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Autore: Fuuma    10/02/2007    8 recensioni
Era difficile dire cosa passasse per la testolina bionda del FullMetal Alchemist.
Troppo difficile.
Ma a volte basta una semplice parola.
E tutto improvvisamente diviene chiaro, prende forma, si delineano i contorni.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Edward Elric, Roy Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Don't save me
Serie: Full Metal Alchemist
Rating: Pg
Pairing: RoyxEd (Ma perchè esistono altri pair ò_o? Nàààà, non per me XD!)
Note: Io ODIO sta fic é_è! L'ho rimodificata, ripensata e riscritta tante di quelle volte in un giorno soltanto che sono uscita matta=_=! Questo doveva essere il seguito di White Innocence, solo che poi ho cambiato TUTTO ed è diventata questa one shot. Per di più doveva finire male (cioè, niente morti, niente stragi... solo che Ed si limitava ad andarsene e Roy cadeva nel suo baratro della disperazione. Che dite, sono un pò crudele con il Colonnelle ò_o? Poveretto XD!) ma poi ho cambiato idea anche su questo.

Intanto vi avverto che la fic finisce proprio così>.>! La "Città" a cui si riferisce Ed non ha alcuna importanza, potrebbe essere una qualsiasi.

Uff... ancora una volta spero si sia compreso quello che volevo descrivere^^"""...

Enjoy.

 

++Don't save me++

Non udiva mai, nè si accorgeva di quei passi che portavano via con sè pezzi della sua anima. Prenderla, accartocciarla e gettarla infondo al baratro d'oblio in cui spesso aveva rischiato di cadere anche lui.
Non sentiva nemmeno il bussare insistente di chi giungeva alla sua porta per offrire il proprio aiuto.
Un supporto morale, un sorriso rassicurante, una spalla su cui piangere.
Braccia amiche che lo stringessero in un confortante abbraccio.
Effettivamente era sempre stato sordo a questo tipo di rapporti.
Sordo e cieco.
Rinchiuso nel suo buco di autocommiserazione, di ricerca ossessiva, di peccati e colpe, si era convinto di non essere degno dell'aiuto degli altri e di dover portare da solo sulle spalle tutto il suo fardello.
Non vide nemmeno quella mano tesa verso di lui.
Voleva soltanto salvarlo... da sè stesso... dal mondo... da tutto...
Ma lui la scacciò.
Malamente.
Ancora una volta.

