Fiducia infranta
Lo
affisso.
La satanità tanto libidina nelle tramedue anime
da inzeppare manta eremofobia. Astringo le labbra, brigo palpito,
diteggio l’aria, appetisco a tututto pur di ingollare allo
stramburamento del valletto.
Lo osservo.
Vorrei lepparne le
confidenza, ma lui scora alla mia presenza.
Mi avvicino, e lui è
lavorato come l’acque infernali.
Lo vedo scrollarsi
interiormente, calcolare una fuga, trepidare.
Ne sorrido.
La
mia essenza si scombussola, gli occhi soi socchiudono, accenno con il
volto ad ogni sua reazione, poggio un dito sulla sua pudenda in
fallocampsi e libero la versiera.