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Autore: HildaGreen    26/07/2012    6 recensioni
"Ginocchia alte, petto in fuori, sguardo che punta sempre in alto… si, era perfetta!
Si fermò in cima alle scale, guardò la Shibusen, sicura che l’avrebbe fatta cadere ai suoi piedi, dopotutto, cos’era impossibile per lei?
Respirò a fondo, poi si avviò verso l’entrata a passo sicuro, facendo ondeggiare i lunghissimi capelli azzurri, dei ciuffi legati in una piccola treccia accanto al viso, adornato da un fiorellino rosso.
Inoltre, i capelli non erano la sola cosa a muoversi… Ai ragazzi l’occhio cadeva sempre lì, sui suoi grandi seni, sempre in vista, dopotutto, perché nascondere una simile bellezza?
Sembrava una ragazza come tante… finché non le parlavi."
Ecco a voi l'arma più potente e bella (ed egocentrica...) di tutta la Shibusen!
Avete indovinato chi è?
Ovviamente l'adorata figlia di Black Star!
Si chiama Sora e, come i suoi amati genitori, dovrà fare i conti con kishin, bulli e streghe, ma la sfida più grande per lei, sarà l'amore!
Intanto la Shibusen, tredici anni dopo la sconfitta del primo Kishin, si prepara a combattere una nuova guerra.
Come andrà a finire?
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Death the Kid, Liz Thompson | Coppie: Black*Star/Tsubaki, Soul/Maka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le Stelle non sono niente senza Cielo!'
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Nota: definire questo capitolo "non per stomaci delicati" mi sembra un pò troppo, ma sono io che non riesco ad essere oggettiva e le mie storie non mi fanno alcun effetto ma volevo solo avvisare che questo capitolo mi sembra più violento degli altri.
Buona lettura e spero di non deludervi ^^


