Titolo: Don't save me
Serie: Full Metal Alchemist
Rating: Pg
Pairing: RoyxEd (Ma perchè esistono altri pair ò_o? Nàààà, non per me
XD!)
Note: Io ODIO sta fic é_è! L'ho rimodificata, ripensata e riscritta tante
di quelle volte in un giorno soltanto che sono uscita matta=_=! Questo doveva
essere il seguito di White Innocence, solo che poi ho cambiato TUTTO ed è
diventata questa one shot. Per di più doveva finire male (cioè, niente morti,
niente stragi... solo che Ed si limitava ad andarsene e Roy cadeva nel suo
baratro della disperazione. Che dite, sono un pò crudele con il Colonnelle ò_o?
Poveretto XD!) ma poi ho cambiato idea anche su questo.
Intanto vi avverto che la fic finisce proprio così>.>! La "Città" a cui si riferisce Ed non ha alcuna importanza, potrebbe essere una qualsiasi.
Uff... ancora una volta spero si sia compreso quello che volevo descrivere^^"""...
Enjoy.
++Don't save me++
Non
udiva mai, nè si accorgeva di quei passi che portavano via con sè pezzi della
sua anima. Prenderla, accartocciarla e gettarla infondo al baratro d'oblio in
cui spesso aveva rischiato di cadere anche lui.
Non sentiva nemmeno il bussare insistente di chi giungeva alla sua porta per
offrire il proprio aiuto.
Un supporto morale, un sorriso rassicurante, una spalla su cui piangere.
Braccia amiche che lo stringessero in un confortante abbraccio.
Effettivamente era sempre stato sordo a questo tipo di rapporti.
Sordo e cieco.
Rinchiuso nel suo buco di autocommiserazione, di ricerca ossessiva, di peccati e
colpe, si era convinto di non essere degno dell'aiuto degli altri e di dover
portare da solo sulle spalle tutto il suo fardello.
Non vide nemmeno quella mano tesa verso di lui.
Voleva soltanto salvarlo... da sè stesso... dal mondo... da tutto...
Ma lui la scacciò.
Malamente.
Ancora una volta.
+++
"Roy che ci fai qui a quest'ora?"
Con un movimento pigro e lento il capo del colonnello si alzò mostrando uno
sguardo fiacco.
"Niente." rispose sintetico tornando con la testa poggiata alle braccia
incrociate sulla scrivania.
"Ti vedo depresso."
"Ci vedi male."
Il tono secco, di chi vuol negare l'evidenza a tutti i costi.
"E' per il FullMetal?"
L'altro uomo ricevette nuovamente la sua attenzione ed in un modo
decisamente poco piacevole.
Affilati pugnali di nera pece che bruciavano di palese irritazione si
puntarono su di lui.
Un brivido gli passò per la schiena ma non fu che un attimo ed un sorriso
accolse lo sguardo del Colonnello.
"Ci ho preso, eh?" la sua era una considerazione, non una domanda, e
comunque Roy Mustang non si sarebbe mai scomodato a dargli ragione. Non per
orgoglio o cazzate del genere, ma perchè farlo era inutile, un puerile
spreco di parole e fiato. Una seccatura per farla breve.
"Non dovresti tornare da tua moglie e da tua figlia, Hughes?"
"In effetti ho promesso loro che sarei tornato presto e sono già le otto."
"Allora che aspetti? Sparisci."
Lo percepiva nella voce, lo sentiva negli elettroni che vibravano nell'aria
e nella tensione palpabile della stanza: Roy era nervoso. Arrabbiato,
dannatamente arrabbiato.
Di certo star sempre dietro a quell'Elric non lo aiutava a rilassarsi...
anzi, era giusto lui il fulcro dei suoi problemi che, per la maggior parte
delle volte, si cercava personalmente.
"Non avrai di nuovo litigato con Ed-kun, vero?" domandò Maes Hughes con quel
tono da pater familia che Roy detestava quando rivolto a sè. Erano amici,
molto amici, ma questo suo modo di vederlo, sostenerlo, incoraggiarlo, a
volte gli dava i nervi.
Perchè Hughes si preoccupava sinceramente per lui.
Il punto è che nessuno gli aveva mai chiesto niente!
