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Autore: Sofy_m    27/07/2012    10 recensioni
Dal testo:
-Non dividerò la stanza con te, Martha e Alexis vanno bene, ma non dormirò con te...
-Detective, perchè pensa sempre male di me?
-...e devi smetterla di chiamarmi Kate!
Castle sbuffò. -Sei un mostro, vuoi rovinarmi tutto il divertimento?

Beckett accetta di partire per una vacanza con la famiglia Castle in un'isoletta sperduta in mezzo all'oceano indiano.
Spiaggia, mare, sole... sembra quasi un paradiso.
Ma loro sono pur sempre una detective della omicidi e uno scrittore di gialli, no?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alexis Castle, Kate Beckett, Martha Rodgers, Richard Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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capitolo 10


Vecchi colleghi.




Quando Kate si alzò quella mattina ed entrò nel salotto trovò lo scrittore che stava già preparando la colazione per tutti.
-Buon giorno Castle!- lo salutò allegra stiracchiandosi. -Serve una mano?
Rick scosse la testa sistemando i piatti sul tavolo.
-Martha e Alexis?- chiese la detective notando l'assenza delle due donne dai capelli rossi.
-Dormono.- rispose Castle freddamente.
Beckett sospirò piano lasciandosi cadere sul divano e perdendosi ad ammirare le onde del mare che si infrangevano sugli scogli. A quanto pareva il suo partner era ancora scontroso come il pomeriggio precedente.
-Castle, hai dormito?- dalla sua voce si riusciva a capire tutta la sua preoccupazione.
-Sì Beckett.- rispose lui senza voltarsi.
La sua musa si alzò e, lentamente, si avvicinò a lui. Quando lo raggiunse gli posò una mano sulla spalla. -Castle...- lo chiamò piano.
L'uomo, stupito da quel contatto, si voltò verso di lei.
Quando i suoi occhi riuscirono a vedere il suo viso Kate rimase a bocca aperta. Le occhiaie che aveva visto sul volto di Castle i giorni precedenti erano diventate più scure e profonde, i suoi occhi azzurri di solito sempre luminosi e allegri erano insolitamente spenti, velati, e doveva essersi dimenticato di farsi la barba. Sembrava invecchiato improvvisamente.
Beckett sentì il suo cuore stringersi. -Castle, cosa diavolo sta succedendo?- gli chiese sentendo la sua voce incrinarsi.
-Va tutto bene Beckett, non c'è nessun motivo per preoccuparsi.- rispose lui tornando a prestare attenzione alla colazione che stava preparando.
-NO! Guardami Rick!- gli ordinò afferrandogli un braccio.
-Qual è il problema Beckett?- chiese lui con rabbia voltandosi. -Improvvisamente hai iniziato a preoccuparti per me?
La detective indietreggiò di un passo guardandolo spaventata. -Rick io sono sempre preoccupata per te...- ammise in un sussurro arrossendo, poi abbassò lo sguardo sentendo le lacrime minacciare di uscire. Non riusciva a capire cosa stesse succedendo al suo partner, non lo riconosceva più. Dov'era finito l'eterno bambino?
Lo scrittore, vedendo la sua musa in quello stato, si sentì tremendamente in colpa. -Scusa.- mormorò avvicinandosi a lei. Le cinse i fianchi con un braccio e le fece appoggiare la testa sulla sua spalla mentre con una mano le accarezzava dolcemente i capelli. -Scusami, scusami, scusami...
Kate chiuse gli occhi respirando il suo profumo, cercando di ignorare il battito accelerato del suo cuore. -Non importa Castle, è tutto ok.
-Mi dispiace Beckett, io...
In quel momento sentirono qualcuno bussare alla porta.
Rick sospirò maledicendo mentalmente chiunque li avesse interrotti.
-Chi c'è?- domandò piano la detective staccandosi da lui.
-Penso di saperlo.- le rispose seccato Castle andando verso la porta, con la sensazione di ritrovarsi David davanti. Lo spagnolo sembrava avere sempre un tempismo perfetto.
Prese le chiavi ed aprì...
-Kristen!- esclamò sorpreso.
La giovane ragazza danese sorrise e fece un cenno con la testa per salutare. Aveva i lunghi capelli biondi raccolti in una coda alta e indossava una tuta viola. -Buon giorno signor Castle.- disse timidamente. -Scusi se la disturbo ma avevo bisogno di parlare con lei e la detective Beckett...
L'uomo rimase un attimo sorpreso. -Certo, nessun problema.- disse poi facendola accomodare.
-Kristen, tutto bene? E' successo qualcosa?- chiese allarmata Kate vedendo la modella entrare.
-No, è tutto ok, volevo solo parlarle detective.
Castle spense i fornelli e si sedette sul divano vicino alle due donne. -Cosa volevi dirci?- chiese con curiosità.
-Signor Castle, detective Beckett...- iniziò insicura la ragazza.
-Kristen, puoi pure chiamarci Rick e Kate.- le disse Beckett con un sorriso.
Lei si rilassò. -Si tratta delle due vittime.- disse dopo aver preso un profondo respiro.
Musa e scrittore si scambiarono uno sguardo sorpreso. -Le conoscevi?
Kristen scosse la testa. -No, no. Ma ieri, quando ho visto il cadavere del signor Scott, ero sicura di averlo già visto da qualche parte. Così ci ho riflettuto a lungo e prima sono riuscita a ricordare.
La detective annuì, esortandola a continuare.
-L'avevo già visto in una vecchia foto che ho a casa, quella dell'inaugurazione dell'impresa di mio padre in Danimarca, risalente a circa dieci anni fa. Io... penso fosse un suo collega.- concluse stringendosi le mani. -In quella foto ci siamo io e i miei genitori, oltre ai colleghi di lavoro di papà.
-Ok, e riguardo la prima vittima?- domandò Rick ricordando che aveva parlato al plurale.
-Ecco... non ne sono sicura, sono passati circa dieci anni e quindi è cambiata parecchio, ma io penso ci fosse anche lei in quella foto.
Castle e Beckett rimasero a bocca aperta. -Quindi si conoscevano...
La ragazza danese annuì. -Penso proprio di sì.- poi si alzò sorridendo. -Spero di esservi stata utile, ora è meglio se torno da Lars, se si svegliasse senza trovarmi andrebbe in panico. Salutatemi Alexis.
-Grazie mille Kristen, sei stata di grande aiuto.- rispose lo scrittore accompagnandola alla porta.
-Kristen,- la voce della detective la fece voltare. -di cosa si occupava l'impresa di tuo padre?
-Oggetti per la cucina.- rispose sicura.
-Credi che qualcun altro su quest'isola lavorasse con tuo padre?
La ragazza rifletté per qualche secondo. -Non penso, mi sembra di non aver mai visto nessuno di loro... Ma sono passati tanti anni, potrei sbagliarmi.