+++

"Roy che ci fai qui a quest'ora?"
Con un movimento pigro e lento il capo del colonnello si alzò mostrando uno sguardo fiacco.
"Niente." rispose sintetico tornando con la testa poggiata alle braccia incrociate sulla scrivania.
"Ti vedo depresso."
"Ci vedi male."
Il tono secco, di chi vuol negare l'evidenza a tutti i costi.
"E' per il FullMetal?"
L'altro uomo ricevette nuovamente la sua attenzione ed in un modo decisamente poco piacevole.
Affilati pugnali di nera pece che bruciavano di palese irritazione si puntarono su di lui.
Un brivido gli passò per la schiena ma non fu che un attimo ed un sorriso accolse lo sguardo del Colonnello.
"Ci ho preso, eh?" la sua era una considerazione, non una domanda, e comunque Roy Mustang non si sarebbe mai scomodato a dargli ragione. Non per orgoglio o cazzate del genere, ma perchè farlo era inutile, un puerile spreco di parole e fiato. Una seccatura per farla breve.
"Non dovresti tornare da tua moglie e da tua figlia, Hughes?"
"In effetti ho promesso loro che sarei tornato presto e sono già le otto."
"Allora che aspetti? Sparisci."
Lo percepiva nella voce, lo sentiva negli elettroni che vibravano nell'aria e nella tensione palpabile della stanza: Roy era nervoso. Arrabbiato, dannatamente arrabbiato.
Di certo star sempre dietro a quell'Elric non lo aiutava a rilassarsi... anzi, era giusto lui il fulcro dei suoi problemi che, per la maggior parte delle volte, si cercava personalmente.
"Non avrai di nuovo litigato con Ed-kun, vero?" domandò Maes Hughes con quel tono da pater familia che Roy detestava quando rivolto a sè. Erano amici, molto amici, ma questo suo modo di vederlo, sostenerlo, incoraggiarlo, a volte gli dava i nervi.
Perchè Hughes si preoccupava sinceramente per lui.
Il punto è che nessuno gli aveva mai chiesto niente!
"Io non litigo con quel marmocchio, è LUI che litiga con ME." precisò Roy con tono impertinente. Effettivamente i livelli di rabbia, repressa e non, si erano un pò abbassati, quindi doveva ammettere che forse parlare con qualcuno gli avrebbe fatto bene, no? Ma anche no! Chi cazzo aveva detto che lui non voleva essere arrabbiato? Ne aveva tutte le ragioni! Assolutamente!
"Devi capirlo Roy, lui è ancora un bambino."
Che scusa ridicola.
Perfino banale.
Era stanco di frasette del genere, tanto quanto doveva esserlo Edward Elric a sentirsele dire.
Ormai non solo erano diventate noiose, ma si erano svuotate di ogni significato.
Ed era ancora un bambino.
Ma faceva un lavoro da uomini.
In un mondo di uomini.
In cui non c'era posto per bambini.
Ergo quella frase non giustificava proprio un bel niente! Al massimo bastava per prenderlo in giro nelle ore di riposo, giusto per far passare il tempo!
Storse il naso.
Macchè.
Al diavolo.
Ora cercava pure di mentire a sè stesso.
La verità è che lo sapeva benissimo che quel nanerottolo petulante e sempre incazzato era ancora, anzi, SOLO, bambino. E lui era uno stupido innamorato di un marmocchio! Ecco dove stava il problema.
Che schifo.
"Hn." commentò soltanto poggiandosi completamente allo schienale della poltrona di pelle nera.
"Vedrai che gli passa."
"Tsk."
C'era poco da passare.
Si sentiva addosso ancora quello sguardo accusatore che ribolliva di odio e non riusciva a comprendere se quel sentimento fosse per lui o più per lo sè stesso. Infondo era piccolo ma già ne aveva combinate di cazzate nella sua breve vita. Perdere braccio e gamba e ridurre il proprio fratello minore ad un'armatura di latta erano un buon inizio per una vita all'insegno dell'odio e della diffidenza. O almeno così l'uomo immaginava, era difficile dire cosa passasse per la testolina bionda del FullMetal Alchemist. Troppo difficile.
Ma a volte basta una semplice parola.
E tutto improvvisamente diviene chiaro, prende forma, si delineano i contorni.
 

Và all'inferno, chi vuoi che abbia bisogno di un cane dell'esercito!
 

Se l'era chiesto in effetti.
Più volte.
Ma poi aveva rinunciato a trovar risposta... bè, più che altro si era imposto di non pensarci più e continuare a tirare avanti. Tentare il suicidio una volta era stato più che sufficiente si era detto.
 

Io...
Non voglio diventare come te!
 

Nemmeno lui avrebbe voluto...
Ma, aimè, Roy era e rimaneva pur sempre Roy.
Avrebbe voluto essere chiunque altro magari, ma era nato Roy Mustang e lo sarebbe stato fino alla morte.
Che razza di sfortuna!
Si grattò il capo osservando il soffitto con estrema attenzione.
Macchie di luce filtravano dalla finestra alle sue spalle e si moltiplicavano ogni qualvolta dal cortile dell'Headquarter un auto sparava alla notte i suoi fari, finchè il via-vai di soldati non scemò e lui rimase uno degli ultimi ancora presenti.
Sbadigliò raddrizzando la schiena e fissandosi intorno.
Ma non stava parlando con Hughes poco fa?
Guardò l'orologio appeso al muro di fronte, che con gesti seccati muoveva la lancetta dei secondi a fare il giro del quadrante.
Quasi le otto e mezza.
Era passata mezz'ora.
"Ah."
Si alzò infilando la giacca della divisa, senza preoccuparsi di abbottonarla, tanto una volta a casa l'avrebbe gettata sul divano, o peggio, sul pavimento. Per quello che gli fregava.
Aprì la porta per uscire e si fermò.
 

Non voglio diventare come te.
Come un uomo che sprofonda nella melma senza batter ciglio pur di raggiungere i propri scopi.
Non voglio smettere di essere umano!
 