"Io non litigo con quel marmocchio, è LUI che litiga con ME." precisò Roy
con tono impertinente. Effettivamente i livelli di rabbia, repressa e non,
si erano un pò abbassati, quindi doveva ammettere che forse parlare con
qualcuno gli avrebbe fatto bene, no? Ma anche no! Chi cazzo aveva detto che
lui non voleva essere arrabbiato? Ne aveva tutte le ragioni! Assolutamente!
"Devi capirlo Roy, lui è ancora un bambino."
Che scusa ridicola.
Perfino banale.
Era stanco di frasette del genere, tanto quanto doveva esserlo Edward Elric
a sentirsele dire.
Ormai non solo erano diventate noiose, ma si erano svuotate di ogni
significato.
Ed era ancora un bambino.
Ma faceva un lavoro da uomini.
In un mondo di uomini.
In cui non c'era posto per bambini.
Ergo quella frase non giustificava proprio un bel niente! Al massimo bastava
per prenderlo in giro nelle ore di riposo, giusto per far passare il tempo!
Storse il naso.
Macchè.
Al diavolo.
Ora cercava pure di mentire a sè stesso.
La verità è che lo sapeva benissimo che quel nanerottolo petulante e sempre
incazzato era ancora, anzi, SOLO, bambino. E lui era uno stupido innamorato
di un marmocchio! Ecco dove stava il problema.
Che schifo.
"Hn." commentò soltanto poggiandosi completamente allo schienale della
poltrona di pelle nera.
"Vedrai che gli passa."
"Tsk."
C'era poco da passare.
Si sentiva addosso ancora quello sguardo accusatore che ribolliva di odio e
non riusciva a comprendere se quel sentimento fosse per lui o più per lo sè
stesso. Infondo era piccolo ma già ne aveva combinate di cazzate nella sua
breve vita. Perdere braccio e gamba e ridurre il proprio fratello minore ad
un'armatura di latta erano un buon inizio per una vita all'insegno dell'odio
e della diffidenza. O almeno così l'uomo immaginava, era difficile dire cosa
passasse per la testolina bionda del FullMetal Alchemist. Troppo difficile.
Ma a volte basta una semplice parola.
E tutto improvvisamente diviene chiaro, prende forma, si delineano i
contorni.
Và all'inferno, chi vuoi che abbia bisogno
di un cane dell'esercito!
Se l'era chiesto in effetti.
Più volte.
Ma poi aveva rinunciato a trovar risposta... bè, più che altro si era
imposto di non pensarci più e continuare a tirare avanti. Tentare il
suicidio una volta era stato più che sufficiente si era detto.
Io...
Non voglio diventare come te!
Nemmeno lui avrebbe voluto...
Ma, aimè, Roy era e rimaneva pur sempre Roy.
Avrebbe voluto essere chiunque altro magari, ma era nato Roy Mustang
e lo sarebbe stato fino alla morte.
Che razza di sfortuna!
Si grattò il capo osservando il soffitto con estrema attenzione.
Macchie di luce filtravano dalla finestra alle sue spalle e si
moltiplicavano ogni qualvolta dal cortile dell'Headquarter un auto
sparava alla notte i suoi fari, finchè il via-vai di soldati non
scemò e lui rimase uno degli ultimi ancora presenti.
Sbadigliò raddrizzando la schiena e fissandosi intorno.
Ma non stava parlando con Hughes poco fa?
Guardò l'orologio appeso al muro di fronte, che con gesti seccati
muoveva la lancetta dei secondi a fare il giro del quadrante.
Quasi le otto e mezza.
Era passata mezz'ora.
"Ah."
Si alzò infilando la giacca della divisa, senza preoccuparsi di
abbottonarla, tanto una volta a casa l'avrebbe gettata sul divano, o
peggio, sul pavimento. Per quello che gli fregava.
Aprì la porta per uscire e si fermò.
Non voglio diventare come te.
Come un uomo che sprofonda nella melma senza batter ciglio pur di
raggiungere i propri scopi.
Non voglio smettere di essere umano!
Merda.
Perchè gli erano tornate in mente queste parole?
Ah, sì, forse perchè davanti a lui ora stazionava proprio
ragazzino imbonciata che gliele aveva sputate in faccia e che,
dal basso, lo guardava con occhi d'oro fuso, avvolto in un
giaccone rosso sangue.
Il FullMetal.
