Volare via.

 

Trascino coi piedi la mia stessa esistenza.
Sono stanca. Voglio fuggire, scappare, fuggire, scappare. Non c’è posto per me.
Le luci della notte risultano appannate ai miei occhi. Il buio le risucchia, le porta via da me. L’asfalto e i ciottoli sfregano, strappano, raschiano il mio passo incerto.
Dove potrei andare?
Non lo so. L’unica certezza è che devo scappare.
Imbocco una stradicciola, mentre precipito sempre di più. Questa sensazione nel petto mi sta lacerando. Sono così inutile.
Perché vivo?
C’è un motivo per cui continuo a sopportarmi ancora e ancora?
La mia esistenza ha un senso?
L’acciaio freddo al tatto e quasi sussulto.
Tutto ciò che ho vissuto, ha senso?
Salgo i gradini uno ad uno.
Perché vivo?
Ha senso per me vivere?
Voglio delle risposte.
Datemele, per favore.
Rispondetemi, vi prego.
Più ignoro questo male, più questo mi logora.
Inutile.
Insensata.
Di troppo.
Un peso.
Gli occhi mi bruciano.
Non servo a nessuno.
Do solo fastidio.
Dolore, dolore, dolore.
La mia consistenza mi soffoca. Boccheggio, singhiozzo, incespico. Poi mi fermo.
La luce tiepida all’alba mi sconvolge.
Stringo forte il braccio e srotolo le bende insanguinate. Le lascio andare.
Il loro volteggiare m’ipnotizza. Sembrano così leggere.
Così maltrattate, così insanguinate, così sporcate eppure ora, ora che sono libere, così leggere.
Mi sporgo sul cornicione.
Volteggiano, volteggiano.
La luce le colpisce. Sono così belle, così delicate. Appaiono quasi limpide. È questa la risposta?
Mi lascio andare. Il loro baluginio mi accompagna, un ultimo effimero sguardo.
Voglio volare via.