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Autore: Dazel    26/07/2012    10 recensioni
«Chi ti dice che non ho puntato nessuno?» Jonghyun ghignò e, allo sguardo interrogativo di Minho, fece un cenno in direzione della pista da ballo dove Kim Kibum al momento stava ridendo in compagnia di un amico.
JongKey - Mini Longfic
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash, Yaoi | Personaggi: Jonghyun, Key
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Terza Parte

Jonghyun & Kibum


Era successo tutto velocemente, in modo totalmente irrazionale. Kibum aveva aperto la porta della stanza e lo aveva visto: il ragazzo più bello su cui i suoi occhi si fossero mai posati fino ad allora. La pelle leggermente bronzea, le braccia muscolose e sul volto un'espressione divertita e sprezzante. Non si era fermato ad immaginare nemmeno per un momento a come sarebbe potuta apparire la persona a cui aveva preso il giubbotto, ma ora che lo aveva davanti agli occhi si rendeva conto che nessuna fantasia avrebbe mai retto il confronto con la realtà.
«Ciao» disse con la voce di due tonalità più alta di quanto non fosse di solito. Non riusciva a capire perché si stesse agitando tanto, dopotutto non aveva motivo per cui preoccuparsi. Era sicuro che tutte quelle emozioni che stava provando fossero collegate all'aspetto fisico del ragazzo. Nonostante quello che si diceva su di lui (che fosse frigido, asessuale, completamente disinteressato a chiunque), era un ragazzo di diciannove anni con gli ormoni in subbuglio, e quel ragazzo i suoi ormoni li stava accendendo tutti.
«Buona sera. Penso di avere qualcosa di tuo» il ragazzo con i capelli mori gli sorrise, porgendogli poi il suo cappotto di Gucci. Kibum aveva dovuto lavorare extra come barista per un sacco di sere, prima di poterselo permettere. Si sentiva sollevato nell'averlo di nuovo, gli sarebbe dispiaciuto se tutto i suoi duri sforzi fossero stati persi per sempre. Tuttavia, il suo conforto sparì quasi subito. Nel momento in cui le loro dita si toccarono, Kibum senti come una scossa elettrica percorrergli il corpo, facendogli venire la pelle d'oca. Ma cosa gli stava succedendo? Per un attimo sospettò che qualcuno potesse avergli messo qualche strano afrodisiaco nel drink, in discoteca, ma non poteva essere possibile che questo stesse reagendo così tanto tempo dopo. No, se il suo corpo era così “reattivo” era senza dubbio per colpa di quella persona. Deglutì a vuoto, sentendo la gola improvvisamente secca, e poi tirò le labbra in un sorriso impacciato.
«G-Grazie.»
Appoggiò il proprio indumento contro il bordo del letto, non riuscendo a dire nemmeno mezza parola. Era grato di non poter leggere nella mente delle persone, perché era sicuro che l'altro stesse sicuramente pensando a lui come un perfetto idiota, incapace di iniziare una conversazione e rompere il ghiaccio. Il moro aveva manifestato, al telefono, l'interesse di rimanere anche lui in quella stanza di hotel per quella notte, quindi si presumeva che dovessero parlare, prima o poi. Sarebbe stato tremendamente imbarazzante il contrario.
Kibum si schiarì la gola, cercando dentro di sé un po' di calma e ripetendosi che quell'atteggiamento non lo avrebbe condotto da nessuna parte.

«Quando mi sono accorto dello scambio mi sono davvero preoccupato. Non potevo tornare indietro, ma non avevo nemmeno le chiavi di casa per tornare a casa. Avevo davvero paura di aver perso tutto!» Si umettò le labbra. «Mi dispiace di averti causato tanto problemi.»
«Ehi, di che ti preoccupi? Non è stata colpa tua, no?» il ragazzo alzò le spalle. «Comunque il mio nome è Kim Jonghyun. Tu hai detto di chiamarti Kibum, prima, non è così?»
Non riusciva a capire come l'altro potesse essere tanto rilassato e tranquillo, mentre lui si sentiva teso quanto una corda di violino. Kim Jonghyun, lo conosceva da cinque minuti e aveva già reso poltiglia il cervello di cui Kibum era sempre andato molto fiero. Si domandò se fosse questo quello che la gente chiamava il famoso “colpo di fulmine”, ma era sicuro di averci preso. Quel ragazzo lo attraeva terribilmente.

