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Autore: medea nc    27/07/2012    1 recensioni
“È il mio corpo che reagisce alla tua presenza, non farne una questione personale, sei come l’allergia, quando ti avvicini mi viene il prurito alle mani!”
“Anche a me viene il prurito alle mani … senti il mio stesso bisogno?” gli chiese parecchio stizzita adesso.
“Quello di menarti? Di mettere a tacere la tua boccaccia, ti farti collassare per un tempo indefinito? Sì, cazzo!”
Storia ispirata a "I miei giorni migliori"
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Incomprensioni
 
“Mm … non mi convincete!” sbottò all’improvviso Ethan mentre la lezione di fisica procedeva come al solito.
“Di che parli?” chiese quasi svogliatamente Marc intanto che seguiva.
“Tu e la Patsteel …”
In qualche modo il nome della ragazza lo catturò girandosi verso l’amico.
“Cioè?” domandò più curioso.
“Quel patto che avete fatto pur di non finire da Dying … Per me non ce la farete!” sogghignò maligno.
“Ma dai! Non è mica così difficile evitarci, infondo non ci siamo mai rivolti la parola se non per offenderci, basterà non lasciarsi coinvolgere dal desiderio di volerci scannare.”
“Cosa da poco, specie per voi due!”
“Beh … puoi metterla così, sono già due giorni che regna indifferenza in questa scuola.”
“Ed anche un po’ di pace!” sentenziò Ethan sarcastico, quasi rimpiangendo quegli allegri momenti di passionale odio.
Alla quinta ora, la prof. di latino consegnò le versioni svolte la settimana prima.
Irene guardò il suo voto, 9 … non male, davvero non male!
Ma dal fondo dell’aula si sentì un grido euforico di meraviglia.
“9 + wow!” era il risultato finale della versione di Marc Footer.
Inevitabilmente i loro sguardi s’incrociarono, forse quasi apposta contando che Marc aveva alzato la voce per farsi sentire dalla Patsteel, perché anche se c’era di mezzo il patto di non curanza, il desiderio di sapere se lei avesse preso di più, o meglio ancora indispettirla con un giudizio più alto, era ancora troppo allettante come idea.
Irene socchiuse gli occhi con palese cattiveria e quello capì che anche questa volta, dopo le gare di matematica, aveva preso più di lei.
Fece passare apposta pochi secondi di silenzio tra di loro, aveva bisogno di pensare.
Lasciar cadere la cosa e continuare ad ignorarci pur di non finire nelle mani maledette di Dying, oppure passare l’anno con il prof. e godersi la soddisfazione di mettersi ancora una volta sopra l’odiosa Patsteel?

Ok, mettiamoci sopra!!!
“Che c’è, spocchiosetta presuntuosa? Non mi dire che ti ho superato di nuovo?” gridò in mezzo all’aula facendo girare tutti mentre le sue braccia lunghe si allargavano quasi in segno di onorata vittoria. Irene ridusse ancora di più lo sguardo su di lui, voleva umiliarlo, a modo suo, ma … non gli rispose, per la prima volta non rispose alle sue provocazioni.
C’era un accordo in corso, lui non avrebbe mai dovuto rivolgerle quei toni. Lei avrebbe dovuto comunque mantenere il distacco.
Dei due, Marc Footer era venuto miserevolmente meno al patto.
Se fosse stato solo per quello, anche Irene lo avrebbe infranto in quello stesso momento, ma c’era ancora la questione Dying.
Squadrò la prof. di latino, gli insegnanti erano stati avvertiti dalla preside che al primo accenno avrebbero dovuto mandarli nel suo ufficio e poi diritti da Dying.
Lei e la prof. si ispezionarono con circospezione ed entrambe parevano stare sulla stessa linea di idee.
Rispondi Irene e sai già la fine che farai!
Abbassò gli occhi a rimirare il pavimento, poi ritornò su Footer.
Idiota!pensò.
Ma non disse una parola, consegnò il compito alla prof. e con una calma olimpica, proprio allo scoccare della campanella, uscì dall’aula dignitosamente.
 