-Pensate sia una coincidenza?- Alexis era seduta a gambe incrociate sopra il tavolino del salotto, mordicchiando una penna con i denti e leggendo gli appunti del caso. Kate, che le aveva appena riferito ciò che avevano scoperto da Kristen, era seduta davanti a lei sul divano. Castle era in piedi davanti alla grande vetrata e fissava il mare.
Il cielo, fuori, era coperto da enormi nubi nere; il mare era grigio, agitato, e sbatteva con forza sugli scogli. Il vento faceva tremare gli alberi e la pioggia cadeva leggera.
-Insomma, pensate che sia una coincidenza che due ex colleghi si siano ritrovati sulla stessa isola e che siano stati ammazzati? E che anche la figlia del loro vecchio capo sia sulla stessa isola?- chiese ancora la figlia dello scrittore.
-No.- rispose la detective scuotendo la testa. -Penso che questo sia il filo che unisce le due vittime, il legame che stavamo cercando. Da questo potremo ricavare un movente.
La ragazza annuì. -C'è qualcun altro legato a loro?
-Secondo Kristen no.
-Quindi nessun altro dovrebbe essere più in pericolo... A parte lei, giusto?- domandò preoccupata.
Beckett rimase un attimo sorpresa. Non aveva nemmeno pensato che la bella ragazza danese potesse correre qualche rischio. -Sì, ma spero non le accada nulla.
Alexis annuì. -Dove avete portato i cadaveri?- domandò vedendo le foto tra i fogli della detective.
-Lo sceriffo ha trovato una stanza da usare come obitorio, li sorveglia lui.- spiegò Kate.
-Il padre di Kristen aveva un'impresa che si occupava di oggetti per la cucina, e le due vittime sono state uccise con un coltello...- notò la ragazza dai capelli rossi.
-Sì, pensiamo sia un messaggio o qualcosa del genere.
-Quindi... adesso che l'assassino ha lasciato l'arma del delitto sulla scena del crimine e non può più usarla dovrebbe aver finito, giusto? Perchè altrimenti dovrebbe utilizzarne uno di diverso...
Lo scrittore, a quelle parole, si voltò di scatto. -Al, tesoro, cosa intendi?
-Che senza coltello non può più uccidere, a meno che non ne rubi un altro o cambi arma, ma non avrebbe lo stesso significato...- spiegò sua figlia alzando le spalle.
Castle guardò allarmato la sua musa.
-Merda!- Beckett imprecò tra i denti alzandosi e prendendo la giacca.
-Ehi, che succede?- chiese confusa Alexis vedendo la detective dirigersi verso la porta seguita da suo padre.
-Al, chiudi la porta a chiave e sveglia tua nonna. Torneremo il prima possibile.
-Papà, dove state andando? Cos'avete capito?- la ragazza si alzò in piedi allargando le braccia in cerca di spiegazioni, ma Rick e Kate stavano già correndo fuori, chiudendo la porta alle loro spalle.

