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Autore: furetchen90    27/07/2012    0 recensioni
Leggetela e godete.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Tre sensi per Alba

Notturnità, oblivione, scotofilia. Dopo nove anni di cattivaggio, segregata nella biblioteca di Palazzo Franco, ormai si è assettata all’atmosfera nerolanguida.
Il laboratorio umoroso? Sempre più madefatto ad ogni anno stanco.
I topolini occasionali, fuoriusciti dalle loro segrete? Sempre meno gustosi e deprecabili.
I messali e pergameni biblomaniacalmente ? Ormai insipidi.
I più avrebbero loscato e prorotto da quella stia orrisiona.
Non lei, però. Non Alba. Fisiastra di se stessa, esitava la giunta del suo fabbrocatore, a lei incelebrato. Ignoto, ma immaginato.
Immaginato come lo stereotipato dottore di cui aveva letto nei tantissimi romanzi: una lunga veste bianca, occhiali e capelli chiazzati, scombussolati come lo studio. Immaginava, sperava, ma non crebbe nella solitudine. Stava attendendo. Pose il suo libro, un giorno in particolare, raggiunse con le braccia la maniglia d’onice, la spinse per aprire la porta e la luce solare la assorbì tutta, e questa rapidamente richiuse la porta, per poi, dopo aver studiato il ritratto della porta, aprirla nuovamente e vedersi il proprio mondo cupo illuminato da quell’altro mondo, in cui regnavano la vita, l’erba rigogliosa e illuminata dal sole. Rinchiuse la porta, vi ci poggiò la schiena e rimase attonita.

II
Come una cagnetta, lo attendeva fedele. Come una gattina, si accucciava pacificamente, ignorando se tornasse o meno. I soli rumori provenivano da fuori. Cercava di ignorare il cinguettio degli uccelli, la brezza, e di notte fingeva di non sentire gli ululati dei lupi. Voleva mantenere le orecchie pure. Voleva percepire i passi di colui che desiderava e i suoi incoerenti bisbigli, oltre la porta.
III
Il laboratorio umido, un tocco di muffa sulle papille gustative. L’aria varia di sapore – verde e fresca, bluastra e nuvolosa, rosso guerresco, una sfumatura di rame e discordia. Nella cava, tra il freddo familiare coglie un vermiciattolo dall’interno del suo volto, quell’orribile creaturina infilatasi nella sua ferita aperta.
Aveva il mondo sulla punta della lingua, e ancora non sapeva quale fosse il suo sapore o come assaporarlo.

  
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