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Autore: SkyScraperI3    27/07/2012    8 recensioni
Chissà, magari ora con la tua nuova ragazza sotto al caldo sole dei Tropici tu starai meglio.
Com'è che mi hai detto? “Devo staccare la spina”. Sì, staccare la spina non significa portarti via il mio cuore, sai?
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Due settimane dopo sono sul palco e ballo per lui. Metto tutta me stessa in questa esibizione, e lo sento sul palco accanto a me.
Perchè lui sarà sempre accanto a me: sul palco e nella vita.
E lo ricorderò sempre come l'uomo più gentile, premuroso e responsabile del mondo.
Quando finisce il mio numero, un applauso invade la platea e io sorrido, perchè se tu ci fossi, Zayn, applaudiresti più degli altri e il tuo battito di mani mi arriverebbe dritto al cuore.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Entro in camera e mi richiudo la porta alle spalle. Fuori, il mondo va avanti.
Fuori, piove, sai? Piove così tanto che il rumore delle gocce sull'asfalto riempie tutta la stanza; piove così tanto che, lì fuori, la gente quasi viene colpita con violenza dalle gocce.
L'asfalto è bagnato, e mentre sento il rumore di pneumatici che sgommano veloci, prego con tutto il cuore che chiunque sia alla guida abbia un minimo di prudenza.
La stanza è spoglia da quando non ci sei più, sai?
Chissà, magari ora con la tua nuova ragazza sotto al caldo sole dei Tropici tu starai meglio.
Com'è che mi hai detto? “Devo staccare la spina”. Sì, staccare la spina non significa portarti via il mio cuore, sai?

 

“Come sarebbe a dire che parti per i Tropici? Mi prendi in giro!?”
“No ho bisogno di andare via”
“Cazzo dici?” sospirasti e poi mi guardasti negli occhi
“Ho bisogno di staccare” lo lessi nei tuoi occhi che qualcosa non andava. Perché se per qualcuno i tuoi occhi erano impenetrabili, per me erano un libro aperto.
Riconoscevo quando qualcosa non andava, quando stavi bene, quando eri sul punto di scoppiare a piangere o a ridere.
Ero a conoscenza di quando avevi quel pizzico di felicità negli occhi, l'eccitazione che prendeva il sopravvento su di te quando stavamo per salire sul palco.
“Zayn, non dire cazzate, fra due giorni c'è lo spettacolo di apertura” replicai con tono calmo, tu mi guardasti ancora una volta e vidi un velo di indifferenza e freddezza calare sul tuo sguardo. Quello significava che eri stanco di esser letto da me, significava che non avevi più intenzione di farmi capire i tuoi sentimenti. Ti guardai con una punta di supplica e tu distogliesti gli occhi dai miei.
“Non mi interessa, Sveva, ho bisogno di nuova aria”.
“Zayn, porca troia! Non ora, okay? Aspetti che abbiamo finito, non puoi mandare all'aria due anni di prove! Era il nostro sogno!” la voce si spezzò quel tanto per rivelare l'arrivo delle lacrime. Non ci misero molto a fare la loro entrata in scena. Scendevano copiose lungo il mio volto e più cercavo di smettere più queste provavano a scendere numerose.
“Non piangere, ti prego”
“Zayn mi stai lasciando perchè hai bisogno di nuova aria!”
“Mi dispiace, non ce la faccio”
“Zayn, fallo per me, per noi” scuotesti la testa e afferrasti il borsone accanto alla porta “dimmi almeno se c'è un'altra”. Annuisti.
“Sì, infatti” amara, cruda e dolorosa verità. Avrei preferito mille volte che tu mi dicessi di no, che in realtà stavi scherzando, che non c'era nessun altro.
Quanto avrei voluto sentire che nel tuo cuore c'era soltanto spazio per me e la danza?
Dopo avermi lasciato un bacio sulla fronte e avermi sussurrato un “comunque non ti dimenticherò mai, Sveva” mi lasciasti.
A gola secca rimasi.
Mi accasciai per terra e lasciai che tutte le lacrime venissero fuori. Eri come il mio cuscinetto, lo sai? Capivi quando le lacrime erano prossime a salire. Magari dopo una giornata di prove o quando l'ennesimo paio di scarpe da punta s'erano rotte lasciando che il legno entrasse in contatto con le dita; oppure quando la caviglia iniziava a far così male da non lasciarmi fare un arabesque in punta decente. Tu c'eri. Mi abbracciavi, lasciavi che io poggiassi la testa sul tuo petto e mi cullavi, come una bambina.
Quando sentivo il calore che il tuo petto irradiava, le lacrime capivano che non era aria. Che lì c'eri tu e che il mio sfogo migliore eri tu.
Quando te ne andasti mi lasciasti senza difese e le lacrime capirono che era tempo di uscire.
Forse un'ora o due stetti là.
La mia testa diceva di alzarmi, cercare un sostituto, chiamare qualcuno e provare a sfogarmi. Il mio corpo continuava a stare seduto lì per terra.
Rimasi per non so quanto tempo, finché capii che tu te n'eri andato. Quando l'idea iniziò a farsi sempre più chiara nella mia testa, mi
convinsi di stare bene.
Non è vero, bugia. Stavo una merda.
Perchè tu non eri lì con me, eri ai Tropici con un cocktail in mano e una bionda al tuo fianco a farti un massaggio.
E io ero rimasta a Londra, con un cuore spezzato e una compagnia da abbandonare.

