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Autore: lilyrose    11/02/2007    2 recensioni
Quella notte al Ministero quando Sirius Black combatté contro Bellatrix Lestrange...
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Harry Potter, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA MIA DOLCE MORTE OLTRE IL VELO

 

Le due porte si aprirono con un tonfo sordo: la stanza pullulava di Mangiamorte.

Irrompemmo all’interno, cogliendoli di sorpresa: all'istante cominciò lo scontro.

La battaglia che avevo tanto aspettato di combattere era finalmente giunta.

Una raffica di incantesimi furono lanciati contro gli uomini incappucciati, che risposero con altrettanta offensiva al nostro attacco.

Infidi.

Guidato dall’istinto e dai nervi saldi, affrontai un Mangiamorte dal viso coperto, tanto che non riuscii a riconoscerlo. Era abile, dotato di grande tenacia e sangue freddo, ma di poca rapidità.

Scartavo i suoi attacchi, prevedevo le sue mosse e riuscivo ad attaccarlo per primo: rimasto rinchiuso per tutto quel tempo a Grimmauld Place, avrei potuto rivelarmi anche arrugginito.

Ma non lo ero.

Carico di una grinta che riposava dentro di me da troppi mesi inerti.

Impegnato nella lotta contro il Mangiamorte, non mi era possibile controllare la situazione attorno a me e non mi resi nemmeno conto quando passai accanto a Harry e Neville.

Le rosse scintille provenienti dalle bacchette dei combattenti esplodevano nella Sala dei Cervelli, animata come non lo era mai stata prima.

Il mio avversario era ormai ai ferri corti e, con un rapido Schiantesimo, riuscii ad atterrarlo prima di qualsiasi maledizione.

Il mio sguardo poi setacciò l’intera stanza: gli altri membri dell’Ordine stavano combattendo senza sosta, ma era una persona in particolare quella che cercavo.

Harry.

In una frazione di secondo, scorsi Dolohov tentare di colpire il figlio del mio migliore amico con un movimento di frusta. Strabuzzai gli occhi, ma lo scaltro ragazzo riuscì a proteggersi, tanto che l’incantesimo lo sfiorò appena.

Bravo Harry, sei degno di tuo padre.

James ne sarebbe andato fiero.

Vedendo la bacchetta del Mangiamorte alzarsi di nuovo, raggiunsi in quattro falcate l’angolo della stanza e colpii Dolohov con una spallata. Riuscii a mandarlo a terra, ma immediatamente si rizzò in piedi e tornai a duellare.

Rischio e pericolo erano sempre stati i miei più fedeli accompagnatori di vita.

Mi erano quasi mancati durante la prigionia nella dimora di mia madre.

Non riuscivo a chiamarla casa, non lo era mai stata.

Puoi chiamare casa l’abitazione dove ti piace tornare e io odiavo passarci le vacanze estive.

Puoi chiamare casa la dimora dei tuoi amati famigliari, ma io detestavo loro con tutto me stesso e la cosa era reciproca.

Dolohov cercò di colpirmi con il suo solito movimento di frusta, ma qualcosa glielo impedì.

O meglio, qualcuno.

Lui.

Il mio amato figlioccio.

La persona che più desideravo proteggere e che si era spinta fino al Ministero solo per me, credendo fossi in pericolo.

Le braccia e le gambe di Dolohov s’irrigidirono e come una statua, il Mangiamorte cadde a terra, pietrificato dall’incantesimo del bambino sopravvissuto.

Incrociai i suoi occhi color smeraldo, tali e quali a quelli di sua madre, scorgendovi un misto di paura e determinazione.

Gli sorrisi di sbieco e fui ricambiato da un altrettanto sorriso, pieno di orgoglio. 

Sarebbe stato un degno Malandrino.

- Bravo! – gli gridai, in modo che potesse sentirmi in mezzo a quella confusione. Gli spinsi di scatto la testa giù, evitando un paio di Schiantesimi mandati nella nostra direzione – e adesso esci di qui…

Nuovamente fummo costretti a chinarci e un getto di luce verde mi mancò per un soffio.

Sì, certe volte la fortuna mi assisteva, anche se le capitava raramente d’incrociare il mio cammino.

Entrambi vedemmo Tonks rimbalzare sui gradini di pietra e rotolare a terra, stremata in seguito al duello contro Bellatrix Lastrange, la quale tornava trionfante nella mischia.

La mia cara cugina Black.

La perfetta erede di una famiglia Mangiamorte.

Donna che crede fortemente all’ideale di persecuzione e morte che i miei zii le hanno inculcato fin da bambina. E se solo fosse nata maschio, sarebbe stata il perfetto rampollo dei Black, eredità che era prima passata a me e poi a mio fratello Regulus.

Ma Bellatrix si era ugualmente fatta valere e aveva mantenuto alto l’onore della famiglia.

Una perfetta signora del male.

