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Autore: Filie    27/07/2012    7 recensioni
Ace ha freddo, si sente spaesato e soprattutto ha paura...
Shot sui suoi pensieri alla sua morte.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Portuguese D. Ace
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Memories...'
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-:- Fight of Soul -:-


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Era successo tutto così velocemente…

Le provocazioni, Rufy, l’attacco, lo scatto…

Dolore ecco cosa provava in quel momento. Solamente un forte dolore…e rabbia.

Rabbia per il fatto che la sua vita stava finendo in quel modo, in quel luogo.

Quante cose stava per perdere? I suoi amici, i suoi compagni, suo fratello…

Già Rufy…

Le sue urla disperate si stavano facendo sempre più flebili, ormai erano quasi un sussurro.

- Perdonami…- mormorò.

Sentiva che le forze lo stavano abbandonando.

Sbatté le palpebre e con sua grande sorpresa, non si trovava più a Marineford, steso sulle fredde pietre della piazza principale.

Introno a lui vi era solamente una distesa candida.

Ovunque si voltasse vedeva solamente bianco.

Che fosse quello il Paradiso?

Se era così doveva ammettersi alquanto deluso, si aspettava molto di più di un vasto spazio bianco.

O forse non era in Paradiso bensì all’Inferno, un inferno fatto di eterna solitudine e desolazione.

No poteva essere così!

L’ansia e la paura gli attanagliavano il petto.

Si raggomitolò su se stesso, passandosi una mano sul ventre e scoprì che la profonda ferita infertagli dall’ammiraglio era scomparsa, ma il dolore…quello c’era ancora seppur non più così vivido.

- Ace…-

Si sentì chiamare ed immediatamente si guardò intorno.

Sull’orizzonte bianco comparve una figura che pian piano gli si avvicinava.

- Ace…-

Riconobbe quella figura: era sua madre, Portogas D. Rouge.

Era proprio come gliel’avevano descritta: il viso triangolare, sul quale spiccavano gli occhi smeraldini e le lentiggini che aveva ereditato, era incorniciato da lunghi capelli rossicci adornati da ibischi.

La lunga veste bianca la faceva sembrare un angelo.

- Mamma…-

- Ace tesoro, ti stavamo aspettando…- l’accolse la donna con un sorriso.

- Cos’è questo posto?- domandò spaesato.

- Sono le porte…- gli rispose serenamente.

- Porte?- fece scettico.

Lei annuì sorridendogli dolcemente.

Ace si passò una mano sul viso. Era così confuso…

- Forza, vieni. Tuo padre non vede l’ora di parlarti…- disse, invitandolo a seguirla.

- No, io non vengo…- sibilò il giovane abbassando lo sguardo.

La donna rise divertita.

- Su non fare lo sciocco…- fece per prenderlo per mano ma lui indietreggiò.

- Io non voglio conoscerlo, tanto meno rivolgergli la parola…- rispose acido. – Io lo odio…-

Una fitta lancinante gli attraversò il ventre, mozzandogli il respiro, ed eccolo nuovamente a Marineford, in quel luogo, in quel giorno di morte.

Sentiva nuovamente freddo e l’addome gli faceva male…

Tossì violentemente, vomitando del sangue poi successe di nuovo…

Si risvegliò nuovamente in quella distesa bianca.

Davanti a se sua madre lo fissava con  gli occhi ricolmi di tristezza.

- Ace…- - Spiegami una cosa…- l’interruppe bruscamente. - Come puoi continuare ad amarlo dopo tutto ciò che ha fatto? Dopo tutti i crimini che ha commesso, dimmi mamma, come puoi volergli ancora bene?-

 I suoi occhi, due onici liquide, erano due fiamme di puro odio.

- Ciò che ha fatto, è stato cercare di vivere libero. E’ forse un crimine voler vivere liberi?-

Quella domanda lo spiazzò.

- Vivere liberi…- sussurrò appena.

- La libertà era anche il tuo più grande desiderio, ricordi?-

Il ragazzo rimase in silenzio, abbassando lo sguardo. Eccome se se lo ricordava! Era proprio per andare all’a ricerca della libertà che aveva deciso di prendere il mare.

