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Autore: Perfect    27/07/2012    0 recensioni
Le coperte del letto sono fredde.
La stanza, è fredda.
Il corpo ora scoperto sa che non appartiene lì, sa perché l'ambiente è così dannatamente vuoto, consumato, umido.
Un peso sullo stomaco non vuole dare tregua, continua a corrodere, arrivando al cuore, alla testa.
Non da' scampo.

Semplicemente la rielaborazione di una cosa che ho sognato un po' di tempo fa.
Genere: Horror, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Le coperte del letto sono fredde.
La stanza, è fredda.
Il corpo ora scoperto sa che non appartiene lì, sa perché l'ambiente è così dannatamente vuoto, consumato, umido.
Un peso sullo stomaco non vuole dare tregua, continua a corrodere, arrivando al cuore, alla testa.
Non da' scampo.
Vi è una leggera luce che si infiltra dalle tende spesse accanto al letto, si può intuire che non sia una bella giornata. E' da un po' che non se ne vede una, tanto che sembra che le nuvole abbiano trovato lì la loro casa. Le giornate come quella sembrano ridurre anche tutto il resto, a una sfumatura di grigio. La strada sembra deserta, come se la città stessa si fosse dimenticata di svegliarsi, ancora. Eppure non può aspettare per uscire, una voce sta chiamando. Senza ombrello, si precipita fuori, si guarda intorno: una preocessione? Uomini indefiniti, per quanto non uniti, camminano a passo lento verso la salita in fondo alla strada. Si incammina verso la fine.
Vi sono dei fiori azzurri a lato della via. Sembrano essere gli unici a non aver perso colore. Osservandoli meglio, sorridono, un sorriso divertito, quasi un gigno. Forse lei è l'unica a non sapere. Spaventata, si ritrae di scatto. Avrebbero sempre potuto mordere, se fossero stati veri. Facendoci caso, si può sentire l'odore della pioggia, che non manca poco dopo a farsi vedere. Scende leggera, eppure gli uomini continuano a scalare quella salita. Saranno umani? Frutto dell'immaginazione? Un sogno?
Sente che non c'è tempo per domande simili, inizia a correre. Deve sapere cosa la aspetta dopo la strada. Il respiro si fa irregolare più i metri vengono accorciati.
Il tempo sembra fermarsi.
Un colpo, dietro la testa, deciso. Ancora troppo presto per rendersi conto del dolore.
L'asfalto si fa vicino, perché non può reagire?
Non sa chi sia stato. La vista si annebbia, il mondo si fa più sfuocato, fino a che gli occhi non si chiudono.
Il tempo è finito.
Gli occhi si aprono, pieni di paura. Cosa è successo?
Una stanza vuota, la prima cosa che si può notare è il bianco, pulito.
Nell'aria c'è odore di medicine, l'ambiente è così poco familiare, vuoto. Ha paura, ma non sa cosa può fare.
Quello che sembra un infermiere passa vicino a lei, la squadra. Non sa da quanto è rimasta in quel letto.
"Da quanto sono qui?" voce leggera, quasi mormora, visto che il silenzio esemplare della stanza pare pretendere rispetto.
"Ehm..." probabilmente preso alla sprovvista, controlla la cartella appesa ai piedi del letto. "Quasi quaranta giorni e qualche ora. E' un bene che tu ti sia svegliata." sorride, eppure sa che non gli importa più di tanto. E' il suo lavoro, così è convinta.
Sta per andarsene, ma ha ancora una domanda:"Posso vedermi?", è stupido chiedere il permesso. L'infermiere sembra nuovamente a disagio - ha qualcosa che non va? "Suppongo tu possa... c'è uno specchio nel bagno, sì..." il tempo di finire la frase, e già si è dileguato.
Il suo sguardo ricade sul braccio sinistro, ha un'aria fragile, con quelle vene.
Una flebo. Non le erano mai piaciute.
Faticando un po', raggiunge il bagno. E' piuttosto grande, e l'odore di medicine sembra essere molto più forte. Lo specchio è lì dove deve essere.
E' contenta, nel vedersi.
Solleva la maglia poco più sopra della vita, non c'è nessuno.
Sorride, come se quello che sta vedendo sia uno dei più bei paesaggi che esistano.
Può vedere le ossa quasi chiaramente, eppure non ricordava di essere così. Ma può vedere quelle ossa, quelle, le sue, appena sotto quache strato di pelle, quelle che l'avevano sempre affascinata. Sono lì, al loro posto, rendendola a guardarsi davvero molto fragile.
Ma sono lì, al loro posto.
Si chiede come le gambe riescano a reggerla.
E' perfetto, sembra un sogno che si realizza, tanto che non può fare a meno di ridere, sedendosi in terra.
Non lo crede possibile.
Tutto è lì al suo posto.
Qualcuno è venuto a farle visita - è già l'orario? In quel posto il tempo è distorto. A vederla, non hanno reazione, le chiedono solo come sta. Non le dicono, cosa è successo. Non notano, lei non chiede. Loro non sanno cosa ha visto. Ed è per questo, che continua a sorridere.
  
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