«Hai già ordinato lo Champagne, vero?» Jonghyun si mise comodo, sedendosi sul bordo del letto e reclinando la testa indietro. Il suo volto era ancora più bello ora che poteva guardarlo bene. Era davvero perfetto. I suoi occhi erano grandi e rassicuranti, la linea del suo naso dritta, le sue labbra carnose. Era il suo tipo. Non riusciva a smettere di domandarsi a cosa si provasse a sentirsi quella bocca addosso, ad essere guardato da quegli occhi profondi, ed essere stretto da quelle braccia muscolose. Respirò piano, sentendosi più caldo. Doveva smettere di pensare a certe cose e rimanere con i piedi ben piantati a terra. «Sì, prima. Il servizio in camera è stato davvero veloce, dovresti lasciargli una mancia.»
«Dato che pago io, potresti anche lasciargliela tu!» il ghigno che si era formato sul volto di Jonghyun era puramente provocatorio, e Kibum non sapeva se prendere le sue parole sul serio o per scherzo. Decidette di non sbilanciarsi troppo e di ricambiare il ghigno.
«Oh, sì, potrei. Dopo tutto il cameriere era davvero carino. Non mi dispiacerebbe se mi notasse~» Era un atteggiamento civettuolo, ma doveva assolutamente capire se Kim Jonghyun era interessato ai ragazzi. Nel caso, avrebbe significato possedere una mezza possibilità, e lui quella fantomatica “mezza possibilità” voleva sfruttarla al meglio.
«Ma davvero?» Jonghyun ridacchiò, passandosi una mano trai capelli. «Quindi sei già interessato a qualcun altro? Peccato.» gli fece un occhiolino e Kibum, per la seconda volta nella serata, si sentì come se avesse ricevuto una forte scossa. Stava scherzando o era serio?
«Beh, non avevo ancora visto il mio “compagno di stanza”» Kibum prese la bottiglia di vetro e la estrasse con delicatezza dal secchiello pieno di ghiaccio, prima di aiutarsi a reggerla con l'asciugamano che il cameriere aveva portato. «Chi si aspettava che avrei incontrato una specie di super modello?» ridacchiò, ma aveva paura di essersi spinto troppo oltre. Se Jonghyun avesse protestato, Kibum avrebbe detto che stava scherzando e sarebbe finita lì. Ma se non lo avesse fatto? Forse stava giocando con il fuoco. Era inesperto in fatto di uomini (non che con le donne se la cavasse meglio, in ogni caso) e non era mai stato a letto con nessuno. Se superava il limite, allora tornare indietro sarebbe stato impossibile e forse sarebbe finito col pentirsene. Ma se perdeva l'occasione? Era meglio pentirsi o avere rimpianti? Kibum non riusciva a rispondersi, in quel momento.
«E ora che l'hai visto? Il tuo compagno di stanza è meglio del cameriere, oppure continua a battermi?»
Stappò lo Champagne lo versò in due calici, stando attendo a dosare al meglio il contenuto.
«Decisamente meglio.»

Passarono tutta la serata a chiacchierare e a punzecchiarsi a vicenda. I loro caratteri erano compatibili, e parlare assieme si era rivelato per Kibum molto più facile di quanto non si fosse aspettato inizialmente. Kim Jonghyun era un ragazzo simpatico, con la testa piena di sogni e dalla vita che sembrava perfetta. Aveva una buona famiglia, un sacco di amici e frequentava un conservatorio. Sognava di sfondare nel mondo della musica, di diventare un grande cantante e di essere amato dalle ragazzine di tutta la Corea del Sud. Mentre Kibum lo ascoltava, pensava che ci sarebbe riuscito sicuramente: era così bello che era impossibile non innamorarsi di lui al primo sguardo.
Mentre Jonghyun aveva dispensato storie sulla sua vita a non finire (era un gran chiacchierone, ma mai noioso o stancante), Kibum cercava di sbottonarsi il meno possibile. Non gli andava di raccontare la sua situazione, perché non era affatto rosea come quella del moro. Era scappato di casa a diciassette anni e aveva lavorato come cubista per diversi mesi, prima di trovare un lavoro più dignitoso nel bar. Era perseguitato dal suo ex datore di lavoro che lo voleva di nuovo a ballare per il suo locale, e che da qualche tempo insisteva sul aver indietro i soldi di tutti gli stipendi che gli aveva pagato, perché per colpa sua e del suo abbandono i clienti erano rimasti insoddisfatti. Così scappava da una parte della città all'altra, e dopo aver lavorato se ne tornava nel suo piccolo appartamenti che condivideva con il suo migliore amico, o meglio, l'unico amico sincero che in quella città era riuscito a farsi. A volte la sera usciva, e allora si creava il suo personaggio libidinoso su cui tutti potevano avere fantasie, fantasie in cui lui era una specie di principe irraggiungibile, acqua nel deserto. Una illusione che superava di gran lunga la realtà.