“Me ne vado anche io” esordii entrando nella sala prove. Louis, il capo, mi guardò spalancando gli occhi
“Non dire minchiate, Williams”
“Se non ho un partner per lo spettacolo non vedo il motivo di rimanere qui a ballare” una delle ragazze mi si fece vicina e mi strinse la mano, sciolsi rapida la presa
“La verità, Sveva, qual è?” chiusi gli occhi che iniziavano a minacciare l'uscita di altre lacrime
“La verità è che io non ce la faccio se lui non c'è, Lou” mormorai. Tutti si fecero improvvisamente seri. Lo stesso Niall, che rideva sempre,
riuscì a rimanere serio.
L'intera compagnia era a conoscenza dell'amore che legava me e Zayn e rimase stupita quando Zayn fece loro l'annuncio, lasciando me per ultima.
Le ipotesi erano tante: la tradisce? È gay? Vuole cambiare compagnia? Ha vinto al lotto?
Le risposte però scarseggiavano e nessuno era riuscito a trovarne una diversa da 'la tradisce'.
“Va bene, quando sarai pronta tornerai”
“Mi dispiace di abbandonare tutto a due giorni dalla prima” replicai a voce bassa, quasi a me stessa. Tutti si aprirono in un sorriso dolce e mormorarono parole di conforto. Fu la voce di Niall ad arrivarmi alta e chiara “non abbandoni la danza, Sve, solo la compagnia per un po'.” lo guardai negli occhi, quegli occhi così chiari e sinceri che il ragazzo si ritrovava ,e provai ad aprirmi in un sorriso debole
“Non ne sarei così sicura, Niall”. Lasciai tutti a bocca aperta.
Io, Sveva Williams, avrei lasciato l'unica cosa al mondo che mi rendeva felice? Cosa mi era saltato in mente? Avevo perso l'amore della mia vita.
Da quel giorno non ballai più. Riposi in un armadio tutto l'occorrente che mi serviva per ballare. Dai body, alle scarpe di mezza. Dalle calze alle scarpe in punta. Dalle forcine ai gonnellini. Dai costumi di scena alla pece. Tutto chiuso in una scatola.
Chissà, forse da vecchia, quando mio nipote avrebbe aperto il mio armadio trovandoci dentro la scatola mi avrebbe chiesto cosa c'era dentro e io gli avrei raccontato la storia della mia vita, di Zayn, di come la danza ci aveva uniti.
Gli avrei detto che mi innamorai del modo in cui riusciva a dominare il palco e di come avesse anche un'ottima voce.
Gli avrei narrato di quanto la sua risata riuscisse ad illuminare le mie giornate e il suo umore a ritirare su quello della compagnia in una giornata oscura. E poi gli avrei detto che, a causa del destino, lui se n'era andato e con lui anche il mio cuore.
Non so perchè decisi di abbandonare la danza ma probabilmente l'idea di salire su un palco senza Zayn mi uccideva e perciò preferii non continuare.