Edward, o Ed, per gli amici.
Ma loro non erano amici, quindi era il FullMetal.
Passarono secondi interminabili senza che nessuno dei due
facesse qualcosa.
Roy lo fissava, stanchezza nello sguardo che Ed registrò invece
come noia.
Edward ricambiava, le iridi ferine che, instabili, sembravano
tremare come piccole fiammelle di candela, e l'espressione che
vagava dall'imbarazzo all'irritazione. Doveva sentirsi
completamente fuoriposto perchè, diversamente dal solito, non
aveva ancora aperto bocca.
"Sì?" azzardò quindi Roy.
Si impegnò per produrre un suono atono ma il risultato fu
eccellente.
"Devo parlarvi."
Era tornato a dargli del voi, in un finto rispetto.
"Parla."
Per un attimo Edward sembrò stupito, ma il luogo in cui parlare
non avrebbe influito su ciò che aveva da dire, tanto più che il
corridoio risultava vuoto.
"Voglio tornare in quella città a cercare informazioni sulla
Pietra Filosofale."
Roy non fece una piega.
"Me lo stai dicendo... perchè?"
Iniziava a sembrare reale la sua inespressività.
Sembrava quasi una macchina umanoide senza sentimenti.
Meglio così.
I sentimenti sono d'intralcio per un soldato.
"Perchè sì."
"Che risposta esauriente." lo schernì senza particolare impegno.
"Volevate sapere ogni posto in cui andassi per potermi
controllare, no? Ora ve l'ho detto! Perciò siamo pari!"
"Pari?"
"Sì, pari! Pari! Oppure vuole anche le mie scuse, eh? Se è così
se le può anche scordare, infondo io non ho detto niente di
male!!!"
"Ragazzino fatti un bel respiro e smettila di dare inutilmente
aria alla bocca."
Non c'era bisogno di scuse.
Non gliele aveva mai chieste.
Sarebbe servito piuttosto tornare indietro e cancellare quelle
frasi.
Restare nell'ignoranza.
Fingere di non averle mai sentite.
Evitare di pronunciarle.
"Allora vado!" borbottò l'alchimista biondo avviandosi verso
l'uscita a passi pesanti.
"Elric." chiamò. Piano.
La voce quasi sussurata.
Non lo aveva chiamato Edward.
Chiamare una persona per nome è una cosa che soltanto gli amici
fanno.
E loro non erano amici.
Nonostante tutto, Edward sentì fin troppo bene. Anche per questo
si fermò, ma senza voltarsi.
"Vuoi che ti fermi?"
Non era questa la frase che si aspettava.
E non era questa la frase che Roy avrebbe voluto dire, ma lo
trovò un buon inizio. Soprattutto quando si accorse che il
piccolo FullMetal temporeggiava nella risposta e, quando tornò a
parlare, la sua voce era incrinata, così come la sua ostentata
ed inutile sicurezza.
"Io e Al partiremo domani."
Effettivamente non era una risposta alla sua domanda quella.
Quindi come l'avrebbe dovuta interpretare?
Moccioso complicato!
"Mhm."
Riprese a camminare, questa volta i passi furono più leggeri.
"Non hai risposto alla domanda." da dietro gli arrivò la voce
del Colonnello.
Lo sapeva benissimo.
Ma non rispose comunque.
Merda.
Dannato moccioso.
Un giorno di questi lo avrebbe fatto impazzire.
Non voglio diventare come te.
Non voglio.
Non voglio...
Cazzo.
Quelle frasi iniziavano a dargli il mal di testa.
Cazzo.
E il FullMetal Alchemist se ne andò.
Si poggiò con la spalla allo stipite della porta mentre la
luce del suo ufficio si spegneva scattando sotto la
pressione del suo dito.
Il buio lo avvolse, abbracciando la sua divisa sotto cui
nascondeva quella sua sciocca fragilità umana e quel suo
cuore che presto o tardi sarebbe diventato soltanto un
inutile muscolo in più per far muovere il corpo di un
manichino dell'esercito.
Passò la mancina tra i capelli infilando le mani in tasca.
La cipolla legata al passante dei pantaloni ruotò su sè
stessa quando la sfiorò per caso, il suo vibrare provocò un
flebile suono che si perse nel corridoio e lui si avviò
verso l'uscita chiudendo a chiave il suo ufficio.
