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Autore: Atien    27/07/2012    1 recensioni
Fan Fiction scritta in prima persona (sia dal punto di vista di Emmett che dal punto di vista di Rosalie) che racconta come secondo me si sono incontrati Rose e Emm.
(Siate clementi, l'ho scritta circa tre anni fa e però tutto sommato non mi dispiaceva e ho deciso di pubblicarla qui)
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Emmett/Rosalie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
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  Camminavo solo per il bosco: fucile carico in mano, pallottole di riserva nella cintura, sensi all’erta. In testa mi riecheggiavano ancora le risate di scherno degli amici dell’osteria; mi avevano provocato e ora gli avrei fatto vedere io di che pasta era fatto Emmett. Avrei preso quel maledetto orso e, dopo averlo ucciso, avrei trascinato la sua carcassa fino al villaggio: tutti, allora, avrebbero riconosciuto la mia forza.
  Era una cosa un po’ infantile prendersela così tanto per uno scherzo fra amici, me ne rendevo conto, ma non potevo fare a meno di prendere l’insulto sul serio: ero fatto così!
  Crak!
Il rumore di un ramo spezzato mi distolse dai miei pensieri; mi voltai velocemente verso l’origine del rumore col fucile puntato, ma non c’era anima viva. Cautamente riabbassai la canna del fucile e sospirai scrollando la testa prima di voltarmi e riprendere ad inoltrarmi fra gli alberi.
  Avevo i nervi a fior di pelle e i sensi ben attenti; dopotutto di quell’orso se n’era parlato a lungo: aveva ucciso due cacciatori esperti e ferito gravemente i loro compagni. Avrei dovuto aver paura, ma non n’avevo. Non mi ero fermato nemmeno un istante a soppesare i pro e i contro di quella folle impresa che stavo per intraprendere, avevo imbracciato il fucile ed ero partito.
  Non ricordavo di aver mai avuto paura di qualcosa, nemmeno da bambino quando i più grandi ci raccontavano storie paurose di streghe e vampiri per divertirsi a vedere le facce spaventate dei più piccoli. Forse, come molti sostenevano, ero davvero troppo immaturo per capire i pericoli cui andavo incontro quando facevo qualcosa di stupido e impulsivo (come, ad esempio, andare da solo alla ricerca di un orso bruno appena uscito dal letargo per ucciderlo armato solamente di fucile).
  Insomma, la paura non era fatta per uno come me che si fidava troppo dei propri muscoli e del nuovo fucile regalatogli dal padre.
  Chissà se mi stavano cercando, erano ormai cinque ore che vagavo nel bosco senza una meta: impronte non n’avevo vista nessuna e di tracce da seguire non ce n’era nemmeno l’ombra.
  Senza pensarci troppo girai sui tacchi facendo la prima cosa sensata di quel pomeriggio: sarei tornato l’indomani con un equipaggiamento più adeguato, un cavallo e magari qualche compagno.
  Devo smetterla di essere così impulsivo!
  Come non detto: vedendo a distanza una sagoma che poteva essere quella dell’orso mi precipitai verso di essa, ma per la fretta inciampai in una radice e caddi sbucciandomi mani e ginocchi. Una cosa da nulla, ma non riuscì nemmeno a rialzarmi perché l’orso mi era già addosso, ormai era troppo tardi.
  Devo proprio smetterla di essere impulsivo, fu il mio ultimo pensiero prima di morire.

  
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