Defeat


Il palmo della mano le coprì la vista e chiuse gli occhi, abbandonandosi all’oscurità e seppur apparentemente sembrava tranquilla, doveva ammettere che aveva paura, più di quanta ne avesse mai provata per l’acqua.
Non appena la mano la sfiorò, un dolore le attraversò le membra, più forte di qualsiasi altra cosa avesse mai sentito sulla sua pelle...
Se lo sentiva, l’anima si stava staccando dal corpo, come le radici di una debole pianta che si sradicava. Perché doveva morire proprio per mano di suo padre?
Non gridava, si era del tutto arresa.
Un colpo sul fondoschiena la fece rinvenire dal suo trance, ma faticò ad alzare la testa e capire la situazione con lucidità.
Che suo padre fosse tornato in sé?
Se ne stava immobile davanti a lei, senza guardarla neanche e, dietro di lui si disegnò una figura alta e nera
Da lontano, Eis osservava sbigottito la scena.
Sostenendosi al muro, Sora si alzò in piedi ma la clavicola le faceva un male straziante anche se se n’era resa conto solo ora. Sosteneva a malapena il collo e strinse i denti soffocando un urlo. Si sentiva da vomitare, la sua forza non era minimamente paragonabile a quella del grande Black Star.
Aveva la vista appannata, ma distinse dei capelli neri e due occhi gialli.
«Spero tu sia contenta di aver ritrovato tuo padre.»
La voce le giungeva distante, come attutita da dell’ovatta, era famigliare, ma non riusciva a capire a chi appartenesse, sembrava avere un vuoto di memoria
«Chi sei?»
Usando la poca forza rimasta, Eis si alzò in piedi e, strusciando contro il muro, si avvicinò un po’ di più ai tre, abbastanza da avvertire l’“oggetto” che avrebbe potuto abbattere la barriera e il pericolo imminente.
Deglutì, Sora era completamente indifesa, non sarebbe mai riuscita a mettersi in salvo e lui non avrebbe fatto in tempo a raggiungerla, alleggerito dal sangue defluito, ma appesantito dalle energie mancanti assieme ad esso.
«Come previsto. In realtà pensavo che le cose sarebbero state più difficili, ma in realtà hai fatto tutto da sola» disse il ragazzo alle spalle di Black Star. «Ottimo lavoro.»
«Ahti?»
Il ragazzo sorrise mentre dall’altra parte, Sora si sentiva battere il cuore veloce come le ali di un colibrì.
«Cosa sta succedendo?»
Parlando, le veniva quasi da piangere, gli occhi le pizzicavano e la voce tremava. Il ragazzo le si stava avvicinando lentamente mentre lei cercava di appiattirsi contro il muro per sfuggirgli in qualche modo.
Le mise una mano sul collo, senza stringere, ma quel contatto le faceva venire i brividi. Inseguito, avvicinò sempre di più le labbra alle sue e allora si sentì tramare anche le gambe, che strinse convulsamente.
Il ragazzo fece entrare con violenza la sua lingua tra le labbra della ragazza, che non riuscì ad opporsi in alcun modo, Si lasciò completamente andare ad un ulteriore umiliazione: il pianto.
Quando lui lasciò la presa su di lei e fece strisciare la sua viscida lingua via dalle sue labbra, lei cadde a terra come schiacciata da un enorme macigno, così si sentiva, calpestata, violata, distrutta... rimase a testa bassa a guardare le sue lacrime infrangersi sul terreno polveroso.
Dopo un primo “perché?”, aveva smesso di farsi domande e lasciava che subisse senza più forze, nel corpo come nell’anima, consumata e disperata.
Ahti le sollevò la testa con le dita e lei non lo guardò neanche mentre poggiava la sua mano sul suo petto e la faceva affondare in profondità, fino alla sua anima, che strinse tra le dita come fossero artigli di demone.
Un sasso gli sfregiò il volto, lasciò la presa sull’anima di Sora e si alzò in piedi, rivolto verso Eis.
«Meglio eliminare subito i seccatori.»
«Cosa vuoi da me?» Domandò Sora tutt’ad un fiato per trattenerlo.
Ahti le rivolse lo sguardo penetrante, poi lo spostò di nuovo sul meister e sorrise.
«Fin da quando sei partita per l’Alaska, ti abbiamo tenuta d’occhio» iniziò a spiegare il ragazzo, guardando di nuovo la ragazza. «Avevamo catturato tuo padre per offrirlo al kishin, per la sua anima potente ma, vedendo quanto desiderassi salvarlo, abbiamo deciso di sfruttarlo per accrescere la tua disperazione...»
Sora strinse i denti, aveva lì davanti il nemico ma non poteva far nulla per fermarlo.
«...un anima così è l’ultimo “ingrediente” che serve a potenziare il nuovo kishin e farlo diventare imbattibile. Ma non era abbastanza la tua disperazione, così mi sono divertito a spazzarti il cuore e a farti quasi uccidere da tuo padre...»
«Bastardo!»
Scattò in avanti per colpirlo con un pugno ma lui le afferrò il polso spezzandole il braccio e, senza lasciarla andare, la colpì in pieno plesso solare.
L’arma cadde  a terra con un urlo straziante, Eis avrebbe voluto strapparsi le orecchie pur di non sentirla soffrire a quel modo.
«Adesso basta parlare.»
Ahti fece qualche passo indietro e prese uno strano cubo dalla tasca, da cui Eis riusciva a percepire racchiusa un anima bramosa di potere. Il kishin.
Il meister continuò ad avanzare stringendo i denti, la maglietta era satura di sangue, che continuava ad uscirgli quasi fosse infinito. Sarebbe finita anche questa volta allo stesso modo, non era in grado di proteggere gli altri. Non lo avrebbe permesso.
Sora, che continuava a piangere e ad emettere versi sommessi, rimase immobile, incapace di qualsiasi altra azione. Non meritava di essere la figlia di Black Star, né una Nakatsukasa...
Un raggio irregolare di luce nera, partì dal cubo e l’avvolse come le spire di un serpente. Non aveva più voce per gridare, le avevano tolto anche quella.
Chiuse gli occhi, non sentiva più dolore, come se avesse perso completamente la sensibilità, era quella la morte?
Prima che si lasciasse completamente andare, sentì una voce, dopodiché, più nulla, era diventato tutto nero.
Il raggio nero s’interruppe e il cubo nero cadde a terra ed Ahti perse la sua freddezza.
«Bastardo!»
Eis strinse a sé il corpo di Sora, sperando di proteggere almeno lei anche se non sentiva né il battito del suo cuore, né il suo respiro e chiuse gli occhi, aspettando che la morte venisse a mietergli l’anima.
«Abbiamo finito qui, Ahti.»
Eis spostò lo sguardo, vedendo accanto al ragazzo una donna dai capelli beige con striature nere e bianche, uguali alle piume delle ali che aveva sulle spalle. La civetta che aveva sempre visto.
«Non sono riuscito a prendere completamente l’anima della ragazza» affermò Ahti, raccogliendo il cubo da terra e continuando a fissare Eis negli occhi.
«Va bene comunque, stiamo rinunciando ad un piccolo frammento di anima che non farebbe alcuna differenza.»
Il meister avvertì un fruscio di ali e sopraggiunsero le altre due streghe, una dalle ali grigie e l’altra dalle ali nere.
«Shinigami è sistemato» dichiarò quella con le ali nere.
«E anche il professore» aggiunse l’altra.
«Tempismo perfetto, gli sforzi della Shibusen di entrare nella barriera, saranno un buco nell’acqua. Andiamo prima che arrivino» concluse la strega civetta.
Svanirono nel nulla, portando con loro anche Black Star. Finalmente Eis si sentì al sicuro ma non erano ancora salvi.
Ora che la barriera era svanita, riuscì a percepire di nuovo le anime ma non riusciva a sentire quella della sua arma.
No... si rifiutava di accettarlo.
Si concentrò.
Finalmente riuscì a sentirla, ma era come la debole fiamma di una candela e non l’avrebbe tenuta in vita a lungo se non per qualche breve minuto.


Finalmente sono tornata!!!
Lettore: Perchè te n'eri andata?
Vedo che vi sono mancata bene bene, per questo durante la mia assenza vi ho lasciato in compagnia del simpaticissimo Excalibur. Qualcuno è stato risparmiato? Rimedio subito
:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1159579&i=1  aggiornerò presto anche questa raccolta con un'altra one-shot su sora e gli altri
Alla prossima
Tsutsu

  
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