Ora, in un freddo pomeriggio di Dicembre, sono di nuovo qui da sola. Nell'ultimo mese, da quando te ne sei andato, sono stata a casa il meno possibile.
Ho recuperato gli esami all'università, ho trovato un nuovo lavoro per pagare l'affitto che prima dividevamo e comunque, cerco di entrare qui solo quando mi è necessario.
Sai, non riesco a cambiare casa. Tutti dicono che è perchè sono troppo legata ai ricordi, agli ultimi quattro anni insieme, io invece fingo che sia perchè gli affitti sono saliti alle stelle qui in Inghilterra.
Ma non devo fingere: qui c'è tutto ciò che mi ricorda di noi.
C'è il divano su cui facevamo l'amore e guardavamo poi i fiocchi di neve scendere.
C'è il tavolo su cui ti preparavo la tua colazione preferita tutte le Domeniche.
C'è la metà del tuo armadio ancora vuota e con le ante mezze aperte.
C'è la scarpiera vuota a metà, c'è il tappeto che mi comprasti quel caldo pomeriggio di Luglio al mercato dell'usato.
Ma più di tutto, io riesco ancora a sentire il suono della risata che rimbomba fra le mura. Sento ancora il tuo profumo nella fodera del divano.
Sento ancora di quando piansi così tanto per “Le pagine delle nostra vita” e tu tornasti a casa e mi trovasti in lacrime sul divano.
Sento i ti amo sussurrati fra il piacere.
Sento l'amore. Lo so, sciocco, che l'amore non si sente, però per me ha consistenza.
Perchè per me l'amore è il tuo sorriso; c'è sorriso più bello in questo mondo?
Per me l'amore è la tua voce ancora assonnata che mi sussurra 'buongiorno'. Per me l'amore sono le tue mani sui miei fianchi. Per me l'amore sono le tue lamentele, il giorno che traslocammo.
E poi quando mi aiutavi a preparare la cena, quando lavavi i piatti e mi baciavi delicatamente per poi intensificare il bacio e lasciare l'acqua scorrere.
Per me l'amore sei tu, Zayn, quindi credimi se ti dico che l'amore ha consistenza e che io lo sento ancora fra queste quattro mura spoglie. Mura che senza il tuo borsone in mezzo al salotto e le magliette buttate sul divano, sono vuote. Mura che senza l'odore dell'arrosto bruciato il giorno di Natale sono insignificanti. Anche la camera da letto che come dicevi tu ha il riscaldamento più alto è fredda. Senza i tuoi vestiti alla fine del letto dove li abbiamo buttati prima di fare l'amore.
Mi avvicino all'armadio in fondo al salotto, tu non hai idea delle volte che non ho lasciato lo sguardo posarsi lì, per non pensare alla scatola con tutte le cose.
E' un mese che te ne sei andato e come allora, piove. Ma ormai da quando tu non ci sei più, piove sempre nella mia testa e nel mio cuore.
Apro l'anta lentamente e sento il profumo dei ricordi invadermi. Chiudo gli occhi e rivedo il nostro primo spettacolo. Il lampo che si accese nei tuoi occhi quando pensasti alla trama di quello nuovo.
Ricordo di quando mi dicesti che il mio arabesque era il più bello e sexy che tu avessi mai visto.
Ricordo quando, seduti nella sala prove di nascosto da tutti, mi rubasti il primo bacio. E poi mi ritorna in mente quando mi sfilasti il body, così curioso di sapere cosa si nascondesse sotto.
Tiro fuori la scatola e cerco di trattenere le lacrime, che ormai è un mese che non scendono più.
Le punte sono ancora intere, le calze però non son sopravvissute alla mia ira, quella che ha seguito il pianto, intendo.
Perchè i ricordi mi scorrono nella mente e non si inceppano? Perchè devo ricordarmi tutto così bene? Come se fosse una pellicola per
niente rovinata?
Sono immersa nel ricordare il mio primo spettacolo con te, quando qualcuno bussa alla porta di ingresso. Oramai ho smesso di sperare che sia tu.
I primi giorni quando venivano a suonare per portare le bollette o per sapere il perchè delle urla nel mezzo della notte dovute agli incubi, speravo di vedere te con dietro un presentatore di MTV che mi urlava di essere stata la prima vittima di un nuovo reality.
Ma invece vedevo o la signora dell'appartamento accanto o il portiere.
Questa volta mi ritrovo davanti il postino. Mi porge una lettera e riconosco la tua scrittura.
Mi prendi in giro? Mi scrivi dai Caraibi?
Ringrazio frettolosamente e a mezza bocca l'uomo e quasi gli sbatto la porta in faccia. Appoggio le spalle su questa e scivolo a terra, perchè qualunque cosa ci sarà scritta mi farà male come un pugno nello stomaco e voglio evitare di spaccarmi le ginocchia cadendo poi a peso morto.
Studio la calligrafia che incerta ha scritto l'indirizzo di casa e non nascondo la speranza di trovarci un biglietto per i Tropici e la scritta “torna da me, ti prego”.
Mi soffermo sul nome del mittente e sull'inclinazione della “J” del tuo secondo nome.
Apro tremante la busta e trovo un paio di fogli ripiegati in quattro, e poi tante cose scritte fittamente.
Sento gli occhi pizzicare e mi costringo a rimandare le lacrime indietro, perchè sennò non capirei quello che c'è scritto.
Dopo aver preso un respiro profondo inizio a leggere e dentro di me provo così tante emozioni che non saprei etichettarle tutte. Dalla stretta allo stomaco al tonfo del cuore che rimbomba così forte da sovrastare il rumore della pioggia.