Non si sentiva la donna più felice del mondo, aveva preso meno di Marc in latino, praticamente una delle sue materie forti. Menomale che non era stata letteratura inglese!
Ad ogni modo c’era poco da stare felici, non era soltanto una questione di voti, c’era il problema che quel deficiente non era nemmeno in grado di mantenere un minimo di contegno davanti ai professori.
Va beh che non ci si poteva aspettare che tenesse fede al loro accordo, ma almeno non provocarla così davanti a tutti sapendo di Dying.
All’improvviso se lo ritrovò alle spalle mentre se ne stava seduta ai piedi di una colonna.
Poteva ricordare il suo profumo, poteva anche ricordarsi la sua camminata e di certo … la sua ombra che adesso si stagliava dietro di sé.
“Ok, ho esagerato prima!”
“Davvero?” finse di chiedergli.
“Non dovevo lasciarmi andare a quel commento.”
“Gli insegnanti sanno che alla prossima cavolata ci spediranno da Dying.”
“Non accadrà più, prima … è stato più … forte di me!”
Quella si alzò di scatto e lo fronteggiò.
“Capisco benissimo, ma cerca di controllarti o finiremo tutti e due da Dying e sarà solo colpa tua!”
“Calmina! Ho detto che ho sbagliato, non accadrà più!”
Irene lo analizzò ancora con poca convinzione.
“Non credere che prima non ti abbia risposto per paura.”
“Mai pensato!” si affettò a rassicurarla il ragazzo.
“E immagino che avrai festeggiato parecchio con quegli altri deficienti dei tuoi compari per il mio … innaturale silenzio?!”
“ Beh, solo un po’ ma senza esagerare, puoi credermi!”
“Bene, tanto non mi troverai così clemente come oggi. Fallo di nuovo e darò a te tutta la colpa con Dying e te la farò scontare cara!”
“No, non sia mai!”
“A mai più rivederci, allora!”
“A mai più rivedere te, Patsteel!”

Una settimana dopo
 
Per quanto cercasse anche lei di mantenersi fuori dalla vita di Footer, doveva ammettere che non era una cosa così facile come aveva invece creduto.
Si erano talmente occupati della vita l’uno dell’altra, nel senso più spregiativo del termine ovviamente, che uscirne totalmente fuori non era così semplice.
Inoltre il loro odio era dettato soprattutto dalla competizione sui voti scolastici, e per quanto cercasse di superare sempre quelli di Footer, il dannato era bravo, accidenti se lo era.
 
“È troppo noiosa questa vita senza rompere alla Patsteel, vero?”
“Già! … devo proprio confermarlo!” rispose ad Ethan e George nei dormitori, dopo gli allenamenti di tennis.
Entrambi emisero risolini ironici mentre Marc li guardava di sbieco.
“È inutile che pensate male, mi annoio perché non ho più nessuno con il quale scaricare la tensione, la Patsteel era un buon antidoto allo stress. Adesso mi tocca sfottere le matricole del primo anno per passare un po’ di tempo senza rompermi i coglioni!”
“Questo è vero, quella smorfiosa era insopportabile, ma dopo che la prendervi in giro eri sempre bello pimpante e allegro, adesso è come se ti fossi rammollito!” disse Ethan.
“Ma perché hai smesso di farlo?” gli domandò quasi seccato George, come se fosse cosa buone e giusta che l’amico tormentasse la ragazza.
“… Mm … abbiamo fatto un patto. Io non offendo lei e lei non offende me, così eviteremo di finire nei sotterranei, o peggio ancora da Dying.”
“Ah, non me lo avevi mica detto? … Beh, ti tocca trovare qualche altra valvola di sfogo!” ci scherzò sopra il ragazzo.
Marc se ne rimase sul materasso, sdraiato con le braccia sotto la testa e gli occhi persi verso il soffitto colorato.
Mm… già! cercarmi un’altra valvola di sfogo!
Che noia!
Nemmeno scopare con Barbie mi rilassa come litigare con il mostriciattolo!

Se il patto si dovesse rompere, anche se finissimo nei sotterranei, o … da Dying … a me non me ne importerebbe nulla!


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