Una menzogna che gli andava bene, perché lo dipingeva come una persona più dignitosa di quella che in realtà non fosse.

Quando nella bottiglia di Champagne non era rimasto che un sorso, Kibum se la portò alle labbra e ne bevve il contenuto direttamente a canna. Vide il pomo d'Adamo di Jonghyun abbassarsi e rialzarsi, e sentì il suo sguardo scottare sulla sua pelle. Quel poco alcol che aveva bevuto lo aveva reso più brillo e disinibito, e Kibum sentiva crescere in sé una eccitazione tutta nuova. Aveva voglia di sperimentare, e Jonghyun in quel momento gli sembrava perfetto per togliersi tutti gli sfizi che desiderava.

«Tu pensi che io sia bello?» sussurrò piano, allungando la mano verso la coscia del moro e toccandolo leggermente, con la punta delle dita. Jonghyun sorrise divertito, prima di toccargli i capelli con gentilezza. «Sei ubriaco, o solo brillo?» Chiese poi.
«Non lo sai che non si risponde a una domanda con un'altra domanda?» Kibum gli si avvicinò di più. «Allora? Pensi che sia bello?»
«Penso che tu ti stia mettendo nei guai. Davvero.» Jonghyun respirò profondamente. Doveva essere sincero: quando era andato in hotel lo aveva fatto con tutte le intenzioni di portarsi a letto Kim Kibum, divertirsi per una notte e poi finirla lì. Ma ora che lo aveva conosciuto meglio, ora che aveva capito quanto fantastico fosse dentro, oltre che fuori, era determinato a portare la loro “storia” fuori da quella stanza. Scoparselo senza riguardo era una cosa che non se la sentiva più di fare. «Tu sei davvero bellissimo, Kibum. Dico sul serio. Ma non voglio che tu faccia qualcosa di cui domani mattina potresti pentirti.»
«Ah!» Kibum scosse la testa, ridendo, e poi poggiò le labbra contro il mento di Jonghyun. «Fai tanto il controllato, il principino, eppure-» allungò una mano verso il cavallo dei pantaloni del moro, tastandolo. «Sei già in questo stato.»
Mi sto comportando come una sgualdrina! Pensò Kibum, ma non riusciva a darsi un freno. Voleva davvero Jonghyun, così come non aveva mai voluto nient'altro nella vita. «Io voglio esattamente quello che vuoi anche tu, Jonghyun.»
«No, Bumie» quel soprannome improvvisato lasciò perplesso Kibum, e allo stesso tempo stupì Jonghyun stesso. «Penso che tu mi piaccia, e mi piacerebbe vederti ancora. Tu cosa vuoi? Fare sesso e sparire? È questo quello che desideri e pensi che voglia anche io?»
«Sparire, non sparire, non fa differenza.» Kibum sbatté piano gli occhi, prima di ridacchiare di nuovo. «So che da quando sei entrato in questa stanza mi sento come se dovessi esplodere da un momento all'altro. E... Jonghyun ah~» soffiò nel suo orecchio. «Io non appartengo a nessuno, ma forse... Mi piaci così tanto che non la trovo più una cosa tanto terribile, legarmi a qualcuno.»
Jonghyun non aveva mai avuto un grande autocontrollo. Aveva provato a mettere Kibum in guardi, ci aveva provato davvero, ma Kibum sembrava deciso in quello che voleva e determinato a ottenerlo. E chi era lui per mandargli a monte i piani? Gli posò una mano sulla guancia, prima di avvicinarsi e assaggiare quella bocca che per notti e notti, guardandolo sotto le luci psichedeliche del locale, aveva sognato di assaporare.
Sentire la lingua di Jonghyun muoversi contro la sua fu devastante. Kibum non pensava minimamente che ci si potesse sentire così coinvolti da un bacio, non sospettava che potesse essere tanto bello e travolgente. Quando le dita di Jonghyun gli accarezzarono i fianchi, alzandogli la maglietta, Kibum si sentì pronto ad ogni cosa: se era quello che provava per via di un bacio e un tocco, allora fare di più cosa gli avrebbe causato? Moriva dalla voglia di sapere quanto il suo corpo potesse sopportare, quanto piacere potesse provare prima di impazzire. E Jonghyun, che ad ogni fremito del biondo sentiva la sua erezione diventare sempre più insostenibile, non vedeva l'ora di far provare a Kibum ogni cosa. Se era curioso e voleva fare quelle cose con lui, allora voleva che se le ricordasse per tutta la vita. Sperò che quella fosse solo la prima di una lunga serie di volte in cui Jonghyun avrebbe potuto sentire i sospiri di Kibum e i suoi gemiti.
Si spogliarono, si mangiarono, si toccarono come se non avessero mai visto un corpo prima di allora. Il calore della loro pelle era tale da farli boccheggiare, la loro voglia di mordersi, di scoprirsi era incontenibile.