Cara Sveva,
sarà passato circa un mese da quando me ne sono andato e spero che la perdita non ti abbia lasciato soltanto tanto odio.
Non so perchè, ma scommetto che ora sei rannicchiata per terra e dimmi che non è vero.
Pochi giorni essermene andato, Louis mi ha chiamato e mi ha detto che hai lasciato la compagnia e addirittura la danza. Ma sei pazza?
Perchè l'hai fatto?

Come ballavi tu non ballava nessuno, piccola. Io credo e so per certo che alla fine di questa lettera tu sarai già con un piede dentro a un taxi e starai andando da quel pazzo di Tomlinson a dirgli che vuoi rientrare nella compagnia.
A proposito, se i ragazzi non ti hanno detto nulla non è colpa loro, ma mia. Sono io che ho chiesto loro di tenerti nascosta la verità. E non sbuffare, perchè so che lo stai facendo.” mi interrompo un attimo per ridere e provo ad asciugarmi le lacrime che sto versando, senza grande successo
ora che hai smesso di alzare gli occhi al cielo perchè so quello che stai facendo, continua a leggere. E giura che leggerai tutto – lo giuro – brava, dillo” sorrido e faccio come lui mi dice, o meglio come lui ha scritto.
La verità, amore, è che io non sono ai Tropici con una qualche biondona come avevi pensato. Ho provato a dirtelo, ma ho creduto fosse meglio così: mentirti e farti credere di non amarti più. Se avessi saputo dove stavo realmente andando mi avresti seguito e io non te lo avrei permesso.
Ti ho tenuto nascoste un po' di cose nell'ultimo anno, prima di tutto il tumore che mi hanno diagnosticato. Al fegato, purtroppo. No no, evita di mandarmi a fanculo, perchè ormai ho timbrato il cartellino di uscita. Scusa l'ironia.
Sapevo che non sarei sopravvissuto più di un mese e mi dispiace di essermene andato così, ma credevo fosse veramente la cosa migliore. E non sai quanto tu mi manchi ora. Darei qualsiasi cosa per alzarmi da questo letto d'ospedale e venire da te. Darei qualsiasi cosa per interrompere il flusso di lacrime che staranno scorrendo sul tuo bellissimo viso da circa un mese. Credimi, mi manchi.
Darei il fegato, okay scusa l'ironia ancora una volta.”
Ascolta ancora una cosa, amore mio. Io non ho mai smesso di amarti. Sono andato via pensando a te, al tuo sorriso, e al tuo sexy e aggraziato arabesque. Scusami, ancora una volta. Mi perdonerai mai? Ormai non si può più fare nulla ma spero che manterrai nel tuo cuore il mio ricordo, vivido come un tempo.
Fa' l'ultima cosa per me: continua a ballare. Io sarò sempre accanto a te, come se stessi lì pronto a prenderti per una nuova presa. Vivrò in te, nella tua musica, nelle tue scarpe da danza.