Merda.
Perchè gli erano tornate in mente queste parole?
Ah, sì, forse perchè davanti a lui ora stazionava proprio ragazzino imbonciata che gliele aveva sputate in faccia e che, dal basso, lo guardava con occhi d'oro fuso, avvolto in un giaccone rosso sangue.
Il FullMetal.
Edward, o Ed, per gli amici.
Ma loro non erano amici, quindi era il FullMetal.
Passarono secondi interminabili senza che nessuno dei due facesse qualcosa.
Roy lo fissava, stanchezza nello sguardo che Ed registrò invece come noia.
Edward ricambiava, le iridi ferine che, instabili, sembravano tremare come piccole fiammelle di candela, e l'espressione che vagava dall'imbarazzo all'irritazione. Doveva sentirsi completamente fuoriposto perchè, diversamente dal solito, non aveva ancora aperto bocca.
"Sì?" azzardò quindi Roy.
Si impegnò per produrre un suono atono ma il risultato fu eccellente.
"Devo parlarvi."
Era tornato a dargli del voi, in un finto rispetto.
"Parla."
Per un attimo Edward sembrò stupito, ma il luogo in cui parlare non avrebbe influito su ciò che aveva da dire, tanto più che il corridoio risultava vuoto.
"Voglio tornare in quella città a cercare informazioni sulla Pietra Filosofale."
Roy non fece una piega.
"Me lo stai dicendo... perchè?"
Iniziava a sembrare reale la sua inespressività.
Sembrava quasi una macchina umanoide senza sentimenti.
Meglio così.
I sentimenti sono d'intralcio per un soldato.
"Perchè sì."
"Che risposta esauriente." lo schernì senza particolare impegno.
"Volevate sapere ogni posto in cui andassi per potermi controllare, no? Ora ve l'ho detto! Perciò siamo pari!"
"Pari?"
"Sì, pari! Pari! Oppure vuole anche le mie scuse, eh? Se è così se le può anche scordare, infondo io non ho detto niente di male!!!"
"Ragazzino fatti un bel respiro e smettila di dare inutilmente aria alla bocca."
Non c'era bisogno di scuse.
Non gliele aveva mai chieste.
Sarebbe servito piuttosto tornare indietro e cancellare quelle frasi.
Restare nell'ignoranza.
Fingere di non averle mai sentite.
Evitare di pronunciarle.
"Allora vado!" borbottò l'alchimista biondo avviandosi verso l'uscita a passi pesanti.
"Elric." chiamò. Piano.
La voce quasi sussurata.
Non lo aveva chiamato Edward.
Chiamare una persona per nome è una cosa che soltanto gli amici fanno.
E loro non erano amici.
Nonostante tutto, Edward sentì fin troppo bene. Anche per questo si fermò, ma senza voltarsi.
"Vuoi che ti fermi?"
Non era questa la frase che si aspettava.
E non era questa la frase che Roy avrebbe voluto dire, ma lo trovò un buon inizio. Soprattutto quando si accorse che il piccolo FullMetal temporeggiava nella risposta e, quando tornò a parlare, la sua voce era incrinata, così come la sua ostentata ed inutile sicurezza.
"Io e Al partiremo domani."
Effettivamente non era una risposta alla sua domanda quella.
Quindi come l'avrebbe dovuta interpretare?
Moccioso complicato!
"Mhm."
Riprese a camminare, questa volta i passi furono più leggeri.
"Non hai risposto alla domanda." da dietro gli arrivò la voce del Colonnello.
Lo sapeva benissimo.
Ma non rispose comunque.
Merda.
Dannato moccioso.
Un giorno di questi lo avrebbe fatto impazzire.
 

Non voglio diventare come te.
Non voglio.
Non voglio...
 

Cazzo.
Quelle frasi iniziavano a dargli il mal di testa.
Cazzo.
E il FullMetal Alchemist se ne andò.
Si poggiò con la spalla allo stipite della porta mentre la luce del suo ufficio si spegneva scattando sotto la pressione del suo dito.
Il buio lo avvolse, abbracciando la sua divisa sotto cui nascondeva quella sua sciocca fragilità umana e quel suo cuore che presto o tardi sarebbe diventato soltanto un inutile muscolo in più per far muovere il corpo di un manichino dell'esercito.
Passò la mancina tra i capelli infilando le mani in tasca.
La cipolla legata al passante dei pantaloni ruotò su sè stessa quando la sfiorò per caso, il suo vibrare provocò un flebile suono che si perse nel corridoio e lui si avviò verso l'uscita chiudendo a chiave il suo ufficio.
Clic.
Chiuso ogni cosa tra quattro pareti.
Un clic.
Ed imprigionò ogni cosa in quel movimento rotatorio.
Perfetto.
 