Kibum voleva Jonghyun e Jonghyun voleva Kibum.

Tutto il resto, quella notte, non aveva senso.

~

«Bumie~ Buon giorno!» Jonghyun si sporse un po', depositando un bacio sulla guancia del suo fidanzato, che al momento era impegnato ad allacciarsi la cintura di sicurezza. «Oh, Jjong, non ce la faccio più! Il mio coinquilino è terribile, ha allagato il bagno e svuotato il frigorifero. Gli voglio bene, ma non so se riuscirò a sopportarlo ancora a lungo» disse scocciato, prima di concentrarsi finalmente su Jonghyun e baciarlo a stampo. «E tu? Come stai? Quelli dello show ti hanno risposto?»
«Non ancora, ma sono sicuro che chiameranno. Sono o non sono il bassista, cantante e aitante ragazzo più figo al mondo?» ghignò e Kibum non riuscì a contenere una risata di puro scherno. «Sì, sì, come no. Continua a sognare,
car maniac~»
«Come scusa?» domandò Jonghyun, non sicuro di aver capito bene. Dopo tutto il suo inglese era pessimo, non sarebbe stato tanto strano.
«Dico solo se, quando abbiamo cominciato ad uscire, non avrei mai immaginato tu fossi un tale fanatico della tua auto!»
Jonghyun lo guardò perplesso – decisamente non lo stava capendo. Era sicuro di essersi perso qualcosa, per cui la sua auto la trattava abbastanza da schifo. Dove vedeva Kibum tutto quel “fanatismo”?
«Bumie,
tesoro, di che stai parlando?» Jonghyun mise in moto; quel pomeriggio avevano deciso di andare assieme nel multisala del centro commerciale per vedere un film comico che era appena uscito. Quella gli sembrava davvero l'occasione perfetta per passare del tempo assieme senza dover necessariamente fare del sesso (cosa che, per sua grandissima gioia, capitava davvero spessissimo nell'ultimo periodo).
«Non devi offenderti, ma... Usciamo da tre settimane e la tua macchina è sempre più splendente. Ogni volta che entro è perfettamente pulita, spazzolata, rassettata e profumata!» Kibum sorrise, divertito da tutta la vicenda «Quanto spendi per mantenerla così pulita? Sei una di quelle persone che teme che qualcuno possa scrivergli “ti prego, lavami” sul vetro posteriore, non è così?» ridacchiò, e Jonghyun sentendo tutta quella bizzarra teoria del biondo non poté fare a meno di seguirlo a ruota.
«Sì, proprio così. Un fanatico! No, la verità è che ho vinto una scommessa con un amico, e così...» alzò le spalle e accese la radio, sintonizzandola sulla sua frequenza preferita e abbassando il volume al minimo, in modo che la musica fosse solo un piacevole sottofondo.
«Che genere di scommessa?» chiese Kibum incuriosito, e Jonghyun arrossì leggermente.
«Emh... Facciamo che questa storia te la racconto un'altra volta, va bene?»
Conosceva abbastanza bene il suo ragazzo da sapere che, se Bumie avesse scoperto come era iniziata la loro storia, sarebbe andato su tutte le furie.
E volete sapere la verità?
Kim Jonghyun era tremendamente spaventato dalla rabbia di Kim Kibum!


Note: Fine! Spero davvero vi sia piaciuta, io mi sono proprio divertita a scriverla! Non so proprio come ringraziare tutti i lettori e tutte le persone che hanno commentato, siete stati davvero gentilissimi e carinissimi, vi amo.

   
 
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