Clic.
Chiuso ogni cosa tra quattro pareti.
Un clic.
Ed imprigionò ogni cosa in quel movimento rotatorio.
Perfetto.
Non ho bisogno di uno come
te.
Lasciami in pace.
Si fermò di nuovo quando i
suoi passi lo condussero alle scale e lo sguardò scuro
scorse verso il basso.
Quindi...
I capelli erano
raccolti in una biondissima treccia, abbandonata
dietro la schiena minuta.
Tutto di lui era minuto.
Ti prego...
"Scusa."
Non farlo...
Scese gli ultimi
gradini che lo separavano dal pavimento
speculare dell'atrio vuoto, illuminato soltanto
dalla fioca luce della luna che attraversava lo
spiraglio al portone d'ingresso.
...Non
salvarmi...
Sorrise.
Beffardo e divertito.
Ma il suo fu comunque un bel sorriso.
Anche un pò dolce.
Bè, per una volta poteva anche
permetterselo, no? Specie con chi riusciva a
farlo affondare in modo impressionante nella
merda del suo mondo senza porte o finestra
da cui scappare, ma con altrettanta maestria
rovesciava la clessidra liberandolo dalla
sabbia soffocante dei sensi di colpa.
"No."
Edward corrucciò la fronte.
Quando lo faceva sembrava un gattino la cui
curiosità non era stata soddisfatta a
dovere. A pensarci però quel moccioso
sembrava *sempre* un gatto. Indipendente,
bisognoso dei suoi spazi, eccessivamente
curioso, intraprendente e, a volte...
estremamente coccolone, sebbene non
l'avrebbe mai ammesso nemmeno sotto tortura.
Un moccioso impertinente.
Un ragazzino kawai.
Uff, che pazienza ci voleva con lui.
"Non c'è bisogno che ti scusi."
Anche il suo tono era mutato.
Era gentile, come poche volte era stato in
grado di essere.
Daltronde alle parole lui preferiva le
azioni.
Le parole infondo possono ferire.
Non
salvarmi...
A volte si
possono fraintendere.
Altre volte...
Significano l'esatto contrario.
...Ti prego...
Posò
la mano tra i capelli di Edward,
affondando in quei filami di
granturco, mentre le dita affusolate
si aprivano sulla testolina, così
piccola in confronto alla sua che
poteva tenerla in una mano sola
senza alcuna fatica.
"Tsk." borbottò Edward, le braccia
distese lungo i fianchi, lo sguardo
che scintillava, libero di mostrare
il suo giovane ardore, le labbra
leggermente incurvate all'ingiù come
era solito fare e la fronte appena
corrucciata.
"Sorridi FullMetal o penserò che sei
talmente dispiaciuto per me da aver
bisogno delle mie coccole per pulire
la tua coscienza sporca."
"Che cosa?! Non è affatto vero! Non
sono affatto dispiaciuto e non ho la
coscienza sporca, anzi, sono più che
soddisfatto, soddisfattissimo!!!
Super sodd..."
Silenzio imposto.
La voce mozzata d'improvviso.
La bocca del colonnello sulla sua.
Il sapore delle sue labbra umide.
La sua lingua che si infilava
maliziosa approfondendo quel bacio.
Gli occhi dorati, intinti di
meraviglia, puntati sul volto
dell'uomo così vicino al proprio.
Troppo vicino.
E quando l'altro si staccò per lui
ci volle del tempo prima che si
riallacciassero i contatti
cerebrali.
Allora vide il suo sorriso
soddisfatto mentre si voltava e lo
precedeva fuori dall'edificio.
"*Ora* siamo pari, marmocchio."
Dannato Colonnello.
E maniaco per di più! Quella era una
molestia bella e buona!
Eppure lo rincorse, rallentando il
passo una volta che gli fu di
fianco.
"Umpf!" e voltando il viso di lato
quando questi lo spiò con la coda
dell'occhio, mostrandogli uno dei
suoi ghigni sornioni.
Ah, l'orgoglio, che razza di
sentimento!
E che ragazzino complicato gli era
toccato.
Fortuna che Roy imparava in fretta
e prima o poi avrebbe compreso
ogni sua frase, ogni suo
atteggiamento.
Ogni cosa.
Please...
...save me...
Contaci!
++THE END++