Beckett correva veloce sotto la pioggia, il cappuccio della sua felpa verde in testa, la pioggia che le bagnava le gambe lasciate scoperte dai jeans corti. Castle la seguiva coprendosi la testa con le braccia.
Arrivati davanti ad una grande porta grigia di ferro si fermarono. La detective si voltò, cercando lo sguardo del suo partner, ma lo scrittore avanzò senza guardarla ed aprì la porta, guardandosi intorno. Kate fece scattare l'interruttore della stanza, accendendo la luce.
Sembrava tutto a posto.
-Castle, non abbiamo neppure un'arma per difenderci.
L'uomo annuì, se ne era appena reso conto anche lui.
Beckett continuò a camminare in avanti, la stanza che avevano deciso di usare come obitorio era in assoluto silenzio.
-Sceriffo Mills?- chiamò facendo dei lenti passi in avanti. -Sceriffo Mills?- Rick era al suo fianco. -Sceriffo, è tutto...
-Beckett!- lo scrittore la interruppe afferrandole il braccio. La sua musa, spaventata, si girò verso di lui.
-Che succede?
L'uomo non rispose, si limitò ad indicare un punto sul pavimento davanti a sè. La detective lo seguì con lo sguardo.
-E' sangue!- sussurrò vedendo le macchie rosse. -Pensi che...
-Non lo so.- rispose Castle a bassa voce. Poi prese un profondo respiro e afferrò la lampada che stava sopra la scrivania. -Scopriamolo.
Kate e Rick girarono l'angolo attenti.
Davanti a loro, su due grandi tavoli, erano distesi i corpi delle due vittime, coperti da un lenzuolo bianco.
Andrew Mills era a terra, vicino ai due tavoli, con la testa sanguinante.
Beckett gli si avvicino velocemente, posizionandogli due dita sul collo, cercando di sentire il battito cardiaco. -E' morto...- sussurro dopo alcuni secondi con voce tremante.
Castle camminò a grandi passi raggiungendo il cadavere di Scott e tirò giù il lenzuolo.
Una grande ferita sporca di sangue si apriva sul petto dell'uomo, vicino al cuore.
Lo scrittore sbattè con rabbia il pugno sul tavolo.
Il coltello era sparito.
-Avremmo dovuto capirlo prima...
La detective si alzò in piedi, esaminando la stanza. -Non capisco perchè abbia lasciato l'arma sulla scena del delitto e poi sia tornato a riprenderla.
-Forse è stato costretto dall'arrivo dello spagnolo.- azzardò il suo partner. -O forse vuole depistarci facendoci pensare che i Wright, spaventati dopo il nostro incontro, siano venuti a prendersi il coltello, ma non ha molto senso...
La donna annuì. -Pensi che Kristen o qualcun altro sia in pericolo?
-Temo di sì.
-Ok...- Beckett si passò una mano tra i capelli riflettendo. -Chiamiamo tutti e andiamo nel salone d'ingresso, lì potremo controllare meglio la situazione. Voglio parlare con tutti senza il rischio di ritrovarmi un altro morto.
-Va bene.- Castle tornò alla porta d'ingresso. -Io vado da mia figlia e mia madre, poi ti raggiungo.
-Ok!- Kate iniziò a correre sotto la pioggia. -Io raduno tutti gli altri intanto!



Angolo dell'autrice:
Chiedo scusa per questo "capitolo di passaggio", un po' più corto degli altri, ma necessario per iniziare a spiegare alcune cose. Prometto che dal prossimo le cose si faranno più interessanti!
Intanto il "Beckett&Castle team" ha scoperto alcune cose interessanti e ha trovato un altro cadavere (che bella vacanza!).
Grazie mille per tutte le recensioni, mi rendono davvero felicissima!
Spero di riuscire a pubblicare il prossimo capito al più presto :)
Un bacio, alla prossima!
Sofy_m

  
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