Gli ritornò alla mente il giorno della sua partenza: tutti gli abitanti di Foosha erano venuti al porto per salutarlo.

Rufy che si sbracciava e urlava incoraggiamenti a tutto spiano.

Quanta nostalgia…

- Tesoro mio, una volta tuo padre mi spiegò che, per lui, il vero One Piece non era fatto di preziosi e danari, per lui il vero One Piece era la sua famiglia…-

- La sua famiglia? Bhe, devo ammettere che ha avuto uno strano modo di dimostrarlo…- disse il giovane rivolgendole un amaro sorriso.

- Perché dici così?- chiese la donna.

- E’ tutta colpa sua se tu sei morta…colpa sua e di quel suo maledetto titolo di Re dei Pirati! - sbraitò il ragazzo reprimendo a fatica le lacrime. – Se non fosse stato per lui, quel mostro, tu saresti ancora viva…-

La donna gli si avvicinò prendendogli le mani tra le sue.

- Non dare la colpa a lui, è stata una mia scelta di rinunciare a vivere per permetterti di nascere…e non me ne pento, perché ho potuto vedere che meraviglioso e straordinario ragazzo sei diventato…-

- Meraviglioso e straordinario ragazzo? No…la gente mi chiama Figlio del Demonio…indegno di amore, affetto e amicizia…- disse tristemente il ragazzo.

Ricordò le parole degli uomini del villaggio e del Grey Terminal: Bastardo…Traditore…Feccia….

“Il figlio di Gold Roger non sarebbe mai dovuto nascere…”.

- E tu pensi che corrisponda a verità?- domandò Rouge seria.

- Io…io non lo so!- esclamò esasperato Ace, mentre calde lacrime iniziavano a rigargli le guance spruzzate di lentiggini.

- Ace, quelli erano solo degli sciocchi…- - Ma è vero! Io sono il figlio del Demonio!-

- Gol D. Roger non era un demonio! Tutte quelle dicerie sul fatto che avesse fatto un patto col Diavolo o altro sono tutte delle menzogne, storielle inventate da persone sciocche e ignoranti. Se lo avessero conosciuto di persona, sono sicura che non avrebbero mai osato infangare il suo o il tuo nome con quel vomitevole appellativo! - esordì la donna, alzandogli il viso affinché la guardasse negli occhi. – Tutto ciò che ha fatto, sciogliere la ciurma e farmi fuggire, lo ha fatto solo per salvare la vita delle persone a lui care…-

I suoi occhi smeraldini, lasciavano trasparire una determinazione unica.

Ad Ace sembrò che il ventre gli bruciasse ancora, come se in quel preciso istante fosse nuovamente trafitto dal pugno di magma dell’ammiraglio, che lentamente gli bruciava le carni sotto lo sguardo inorridito ed incredulo di Rufy.

In quel momento la riconobbe: quella determinazione presente negli occhi di sua madre, era la stessa che lui aveva in quel tragico momento.

La stessa determinazione che lo aveva spinto a sacrificarsi, la stessa che aveva spinto venti anni orsono sua madre e suo padre a far lo stesso.

Il ragazzo si buttò tra le braccia della madre lasciandosi andare in un pianto liberatorio.

- Hai ragione, mamma…sono un idiota…- mormorò il moro tra i singhiozzi. – Scusami…-

Quanto era stato stupido. Accecato com’era dall’odio nei confronti del padre, non aveva capito che tutto ciò che i suoi genitori avevano fatto, lo avevano fatto per permettergli di vivere una vita migliore.

La donna lo strinse teneramente a se, mentre una lacrima di felicità le solcava il viso.

- Forza, è ora di andare…-

Il senso di disagio, di oppressione, la paura, il freddo lo abbandonarono.

Rivolse un ultimo sguardo a suo fratello che, svenuto, veniva portato via da Jimbe, per poi seguire sua madre.

- Sarò sempre con te, fratellino…-

 

 

 

 

L’Antro della sottoscritta;3

Ed eccomi con una shot che tratta il trapasso del carissimo Ace Pugno di Fuoco, o almeno come me lo sono immaginato io…

Essendo che tengo moltissimo a questa fic, vi prego di segnalarmi gli eventuali errori.

Lascio a voi il giudizio.

Super Kiss<3

Toky;3

  
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