Non ho bisogno di uno come te.
Lasciami in pace.
 

Si fermò di nuovo quando i suoi passi lo condussero alle scale e lo sguardò scuro scorse verso il basso.
 

Quindi...
 

I capelli erano raccolti in una biondissima treccia, abbandonata dietro la schiena minuta.
Tutto di lui era minuto.
 

Ti prego...
 

"Scusa."
 

Non farlo...

 

Scese gli ultimi gradini che lo separavano dal pavimento speculare dell'atrio vuoto, illuminato soltanto dalla fioca luce della luna che attraversava lo spiraglio al portone d'ingresso.
 

...Non salvarmi...
 

Sorrise.
Beffardo e divertito.
Ma il suo fu comunque un bel sorriso.
Anche un pò dolce.
Bè, per una volta poteva anche permetterselo, no? Specie con chi riusciva a farlo affondare in modo impressionante nella merda del suo mondo senza porte o finestra da cui scappare, ma con altrettanta maestria rovesciava la clessidra liberandolo dalla sabbia soffocante dei sensi di colpa.
"No."
Edward corrucciò la fronte.
Quando lo faceva sembrava un gattino la cui curiosità non era stata soddisfatta a dovere. A pensarci però quel moccioso sembrava *sempre* un gatto. Indipendente, bisognoso dei suoi spazi, eccessivamente curioso, intraprendente e, a volte... estremamente coccolone, sebbene non l'avrebbe mai ammesso nemmeno sotto tortura.
Un moccioso impertinente.
Un ragazzino kawai.
Uff, che pazienza ci voleva con lui.
"Non c'è bisogno che ti scusi."
Anche il suo tono era mutato.
Era gentile, come poche volte era stato in grado di essere.
Daltronde alle parole lui preferiva le azioni.
Le parole infondo possono ferire.
 

Non salvarmi...
 

A volte si possono fraintendere.
Altre volte...
Significano l'esatto contrario.
 

...Ti prego...
 

Posò la mano tra i capelli di Edward, affondando in quei filami di granturco, mentre le dita affusolate si aprivano sulla testolina, così piccola in confronto alla sua che poteva tenerla in una mano sola senza alcuna fatica.
"Tsk." borbottò Edward, le braccia distese lungo i fianchi, lo sguardo che scintillava, libero di mostrare il suo giovane ardore, le labbra leggermente incurvate all'ingiù come era solito fare e la fronte appena corrucciata.
"Sorridi FullMetal o penserò che sei talmente dispiaciuto per me da aver bisogno delle mie coccole per pulire la tua coscienza sporca."
"Che cosa?! Non è affatto vero! Non sono affatto dispiaciuto e non ho la coscienza sporca, anzi, sono più che soddisfatto, soddisfattissimo!!! Super sodd..."
Silenzio imposto.
La voce mozzata d'improvviso.
La bocca del colonnello sulla sua.
Il sapore delle sue labbra umide.
La sua lingua che si infilava maliziosa approfondendo quel bacio.
Gli occhi dorati, intinti di meraviglia, puntati sul volto dell'uomo così vicino al proprio.
Troppo vicino.
E quando l'altro si staccò per lui ci volle del tempo prima che si riallacciassero i contatti cerebrali.
Allora vide il suo sorriso soddisfatto mentre si voltava e lo precedeva fuori dall'edificio.
"*Ora* siamo pari, marmocchio."
Dannato Colonnello.
E maniaco per di più! Quella era una molestia bella e buona!

Eppure lo rincorse, rallentando il passo una volta che gli fu di fianco.
"Umpf!" e voltando il viso di lato quando questi lo spiò con la coda dell'occhio, mostrandogli uno dei suoi ghigni sornioni.
Ah, l'orgoglio, che razza di sentimento!
E che ragazzino complicato gli era toccato.
Fortuna che Roy imparava in fretta e prima o poi avrebbe compreso ogni sua frase, ogni suo atteggiamento.
Ogni cosa.
 

Please...
...save me...
 

Contaci!

 

++THE END++

   
 
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