Vivrò nelle mura della nostra casa, nel tappeto su cui ora sei seduta. Vivrò nel tuo cuore e nella tua mente. E se sentirai la mia mancanza, alza gli occhi al cielo: ci sarà sempre un raggio di sole pronto a scaldarti e ad asciugarti le lacrime, va bene?
Pensa a me quando il primo fiocco di neve scende in un ghiacciato pomeriggio di inverno. Pensami quando uno dei pochi raggi di sole che Londra ci concede, attraverserà la nostra finestra.
Io ti penserò sempre.
Continua a ballare, mia stella.
Tuo per sempre,
Zayn”.

Appoggio la lettera accanto ai miei piedi e mi lascio andare ad un urlo liberatorio. Fa nulla se spaventerò il condominio, sei morto; sei morto e io non c'ero.
Volevi che di te mi rimanesse il miglior ricordo, ma così mi rimane quasi nulla.
Quando finisco di piangere e l'unico rumore udibile nella stanza è il mio respiro pesante, mi accorgo che ha smesso di piovere. Mi alzo da terra e passo in rassgna il disastro che regna in questa casa.
Guardo fuori e vedo un fiocco di neve posarsi sull'asfalto. È probabile non attacchi a causa della pioggia ma non importa, infilo le scarpe e esco di fuori.
Inizio a piangere silenziosamente mentre i cristalli di ghiaccio mi si posano sui capelli.
Sei tu amore, vero? Sei tu che mi sproni a continuare la mia vita, non è così?
“Ti amo, Zayn” sussurro quando un fiocco di neve mi si posa sul labbro inferiore.

Due settimane dopo sono sul palco e ballo per lui. Metto tutta me stessa in questa esibizione, e lo sento sul palco accanto a me.
Perchè lui sarà sempre accanto a me: sul palco e nella vita.
E lo ricorderò sempre come l'uomo più gentile, premuroso e responsabile del mondo.
Quando finisce il mio numero, un applauso invade la platea e io sorrido, perchè se tu ci fossi, Zayn, applaudiresti più degli altri e il tuo battito di mani mi arriverebbe dritto al cuore.
Ti amo.


YOH!
Salve donzelle! Io continuo a pubblicare anche se qui non mi si fiila nessuno. La verità è che questo pomeriggio non sapevo cosa fare e c'era il libro di Latino che mi fissava e mi diceva: "sai che devi fare gli esercizi", però io non avevo vogliaa. HAHAHA
Quindi ho aperto un'anta del mio armadio che è chiusa da mesi come quella di Sveva e ho trovato la mia versa borsa di danza classica e più in basso una busta con dentro di tutto: inutile dire che ho iniziato a piangere come un'idiota, lol.
E quindi mi è venuta in mente una cosa così. Yaya. 
E boh, recensite e passate dalle mie long.
Tantissimo amore,
erre.

  
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