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Autore: Anle    10/02/2007    0 recensioni
introduzione Lsr

Una Demone, Una Mezz'elfo e Un Umano uniti da un'antica profezia.

Un ironico Spirito, un imbranato Medico e un Demone puntiglioso i loro accompagnatori.

Le Forze del Male sembrano essersi risvegliate e sono più che mai in agguato.

Basta così? Eh, no.

Un ciondolo misterioso sembra essere agognato da tutti.

Questo, di certo, complicherà le cose...


[Storia sospesa]
Genere: Avventura, Fantasy, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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prologo

       

Prologo

 

“Ombra nella notte”

 

 

 

"Chissà, forse un giorno avrà tutto fine.

Ma fino ad allora, la storia seguirà il suo indelebile corso nelle chiare pagine della vita.

Così fragile e immutevole, così unica e semplice.

Si attende. Si spera. E così si dà inizio a ciò che, ormai, è già segnato nel tempo"

 

 

Una figura indistinta si muoveva sicura tra le ripide e ciottolose vie di un piccolo villaggio, le cui strade orlavano porte e case, diverse abbandonate da tempo.
Non una luce illuminava il suo cammino. Solo quella ambrata della Luna, dall’alto, colorava fatua il nero prominente.
I suoi occhi sconfiggevano l’oscurità facilmente, penetrando l’inconsistenza cromatica, con un solo batter di ciglia.
Sicura seguiva il suo istinto, indomita la sua valenza.
Mancava poco ormai. Nulla sarebbe andato storto. Lo sapeva.
Doveva andare bene.
Scacciò dalla sua mente quell’assurdo pensiero. Lei vinceva sempre. Sempre.
Il suo passo deciso rallentò lateralmente, sulla facciata frontale di una casa, consumata dal tempo maligno. Il tetto, sgretolato dalla forza della pioggia e del vento, cedeva all’incombete età avanzata.
Le fondamenta sembravano essere state sradicate con forza, quasi la terra si ribellasse alla sua occupazione indesiderata.
Il monotono suono audace dei suoi stivali sul terreno venne interrotto dal fogliame, accumulatosi sulla soglia della pesante porta massiccia d’ebano, in gran parte occupata da legno marcio e tarlato, chiusa da un catenaccio.
Fece una smorfia di disgusto. Scostò la porta con un calcio fermo. Questa si aprì cigolando sommessamente, spezzando di netto ciò che la chiudeva. Ma la caduta di molti pezzi e schegge dalla porta, che si staccarono, provocarono un fracasso rovinoso.
Lei lanciò un’imprecazione a denti stretti. Si guardò intorno con circospezione.
Niente.
Sulle sue labbra si disegnò un sorriso compiaciuto. Le strade erano vuote, occupate dalle inconsistenti persone, che ora dormivano nelle loro accoglienti case, ignare.
Entrò nell’abitazione e richiuse piano ciò che ne restava dell’ entrata, che protestò con uno stridente “crick”.
Lasciò stare la porta e perlustrò l’interno con famelica velocità. Il suo dono le dava una chiara visuale di ciò che aveva davanti: sedie rovesciate, alcuni vasi, una branda di paglia deteriorata e alcuni bauli.
Si lanciò su quest’ultimi, ignorando il resto. Tutti e tre, addossati uno accanto all’altro, erano di vimini, intrecciati abilmente da mani esperte. All’apparenza tutti e tre comuni bauli. Ma lei sapeva che non era così.
I primi due erano semplici casse, piuttosto degradate. L’ultima, invece, era integra, come se fosse stata lavorata il giorno stesso. Chiaro segno del fatto che non era solo un semplice baule. Una runa, poi, tracciata rozzamente, era stata nascosta abilmente dai bianchi e sottili giunchi. Pochi sapevano riconoscere quella scrittura, ormai abbandonata da tempo, il che era una fortuna. Doveva stare attenta, ma sapeva come procedere in questi casi.
Chiuse gli occhi e si concentrò. Ora la sua mente spaziava i confini della magia illimitata. Saggiò la potenza di quest’ultima e l’impose sulle sue mani. Sui suoi palmi apparvero piccole fiamme grigie ed argentee.
Improvvisamente spalancò gli occhi, densi di potere. Bastò dire una parola e queste schizzarono via dalle sue mani, dirette verso il baule. In pochi istanti, lo avvolsero di una debole luce plumbea. La cassa tremò, prima lentamente poi sempre più forte. Infine, ci fu una vigorosa vibrazione e il fenomeno cessò. L’aura intorno ad esso svanì, risucchiata dal nulla. Lei rivolse uno sguardo soddisfatto al baule.
Stava per afferrare la cassa, quando da essa ne uscì un denso fumo verde brillante che l’investi appieno, avviluppandola. Le accecò la vista, rendendola miope. Lei cercò di liberarsene, ma invano. Si sentiva come soffocata dall’opprimente forza di quella nebbia, intrisa di potere. Pochi secondi dopo, questa svanì, velocemente quanto era comparsa. In poco tempo le ritornò la vista e tutto tornò come prima: lei con la cassa davanti.
“Dannazione”, disse ancora scossa. Era stata troppo avventata. Sperò che quell’imprudenza non le sarebbe costata cara. Poi si riavvicinò al baule e lo aprì con facilità.
Scrutò dentro e venne colta da una zaffata di odore pungente, ma non ci fece caso. Vide poi qualcosa che luccicava sul fondo. Cercò di afferrarla, ma un bruciore le colpì, come una morsa, la mano. La ritrasse subito, confusa. Nuovamente, osservò l’interno del baule e notò che il bagliore le era piuttosto familiare. “Argento”, pensò stizzita. La magia, impressa dentro al materiale, aveva fatto da isolante e inizialmente non aveva percepito né l’odore né la forza distruttiva del metallo.
Imprecando, posò il baule. Aveva l’impulso di andarsene ed abbandonare il compito assegnatale. Sapeva, però, che, se l’avesse fatto, ci sarebbero state delle conseguenze. Rovistò tutta la stanza in cerca di qualcosa che le permettesse di afferrare l’oggetto da recuperare.
Dentro un vaso trovò un panno di lino bianco, un po’ sporco di terra. Non era un granché, ma sarebbe bastato ad attutire la fredda potenza dell’argento. Riprese in mano la cassa e, con il pezzo di stoffa, afferrò l’oggetto al suo interno.
Quando lo tirò fuori, lo scrutò attentamente da una certa distanza. Una piccola sfera bianca, circondata da un ghirigoro d’argento, sfumava in mille riflessi arcobaleno sotto la luce della luna, che trapelava dagli anfratti delle assi sconnesse. Una catenella, anch’essa d’argento, lavorata finemente, era fissata al piccolo ciondolo, tramite la saldatura del metallo.
Bello, ma letale per lei. Sentiva il potere che emanava, come una luce abbagliante. Se lo mise nella tasca della pesante giacca, con noncuranza ed uscì rapidamente dall’abitazione.
La sua missione era conclusa.
E in un attimo, svanì, divenendo un'ombra tra le tante.

 

 

 

 

 

 

Note dell’autrice:

 

Questo è il prologo della mia storia. Spero vi piaccia. ^^

                                                  

  
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