- Harry, prendi la profezia, agguanta Neville e vattene! – gli gridai, tenendolo per le spalle e scrutandolo in quel viso così somigliante a quello del padre.

Poi corsi verso Bellatrix, iniziando un intrepido duello con la mia amata cugina.

Il più allettante, azzarderei.

Sì, perché Bellatrix non conosce la pietà, né ha mai provato compassione per nessuno. E tutto ciò fu piuttosto stimolante per il mio impavido carattere: scommetto che attendeva con intenso desiderio di combattere contro di me.

E l’avevo accontentata.

Scaltra e maligna come avevo avuto modo di conoscerla, mi lanciava incantesimi senza tregua.

Molti Auror che avevano avuto il piacere di lottare contro di lei, l’avevano definita pazza.

No, mia cugina non è pazza, ma ben conscia di ciò che fa.

Ama la sofferenza degli altri, tanto che la sua maledizione senza perdono preferita è il Crucio.

Ad un certo punto, Malfoy fu scaraventato contro la piattaforma sulla quale stavamo combattendo io e Bellatrix e la urtò.

Non avrei potuto farcela contro tutti e due, ma a quanto pare il biondastro aveva altro da fare.

- Amata cugina, da quanto tempo! – le rivolsi un cenno di saluto, notando una leggera stanchezza nel suo pallido viso.

Digrignava i denti, strabuzzando gli occhi e questo non era un buon segno: significava che le cose non stavano andando come voleva.

Con gli anni avevo imparato a conoscere il carattere di Bellatrix.

- Quattordici anni, reietto! – esclamò infastidita, chinandosi per evitare un incantesimo di disarmo - dopo che ti sei fatto sbattere ad Azkaban, la tua faccia da traditore non si è più vista in giro!

E una risata isterica la invase, quando una sua magia lacerò un pezzo della mia tunica.

Esaminai il buco formatosi, per poi rivolgerle uno sguardo deludente.

- Tutto qui? Ti stai arrugginendo col tempo, cara cugina…

- Taci mentecatto! Non sei degno di portare il grande cognome dei Black!

Più la stuzzicavo, più la lotta si faceva interessante: era uno spasso farla innervosire.

La mora ricevette un colpo al fianco destro, che però la prese solo di striscio.

- Mia cara, si vede che stai invecchiando!

Un lampo d'ira attraversò i suoi occhi scuri, mentre sghignazzavo sotto i baffi.

- E tu hai già un piede nella fossa!

Lampi, incantesimi, scintille fuoriuscirono dalla bacchetta di Bellatrix, ma la spuntai parandoli tutti, prima che potessero colpirmi.

Batteva i piedi per terra, facendo rumore con gli stivali, come una bambina viziata alla quale non veniva comprato un giocattolo.

- Azkaban ti sta aspettando cara cugina – la provocai, lanciando un paio di Schiantesimi – non vorrai farti attendere…

Provò ad attaccarmi anche utilizzando incantesimi non-verbali, ma prevedevo le sue mosse. I suoi vizi e i suoi trucchi non erano affatto cambiati con il trascorrere degli anni.

- Ti ucciderò, cugino! Fosse l’ultima cosa che faccio! – esclamò con furia assassina, agitando velocemente la bacchetta.

All’improvviso, tutto intorno a noi si fermò, come se il tempo avesse cessato di scorrere: ma il duello tra me e Bellatrix non era finito e non sarebbe mai terminato se non alla morte di uno dei due.

Evitai l’ennesimo getto luminoso che l’ex studentessa Serpeverde mi lanciò e ripresi a deriderla.

- Avanti, puoi fare di meglio! – le urlai, tanto che la mia voce echeggiò nella vasta Sala dei Cervelli.

Conosco le tue capacità, le tue mosse segrete, i tuoi assi nella manica: non riuscirai mai a battermi, cara cugina.

Il secondo fiotto di luce rossa riuscì a colpirmi in pieno petto.

Provai un acuto dolore all’altezza del cuore, una botta che forse avrei potuto evitare.

Attesi di cadere a terra e di sentire il pavimento sotto di me, ma ahimè ciò non accadde.

All’improvviso tutto scomparve: non vidi più la stanza dei Cervelli, né la scura figura di mia cugina.

Tutto si oscurò e mi accorsi troppo tardi di aver oltrepassato il Velo.

L’ultima immagine che riuscii a scorgere fu il diabolico ghigno di Bellatrix, il quale si mutò in un’eccitata risata che decretò il suo trionfo.

Ero morto.

E lei aveva vinto lo scontro.

Il mio ultimo pensiero andò a lui.

Perdonami Harry…

Ti ho lasciato solo, mi ero promesso che non l’avrei mai fatto.

E nonostante i miei sbagli, la mia poca esperienza e il mio carattere un po’ infantile, sappi che ti ho voluto bene come a un figlio.

 

 

  
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