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Autore: HellGhost    27/07/2012    1 recensioni
Lei parla.
Quando è circondata dalla gente, quando è in compagnia, lei tace.
Si appoggia alla scrivania, fissa il muro. Oppure ti sorride. Ma tace.
In questi momenti, però, non può fare a meno di parlare.
Ha troppe cose da dire.
Genere: Angst, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La guardi, perché è l'unica cosa che puoi fare.

 

Non posso. Mi sento sporco. Addio.”

Apri gli occhi.

Ti svegli di soprassalto, così. Senza alcun motivo apparente.

Non sai perché, ma sei abbastanza stanco da decidere che non ti interessa.

Non è del tutto una disgrazia, esserti svegliato.

Eri vittima di un incubo terribile.

Quello non è il mio vomito.. è suo. Ormai è dentro di me. Niente dentro me è più di mia proprietà. Nemmeno la vita.”

Hai sognato un uomo che sembra essere uscito da un libro di Zafòn.

Era uno schiavo, non sai nemmeno di chi o perché, sai solo che era riuscito a scappare.

E che adesso aveva deciso di infestare i tuoi sogni.

Ti rigiri nel letto, cercando di ricordare come finiva il sogno.

Lui.. lui cercava di suicidarsi. Sì, perché non poteva più vivere con il ricordo del suo passato.

Un brivido ti passa lungo la schiena, mentre ti metti a sedere.

Hai un leggero senso di nausea, ma non credi che sia stato quello a svegliarti.

Fai passare lo sguardo per tutta la stanza, per accertarti che non sia stato il fantasma di quell'uomo a svegliarti.

Finito di ispezionare la stanza, appoggi i piedi scalzi sul gelido pavimento non così lucido e ti dirigi in bagno.

Ti ricordi che la tua ragazza sta ancora dormendo, perciò cerchi di non fare chiasso.

Apri la porta facendo molto attenzione a non fare alcun rumore, ma accendi lo stesso la luce.

Non si sa mai. Ci potrebbe essere uno zombie nel bidet.

Guardi l'orologio. Le cinque di mattina. Grugnisci, leggermente irritato.

Senti un singhiozzo, anche se potrebbe sembrare un guaito.

Lasci sul bordo del lavandino il dentifricio che avevi in mano e ti dirigi in salotto.

Seduta sul divano letto c'è una ragazza dai capelli in disordine, con un libro dalla copertina azzurrina affianco, e molti fazzoletti attorno.

Sabrina.

Ora ti è chiaro.

Esserti svegliato così improvvisamente, il vuoto che sentivi nel letto.

Il fatto di non avere lividi sulle gambe, procurati dai suoi 'involontari' calci notturni.

E' rimasta sveglia tutta la notte a piangere.

Hey” sussurri.

Lei non si gira nemmeno.

Le prime volte che l'hai trovata così, cercava di ricomporsi, fingeva di stare bene.

Ora non ci prova nemmeno più.

Perché sono successe troppe cose, il dolore si è accumulato, e ormai nasconderlo è impossibile.

Ti avvicini, scosti alcuni fazzoletti e ti siedi accanto a lei.

Con una mano cerchi di farle stendere le gambe.

Sai che è stata così tutta la notte, perciò le faranno molto male.

Le tiri sul viso, forse con mano un po' troppo forte, e le asciughi le lacrime con un fazzoletto trovato lì vicino.

La vedi sorridere, per quanto possibile, dato che sta ancora piangendo.

Cerchi di sorridere anche tu, per rassicurarla.

Poi ti alzi, e la lasci lì, immobile.

Vai in ingresso, prendi il cellulare, e mandi velocemente un messaggio.

E' per Chiara.

'Crisi'.

Per un attimo pensi che potrebbe fraintendere, poi ti ricordi che sono anni che andate avanti così.

E in questi ultimi tempi succede così spesso che non hai più bisogno di spiegarle niente.

Prepari il the.

Non importa se fa caldo, non importa se le fa schifo.

Ha bisogno di calore.

Torni di la, e la abbracci.

E' rimasta nella stessa identica posizione di prima.

Le chiedi cosa è successo.

Lei parla.

Quando è circondata dalla gente, quando è in compagnia, lei tace.

Si appoggia alla scrivania, fissa il muro. Oppure ti sorride. Ma tace.

In questi momenti, però, non può fare a meno di parlare.

Ha troppe cose da dire.

Cose che sua madre non aveva voglia di ascoltare, cose che gli amici non capirebbero.

Cose che forse nemmeno lei capisce, ma deve riuscirci, per non impazzire.

Lei è ancora appoggiata al tuo petto, con la fronte sudata posizionata proprio sul tuo cuore.

