosa più insensata che tu abbia mai detto, Deidara. >>  Lo guardò per un secondo, poi girò la testa verso il televisore che stava trasmettendo un noioso film natalizio e prese in mano la sua personale tazza per la cioccolata calda.
<< Bhe… per me è la stessa cosa. >> 

   
 

“Un amico è uno che sa tutto di te e nonostante questo gli piaci.”
(E. Hobbard)

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

VALUTAZIONE:

Grammatica/Sintassi: 9,5/10
Sono presenti dei piccoli errori di punteggiatura: niente di grave, comunque, sono soltanto precisazioni.
Lessico/Stile: 7,5/10
Il lessico è abbastanza semplice, si adatta bene all’atmosfera leggera che hai costruito e rende il testo piuttosto scorrevole.
Mi è piaciuto l’equilibrio con cui hai saputo “incastonare” quell’unico momento di malinconia nella generale comicità della situazione: sei riuscita a passare da un presente gioioso a un passato drammatico in modo molto discreto, delicato, senza per nulla compromettere l’armonia del tutto.
Inoltre, nel tuo stile comico sei riuscita a mantenere comunque una certa dignità, senza sprofondare nella demenzialità o nella scontatezza.
Contenuto/Caratterizzazione: 8/10
Nonostante il contesto inusuale in cui li hai posti, che di solito rende difficile una corretta caratterizzazione, i personaggi sono ben delineati e coerenti.
A differenza di quella fra Naruto e Sasuke, l’amicizia fra Deidara e Sasori, purtroppo, non è stata particolarmente approfondita da Kishimoto; tuttavia ritengo che il legame che tu hai descritto, basato su un profondo rispetto reciproco, su una silenziosa comprensione, e perché no, anche su un vivace dibattito riguardo le loro idee così divergenti di arte, si avvicini molto a ciò che nel manga è stato soltanto suggerito.
Originalità: 8/10
Ho trovato abbastanza originale e appropriata l’idea di inserire nel testo delle citazioni inerenti all’amicizia, in modo da raccordare e armonizzare l’intera narrazione.
Inoltre, hai saputo gestire il testo, specialmente i dialoghi, con fantasia e vivacità, riuscendo a non cadere negli stereotipi e cliché che di solito si riscontrano nelle fanfiction AU.
Giudizio Personale: 10/10
Totale: 43/50


PREMIO FLUFF + PREMIO COMICITA’



 
 
 
 
 
[Spazio Autrice]
 


Cosa dovrei dire? Niente. Solo che è una SasoDei friendship, comica e, dicono dalla regia, anche fluff, anche se non era mia intenzione farla fluff. E dire che c’era l’intento di creare qualcosa anche di leggermente triste…
Ok, fa niente. A me piace perchè ci sono loro due e in questo contesto sono pucciosi *---*
Recensite in tanti per farmi sapere il vostro parere :3 Lo sapete che mi fa piacere riceverne ^^
Ah, questa la uso per “festeggiare” il mio onomastico, che però era l'altro ieri. Dettagli. Auguri a me! *^*
Comunque, mi dispiace di aver deluso chi si aspettava una yaoi SasoDei o qualcosa di meglio, ma che volete farci? Sono io, non abbiate troppe aspettative!
A presto!
 
 
Akatsuki
 

  
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