Sua madre ha telefonato ieri sera. Le ha raccontato di come sua sorella stia male, di come tuo fratello si stia per sposare, di quanto è orgogliosa di loro due. Loro.

La madre lo ha specificato, come sempre.

Poi, dopo la telefonata, ha iniziato a pensare.

All'elettricista, sopratutto.

Io.. lo so che mi ha trattato male, so che è stato cattivo. Però il figlio non ha fatto niente, e gli avevo promesso che saremmo usciti fuori con il cane e.. e mi dispiace, perché non ho mantenuto la promessa, e non è colpa sua. E io l'ho deluso.”

Il respiro si fa più veloce, e lei scoppia di nuovo a piangere.

La abbracci, la abbracci forte, senza paura di farle male.

Perché hai paura. La senti così fragile, ora.

Quando sta male, quando ha le suddette 'crisi', si apre con te.

Ti parla, si sfoga, ti racconta ciò che pensa. A volte litigate anche.

Ed è così che deve essere. Lei deve parlare. Non può stare zitta. Non più.

Per questo al stringi forte. Perché vuoi tenerti accanto la quella Sabrina.

Quella che ti racconta come mai sta male, invece di sorriderti e basta.

Non vuoi lasciarla andare via, ma pian piano svanisce.

E' normale, ti dici.

Perché ha troppo dolore dentro.

Se lasciasse andare quella Sabrina, non riuscirebbe a sopportarlo.

E allora finge. Finge che vada tutto bene.

E tu lo accetti, perché è così.

La rassicuri, la baci, le ripeti che va tutto bene, la lasci piangere sul tuo petto ancora un po'

Poi, quando si è calmata, quando quella Sabrina è svanita, puoi parlarle.

Puoi ripeterle quanto la ami, quanto è importante per te.

Perché, anche se sembra non ascoltare, anche se sembra solo un guscio vuoto, anche se sembra essere solo un ologramma, lei è lì.

E ha bisogno di essere rassicurata.

Hai paura di sapere cosa farebbe se non le ripetessi che la ami.

Ha bisogno di sentirsi amata.

E non è un capriccio, è che se nella vita ti mancava qualcosa, è ovvio che dopo fai del tutto per averne.

E se lei da piccola non aveva l'affetto dei genitori, ora ha bisogno del tuo affetto.

Costantemente.

Continui a parlarle, perché sai che lei ti ascolta.

Potresti anche parlare di qualcosa che ti sei immaginato sul momento, come un animale o un personaggio, e lei ti ascolterebbe, farebbe delle piccole interruzioni ogni tanto per aggiungere particolare, e sopratutto, sorriderebbe.

Questa. Questa è la vera Sabrina.

La Sabrina che ami, la tua preferita.

Quella che appare poche volte, ma ti basta il suo ricordo per farti andare avanti.

La fantasiosa, ingenua, tenera, sorridente ragazza che al mare se ne sta in un angolino a leggere.

E' lei che ti dà la forza di continuare a lottare, di continuare a cercare di farla uscire.

E tu ci provi, e spesso ci riesci, e questo ti rende l'uomo più felice del mondo.

Ti stendi sul divano, mentre lei ti parla dell'ultima cosa che ha scritto.

Sei calmo, rilassato.

Poi qualcosa va storto.

Lei cambia tono di voce.

Sai, dicono che sono asociale. Che non so godermi la vita. Ed è vero, ma è anche sensato. Non posso abbassare la guardia, non posso rilassarmi.. perché quanto credo che vada tutto bene, quando mi affeziono troppo a una persona, quanto non posso fare a meno di qualcosa. Questo qualcosa se ne va. E perciò devo stare attenta.”

La guardi.

Ti chiedi come faccia una ragazzina dall'apparenza tanto fragile a tenere dentro tutto quel dolore.

Non sai cosa risponderle, perché in fondo ha ragione.

Ma, per fortuna, Chiara suona alla porta e tu vai ad aprire.

Ha fazzoletti, gelato, dolci e il dvd Harry Potter e il calice di Fuoco.

Ti saluta, e va spedita in salotto da Sabrina.

Tu la segui e ti sporgi dal bordo dalla porta.

La guardi.

Sembra una ragazza così normale.

Sarebbe una ragazza così normale..

E allora perché deve soffrire così tanto?

Sposti lo sguardo altrove.

Ti chiedi per quanto tempo riuscirà ad andare avanti.

Non lo sai. Non lo puoi sapere.

Speri solo che riusciate a farcela.

Sei certo che lei capisca bene l'uomo del tuo sogno.

Perché ormai la sua vita non è più in mano sua.

La sua vita è in mano al dolore.

 

Fine.

  
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